18:29 mar08dic2015 (vedi signature)[ri-modificata gio29gen2015]
Ma in questo thread... ci ho fatto caso, eh... Si parla
soprattutto di me. - => ..Ah: Ne parlo io. Ecco perché...
La storia dei sensi di colpa in generale, cioè la sensazione di dover
qualcosa ad altre persone, di sentirmi in debito, in colpa... provare
vergogna e dolore anche per cose di poco conto... l'ho superata
abbastanza. Ma ci sono alcuni ricordi che ancora mi bruciano, per
un motivo o per l'altro. Ora ne pesco alcuni, pochi... senza un
criterio particolare, ma solo perché ora non me ne ricordo altri.
Lo so: per alcuni... anzi, per molti... cosine come queste sono di
poco conto, esperienze insignificanti o quasi. C'è chi ha vissuto cose
ben peggiori, oppure talmente tante da poterne trarre alla fine delle
considerazioni complessive tali da far scivolare in secondo, terzo,
quarto piano l'importanza dei singoli episodi. Ma io... è evidente
che ho fatto poche esperienze, e quindi quelle poche le ingigantisco.
Io sono... sono un piccolino, e voi siete i grandi. Allora...
// anni '90) \\
Avevo preso dei phon, presso un rivenditore di articoli per
parrucchieri... e uno decisi di rivenderlo, misi un annuncio su un
giornale locale di inserzioni gratuite. Rispose una giovane donna, e
venne a vederlo e decise di prenderlo, più per una specie di senso del
dovere che per entusiasmo. E siccome io avevo usufruito di uno sconto
prendendo tre o quattro phon, proposi pure a lei uno sconto dicendole
che per me andava bene aver pagato il normale gli altri... o qualcosa
del genere. E mi pare di averle dato una copia della ricevuta, oltre
alla mia disponibilità in caso di eventuali problemi. E così lei pagò,
qualcosa nell'ordine delle trentamila lire.. e se ne andò via col phon,
sempre con un'aria di una cosa mezza obbligata, non soddisfacente, ma
che faceva per un imprecisato senso di correttezza, cortesia, dovere.
E' uno dei ricordi più sgradevoli che ho. Sgradevole e doloroso.
Io volevo una donna per starci insieme. E invece...
/le ho venduto un phon di seconda mano./
Non quella donna in particolare, ma ciò che rappresentava
simbolicamente per me. E, per giunta, costruendoci dietro un ruvido
pretesto, un patetico fragile giocattolino di carta, come tesi a
sostegno dello sconto da applicare al prezzo. E vederla andar via,
con lo strazio in ostaggio della finzione di un phon con lo sconto.
(E un phon non è per sempre come un diamante, un phon alla fine
si rompe, pure quello che ti spacciano come articolo professionale.)
\\(>§<)//
Avevo preso un sintoamplificatore usato, leggendo un'inserzione...
Ed era un apparecchio interessante, ma aveva un difetto... Su un
canale emetteva infrasuoni che si accompagnavano ai bassi, facendo
quindi oscillare in maniera esagerata e incontrollata uno dei due
woofer (altoparlante dei bassi, su una cassa acustica), collegato su
quel canale al finale di potenza del sintoampli. Per cui, alla fine,
un po' alla volta, già sapevo che quel woofer sarebbe stato logorato
maggiormente rispetto all'altro. Oddio, magari anche il circuito ne
avrebbe risentito, ma il problema grosso era quello. E, inoltre, la
cosa mi causava un fastidio enorme, poiché costituiva uno squilibrio
per me drammatico, me lo sentivo dentro, addosso, proiettato sul mio
corpo e sul mio essere. Avevo questa cosa non risolta nei confronti
degli squilibri, o presunti tali... squilibri, asimmetrie,
sbilanciamenti... (e in effetti ce l'ho ancora, almeno in buona parte)
ma mi illudevo di neutralizzarla portando tutto sul piano razionale e
pratico... (insomma: era uno squilibrio /PER ME,/ ma la materia cosa
ne sapeva, di esser stata usata per costruire un qualcosa che avrebbe
dovuto essere simmetrico? La materia va in tutte le direzioni, e
supera questi schemi, che alla fine sono degli artifici illusori
costruiti da noi. Questo, dice la visione tipo-scientifica).
E tra l'altro, insieme all'apparecchio mi era stato dato anche lo
schema interno... una vera rarità, uno stralusso. E così ho aperto
il sintoampli per dare una prima occhiata, e ho capito che era stato
oggetto di una riparazione con un piccolo errore, probabilmente un
componente di un valore sbagliato, che avrei dovuto sostituire...
E lo richiusi rimandando la cosa a un altro momento, ma poi in seguito
gli eventi andarono in maniera tale (nuovi apparecchi, che rendevano
superfluo quel sintoampli, che sì, era carino, ma assai ingombrante)
da indurmi a mia volta a rivenderlo. Be': lo feci anche per fare
una specie di favore a un mezzo-amico di un mio mezzo-amico.
Ma gli dissi: O lo prendi così, o se correggo il difetto mi dai
...non ricordo se venti, o trentamila lire... che gli proposi...
E lui, senza esitare lo prese così com'era. E io invece, per una
tale miseria, gli ho dato in ostaggio il mio strazio per decenni.
Cosa che ovviamente, col senno di poi, avrei fatto gratis,
oppure il sintoampli me lo sarei tenuto io.
\\(>§<)//
// anni '80) \\
Era stata un'esperienza lavorativa durata una manciata di mesi.
Per loro, la cosa grave erano i continui ritardi: io non riuscivo a
star dietro agli orari fissi, poiché il mio ciclo di sonno ruotava,
a causa di scompensi vari... Ma non solo: Per qualche misterioso e
incredibile motivo, io riuscivo ad arrivare quasi sempre in ritardo
in qualunque posto, perfino non sapendo a quale ora presentarmi.
E così, sia che fossi andato la mattina presto, o la mattina tardi,
o il pomeriggio, o la sera, o la notte... il problema si sarebbe
ripresentato. Ma loro non lo capivano, e a un certo punto il
titolare aveva pensato di risolvere proponendomi di recarmi al
lavoro più tardi. E io invece, sapendo bene le mie cose, rifiutai.
Quindi, per loro, la questione erano i ritardi. Proprio per principio.
E anche coi sindacati, si erano messi d'accordo sul sanzionare i
lavoratori per ritardi e motivi disciplinari, mentre, in caso di
basso rendimento, o di lavoro fatto male, avevano poche possibilità.
Il risultato assurdo e paradossale dei rapporti e degli accordi
aziende-sindacati in italia era stato questo. E io invece...
continuo a ricordare con vergogna e dolore quel giorno in cui
lavorai male dei pezzi, forse rovinandoli. Il caporeparto si era
arrabbiato, mentre il ragazzo al controllo qualità scherzava e
sdrammatizzava dicendo che andavano bene lo stesso... Ma io sapevo
che invece aveva ragione il caporeparto, lo sapevo anch'io che
avevo fatto una cosa da schifo. Non ci avevo ancora fatto la mano,
e poi eran posizionati maluccio rendendo problematico il tutto...
ma ciò nonostante, lui (il caporeparto) ci riusciva senza problemi.
Mi faceva vedere come faceva, ma io ancora non ci riuscivo.
Ed ero stato assunto con una qualifica superiore, non so ancora
per quale motivo. Mi ero presentato in una maniera tale, da
indurli ad assumermi con un contratto superiore, pagandomi di più.
Così, sulla parola. Su quel poco che avevo raccontato di me.
E ancora oggi, non so se quei pezzi si siano salvati o cosa.
E l'unico altro al mondo che forse ci pensa, è quel caporeparto.
L'azienda si ricorda di me per i ritardi, e per certi comportamenti.
Possibili pezzi rovinati per milioni di lire?... Ma chissenefrega.
\\(>§<)//
Un giorno, una mia parente, attratta da dei deboli guaiti, trovò un
sacchetto di supermercato, con dentro dei cagnolini appena nati e un
sasso, sul fondo di una vasca piena d'acqua del vecchio lavatoio
dietro casa. La sacca d'aria nel sacchetto li aveva salvati. Ma lei
non volle nemmeno aprirlo per vedere, poiché era ossessionata
dall'idea che quel sasso ne avesse martoriato orrendamente i
corpicini. Lei, come senso delle proporzioni, viveva a metà tra il
mondo della realtà, e quello dell'immaginazione di una bimba succube
degli incubi e dei mostri oscuri. E l'adulta era succube della bimba.
E così intervenne un uomo che frequentava da anni la nostra famiglia,
e decise di assecondarla non aprendo il sacchetto e decidendo di
portarlo in auto fino al fiume Mella, per gettarcelo dentro. Io
invece volevo conoscere la verità e affrontare il problema, ed ero
assai poco convinto riguardo l'ipotesi del sasso martoriante. Volevo
aprire quel dannato sacchetto. Ma non ebbi abbastanza presenza di
spirito per impormi, e rimasi incerto anche durante il breve viaggio
in automobile nel quale accompagnai quel nostro conoscente, a tratti
convivente. Mi decisi soltanto all'ultimo momento, quando lui stava
per buttare l'incomodo nel fiume dal fondo sassoso con poca acqua.
Lui lo scambiò per un moto di debolezza, per un cedimento, e con
una piccola breve mossa vigliacca mi spinse via, e buttò giù la roba.
Intendiamoci: lui non era certo contento. Ma aveva deciso di farlo.
Molti anni dopo... parlando con quella mia parente... ritornai su
quell'episodio, accennandole del mio disagio per non essermi saputo
imporre. E lei, che pure in seguito aveva saputo di essersi sbagliata,
e che quei cagnolini a quanto pare erano perfettamente integri e
salvabili, mi rispose sarcastica qualcosa come: << ..Eeeeeeehhhhhh!!....
Adesso, avrai i tuoi bei sensi di colpa da superaaare, eh!?... >>
..E così facendo, mi ha alleggerito un bel po' il peso di quel ricordo.
Un po' come se fosse stata una cosa fatta apposta, una recita, per
intrappolare la mia serenità vincolandola a un evento. Insomma: facendo
la grandissimastronza in quella maniera, era un po' come se il demone
responsabile della vicenda avesse confessato tutto, liberandomi.
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E siccome le carte d'identità adesso durano... dieci anni...
io da qui ad allora avrò probabilmente modo di diventare più
allegro e di buon umore. Ma, sul documento, fino al 2024...
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http://postimg.org/image/4vjbma9zz/
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Perché, sylvester stallone certe facce le faceva apposta,
per quei film in cui era arrabbiatissimo. Ma io... non posso
dire che è per un film, ogni volta che mostro la carta...
Gazebo - Lunatic (3'56")
https://www.youtube.com/watch?v=QmFDjc9vs-M
https://www.youtube.com/user/dmivko/videos
https://www.youtube.com/channel/UC2-oHYGwgvi0k1H6eHxfVsg