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Salve a tutti!
rispondo qui perché non vorrei aprire una nuova discussione e questa sembra gia appropiata per l'argomento.
Parlo a nome di un gruppo di studenti: vorremmo fare uno studio in merito agli OD e sul rapporto delle PA con noi cittadini. Voi ci avete dato una fonte ineguagliabile a livello nazionale. Anche se non organizzati, il vostro lavoro è tantissimo e vorremmo farvi un paio di domande; se ne avete voglia anche una videointervista in cui ci raccontate come lavorate e quali sono i vostri obiettivi.
Alla fine del mese metteremo su un wordpress che parli di open data, della raccolta, del loro riutilizzo, della partecipazione delle PA. Siamo ancora all'inizio e probabilmente partiremo da quelli emiliani/romagnoli, ma chissa.
Se siete interessati, vi prego di scrivermi in privato, altrimenti, per non inceppare questa conversazione, ne comincerò un'altra.
Buona serata intanto!
Anna Conti
Stiamo raccogliendo i riferimenti di chi ha parlato di SOD nel tempo in giro per la Rete, è un lavoro in itinere ma è un punto di partenza che può esservi utile:
http://www.spaghettiopendata.org/page/si-parla-di-sod-ovvero-una-sorta-di-rassegna-stampa
matt
Inserisco nel thread le due considerazioni che erano arrivate durante la prima giornata del raduno (il 6 maggio), da Lorenzo Benussi e Vincenzo Patruno, che trovo utili per rafforzare alcuni degli spunti su "chi siamo" emersi nelle discussioni di queste settimane:
LORENZO BENUSSI
La situazione dell’Open Data in Italia non è delle migliori, governance debole, pochi investimenti e soprattutto la difficoltà ad affrontare il tema in modo strutturale. Forse manca una vision, forse mancano gli strumenti esecutivi.
Però è necessario comprendere (e ripetere) che fare open data non è facile, costa perchè richiede di ripensare i sistemi informativi e soprattutto muta le organizzazioni. Non ci possiamo più permettere approcci episodici e sensazionalistici perchè aumentano lo scetticismo e le resistenze.
Forse dobbiamo tornare ad arrabbiarci un po’ (come ha detto recentemente Tom Steinberg, se ne è parlato in lista), come all’inizio quando c’era Brunetta, essere più taglienti anche perchè ora siamo più forti. Abbiamo molti esempi di successo da mostrare e molti di insuccesso da cui imparare (come ha risposto Ben Berkowitz al Tom di prima).
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VINCENZO PATRUNO
Non ci possiamo più permettere approcci episodici e sensazionalistici. Che è quello che è accaduto in modo massiccio specie negli ultimi tempi e che sta contribuendo a dare una idea completamente distorta di tutta la questione open data.
Assieme a questi spunti, inserisco 4 delle discussioni in lista che ho sempre ritenuto scambi fondamentali sui quali soffermarsi, per decidere come passare oltre e fare autocritica per non ricadere in certe dinamiche:
matt
Forse.. nel caso di OpenCoesione, essere collaborativi ci sta tutto. Però è anche un caso più unico che raro.
Cito in merito (via Lorenzo Benussi su Twitter) questo:
http://civichall.org/civicist/over-politeness-is-the-fatal-flaw-in-the-open-data-movement/
e ditemi se un po' non vi ci ritrovate, voi che fate evangelizzazione per gli open data da anni..
Federico
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Non sono ancora intervenuto perché faccio fatica a trovare il tempo necessario ....
Ma qui devo dirlo:
Da civil servant impegnato da 5 anni sul tema penso che nonostante molto sia stato fatto siamo veramente ancora all'anno zero.
Quello che manca al GOD in Italia sono i dati ! Quelli importanti, quelli utili, quelli che possono far fare le scelte ai cittadini e far nascere delle imprese !
Ergo è fondamentale tornare a fare pressione, altrimenti le PA si siedono e pensano di avere "assolto all'obbligo".
Vi risparmio il lungo elenco di dati che non hanno mai visto una vera apertura.
No data, no party :-)
Daniele Crespi
"People often point to the lack of a robust business case to justify either why new spending is justifiable or new laws are worth introducing, in the name of open data. [...] There was no business case or water-tight economic case for voter rights, either."
E qui mi esce una proposta:Penso che aggregando nel sito web le varie discussioni che abbiamo sparse tra i vari IM e social a nome spaghetto open data, magari con un sistema di tag che ci aiuti ad indicizzarle (ove possibile) potrebbe aiutare non solo facendo moral suasion ma anche rispondendo alle ricerche google di tanti utenti che cercano come usare gli open data che ci sono e non trovano risposte.
@Matteo Brunati avevi messo insieme una lista dei social e piattaforme IM su cui siamo presenti se non sbaglio, me la sono persa se e' passata in lista, rimanderesti il link?..Personalmente penso che le PA in generale (con alcune virtuose eccezioni) pensino sia molto piu' gestibile una massa di utenti ignoranti che pregano per avere informazioni dopo ore di file ad un qualsiasi sportello.Poi se volete ci mettiamo a ragionare su quanto gli utenti vogliano rimanere ignoranti (che e' la risposta tipica che ricevo a queste considerazioni), ma se c'e' un 1% che e' interessato agli open data questo finira' sul nostro sito e guardera' come parliamo tra noi di open data.. imparando una metodologia diversa da quella "sportello™".Anche il sito internet puo' servire ai nostri intenti.
Rieccomi,
vorrei riprendere questo thread, con tre cosette:
- quel doc condiviso dovrebbe diventare una sorta di "manifesto", nel quale ricordarci sempre quello che siamo, ovviamente eternamente in beta, sempre aggiornabile. Mi immagino una data finale in cui discuterlo con una call e definirne una versione 1.0;
- a seguito di questo "manifesto", decidere cosa e come gestire al meglio il sito web e migliorare la convivenza qui in lista: tipo fare un messaggio di benvenuto da fissare in testa alla lista (se si accede via web è molto utile e visibile), documentare come usare al meglio la mail o l'interfaccia via web per seguire le discussioni, una netiquette per agevolare le discussioni e cose del genere.
Inserisco nel thread le due considerazioni che erano arrivate durante la prima giornata del raduno (il 6 maggio), da Lorenzo Benussi e Vincenzo Patruno, che trovo utili per rafforzare alcuni degli spunti su "chi siamo" emersi nelle discussioni di queste settimane:
LORENZO BENUSSI
La situazione dell’Open Data in Italia non è delle migliori, governance debole, pochi investimenti e soprattutto la difficoltà ad affrontare il tema in modo strutturale. Forse manca una vision, forse mancano gli strumenti esecutivi.
Però è necessario comprendere (e ripetere) che fare open data non è facile, costa perchè richiede di ripensare i sistemi informativi e soprattutto muta le organizzazioni. Non ci possiamo più permettere approcci episodici e sensazionalistici perchè aumentano lo scetticismo e le resistenze.
ma forse questo deriva dal fatto che io sono owner della lista
Andrea: fatto, grazie del consiglio. E io che credevo di essere un utente esperto di Google Groups!
Da civil servant impegnato da 5 anni sul tema penso che nonostante molto sia stato fatto siamo veramente ancora all'anno zero.
Quello che manca al GOD in Italia sono i dati ! Quelli importanti, quelli utili, quelli che possono far fare le scelte ai cittadini e far nascere delle imprese !
Ergo è fondamentale tornare a fare pressione, altrimenti le PA si siedono e pensano di avere "assolto all'obbligo".
Vi risparmio il lungo elenco di dati che non hanno mai visto una vera apertura.
No data, no party :-)
Io ci darei tutta luglio per chiudere il doc, magari con un hangout nelle prossime settimane e poi pubblicarlo.
Che ne dite?
Ci sono altre questioni grosse sul tavolo?
Ne inserisco una: la scelta del luogo in Rete dove lanciare discussioni sul tema Open Data non è casuale, e nemmeno neutrale.
Ovvero se si lancia un thread di riflessione su Facebook non è certo la stessa cosa che farlo in una lista come questa, o semplicemente via Twitter e via dicendo.
Serve ricordarcelo tutti, forse ci serve un recap/riflessione anche su questo, o forse no?
matt
[1] - https://groups.google.com/d/msg/spaghettiopendata/kjgpvHIN94w/vABvTlDWBwAJ
Matt: d'accordo su tutto.E circa dove postare, non ho dubbi. Postare qui è molto più funzionale alla condivisione della conoscenza su OD che non su Facebook, perché tutti i messaggi restano online, accessibili e ricercabili (almeno fino a che Big G non ce li toglie – di eterno non c'è niente, e tutto finirà nel Dead Media Project prima o poi).
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Matt sono d'accordo e ci sto! Anche per me i luoghi non sono indifferenti e se, come si è notato, ogni tipo di discussione ha un mezzo che si presta meglio per condurla, i pregi della mailing list su Gruppi sono quelli citati.
Ciao
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