Dato che i threads iniziati da Casimiro sono chilometrici, e i miei
commenti riguardano molti punti diversi di suoi interventi ma anche di
altri, preferisco mettere tutto insieme, in un thread a parte,
avvertendo che il post sara' un po' lungo.
Cominciamo con Einstein e Michelson.
Sembra appurato che nel libro di Pais non c'e' scritto quello che
Casimiro aveva asserito. Poco male, ma e' indicativo di un modo di
comunicare con altri che si confa' poco alla prassi scientifica.
Vedo che Buggio ha scritto:
> Che cosa gli si deve ripsondere?
> Che deve citare la pagina, riempendolo di insulti?
> O non basta dirgli:
> "Einstein **non può** avere scritto quella cosa, vai a vedere i **suoi
> scritti** (e qui va citata la pagina) sull'effetto doppler integrato
> nella RR".
(Non saprei di queste parole se non l'avesse citato Casimiro.)
Rispondo. Avrei potuto, ma non mi pareva la risposta migliore.
Volevo mettere in evidenza che Casimiro tra l'altro ha l'abitudine di
sparare affermazioni e citazioni che poi non puo' giustificare.
La risposta che suggerisce Buggio sarebbe stata indiretta, anche se
era banale: infatti chi abbia letto l'arcifamoso articolo di Einstein
del 1905 sa che il par. 7 e' dedicato appunto alla teoria
relativistica dell'effetto Doppler e dell'aberrazione.
Passiamo a Michelson. Ecco che cosa c'e' scritto in wikipedia:
> President Ulysses S. Grant awarded Michelson a special appointment to
> the U.S. Naval Academy in 1869[3]. During his four years as a
> midshipman at the Academy[4], Michelson excelled in optics, heat,
> climatology and drawing. After graduating in 1873 and two years at
> sea, he returned to the Naval Academy in 1875 to become an instructor
> in physics and chemistry until 1879. In 1879, he was posted to the
> Nautical Almanac Office, Washington (part of the United States Naval
> Observatory[5][6][7]), to work with Simon Newcomb. In the following
> year he obtained leave of absence to continue his studies in Europe.
> He visited the Universities of Berlin and Heidelberg, and the College
> de France and Ecole Polytechnique in Paris.
Come si vede, e' una sciocchezza scrivere che Michelson fosse un
capitano di marina "in pensione" :-)
Era un dipendente del USNO, e poteva benissimo avere il grado di
capitano, ma era un fisico e svolgeva lavoro da fisico, alle
dipendenze del famoso Newcomb.
Nel 1880 (aveva 27 anni!) ottenne un "leave of absence", ossia un
congedo temporaneo per motivi di studio, per andare in Europa.
Al suo ritorno lascio' la Marina e divenne professore in scuole
superiori e universita'. La prima versione dell'esperimento e' del
1887.
Altro esempio di come vengono lette le notizie, chiaramente "pro domo
sua": a Casimiro fa piacere sostenere che Michelson non fosse un
fisico.
Ora cambio argomento, ed esamino gli esperimenti di Casimiro dal punto
di vista teorico.
Visto che non l'ha fatto lui, provo a dare io una descrizione del suo
"interferometro".
(Tra parentesi, l'interf. di Michelson e' tutt'altra cosa, ma credo
che Casimiro non si sia mai preso la briga di guardare come e' fatto,
e tanto meno di capirne la teoria. Su questo punto ritornero'.)
La figura
http://imageshack.us/photo/my-images/210/mosca01.png/
l'ho presa da uno dei filmati di Casimiro.
In un barattolo di pelati (di alluminio? di ferro? quelli di pelati
Cirio sono di ferro, come ho or ora verificato) alto circa 10 cm,
diametro circa 7 cm, si trova al centro una spira (diametro non
visibile), perpendicolare all'asse del cilindro e collegata tramite
cavo coassiale al generatore di segnali.
Vicino alle basi del barattolo ci sono altre due spire.
La prima e' chiusa su un pezzo di cavo coassiale (presumo) la cui
lunghezza e' indicata come multipla dispari di lambda/4.
All'altro estremo, la calza del cavo e' collegata a massa; il
conduttore interno va al punto medio della seconda spira, i cui
estremi attraverso due diodi vanno a un punto comune indicato come "DC
out".
Assumendo che il cavo introduca uno sfasamento di 1/4 di periodo,
quello cosi' costruito e' un "discriminatore di Foster-Seeley", che
da' in uscita un segnale proporzionale alla differenza di fase tra le
f.e.m. indotte nelle due spire.
In un'altra versione, di cui non ho dati, il barattolo e' sostituito
da un tubo di ottone spesso 2 mm, lungo forse 30 cm.
Una terza versione e' chiamata da Casimiro "interferometro a cavo
coassiale" ma non ho la piu' pallida idea di come sia fatto, per cui
non ne parlo.
E ora la teoria di Casimiro, che ricostruisco e formulo con parole mie.
Supponiamo che esista un vento d'etere, a velocita' v rispetto all'apparato.
Allora la velocita' delle onde e.m. nell'apparato sara' c+v se hanno
il vento a favore, c-v se lo hanno contro.
Se d e' la distanza tra la spira centrale e quelle laterali, i tempi
di propagazione saranno risp. d/(c+v) e d/(c-v); la loro differenza
vale
2dv/(c^2 - v^2) =~ 2dv/c^2.
Lo sfasamento angolare e'
4pi*f*d*v/c^2. (1)
Dato che d e f sono note, una misura dello sfasamento determina v.
Ma come si misura lo sfasamento? Occorre una taratura, ossia occorre
sapere che sfasamento corrisponde a una data tensione d'uscita, che
Casimiro legge sul suo registratore a penna, immagino dopo
amplificazione.
Qui posso solo congetturare, sulla base di alcune indicazioni vaghe e
frammentarie.
Il cavo coassiale tra le due spire estreme introduce un ritardo fisso
nel segnale, praticamente indip. dalla frequenza. Sia tau questo ritardo.
Il rivelatore e' bilanciato quando il ritardo e' pari a un multiplo
dispari di T/4, se T e' il periodo dell'onda: si dovrebbe quindi
aggiustare la lunghezza del cavo per ottenere questo, ma e' molto piu'
semplice variare T agendo sul generatore programmabile.
Suppongo quindi che in primo luogo Casimiro scelga la frequenza di
lavoro in modo che sia tau = nT/4 (n dispari) ossia f*tau = n/4.
Osservo che in tali condizioni il ritardo in fase angolare vale phi =
2n*pi/4, e piu' in generale per un diversa frequenza f' abbiamo phi' =
2pi*f'*tau.
Percio' una frequenza f' diversa da quella f per cui si ha
bilanciamento produce uno sfasamento angolare
phi' - phi = 2pi*(f'-f)*tau = pi*n*(f'-f)/(2f).
Ecco quindi che lo strumento viene tarato in frequenza: variando la
frequenza del generatore rispetto a quella di bilanciamento, e
leggendo la tensione in uscita, si ha la cercata corrispondenza
tensione/sfasamento.
E' cosi' (credo) che Casimiro e' arrivato a stimare per il vento
d'etere una velocita' di circa 5 km/s.
Purtroppo pero' la teoria e' sbagliata alla base, e il fatto era noto
ben prima di Michelson, che infatti invento' il suo interferometro
proprio per superare una difficolta' essenziale di altri metodi
escogitati per determinare il vento d'etere.
Come si vede dalla (1), lo sfasamento e' proporzionale a v: si
tratterebbe dunque di un effetto *del primo ordine*.
Ma esiste un teorema, noto da molto piu' di un secolo, che asserisce
che non possono esistere effetti al primo ordine del vento d'etere.
(Trovate la dimostrazione per es. in Moller, "The Theory of
Relativity", par. 10.)
Allora? Come la mettiamo?
Molto semplice: la "teoria" che ho sviluppato sopra, e che ricalca
quella confusamente enunciata da Casimiro nei suoi filmati, dimentica
un dettaglio, che forse qualcuno avra' gia' visto.
Dimentica che il vento d'etere, se esiste, agisce anche sulla
propagazione nel cavo coassiale, che quindi non puo' produrre un
ritardo costante al variare dell'orientamento dell'apparato, come
implicitamente avevamo supposto.
E si puo' immaginare tutte le varianti che si vuole: il teorema vale
sempre, perche' in ogni caso dovremo confrontare il tempo di
propagazione delle onde lungo due percorsi che partono e arrivano
dagli stessi punti: nel nostro caso
a) spira trasmittente, prima spira laterale, cavo coassiale, seconda
spira
b) spira trasmittente, seconda spira per via diretta.
Viceversa, Casimiro e' convinto di avere una spiegazione teorica del
perche' l'esperimento di Michelson non poteva funzionare, e ha detto
piu' volte che e' una spiegazione che nessuno aveva pensato prima di
lui.
Ora io mi domando in primo luogo come si possa avere il fegato di dire
una cosa simile: quante centinaia o forse migliaia di fisici hanno
studiato e insegnato l'interf. di Michelson? (Il sottoscritto fra i
tanti: un anno, quando insegnavo Fisica Superiore, rimisi in funzione
un vecchio modello che esisteva nell'Istituto di Fisica, e lo feci
vedere agli studenti. Pero' sia chiaro: non per l'esperimento di
Michelson: lo usavo come interferometro propriamente detto, e chi sa
abbastanza di ottica capisce che cosa intendo.)
E fra tutti questi, compresi non pochi che agli inizi non mandavano
giu' la relativita', neppure uno che abbia capito quello che ora ha
capito Casimiro (il quale per sua dichiarazione di fisica ne mastica
davvero poca).
Lui avrebbe una spiegazione: i fisici non sanno di radiotecnica, di
antenne, non sanno che cos'e' la "direttivita'".
Cominciamo col dire che questo e' falso. La stessa cosa e'
perfettamente nota a chi abbia conoscenze di ottica, solo con altri
nomi: diffrazione, potere risolutivo...
Quelli che in radiotecnica si chiamano "lobi" di un'antenna, non sono
altro che gli anelli di diffrazione (le figure di Airy) per un
telescopio.
Poi c'e' che l'esper. di Michelson non ha niente a che fare con cio',
funziona in tutt'altro modo, che ora non mi metto a spiegare. Di
quelli che mi leggono, alcuni lo sanno benissimo; altri potranno
studiarselo in tanti posti, se vogliono, e altri infine (tra cui il
solito Buggio, ecc.) non se ne cureranno affatto, perche' convinti che
a loro sapere la fisica non serve.
Com'e' gia' stato osservato, io avevo posto a Casimiro una serie di
domande. Lui non ha mai risposto direttamente: alcune risposte sono
riuscito a ricavarle da qualcuno dei suoi filmati, da una
discussione dell'anno scorso, su un forum sul quale sono capitato per
puro caso, e dal suo file "Vento dell'etere.pdf".
Non so perche' Casimiro si rifiuti di rispondere a domande del tutto
legittime, sulla costituzione e sul funzionamento del suo apparato.
Invece ha trovato nel mio post un "tono paternalistico", e non riesco
a capire perche'.
Perche' mi permetto di dire che cosa non va nel suo modo di presentare
il suo lavoro? Spiacente, ma non c'e' niente di paternalistico: visto
che Casimiro dice e ripete che non e' un fisico, ma solo un
radiotecnico, non c'e' niente di male se qualcuno gli fa notare che la
discussione in ambirto scientifico va fatta in un modo diverso da
quello che lui usa.
Dovrebbe fare tesoro di questi pareri, invece di snobbarli.
Per inciso, scorrendo gli interventi nel forum cui partecipo' l'anno
scorso, ho visto lo stesso difetto.
Li' non c'erano professori, e parecchi interventi erano di
incompetenti. Ma qualcuno gli diede consigli del tutto sensati, per
esempio questo: tieni fermo il tuo apparato, e registra come va lo
sfasamento nel corso di una giornata. questo potrebbe indicare se la
rotazione terrestre ha influenza, il che sarebbe plausibile se
supponiamo che l'etere non si accorga del moto della Terra.
Ma niente: Casimiro continua a fal ballare il suo apparato di qua e di
la', facendo impazzire la sua penna, senza annotare niente di quello
che fa, senza raccogliere (e quindi senza poter fornire) nessun dato
quantitativo...
Tutto l'opposto di quello che si richiede a qualsiasi sperimentatore.
C'e' chi ha scritto (Falzone)
> ti sono state fatte un sacco di obiezioni assolutamente non
> pertinenti
e non so se include anche le mie, che poi non erano obiezioni.
Ma del giudizio di Falzone m'interessa assai poco, comunque.
Ancora Casimiro scrive che di un certo fisico che
> non sa cosa dire se ragiona su schemi einsteiniani come fa lei.
Che vuol dire che io ragiono su schemi einsteiniani? Dove mai?
Se avessi ragionato in tal modo, avrei semplicemente ignorato
l'esperimento, avrei giudicato impossibili i risultati.
Invece so benissimo mettermi da un punto di vista diverso, ma a
differenza di Casimiro (e di qualcun altro in questo NG) so farlo in
modo coerente, perche' (a differenza di altri) ho studiato molta
fisica e sono in grado di applicare quello che so anche al di fuori di
schemi precostituiti.
Certo che se dovessi scommettere su qualcosa, scometterei che
l'esperimento e' sbagliato, per ragioni che non mi e' possibile
scoprire a distanza e con informazioni cosi' scarse e disordinate.
Per esempio, non mi dispone bene che Casimiro scriva in un suo post
> ... interferometro a cavo coassiale assolutamente rigido.
Nessun fisico si esprimerebbe cosi', perche' non esiste al mondo
niente di "assolutamente rigido": occorre e basta essere sicuri che le
deformazioni siano trascurabili per lo scopo dell'esperimento.
Ora, di che ordine sono le deformazioni che falserebbero i risultati?
Facciamo un calcoletto: Casimiro da' 5 km/s come velocita' del vento.
Riprendiamo la (1) e calcoliamo a che differenza di tempi corrisponde
quello sfasamento: troviamo 2*d*v/c^2. In tale tempo l'onda percorre
uno spazio
s = 2*d*v/c.
Inserendo d = 4 cm (all'incirca) troviamo
s = 1.3 micron.
Casimiro e' in grado di escludere deformazioni di questa entita'?
Che una delle spire si sposti di un micron?
Sull'interferometro a cavo coassiale, come ho gia' detto, non mi posso
pronunciare perche' non so com'e' fatto; ma mi aspetto che anche li'
si possano trovare diformazioni non trascurabili.
Attenzione: non sto dicendo che la causa delle passeggiate che fa la
penna siano le deformazioni; ci ossono essere altre cause, che forse
mi verrebbero in mente se avessi davanti l'oggetto e potessi lavorarci
sopra.
Ma non come fa Casimiro, che e' sicuro che il suo strumento e'
affidabile e si cura solo di andare a caccia del vento...
Termino con una battuta per Tommaso: se ti sono piaciuti i baffi di
Casimiro, puoi anche ammirarli facilmente dal vivo, visto che entrambi
vivete a Trieste :-))
--
Elio Fabri
So' zio, aspittanno la mangiata, gli aviva ditto che la difficolta'
per piscare con la traffinera era la rifrangenza e gli aveva spiegato
che era. Ma lui non ci accapi' nenti, accapi' sulo che il pisci ti
pari cca' e inveci e' tanticchia cchiu' in la'.