10 anni di opendata: tiriamo le somme?

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Maurizio Napolitano

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Nov 6, 2019, 4:58:05 AM11/6/19
to Spaghetti Open Data
Sono passati 10 anni da quando Obama ha lanciato il suo memorandum dove la parola "open data"[1] è stata sdoganata da settori di nicchia (qui cito il mondo GIS e, in particolare, OpenStreetMap[2]), anche se era una richiesta di poco prima di dell'inizio del secolo scorso [3].
Lo sdoganamento ha fatto si che fossero le pubbliche amministrazione ne parlassero e così, nel 2010 è nato il portale piemontese [4] e dopo un anno quello nazionale [5].
Anche se, Spaghetti Open Data, nasceva nel settembre 2010.
Pertanto possiamo dire che in Italia sono quasi 10 anni.

In questi anni questo spazio ha avuto dei momenti di crescita impressionante, con un traffico di email a volte esagerato.
Ora è diventato sempre più lento fino a quasi scomparire.
Sappiamo però che ci siamo ancora tutti e, tanti, sono ancora in trincea sul tema.

Io ho un paio di domande da rivolgere alle persone che ancora in Italia credono negli opendata.
So bene che potrei usare twitter o facebook o ... di contro però so anche che mi perderei molto.
In questa mailing list invece il tutto rimane e quindi vado con le mie domande.

Premessa:
David Eaves fa una analisi sulla prima decade di open data che io condivido parecchio [6] in merito al fatto che l'opendata, o meglio l'open government data, ha creato dei cambiamenti importanti nella PA. Una piccola rivoluzione interna di cui avremo modo di vederne i risultati in futuro più avanti.
Di contro però non ha dato quei risultati che aspettavamo come comunità.
Personalmente io continuo con il mio scetticismo.
In quanto, quello che ne è uscito fuori, non è molto diverso da quello che Fuggetta descriveva nel 2014 [7] nel capitolo "Open data: miti e realtà"
Anzi! Forse è anche peggio visto che manca spesso sostenibilità nei processi di pubblicazione.

Chiedo quindi a chi frequenta(va) questa mailing list di fare delle considerazioni su questi (quasi) 10 anni di open data.
Ragionando su:
- quale è lo stato attuale
- quali sono le storie di successo con ricaduta nazionali
- quali sono ancora gli ostacoli attuali
- quanto ancora c'è da fare
- cosa è realmente migliorato

Questa mia richiesta viene dopo che sono stato inondato dai tweet dell'Open Data Camp UK [8]
In particolare mi hanno colpito immagini come questa [9] e questa [10]

Grazie a chi ha letto tutto questo post e a chi risponderà.

EIdImPZXkAMGosb.jpeg


ODCamp-21-02-15_171.jpg


@Puntofisso
aspetto un tuo feedback dagli UK.


[1] https://obamawhitehouse.archives.gov/the-press-office/transparency-and-open-government 21/01/2009
[2] https://wiki.openstreetmap.org/wiki/History_of_OpenStreetMap - nascita agosto 2004
[3] "Di più avrei potuto fare, specialmente nel campo statistico, se non ci fosse nel nostro paese, e nei privati e negli enti morali, una tal quale ritrosia a confidare al dominio del pubblico dati, fatti e notizie." Cesare Battisti 1898
https://it.wikisource.org/wiki/Il_Trentino/Prefazione
[4]
https://web.archive.org/web/20100531232837/http://www.dati.piemonte.it/cms
[5]
http://de.straba.us/2011/10/19/che-giordata-per-gli-italian-open-data/
[6]
versione originale
https://apolitical.co/solution_article/the-first-decade-of-open-data-has-been-a-win-but-not-for-the-reasons-you-think/
mia traduzione
https://www.forumpa.it/open-government/open-data/il-primo-decennio-di-dati-aperti-e-stato-un-successo-ma-non-per-le-ragioni-che-pensiamo/
[10] https://www.odcamp.uk/11-horror-stories-of-open-data/
--
Maurizio "Napo" Napolitano
http://de.straba.us

Filomena Tucci

unread,
Nov 6, 2019, 7:22:46 AM11/6/19
to spaghett...@googlegroups.com
Come tutte le cose i team si reggono sulle persone 
E a volte si disgregano o cambiano
Le realtà peggiori sono quelle che si riattivano solo nei periodi preelettorali
Detto questo magari alcuni tra voi più attivi sono stati presi dal lavoro 
Ad ogni buon conto 
Per tutte le comunità anche quelle  informali a mio avviso  sarebbe auspicabile e necessario un community manager altrimenti regna il caos

Farò volentieri un bilancio ma questo bilancio dove va? Facciamo un workshop? Una festa? Un position paper?
O si tratta di una mail Internos? 


--
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--
Filomena Tucci
3298863272

Maurizio Napolitano

unread,
Nov 6, 2019, 8:17:12 AM11/6/19
to Spaghetti Open Data
> Come tutte le cose i team si reggono sulle persone
> E a volte si disgregano o cambiano

non c'è ombra di dubbio, anche se non era quello l'intento della mia email.

> [...]
> Per tutte le comunità anche quelle informali a mio avviso sarebbe auspicabile e necessario un community manager altrimenti regna il caos

discorso più complesso che richiede un thread a se.
SOD, come tante altre mailing-list, è basato sul concetto di do-ocracy

> Farò volentieri un bilancio ma questo bilancio dove va? Facciamo un workshop? Una festa? Un position paper?
> O si tratta di una mail Internos?

Premesso che mailing-list è esposta pubblicamente e quindi chiunque
può leggere quello che viene scritto qui, prima di parlare di workshop
o festa o position paper o altro il mio è un invito a ragionare via
mailing-list sul tema che ho proposto.

Ti ringrazio comunque di questa tua risposta.
Ciao

Alfredo Serafini

unread,
Nov 6, 2019, 9:45:09 AM11/6/19
to Spaghetti Open Data
ciao Napo! grazie della riflessione :-)

provo a condividere qualche pensiero in linea:

Sono passati 10 anni da quando Obama ha lanciato il suo memorandum dove la parola "open data"[1] è stata sdoganata da settori di nicchia (qui cito il mondo GIS e, in particolare, OpenStreetMap[2]), anche se era una richiesta di poco prima di dell'inizio del secolo scorso [3].

Io citerei per contestualizzare meglio anche il memorabile talk sui "raw data now" [11] di Tim Berners Lee, da cui IMHO si definiva in controluce molto bene il percorso possibile, cioè:
1) pubblicare i dati disponibili nella maniera persino più "cruda" e disaggregata possibile (uso appositamente il termine "crudo" perché trovo che sia suggestivo e renda l'idea del dato come ingrediente per processi di riuso successivo, fatemelo specificare sennò sbucano fuori i soliti cretini con la matita rossa a correggermi la traduzione inglese poco letterale... ;-))
2) costruire un "web dei dati". Qui è contenuto un auspicio insieme un po' ingenuo e visionario. Qualcosa che è già contenuto fin dall'inizio nel progetto del web, cioè la semantica, che è stato approfondito in ambito accademico con nomi pomposi (e a volte fuorvianti proprio perché davano la sensazione erronea che si parlasse di realtà parallele) come "web semantico", e poi più pragmaticamente con l'approccio che abbiamo a lungo chiamato "linked data", e -secondariamente- "linked open data" quando applicato ai dati aperti. 
I limiti di questi approcci sono stati spesso più percepiti che reali: a livello tecnico basati spesso non tanto / no solo sulla maturità degli stack quanto anche sul grado di "compiutezza" delle realizzazioni, spesso preoccupandosi più di mettersi la medaglietta dei LOD che di usarli nei backend (come diresti tu se non erro: "sotto il cofano")
 
Lo sdoganamento ha fatto si che fossero le pubbliche amministrazione ne parlassero e così, nel 2010 è nato il portale piemontese [4] e dopo un anno quello nazionale [5].
Anche se, Spaghetti Open Data, nasceva nel settembre 2010.
Pertanto possiamo dire che in Italia sono quasi 10 anni.
Parlando della parte LOD: il portale CNR credo risalga anch'esso al 2010 forse 2011, e senz'altro ad esempio il portale dati.camera.it fu pubblicato verso fine 2011. Non conosco esperienze precedenti per i linked open data in Italia ma magari ci sono, in ogni caso è solo per dire che anche su quel fronte sono quasi 10 anni e il panorama italiano nonostante tanta fuffa e spesso inciampi di percorso è stato nel bene e nel male recettivo sul tema fin dal principio. 

 
In questi anni questo spazio ha avuto dei momenti di crescita impressionante, con un traffico di email a volte esagerato.
Ora è diventato sempre più lento fino a quasi scomparire.
Sappiamo però che ci siamo ancora tutti e, tanti, sono ancora in trincea sul tema.

La cosa ha un po' ammorbidito l'entusiasmo dal basso -e questo è un peccato- ma potrebbe anche essere un segnale positivo almeno in parte, legato al fatto che superata una fase in cui per anni ci siamo detti in tutte le salse "ci si può fare questo e quello", ora si è un po' alzata l'asticella e bisogna finalmente pensare un po' più in termini di esigenze, usabilità, riuso, sostenibilità.
A mio avviso è IMHO un po' fuori tempo massimo oggi ad esempio preoccuparsi di fare hackathon o datastory dimostrative, se non ci si pone il problema di cercare di metterli a sistema, come vado ripetendo da ormai non so più quanto tempo. Non dico che non aiuti, anzi: più gente viene "accolta" nel tema dell'uso dei dati pubblici come bene comune e meglio è per quanto mi riguarda, e può essere un ottimo parco giochi (quale migliore?) per wannabe data scientist o semplici curiosi che abbiano voglia di sporcarsi le mani.
La sensazione però è che vada fatto ancora di più un lavoro oggi dietro le quinte, sia per affiancare le PA virtuose nel cercare di migliorare le proprie metodologie a beneficio sia loro che di tutti, sia per produrre progetti che vadano oltre il principio dell'"obbligo" di pubblicazione che ha fatto a mio avviso più male che bene al tema, spesso spingendo amministrazioni varie ad una moltiplicazione di dataset priva di senso, senza preoccuparsi del loro riuso e della loro qualità sia nei dati che negli schemi dati. (e se dati e schemi dati fanno schifo, è decisamente difficile immaginare su di essi ulteriori riusi...)
 

Personalmente io continuo con il mio scetticismo.
In quanto, quello che ne è uscito fuori, non è molto diverso da quello che Fuggetta descriveva nel 2014 [7] nel capitolo "Open data: miti e realtà"
Anzi! Forse è anche peggio visto che manca spesso sostenibilità nei processi di pubblicazione.
Concordo.
Se Fuggetta era stato IMHO troppo duro con la community in quella fase, aveva probabilmente visto lontano in anticipo sui buoni propositi di tanti di noi. 
Per quanto mi riguarda ho sempre creduto che "opendata" fosse solo un paradigma, una lente di ingrandimento per guardare al tema dei dati come bene pubblico, e che l'idea ad esempio della pubblicazione per dataset niente altro che una via di compromesso verso una metodologia più ampia e sostenibile di pubblicazione tramite servizi, con un uso forte ma semplificato della semantica etc

 
Chiedo quindi a chi frequenta(va) questa mailing list di fare delle considerazioni su questi (quasi) 10 anni di open data.
Ragionando su:
- quale è lo stato attuale
- quali sono le storie di successo con ricaduta nazionali
- quali sono ancora gli ostacoli attuali
- quanto ancora c'è da fare
- cosa è realmente migliorato

A mio avviso è migliorata la percezione generale della possiblità di adozione di standard aperti e riusabili, più di quanto a volte percepiamo: non viene spesso (non più?) usata la buzzword "opendata" (ok ce ne sono altre che vanno comunque di moda tra bigdata, machine learning, IOT, blockchain etc, ma sorvoliamo... :-)) però anche in ambiti apparentemente diversi si parla di fatto di riuso di vocabolari e schemi standard, di necessità di documentazione, etc
Per analogia con i temi linked data che ponevo sopra, mi viene in mente il crescente riuso del termine "knowledge graph" per raccontare quanto viene fatto da anni in ambito industriale, spesso dietro a servizi che usiamo magari da cellulare, senza percepirne la "semantica" che c'è dietro. Senza voler andare OT (pardon) questa va a mio avviso recepita come una conquista indiretta anche delle community, semplicemente si sta manifestando in forme necessariamente lente di trasformazione, e necessariamente basata su attenzioni a temi quali sostenibilità ed ingegnerizzazione che difficilmente possono essere inercettate dal di fuori dei gruppi di lavoro tecnici nelle PA.  Non mi faccio illusioni sui miracoli in tal senso, ma mi piace guardare con ottimismo agli elementi positivi di progresso: oggi parlare di concertare un modello dati è molto più possibile di 10 anni fa, sento ancora parlare di "tracciati record" e vedo ancora gente che produce JSON a piacere, ma è già un progresso non solo tecnico IMHO ma anche diciamo così culturale. 

Ovviamente poi c'è moltissima fuffa, ed anche molti progetti molto mal gestiti i cui risultati hanno a mio avviso il demerito di disincentivare chi volesse spendersi per contribuire.
A mio avviso una cosa che continua a mancare alla community sono azioni locali coordinate tra loro, con output persistenti. Un bell'esempio ovvio in Italia è quello di Open Data Sicilia, e però personalmente registro come un fallimento l'idea che sia un ambito "separato" da questo. Ho la sensazione cioè che permanga ad ogni livello la difficoltà di condividere e fare squadra, e che a volte si riesca a fare dei passi avanti solo andando per conto proprio, ma magari è una mia impressione errata.

i miei 2 cents

Giuseppe Sollazzo

unread,
Nov 6, 2019, 11:57:39 AM11/6/19
to spaghett...@googlegroups.com
Ha, Napo - qui siamo in periodo pre-elettorale, di sua natura piuttosto omertoso, quindi posso parlare poco :) E della situazione italiana posso comunque dire poco perche' ne sono piuttosto lontano ("vi seguo sempre", ma ormai sono 12 anni che sono qui :D)

C'e' un problema che mi segue strisciante da qualche anno, da quando cerco di animare la comunita' Open Data da queste parti. Vediamo se riesco a spiegarlo.

Siamo ovviamente stati tutti felici quando le amministrazioni pubbliche si sono riempite la bocca di "Open Data". Pero' il nocciolo della questione e' che Open e' un attributo, e Data un sostantivo, e se non ci occupiamo di entrambi possiamo solo inultimente aspirare a open senza data, o data senza open.. E secondo me si e' spesso creato un conflitto tra i sostenitori dell'attributo e quelli del sostantivo

Mi spiego meglio: i dati aperti sono una conseguenza di due aspetti. Da un lato la trasparenza, ma dall'altro un solido approccio data-driven alla gestione delle operazioni. In un mondo complicato dove ovviamente avere un approccio data-driven alle cose significa, in qualche modo, raccogliere e usare dati anche (ma non solo) personali, dobbiamo fare uno sforzo per capire che le amministrazioni pubbliche non possono sviluppare un approccio sensato ai dati senza avvicinarsi a situazioni difficili con i dati stessi. Ho l'impressione che, in particolare al di qua della Manica, ci siamo molto divisi tra i sostenitori dell'openness ("rilasciamo tutto e subito") e quelli del data-driven ("data-driven tutto, chi se ne importa dell'openness"). D'altra parte, "open" significa anche partecipativo, fidato, co-creato.

Storie di successo ce ne sono poche. The State of Open Data ne riporta alcune. Molte sono su scala regionale, non nazionale. Ma dovremmo metterci d'accordo su cosa significa "successo" - e la misura di successo per l'aspetto "open", cioe' l'aumentata trasparenza, e' diversa da quella per l'aspetto "data", che e' principalmente operativo. Open Ownership ha avuto gran successo in UK con il rilascio dei dati di beneficial ownership perche' la trasparenza e' aumentata di molto, anche se quei dati li usano in quattro gatti. Al contrario, il rilascio di dati live sul trasporto pubblico ha veramente poco a che fare con l'aumento della trasparenza, ma e' stato un gran successo operativo. 

Ovviamente sto solo esagerando a livello retorico e non e' tutto cosi' manicheista, pero' sono anni che mi ritrovo a dover cercare di far parlare questi due aspetti della comunita'.

Cosa c'e' ancora da fare? Secondo me e' capire che da un lato bisogna rilasciare tutto cio' che e' dato infrastrutturale: indirizzi, shapefiles, codici postali, ferrovie, treni, strade. Dall'altro, capire che la pubblicazione di dati potrebbe beneficiare da un approccio "deep dive", curato, alla pubblicazione. Le PPA A dovrebbero battezzare 3-4 problemi, e risolverli usando l'intera filiera dei dati, rilasciandoli nel contempo. Troppo difficile? Troppo facile a dirsi?


--

Daniele Crespi

unread,
Nov 6, 2019, 4:36:19 PM11/6/19
to spaghett...@googlegroups.com
Caro Napo,
intanto grazie , perché ogni tanto bisogna tornare a farsi delle domande di base ...

Da parte mia ho una esperienza precisa e idee ormai molto "consolidate" sulla base dell'esperienza maturata in questi anni.

Siccome il 13 a bologna al secondo raduno RTD , il buon Ernesto mi ha chiamato a raccontare come fare Open Data,
ed ho intitolato il mio intervento "Open data: come fare sul serio?" , cercherò in quelle due ore di condensare la mia esperienza e molto umilmente illustrare il mio pensiero (poco teorico, molto basato sul mio vissuto, nel bene e nel male) 


Chi può e vuole , venga il 13, non le manderò a dire a nessuno : AgID e Team Digitale in primis  :-)

e non nasconderò nemmeno le storie di quotidiano orrore che ho incontrato a casa mia 
ma anche e soprattutto cercherò di dire come si possono fare le cose con un po di metodo in modo da ottenere risultati almeno decenti

Prometto che dopo il 13 posterò la mia presentazione e cercherò di aggiungere delle riflessioni qui in lista

Un abbraccio a tutti quelli che ancora "lottano" per fare open data in questa difficilissima realtà che è la PA italiana :-)

Daniele


--

Matteo Brunati

unread,
Nov 24, 2019, 5:02:44 AM11/24/19
to Spaghetti Open Data
Ciao @napo, 
ecco alcuni appunti sparsi, oltre a quelli che avevo inserito nel thread di Alberto sul ruolo di SOD, tema strettamente correlato[0].

Stato attuale

  • stato degli Open Data in Italia: pubblicazione di dati (ancora) a macchia di leopardo, spesso si parla di Open Data ma non lo sono (quindi ci sarebbe da monitorare l'open-washing[1]). L'agenda dei dati che rientrano in un piano di pubblicazione (paniere nazionale e regionale) si trova in uno stato imbarazzante che faccio fatica a commentare: non c'è rispetto nei tempi previsti, non c'è una vera e propria governance e non c'è alcuna sanzione per mancate pubblicazioni. La gestione della domanda dei dati è totalmente lasciata alla buona volontà delle singole amministrazioni (si veda anche l'ottima iniziativa della Regione Lombardia su questo), anche se da parte degli enti centrali si continua a dichiarare che si vuole ascoltare la domanda. Si pensi a quanto emerso anche nel quarto piano d'azione di OGP: date un'occhiata alla risposta ufficiale per farvi un'idea[2]. In pratica, si ripete la stessa metodologia che non ha funzionato in questi ultimi anni, senza cambiare nulla. L'ennesimo tavolo dopo l'esperienza sul terzo piano, non è un elemento che considero positivo. 

Cosa si potrebbe fare

  • aggregazione della società civile negli n rivoli in cui si divide, non chiedere i dati solo come fine, ma dando SEMPRE evidenza di un obbiettivo dichiarato (un problema da risolvere), inserendo la richiesta all'interno di un contesto più ampio. Negli anni ci siamo concentrati negli OD come fine, ma non ha funzionato. Aggregare e automatizzare la domanda su scala nazionale[3] e lavorare sui corpi intermedi (ANCI in primis), arrivando alla PA con le spalle grosse. Deve emergere una richiesta collettiva. Spesso gli Open Data non sono conosciuti dal terzo settore o da altri ambiti;
  • serve diffondere cultura sulla necessità di creare infrastruttura immateriale che abbia una sua sostenibilità. Non è roba per smanettoni, è infrastruttura abilitante su n livelli. Deve essere trattata come tale, non come un orpello da aggiungere all'ultimo per fare contenti due attivisti. Serve fare pressione comunicativa, anche aggregando la società civile.

matt
 

Matteo Brunati

unread,
Nov 24, 2019, 8:23:21 AM11/24/19
to Spaghetti Open Data


Il giorno domenica 24 novembre 2019 11:02:44 UTC+1, Matteo Brunati ha scritto:
Ciao @napo, 
ecco alcuni appunti sparsi, oltre a quelli che avevo inserito nel thread di Alberto sul ruolo di SOD, tema strettamente correlato[0].

Stato attuale

  • stato degli Open Data in Italia: pubblicazione di dati (ancora) a macchia di leopardo, spesso si parla di Open Data ma non lo sono (quindi ci sarebbe da monitorare l'open-washing[1]). L'agenda dei dati che rientrano in un piano di pubblicazione (paniere nazionale e regionale) si trova in uno stato imbarazzante che faccio fatica a commentare: non c'è rispetto nei tempi previsti, non c'è una vera e propria governance e non c'è alcuna sanzione per mancate pubblicazioni. La gestione della domanda dei dati è totalmente lasciata alla buona volontà delle singole amministrazioni (si veda anche l'ottima iniziativa della Regione Lombardia su questo), anche se da parte degli enti centrali si continua a dichiarare che si vuole ascoltare la domanda. Si pensi a quanto emerso anche nel quarto piano d'azione di OGP: date un'occhiata alla risposta ufficiale per farvi un'idea[2]. In pratica, si ripete la stessa metodologia che non ha funzionato in questi ultimi anni, senza cambiare nulla. L'ennesimo tavolo dopo l'esperienza sul terzo piano, non è un elemento che considero positivo. 

Ciao spaghettar*,
integro quanto detto poco fa in merito allo stato sugli Open Data anche con alcuni riferimenti ad un LAVORONE di Giovanni Pirrotta che non avevo ancora visto passare qui in lista (grande Giovanni!). 


matt

RENZO PROVEDEL

unread,
Nov 24, 2019, 8:31:28 AM11/24/19
to spaghett...@googlegroups.com
Matteo, 
grazie.

Condivido la tua analisi e la tua richiesta.
Ottimo.

Renzo
_____________________________________

RENZO PROVEDEL
renzo.p...@gmail.com
in voce : mobile: + 39 393 983 893 9
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Daniele Crespi

unread,
Nov 24, 2019, 9:46:43 AM11/24/19
to Spaghetti Open Data
La presentazione che ho fatto a Bologna la trovate qui 


non è un vero stato dell'arte, ma contiene diverse riflessioni e spunti basati sulla nostra esperienza



Il giorno domenica 24 novembre 2019 11:02:44 UTC+1, Matteo Brunati ha scritto:

RENZO PROVEDEL

unread,
Nov 24, 2019, 12:02:29 PM11/24/19
to spaghett...@googlegroups.com
Grazie.

Ho guardato la tua presentazione: utile e ricca di informazioni utili.

Renzo
_____________________________________

RENZO PROVEDEL
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Giuseppe Sollazzo

unread,
Nov 24, 2019, 2:00:35 PM11/24/19
to spaghett...@googlegroups.com
Presentazione da applausi! Grazie per averla condivisa, e ci sono tante cose entusiasmanti (tra quelle meno entusiasmanti: i problemi che trovo in UK sembrano essere gli stessi della situazione italiana, come per esempio la necessita' di richieste "esterne" per motivare il data owner a curarsi e pubblicare i dati...)
--

Daniele Crespi

unread,
Nov 24, 2019, 2:41:14 PM11/24/19
to spaghett...@googlegroups.com
Grazie @puntofisso, detto da te che sei uno dei miei riferimenti , mi fa piacere 

Alla fine la ricetta è "semplice":
1) avere una amministrazione che ci crede, non necessariamente il livello politico, può bastare il livello amministrativo , se dotato di visione, soldi (non troppi ma costanti nel tempo) e la giusta autonomia decisionale
2) un team "dedicato" anche lui costante nel tempo, perché si impara molto facendo
3) un approccio il più possibile "industriale" (piani, obiettivi, metodologie, strumenti, ...)
4) tool adeguati (nel nostro caso una piattaforma mooolto performante); non è OpenSource, ma come dicono a Roma "sticazzi" : se avessimo dovuto usare una CKAN e avere nemmeno un decimo delle funzionalità non saremmo dove siamo ! E sui costi non sono così sicuro che avremmo risparmiato
5) le fonti !  fondamentale che siano "digitalizzate" , affinchè si possano automatizzare i processi di pubblicazione; nel nostro  caso aiuta il fatto che il 90% dei servizi digitali della Regione siano fatti da noi, ovvero dalla In-house ICT della Regione. Anche qui, a dispetto di chi ritiene le in-house inutili o peggio dannose: voglio vederti con decine e decine di servizi fatti da decine di fornitori a dover negoziare ogni volta un "estrattore". Io convoco il mio collega , gli chiedo una vista del DB e in pochi giorni ce l'ho a disposizione (a gratis).
6) una volontà di ferro per proseguire sempre e comunque contro le "resistenze", battendo il chiodo più volte a volte gli entra nella zucca :-)
7) un approccio inclusivo del territorio, nel rispetto dei ruoli 
8) la voglia di imparare e rilanciare continuamente
e tanta passione !

ho detto semplice , ma forse non è sempre così semplice  :-)

my2cents


Maurizio Napolitano

unread,
Nov 24, 2019, 2:48:44 PM11/24/19
to Spaghetti Open Data
Grazie Daniele per il riuso alla slide 81 ;)

--

Matteo Fortini

unread,
Nov 25, 2019, 5:50:45 AM11/25/19
to spaghett...@googlegroups.com
Vi aggiungo uno spunto che è uscito dal lavoro della comunità tematica sugli Opendata dell'Emilia-Romagna all'ultimo festival After a Bologna:

un dataset non si può considerare pubblicato se non sono stati curati tutti i passaggi della sua vita:
  • la formazione del dato
  • la sua raccolta
  • la sua qualità e standardizzazione
  • la sua pubblicazione con licenza open ed eventualmente API
  • la sua archiviazione

Tutto già noto, ma vorrei sottolineare il tema archiviazione (sollevato dagli archivisti della sovrintendenza regionale): il rischio è di pubblicare con grande impiego di forze e risorse economiche una sorta di stream di dati che poi non viene archiviato da nessuna parte, o archiviato in luoghi poco sicuri (dal punto di vista della durabilità o dell'affidabilità) o poco raggiungibili (per raggiungibili intendo sia reperibili, sia ricercabili liberamente o tramite cataloghi).



Il 24/11/19 14:23, Matteo Brunati ha scritto:
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Hai ricevuto questo messaggio perché sei iscritto al gruppo "Spaghetti Open Data" di Google Gruppi.
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Daniele Crespi

unread,
Nov 25, 2019, 8:17:25 AM11/25/19
to spaghett...@googlegroups.com
Giusto Matteo,
il tema dell'archivizione non è stato mai considerato.

penso lo affronteremo in congiunzione al tena della gestione delle versioni.

Obiettivo del 2020, per quanto ci riguarda.

Ciao
Daniele

Sergio Farruggia

unread,
Dec 10, 2019, 6:32:44 AM12/10/19
to Spaghetti Open Data

Caro Napo, cara lista,


avevo seguito il thread in “tempo reale”, ieri ci sono ritornato e mi sono riletto d’un fiato tutti i contributi.

Ho percepito qua e là stanchezza di fondo, disillusione e altri stati d’animo demotivanti, pare condizionati da una visione negativa dello stato degli open data in Italia. Ehi, ma stiamo scherzando?

Seguo quasi quotidianamente SOD e credo che se SOD si smorzasse ancora, fino a spegnersi, sarebbe una iattura. Provo allora a condividere qui qualche spunto per vedere l’avvenire di SOD anche con un po’ di positività. Sinteticamente:

1.  questa comunità è diventata negli anni un valore per sé stessa e per il Paese, almeno per queste ragioni:

- i suoi numerosi iscritti, anche se i più -come me- sono quasi o del tutto soltanto lettori e non contributori

- la qualità dei partecipanti attivi: anche se pochi, essi esprimono un riferimento, un esempio culturale e professionale prezioso

- è una comunità in cui convivono e si confrontano competenze e modi di pensare eterogenei: del ricercatore, del funzionario PA, di chi lavora per imprese private, dell’appassionato e nulla di più, del libero professionista, ecc.  

 2. Il concetto Open Data non è un tema alla moda ma un elemento paradigmatico della trasformazione digitale: quindi, se si facesse svanire SOD, sicuramente g  che qualcosa di analogo ricomparirebbe in qualche altra forma, in qualche altro luogo.  


Corollario del punto precedente: l’Italia (ovviamente la PA in primis), proprio perché fatica a trovare la strada degli open data ha un bisogno estremo di SOD.

Su questo corollario innesto qualche annotazione per instillare -spero- gocce di ottimismo: 

  • Dipartimento per la Trasformazione digitale e il suo direttore; 

  • Ministero per l’innovazione digitale e la ministra; 

  • la struttura lasciata in eredità da Piacentini; 

  • riapertura delle assunzioni nella PA.

Matteo Brunati si/ci chiede “Cosa si potrebbe fare?!”. Vi propongo una risposta non di senso generale, ma un’azione in cui lavorare come gruppo.


È  un’iniziativa avviata la scorsa primavera: forse può costituire un esempio di “palestra” su cui ragionare: magari qualcuno si intriga.

La scorsa primavera -appunto- SGI, AM/FM GIS e OnData, hanno partecipato alla stesura del primo report di aggiornamento dell’Agenda Urbana per lo Sviluppo Sostenibile di ASviS/Urban@it.

Con riferimento al Goal 9  (Imprese, Innovazione e Infrastrutture), specificatamente target 9.c, le associazioni hanno proposto l’inserimento di un nuovo Paragrafo, 3.9.3. “Infrastruttura Geospaziale”, articolato in Obiettivi internazionali, Posizione dell’Italia, Obiettivi nazionali e Azioni necessarie. L’intenso confronto all’interno del gdl ASviS che ha lavorato al documento ha prodotto il risultato che trovate a pag. 30. In sintesi, due obiettivi da raggiungere per il 2030 a cui sono associate tre raccomandazioni per altrettante azioni da seguire.

Il razionale di questa azione può essere riassunto così:

1.   La Sostenibilità è il tema centrale della ns epoca (una questione di vita o di morte: punto)

2.   In Italia si è formata un’alleanza inclusiva, ASviS, che si adopera per il raggiungimento degli obiettivi 2030 ONU

3.   Il dato geospaziale è la categoria di dati strumentale per una efficace comprensione dei temi a cui sono legati i 17 obiettivi ONU, supportano il raggiungere degli obiettivi (ad es. facilitando individuazioni di azioni necessarie e aiutando nel monitoraggio degli effetti ottenuti)

L’idea di partenza è stata quella di iniziare a prevedere un indicatore (che potrebbe successivamente evolvere in una serie di) che consenta di monitorare la crescita di consapevolezza/competenze nell’utilizzo dei dati e servizi geospaziali a supporto della Strategia ONU per lo Sviluppo Sostenibile. Per questa prima edizione del report Andrea Borruso ha eseguito un’analisi preliminare, verificando il numero delle amministrazioni locali presso le quali sono distribuite le risorse georeferenziate: inserisco scheda fornita da Andrea:


Il Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali (RNDT) catalogo nazionale dei metadati riguardanti i dati territoriali e i servizi ad essi relativi disponibili presso le Pubbliche Amministrazioni, fornisce lo stato dell’arte ufficiale dello stato dell’arte della diffusione delle SDI. In questo ogni Pubblica Amministrazione è mappata con il codice dell'indice dei domicili digitali delle Pubbliche Amministrazioni e dei gestori di pubblici servizi (iPA), che è l'elenco pubblico di fiducia contenente i domicili digitali da utilizzare per le comunicazioni e per lo scambio di informazioni e per l'invio di documenti validi a tutti gli effetti di legge tra le pubbliche amministrazioni, i gestori di pubblici servizi e i privati.

L'analisi di questi due importanti cataloghi anagrafici consente di produrre un primo report sulla disponibilità dei dati geospaziali a livello urbano, in termini di SDI.

Al 2 giugno 2019 il RNDT censisce 23.398 risorse (da diverse PA), e l'iPA 22.795 pubbliche amministrazioni: dall’incrocio di questi dati emergono 21989 risorse geografiche, distribuite tra le diverse tipologie ISTAT (Andrea ha fornito specifica tabella).

Tra “Comuni e loro Consorzi e Associazioni”, “Citta' Metropolitane” e “Unioni di Comuni e loro Consorzi e Associazioni” risulta un totale di 1.416 risorse distribuite su 96 Pubbliche Amministrazioni, corrispondente a poco più dell’1% dei comuni italiani. Questo è il dato di sintesi riportato nel rapporto.

 

 Sulla base di questo primo riscontro, Andrea ha suggerito la seguente raccomandazione:

“Risulta urgente attuare azioni di sensibilizzazione e di supporto volte a incrementare la quantità e soprattutto la qualità –con appropriata assegnazione delle licenze d’uso- dei dataset e dei servizi geospaziali, iniziando a monitorare la disponibilità dei dati geospaziali a livello urbano, quello di maggior dettaglio e quindi di maggior pregio in termini di riuso. Controllo sistematico che deve includere l’osservazione dell’attuazione della “Direttiva del parlamento europeo e del consiglio relativa al riutilizzo dell'informazione del settore pubblico”, per le categorie di dati geospaziali di elevato valore, elencati nel Progetto di Risoluzione Legislativa del Parlamento Europeo (Relazione sulla proposta 7.12.2018, http://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-8-2018-0438_IT.html ).”


Il prossimo 16 dicembre si riunirà il gdl ASviS: all’odg il Programma di lavoro del gruppo per il 2020, comprensivo anche del Report n. 2 dell'Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile.


Vorremmo proseguire il lavoro iniziato quest’anno, completando il quadro della posizione dell’Italia su questo tema. Ad esempio, fornendo la presentazione grafica di uno o più indicatori della disponibilità dei dati territoriali a livello urbano (per es. # di dataset registrati di Comuni/Aree Metropolitane), I valori di tali indicatori per le aree urbane possono essere ricavati attingendo al quadro aggiornato e dinamico del RNDT, in combinazione con il catalogo riguardante i dati open Dati.Gov.it, e con altre fonti di dati a livello comunale, con copertura nazionale, quale ad esempio OpenStreetMap.

L’indice potrebbe essere "pesato" anche sulla base delle licenze associate alle varie risorse pubblicate e valorizzerà quelle che consentono il riutilizzo dei dati. Ancora oggi infatti ci si trova spesso davanti a dataset pubblicati online, ma di cui formalmente e quindi sostanzialmente non si può fare alcun uso.


Mi pare che questa esperienza abbia proprio i requisiti indicati da Matteo.

Un caro saluto a tutte/i e se siete arrivate/i sino a qui, grazie 

Sergio Farruggia

 


Il giorno mercoledì 6 novembre 2019 10:58:05 UTC+1, napo ha scritto:

Francesco Piero Paolicelli

unread,
Dec 11, 2019, 1:00:01 AM12/11/19
to spaghettiopendata@googlegroups.com Data

"Su questo corollario innesto qualche annotazione per instillare -spero- gocce di ottimismo: 

  • Dipartimento per la Trasformazione digitale e il suo direttore; 

  • Ministero per l’innovazione digitale e la ministra; 

  • la struttura lasciata in eredità da Piacentini; 

  • riapertura delle assunzioni nella PA."

Sicuramente sono aspetti che fanno ben sperare cosi come l'enorme diffusione di "A Scuola di OpenCoesione" e l'inserimento degli OpenData negli obiettivi strategici del Piano Nazione Scuola Digitale. Oggi, proprio oggi, ci saranno 50-70 bandi per formazione ai ragazzi da Treviso a Siracusa.

Beh credo che questa sia una buona strategia. La nostra generazione ha avviato la macchina, magari la successiva riuscirà a mettere tutto a sistema, con il contemporaneo aiuto del neo dipartimento.

Di certo ci sono criticità ancora irrisolte ma qui parliamo di 10 anni di OpenData.. 10 anni fa c'era forse più entusiasmo ma c'era anche una prateria immensa, completamente quasi desolata.
Bicchiere mezzo pieno? sicuramente.

Aggiungo: gli ultimi due anni in cui la delega alla digitalizzazione era in capo a Ministro Bongiorno hanno visto una battuta di rallentamento (se non d'arresto) e si nota nell'action plan dell'OGP proprio sul piano degli OpenData.

Credo che però noi possiamo fare ancora delle azioni di pressione importante realizzando qualcosa insieme. Che ne so, il portale non ufficiale di tutti trasporti pubblici? il portale nazionale di tutte le strutture ricettive ? etc

Io credo che sarebbe un forte esempio alla Politica nel dire: già oggi con poco hai la possibilità di fare tantissimo. Basta sapere dove andare..

un abbraccio agli eroi sanguinanti di questi 10 anni.
P

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