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In questi anni questo spazio ha avuto dei momenti di crescita impressionante, con un traffico di email a volte esagerato.
Ora è diventato sempre più lento fino a quasi scomparire.
Sappiamo però che ci siamo ancora tutti e, tanti, sono ancora in trincea sul tema.
Personalmente io continuo con il mio scetticismo.In quanto, quello che ne è uscito fuori, non è molto diverso da quello che Fuggetta descriveva nel 2014 [7] nel capitolo "Open data: miti e realtà"Anzi! Forse è anche peggio visto che manca spesso sostenibilità nei processi di pubblicazione.
Chiedo quindi a chi frequenta(va) questa mailing list di fare delle considerazioni su questi (quasi) 10 anni di open data.Ragionando su:- quale è lo stato attuale- quali sono le storie di successo con ricaduta nazionali- quali sono ancora gli ostacoli attuali- quanto ancora c'è da fare- cosa è realmente migliorato
[1] https://obamawhitehouse.archives.gov/the-press-office/transparency-and-open-government 21/01/2009
[2] https://wiki.openstreetmap.org/wiki/History_of_OpenStreetMap - nascita agosto 2004
[3] "Di più avrei potuto fare, specialmente nel campo statistico, se non ci fosse nel nostro paese, e nei privati e negli enti morali, una tal quale ritrosia a confidare al dominio del pubblico dati, fatti e notizie." Cesare Battisti 1898
https://it.wikisource.org/wiki/Il_Trentino/Prefazione
[4]
https://web.archive.org/web/20100531232837/http://www.dati.piemonte.it/cms
[5]
http://de.straba.us/2011/10/19/che-giordata-per-gli-italian-open-data/
[6]
versione originale
https://apolitical.co/solution_article/the-first-decade-of-open-data-has-been-a-win-but-not-for-the-reasons-you-think/
mia traduzione
https://www.forumpa.it/open-government/open-data/il-primo-decennio-di-dati-aperti-e-stato-un-successo-ma-non-per-le-ragioni-che-pensiamo/
[10] https://www.odcamp.uk/11-horror-stories-of-open-data/
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Ciao @napo,ecco alcuni appunti sparsi, oltre a quelli che avevo inserito nel thread di Alberto sul ruolo di SOD, tema strettamente correlato[0].Stato attuale
- stato degli Open Data in Italia: pubblicazione di dati (ancora) a macchia di leopardo, spesso si parla di Open Data ma non lo sono (quindi ci sarebbe da monitorare l'open-washing[1]). L'agenda dei dati che rientrano in un piano di pubblicazione (paniere nazionale e regionale) si trova in uno stato imbarazzante che faccio fatica a commentare: non c'è rispetto nei tempi previsti, non c'è una vera e propria governance e non c'è alcuna sanzione per mancate pubblicazioni. La gestione della domanda dei dati è totalmente lasciata alla buona volontà delle singole amministrazioni (si veda anche l'ottima iniziativa della Regione Lombardia su questo), anche se da parte degli enti centrali si continua a dichiarare che si vuole ascoltare la domanda. Si pensi a quanto emerso anche nel quarto piano d'azione di OGP: date un'occhiata alla risposta ufficiale per farvi un'idea[2]. In pratica, si ripete la stessa metodologia che non ha funzionato in questi ultimi anni, senza cambiare nulla. L'ennesimo tavolo dopo l'esperienza sul terzo piano, non è un elemento che considero positivo.
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Tutto già noto, ma vorrei sottolineare il tema archiviazione (sollevato dagli archivisti della sovrintendenza regionale): il rischio è di pubblicare con grande impiego di forze e risorse economiche una sorta di stream di dati che poi non viene archiviato da nessuna parte, o archiviato in luoghi poco sicuri (dal punto di vista della durabilità o dell'affidabilità) o poco raggiungibili (per raggiungibili intendo sia reperibili, sia ricercabili liberamente o tramite cataloghi).
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Caro Napo, cara lista,
avevo seguito il thread in “tempo reale”, ieri ci sono ritornato e mi sono riletto d’un fiato tutti i contributi.
Ho percepito qua e là stanchezza di fondo, disillusione e altri stati d’animo demotivanti, pare condizionati da una visione negativa dello stato degli open data in Italia. Ehi, ma stiamo scherzando?
Seguo quasi quotidianamente SOD e credo che se SOD si smorzasse ancora, fino a spegnersi, sarebbe una iattura. Provo allora a condividere qui qualche spunto per vedere l’avvenire di SOD anche con un po’ di positività. Sinteticamente:
1. questa comunità è diventata negli anni un valore per sé stessa e per il Paese, almeno per queste ragioni:
- i suoi numerosi iscritti, anche se i più -come me- sono quasi o del tutto soltanto lettori e non contributori
- la qualità dei partecipanti attivi: anche se pochi, essi esprimono un riferimento, un esempio culturale e professionale prezioso
- è una comunità in cui convivono e si confrontano competenze e modi di pensare eterogenei: del ricercatore, del funzionario PA, di chi lavora per imprese private, dell’appassionato e nulla di più, del libero professionista, ecc.
2. Il concetto Open Data non è un tema alla moda ma un elemento paradigmatico della trasformazione digitale: quindi, se si facesse svanire SOD, sicuramente g che qualcosa di analogo ricomparirebbe in qualche altra forma, in qualche altro luogo.
Corollario del punto precedente: l’Italia (ovviamente la PA in primis), proprio perché fatica a trovare la strada degli open data ha un bisogno estremo di SOD.
Su questo corollario innesto qualche annotazione per instillare -spero- gocce di ottimismo:
Dipartimento per la Trasformazione digitale e il suo direttore;
Ministero per l’innovazione digitale e la ministra;
la struttura lasciata in eredità da Piacentini;
riapertura delle assunzioni nella PA.
Matteo Brunati si/ci chiede “Cosa si potrebbe fare?!”. Vi propongo una risposta non di senso generale, ma un’azione in cui lavorare come gruppo.
È un’iniziativa avviata la scorsa primavera: forse può costituire un esempio di “palestra” su cui ragionare: magari qualcuno si intriga.
La scorsa primavera -appunto- SGI, AM/FM GIS e OnData, hanno partecipato alla stesura del primo report di aggiornamento dell’Agenda Urbana per lo Sviluppo Sostenibile di ASviS/Urban@it.
Con riferimento al Goal 9 (Imprese, Innovazione e Infrastrutture), specificatamente target 9.c, le associazioni hanno proposto l’inserimento di un nuovo Paragrafo, 3.9.3. “Infrastruttura Geospaziale”, articolato in Obiettivi internazionali, Posizione dell’Italia, Obiettivi nazionali e Azioni necessarie. L’intenso confronto all’interno del gdl ASviS che ha lavorato al documento ha prodotto il risultato che trovate a pag. 30. In sintesi, due obiettivi da raggiungere per il 2030 a cui sono associate tre raccomandazioni per altrettante azioni da seguire.
Il razionale di questa azione può essere riassunto così:
1. La Sostenibilità è il tema centrale della ns epoca (una questione di vita o di morte: punto)
2. In Italia si è formata un’alleanza inclusiva, ASviS, che si adopera per il raggiungimento degli obiettivi 2030 ONU
3. Il dato geospaziale è la categoria di dati strumentale per una efficace comprensione dei temi a cui sono legati i 17 obiettivi ONU, supportano il raggiungere degli obiettivi (ad es. facilitando individuazioni di azioni necessarie e aiutando nel monitoraggio degli effetti ottenuti)
L’idea di partenza è stata quella di iniziare a prevedere un indicatore (che potrebbe successivamente evolvere in una serie di) che consenta di monitorare la crescita di consapevolezza/competenze nell’utilizzo dei dati e servizi geospaziali a supporto della Strategia ONU per lo Sviluppo Sostenibile. Per questa prima edizione del report Andrea Borruso ha eseguito un’analisi preliminare, verificando il numero delle amministrazioni locali presso le quali sono distribuite le risorse georeferenziate: inserisco scheda fornita da Andrea:
Sulla base di questo primo riscontro, Andrea ha suggerito la seguente raccomandazione:
“Risulta urgente attuare azioni di sensibilizzazione e di supporto volte a incrementare la quantità e soprattutto la qualità –con appropriata assegnazione delle licenze d’uso- dei dataset e dei servizi geospaziali, iniziando a monitorare la disponibilità dei dati geospaziali a livello urbano, quello di maggior dettaglio e quindi di maggior pregio in termini di riuso. Controllo sistematico che deve includere l’osservazione dell’attuazione della “Direttiva del parlamento europeo e del consiglio relativa al riutilizzo dell'informazione del settore pubblico”, per le categorie di dati geospaziali di elevato valore, elencati nel Progetto di Risoluzione Legislativa del Parlamento Europeo (Relazione sulla proposta 7.12.2018, http://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-8-2018-0438_IT.html ).”
Il prossimo 16 dicembre si riunirà il gdl ASviS: all’odg il Programma di lavoro del gruppo per il 2020, comprensivo anche del Report n. 2 dell'Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile.
Vorremmo proseguire il lavoro iniziato quest’anno, completando il quadro della posizione dell’Italia su questo tema. Ad esempio, fornendo la presentazione grafica di uno o più indicatori della disponibilità dei dati territoriali a livello urbano (per es. # di dataset registrati di Comuni/Aree Metropolitane), I valori di tali indicatori per le aree urbane possono essere ricavati attingendo al quadro aggiornato e dinamico del RNDT, in combinazione con il catalogo riguardante i dati open Dati.Gov.it, e con altre fonti di dati a livello comunale, con copertura nazionale, quale ad esempio OpenStreetMap.
L’indice potrebbe essere "pesato" anche sulla base delle licenze associate alle varie risorse pubblicate e valorizzerà quelle che consentono il riutilizzo dei dati. Ancora oggi infatti ci si trova spesso davanti a dataset pubblicati online, ma di cui formalmente e quindi sostanzialmente non si può fare alcun uso.
Mi pare che questa esperienza abbia proprio i requisiti indicati da Matteo.
Un caro saluto a tutte/i e se siete arrivate/i sino a qui, grazie
Sergio Farruggia
"Su questo corollario innesto qualche annotazione per instillare -spero- gocce di ottimismo:
Dipartimento per la Trasformazione digitale e il suo direttore;
Ministero per l’innovazione digitale e la ministra;
la struttura lasciata in eredità da Piacentini;
riapertura delle assunzioni nella PA."
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