On Monday, August 12, 2019 at 5:08:28 PM UTC+1, Riccardomustodario wrote:
I Mak Pi a Napoli, fenomeno spettacolare di notevoli dimensioni di pubblico, hanno avuto la durata di pochi anni, fungendo da battistrada a concerti sempre più frequenti, fino alla reazione della struttura apposita Teatro Tenda per la musica dal vivo, evitando problemi di andare a chiedere spazi ad altre organizzazioni, in genere sportive.
Il giorno dopo gli esami di stato di Boschi, ci vedemmo a Villa Camerata a Firenze. – L’appuntamento in quel ostello, il quale allora era luogo d’incontro dell’élite degli studenti mondiali, lo avevamo già stabilito un paio di settimane prima. – Ero partito in anticipo, perché non avendo niente da fare, avevo pensato bene di arricchire il mio bagaglio culturale restando più tempo possibile in giro per l’Italia che adoravo nella sua totalità geografica – allora non esisteva Bossi.
Raggiunto da Pietro, ci trasferimmo a Marina di Massa, dove l’albergatore Papà Giovanni, era famoso per la sua ospitalità. – Curiosità: in quel ostello incontrammo Errico e mio fratello. – Loro viaggiavano nella cinquecento blu e noi nella bianca, pochi giorni prima acquistata da Pietro, nuova di zecca. – Andammo in Francia, forse quel giorno stesso, mio fratello doveva incontrarsi con una ragazza ungherese e siccome era fidanzato con la sorella di Errico, questi per non crearsi scrupoli, decise di inseguire anzitempo il fine del nostro viaggio: andare a Monaco da Carolina, della quale eravamo innamorati entrambi, e lei doveva scegliere il migliore tra noi e l’escluso non doveva ingelosirsi. – Appena passammo la frontiera, ci accorgemmo di essere i più belli, per la verità questo non ci meravigliò affatto. – Restammo davanti al castello un paio d’ore e siccome della Principessa neanche l’ombra, ce n’andammo a Saint Tropez, dove ci trattenemmo abbastanza, così come a Cannes, ma dove stemmo più a lungo fu Marsiglia.
Durante le notti sulla Costa Azzurra, eravamo quasi sempre in viaggio, a chiusura delle balere – una ragazza ci chiese un passaggio e ci portò a casa sua. – L’indomani mattina mi svegliai e bevvi del liquido giallo che era sul comodino – non lo avessi mai fatto: era concentrato d’arancia cui io, nemmeno conoscevo l’esistenza, imparai dopo, andava sorbito con aggiunta d’acqua. - Nell’andare in cucina, scoprii che la tipa ci aveva chiuso dentro, non voleva ce n’andassimo e lei doveva recarsi a lavoro. – Uscimmo dalla finestra.
Inizio ad avvertire la stanchezza – sono le tre e quarantacinque, temo d’arenarmi circa i propositi di giungere al termine del romanzo nel più breve tempo possibile onde evitare strappi, la spirale a questo quaderno, mi tortura la mano destra.
Qualche giorno fa, é venuta fuori la news scientifica della spirale anti prostata. – E proprio vero, per evitare di farsi l'allegra alla pizzaiuola non bisogna fare altro che leggere La Costellazione del Lupo Azzurro. – Amen.
Oggi nella Housing Office, da me non so perché, sempre definita Home Office, il quale forse é un’altra cosa, mi hanno detto che c’é una casa per me in Acton. – Bello! – Aggiungendo “ I “ suona come action, vale a dire azione.- Userò questa casa come habitat, ecosistema delle mie qualità attive, le quali non sono poche. – Sicuramente le facce del posto saranno bellissime: impegnate. – Acton é dalle parti del ponte di Hammersmith, tale luogo ricordo benissimo, è lì situato il ponte che forse mi piace più degli altri: color bianco azzurro, se ricordo bene, con riporti in rosso e fregi in oro - struttura bassa ed armonicamente antica. – Stetti da quelle parti, nel momento della ricerca d’attività turistico alberghiera, cui volevo dedicarmi per vivere la mia avventura con più autonomia, senza il pensiero della moda, la cui struttura operativa è molto più complessa e sicuramente m’impedisce l’arte della scrittura essendo l’Alta Moda un impegno esagerato di concentrazione. – Dalle parti del suddetto ponte, venni in contatto con un ufficio importante, il quale calamitava una dozzina d’attività, ad esso, in quel di Hammersith, si poteva vendere in un sol colpo un considerevole numero di macchine da caffé. Passa in questo momento la poliziotta di ieri in borghese ed ora come l'altro ieri é in divisa, mi ha sussurrato all’orecchio mentre scrivevo: dove hai preso jeans e scarpe? – Le dico degli ultimi avvenimenti che a breve elenco, dopo aver terminato il pensiero che stavo per scrivere, prima che lei mi salutasse additandomi con un “ Good “. - A Londra, il settore Catering offre opportunità eccezionali – quantificare quanto ci sia da fare in questa città é impossibile – tra l’altro il Catering, comunque vadano le cose, é uno dei pochi settori produttivi nella quasi totalità della tabella merceologica.
Sei, sei, mille novecento novantadue, matita nuova nella mia beautiful ventiquattrore di legno laccata – avuta, cioè già acquistata, ai tempi della scuola Cequer.
Ieri mattina mi sono recato all’Housing Office, dove mi hanno avvertito di un cambio direzione – sarei andato a Shoot Up Hill Kilburn – stranamente, mi sono addormentato mentre aspettavo – in genere, senza un comodo letto non riesco a chiudere occhi – chissà quanto dovevo essere stanco? – In sala d’attesa ho incrociato Ancie e due infermiere – lei mi ha chiesto una sigaretta senza neanche dire hallo – é noto che se non fuma é seriamente ansiosa – che nome - le ho lasciato il pacchetto, ogni tanto ci provo a smettere di fumare ed ecco si presenta la giusta occasione per provarci. – Nei giorni in ospedale ero senza soldi, perché così ero uscito dal bagno prima di flesciarmi con le spie e giù bombe e lei mi offriva sigarette senza neanche chiedessi. Ma quale miccia dovevo accendere? - Che non abbia neanche salutato, per motivi più impellenti, n’abbiamo riso tutti i presenti, conoscendola, e sono proprio contento di averli incontrati prima di ricevere la chiave, perché mi ricordano un periodo d’esperienza interessante e colgo l’occasione di augurar loro tutti e di tutto cuore, ogni bene.
FINE I Parte
La Costellazione del Lupo Azzurro
scritta a Maggio 1992, poi sono andato controllare sull’agenda, dove noto che sono entrato
nell’University College Hospital il 22 aprile sera e sono uscito il 28 mattina.
Mi chiedo perché ero convinto fosse maggio nei suoi primi giorni?
Semplice è la risposta, quel anno in tal periodo, fu molto caldo.
Trascritta in bella velocità e pubblicata su Ias Dicembre 2003
Annotazioni: Ho scritto più chiaro di quanto m’aspettassi, a parte qualche parola incomprensibile che il tempo ha sbiadito ulteriormente.
http://groups.google.com/group/it.arti.scrivere/msg/d6621c4c21db22f6
La Costellazione del Lupo Azzurro
II parte
L’altro ieri sera andai a far visita a mia figlia, la madre, provvidenzialmente cucinò un primo con formaggio abbondante sciolto nella salsa – avrei mangiato anche il piatto, dove rimasi quasi tutto il sugo ed un po’ di pasta perché imposto dalla linea. – Per secondo ci fu carne che appena assaggiai, pensando tra me: se solo potessi mangiarla domani, invece di mettermi ai fornelli. - La dieta, impone sacrifici da rispettare, per non ritrovarsi quadrati.
Mia figlia é stata eccezionale, mai tanto affettuosa come ieri, mi ha ceduto il suo posto letto, dopo il racconto delle ultime mie vicissitudini - avevamo passato la serata giocando a Connect Four “ Hai bisogno di una ventina d’ore di sonno “ dichiarò quando s’avvicinò l’orario, di ritirarsi.
L’indomani alle sette e trenta ero già sveglio, pronto per ricevere rimostranze dalla ex moglie che non vuole si fumi nelle camere e poco male ci fosse la finestra aperta. – Conoscendo l’avversione al fumo, accendessi la sigaretta per dispetto, fu l’ovvia motivazione sentenza, della sua incavolatura mattutina e per tal motivo, potevo anche andarmene, senza rimpianti.
Nella stanza ordinata di mia figlia, ci sono: giocattoli, libri e fotografie alle pareti. – Ieri ne ho scoperta una nuova, l’immagine di una ballerina, ritagliata da una prima pagina e messa in evidenza tra gli idoli della canzone.
Dopo che Virgola é andata a scuola, sono uscito e mentre aspettavo l’ascensore é uscita dalla stessa la madre, riferendomi che aveva dimenticato d’informarmi della scuola grafica “ Cequer “ la quale aveva telefonato per avere notizie. – Mesi addietro, mi ero iscritto al corso di computer animato e neanche ricordavo di aver sentito o letto questa parola e quando lei ha pronunciato il nome alla francese “ Chéque … r “ per un attimo ho pensato che qualcuno dei tanti debitori mi avesse spedito qualcosa.
Mi sono recato in Camden Town, il mio posto preferito dopo Angel, ed ivi ho stipulato il contratto del gas e della luce – solo per quest’ultima, ho dovuto versare ben centocinquanta sterline d’acconto. – Tanto! - Quando la cassiera ha ringraziato chiudendo il cassetto, ero sul punto di raccomandarle svolgere le sue mansioni alacremente: con la somma depositata assurgevo ad azionista. - Questa del cassetto che chiude con il malloppo da dividendo, a vignetta, esce un capolavoro, specialmente in qualche borsa del terzo mondo, dove con tale gettito di danaro, illuminano la città intera per un numero d’ore non inferiore o superiore a … ?
Mi sono presentato in tutti gli uffici: Job Center, DSS e Housing Benefit, addirittura a Neasden, nella zona di Wembley, che conosco per aver assistito alla finale di Coppa tra Arsenal e Totthenam – finita zero a zero, con suddivisione del trofeo, un’esposizione semestrale in bacheca, prima per l’una e poi per l'altra squadra, e chi sia prima si vedrà poi. - Potenza del sorteggio: sarà premiato chi vivrà l’emozione immediatamente? – Metti che il vicino di poltroncina abbia raccontato una baggianata di calcio turistico? - Le due squadre, si sono dimostrate a dir poco allucinanti, per gli errori e la pochezza di uno spettacolo calcistico veramente indegno: tutti rincorrevano a mucchio la stessa palla, la quale scompariva come nel rugby - paranoia – l'hanno fatto apposta perchè di rugby capisco un tubo mentre qui è lo sport più popolare in assoluto? - Wembley é un bel posto, pieno di verde – lo stadio é imponente – si vede bene, nonostante la pista come al San Paolo ove il terreno da gioco è più distante causa la fossa dei leoni, inutile nello stadio inglese.
Davanti casa c’é un albero chiuso nel catrame, ora lo vedo in fioritura, gialla - sarà un glicine? - Chissà come sta il Bonsai affidato a Rosetta Abete?
E domenica e da due giorni risiedo a Kilburn – a sentire questo nome proprio di località, é impossibile non pensare a to kill uguale uccidere e burn bruciare, oppure ‘o bur come si dice in dialetto, unge. La strada è “ Shoot Up Hill” la malattia di sparare da sopra la collina. Indirizzo da guerre spaziali per la comica inglese con gli irlandesi, cui questo posto é pieno zeppo, tanto da essere definito in Irlanda, la sesta loro regione.
Qui non mi trovo. – Preferisco Angel, anche lì gli irlandesi sono in maggioranza e poi non ho capito come mai esistono negozi dal nome uguale, seppur vendendo prodotti diversi, ciò fa parte della confusione del posto “ Busy “? – Oddio, la zona é dinamica, forse fin troppo, per essere ubicata a Londra in fascia due, salta subito all’occhio c’é più gente e negozi qui che al centro. – Uscirò da questo luogo con un‘esperienza di carattere nordica completa, anche se scoccia calarmi, immediatamente dalla casa di cura non vi sopporto più a questa nuova realtà. * Stabilito tutto ciò che realmente esiste, procediamo avendo imparato tutto ed a tutti attestando ogni cosa si risolve in virtù dell’educazione, la quale non necessariamente deve essere Alta Moda, ma se è tale, meglio è.
In una settimana ho scritto appena una pagina, dopo la maratona di tre giorni e poco più che mi ha portato a questo punto. – Ho avuto tante cose da fare, mi sono distratto ed ora quanto temevo é accaduto: non ricordo più con esattezza cosa avessi scritto precedentemente - dovrei rileggere, ma la voglia è per ciò che attende descrizione. – Prima cosa da puntualizzare onde evitare ripetizioni é dimenticare dottoressa e chi altri, c’é poco da dire, meglio scansarsi tra tanti libri presenti all’ultimo meeting per un Principato della Gelosia Book.
Mercoledì sera sono stato al corso d’animazione. – Il professore ha affermato fossi nel posto giusto. Mistero: in un’aula ci si rivolge ad un singolo, piuttosto che alla classe, e d’acchito? – Sono andato in una delle aule, Learning and Speaking better English, da me frequentate all’inizio, dove s’impara a pronunciare la parola. – La scolaresca, allora era costituita da una ventina di noi in rappresentanza delle diverse regioni mondiali ed ognuno scandiva la parola secondo i propri dettami linguistici, cui sarebbe interessante conoscere tra dieci anni se l'intercalare s'è perso e fino a che punto. – Alla fine, la parola era conosciuta altrimenti scritta secondo la propria pronuncia, cioè scandita chissà come da ogni lato, e volendo essere al passo di livello superiore, dove fui collocato dopo un breve test, cui mi sentirono parlare e stabilirono conoscessi più di trecento parole. – Parlare é stato sempre il mio forte, ricordo il Dottor De Velocis della Fabbrica d’Arredamento Negozi, questi solenne asserì “ Riccardo, dici cose sensate, ma non so fino a che punto parli per convincermi della tua tesi o per il piacere di ascoltarti? “.
Era bello andare a studiare nel college il lunedì e mercoledì in una classe ed il martedì ed il giovedì in un’altra frequentata da extraterrestri, cioé quelli che hanno difficoltà enormi ad imparare l’inglese e più lo parlano e più creano un’altra lingua, cui io appartengo, senza falsa modestia. - Le trecento parole che mi erano state quantificate come bagaglio conoscenza, erano supportate da nuove, le quali s’inserivano grazie allo studio previo un traduttore tascabile, il quale dona soluzioni in italiano o viceversa dall’inglese. – Sul foglietto delle istruzioni é scritto che raccolgono quarantamila parole, ma non é vero, chissà a cosa si riferiscono, forse al complesso di tutte le voci memorizzate nell’aggeggio elettronico, il quale ha anche funzioni di convertitore di pesi, misure eccetera? – Leggendo i termini catalogati sul dizionario secondo la pronuncia, ho affrettato la conoscenza della lingua.
La prima insegnante d'inglese che ho avuto e ricordo, scozzese d’Edimburgo, é stata eccezionale, nel fare l’appello invece di muovere la penna per segnare i presenti, roteava il registro, il quale dopo un giro completo, s’é trovato al posto di partenza. – Esperienza della prima lettura del registro e stop – peccato - non mica è buddista che dal centro inonda tutte le parti? – Una volta mi disse di non perdere il contegno “ Behaviour “ era caldo ed avevo sbottonato la camicia. – Nell’altra classe, tutti inglesi, compreso l’insegnante di Manchester, si respirava un’aria più birichina – l’insegnante faceva notare la differenza tra Cockney e l’importanza dell’inglese corretto, proponimento finale di tutti gli scolari ovvero la buona educazione traspare dal linguaggio. - Intorno ad un tavolo di lavoro la pronuncia giusta ha il suo effetto in qualsiasi età, principalmente adulta. Al non è mai troppo tardi che frequentavo con piacere, l’età media era dei trentenni convenuti a decisione comune di studiare bene, quando una delle persone disse fuck-off, mentre l’insegnante ci delucidava sulla bontà della pronuncia e tutti risero pensando alla segretaria, la quale ogni giorno chiedeva i soldi perché nessuno voleva pagare il corso, mentre la nostra insegnante pensò alle voci provenienti di là dai separè, inserite per fare dalla nostra aula, spazio per un’altra classe, da dove arrivavano parole, indecifrabili, allorquando il fattore economico prendeva il sopravvento.
Poco prima di tornare a salutare in aula, dianzi frequentata, ho incontrato un ex compagno di classe, il quale mi ha informato sorridendo, di aver pagato la retta.
In tutto questo vi svelerò un segreto: ho dedotto che l’inglese si scrive in un modo e si pronuncia in un altro e fin qui non ci piove - il bello sta nel pronunciare la parola secondo le caratteristiche tecnico tattiche dell’interlocutore, se poi si toglie quel ic da tic che fa un petit peu ubriaco, si è al capolinea della tac, errato, si scrive tic e si legge taic e guai farsi venire il nervoso causa la cravatta che stringe.
Bene! – Per trasferire sempre meglio l’inglese nella mia testa, penso di convogliare le quattro azioni principali: scrittura, lettura, ascolto della parola e ripetizione della stessa in una sola operazione che le racchiuda tutte. – Innanzitutto, avrei dovuto riportare a penna con calligrafia chiara tutte e quarantamila le parole – cosa che assolutamente non credevo fossero, poi registrarle per riascoltarle a piacimento senza trascriverle di nuovo, altrimenti avrebbe portato via tanto di quel tempo da far scadere il metodo d’immediatezza, mentre é importantissimo trascriverle tutte per la prima volta, perché anche questo é un modo d’entrare nell’essenza del lemma e se avessi fatto ciò dieci volte, cioè leggerle mentre le ascoltavo e simultaneamente le pronunciavo, tutto sarebbe addivenuto ad un apprendere in automatico, come quando riconosciamo un suono comune da un rumore che ci é familiare, tra tanti simili ma diversi, il quale meglio di tutti ci trasmette immediatamente l’idea del tempo che trascorre nell’ascolto, tipo il tintinnio di una moneta caduta sul pavimento da un’altezza maggiore, la quale produce più rumore e più a lungo della stessa che tocca il suolo da un’altezza inferiore; infine, avrei potuto svolgere il lavoro simultaneo a memoria.
La professoressa di pronuncia, ha dei capelli lunghissimi. – Quando mi ha rivisto, non frequento la sua classe da un pezzo, perché dopo poco, stabilirono, che quale extraterrestre cockney andavo bene, quindi mi cambiarono classe; mi ha chiesto sorridendo, se fossi stato ammalato. – Ho risposto tale era stata la causa della mia assenza.
Decisi di abbreviare il numero delle parole da trascrivere eliminando tutti i termini brutti, si fatica meno e si evita qualche figuraccia e poi così facendo andava bene per ciò che mi prefiggessi. - Mia figlia asserì era difficile comunicare, lei aveva dimenticato l’italiano ed io non parlavo inglese – chiesi quattro mesi di tempo per imparare e quello mi sembrava il miglior migliore per mettermi alle spalle lo studente di venti anni or sono, non mica trenta, dalla fronte si nota sono più giovane. – Virginia é preoccupante per come prende seriamente lo studio, come sfida con se stessa – un
paio di giorni fa, s’era messa a piangere perché non era riuscita ad imparare le tabelline in due ore. – E se non fossi riuscito ad imparare l’inglese per parlare con lei in quattro mesi? – Che esaurimento da numeri demenziali! – Non ci voglio neanche pensare.
Trascrivo tutte le parole, circa sedicimila, su una cinquantina di fogli, con relativa traduzione in italiano e mi metto in cerca di una ” Fairy voce “ l’attenzione si sofferma su una tale, la quale malauguratamente si realizza in modo improprio. – Sarebbe bello proporre la cosa all’insegnante dai capelli lunghi pensai, la quale ha una voce molto musicale ed i bioritmi giusti anche quando siamo in cantina durante l'intervallo, laddove non si beve alcool, ma tea o caffé. – Lei non era la mia insegnante, ma condividevamo con la sua classe e mi distraeva vederla si conficcava ciò che le capitava a tiro nella lunga e folta chioma, mentre io sto perdendo i capelli: che odio!
Chiesi a Lady Pronuncia, la collaborazione della sua preziosa voce e lei acconsentì, fermandosi alla lettera “ I “. - La mia insegnante asserì che così studiando, sarei diventato un pappagallo, più di accennare ad un sorriso consenziente non potevo, magari fossi in grado di ripetere tutto. - Non mica potevo inventare tutte le parole e le vecchie sarebbero diventate folk? – Quando mi diede la cassetta registrata, notai qualcosa di particolare nei tempi, che ad un primo esame risultavano sbagliati, dapprima troppo lenti, poi quasi errati, per poi andare sempre più veloce, come parl’I, voleva dire lei?- Vabbeh! – Morale della favola: l’esperimento era riuscito e poteva essere produttivo ed io imparavo comunque, perché conoscendo le situazioni e la voce, era rilassante anche quando gracchia di proposito e poi mentre ascoltavo leggevo e ripetevo la parole mettendole sempre più in linea mentale, memorizzandole sempre più velocemente grazie all’entrare in sintonia con il modo d’essere suo, in primis insegnante d’inglese. – Eppure, quando le chiesi se lei avesse una “ Fairy Voice “ mi rispose che non esiste in inglese una tale affermazione, perché “ Fairy “ significa un qualcosa nel vento … ma io non sono calvo, avrei voluto aggiungerle e decisi che meglio sarebbe stato non continuare discorsi, perché con la testa giocorellona che mi ritrovo, forse é meglio si fosse fermata alla lettera “ I “ e sugli aggettivi inerenti alla testa, la cosa si ferma qui, perché altri, escluso mio padre, non sono ammessi a fare commenti spropositati sui miei capelli, se non suggerire la pettinatura o come mai li ho così neri naturali.
E caldissimo da un paio di giorni – si suderebbe anche immersi nell’oceano. Ieri, ho ricevuto la visita degli assistenti sociali; viaggiano a coppia – lui in bermuda. – Mi hanno chiesto documenti più propri, i miei sono scaduti, però la patente non l’accettano. - La patente in Italia é il documento effettivo, per ottenerla bisogna dimostrare di essere abilitati alla guida, integri moralmente e fisicamente, mentre per la Carta d’Identità, ho fatto notare, bastano due testimoni, i quali registrano tale dichiarazione di conoscenza per professione, di fatto stazionando fuori agli uffici, dove sempre trovano clienti, in quanto sarebbe impresa improba giungere allo sportello Comunale con due amici o parenti nei giorni feriali dediti al lavoro, cui sono attenti questi due testimoni, i quali garantiscono conoscenza e lungimiranza per tutti i cittadini di Napoli. - Il Passaporto é il documento ufficiale in assoluto, però non sono sicuro se richieda un incartamento superiore alla patente, per la quale bisogna pagare anche il bollo annuale ovvero la tassa, altrimenti i progetti di guida non decollano, ma stazionano nello spazio come nel traffico. – “ Due testimoni per un minimalista “ - mah? – Non si porta più il minimalismo – uno é poco e due sono assai e si riparte di nuovo in trafila per gli uffici, dove scopro non sono nato qui. – Cavolo! Dove mi stanno inviando i figli dei fiori? - Sfottono? – Chi fa da se fa per tre. – Qui, si crede ai cittadini, non mi sembra d’essere tanto sfornito di documenti, anzi. - Gli assistenti sono simpatici: una ne fanno e cento ne pensano. – Qualche giorno fa sono stato di nuovo al College Cequer, dove ho incontrato il “ Very “ English come s’identificò lui, quando gli chiesi di dove fosse, dopo che lo aveva chiesto a me e presentandosi in tal modo voleva trasmettermi nel linguaggio veloce computerizzato, che per parlare con me lui non aveva bisogno di tradurre mentalmente cosa volessi significare con il mio inglese da bingo interpretativo, in quanto secondo lui sono espressivo. - Inutile confidargli parlo anche francese e latino, da rosa a rose rosse, e siamo solo alla prima declinazione e meglio non aggiungere niente di nuovo, che si traumatizza sentendomi viaggiare in is e ius fino a cinque casi, sia al singolare che plurale e sempre inerenti alle declinazioni; e se non sa rispondere, pensai, l’intelligenza da Eqque Qua Pappagoda arenandosi al primo incontro non produrrebbe scambio culturale, meglio soprassedere, non troncare il dialogo, altrimenti cadendo in competizione farei la figura dell’ignorante, inoltre le declinazioni manco le ricordo e siamo solo al mercoledì ed il prossimo week-end, da dedicare allo studio delle desinenze, é lontano.
Mi sento come se tutti dovessero indagare girando alla larga dalla questione cervello, dove se mi capitano a tiro, poi mi osservano controluce, come se fossi di un’altra essenza: trasparente. – Può essere mai un singolo superiore ad un gruppo compatto? – Impossibile! – Altrimenti, il minimalismo non sarebbe terminato e se fosse passato di moda per spirito di squadra intellettuale? – Ma chi ti ha detto é finito? – In ospedale, in un frangente, hanno asserito forse io non socializzavo. – Orbene, ieri ho scoperto una copia del giornale locale sotto la porta – una donna, la quale dovrebbe essere l’esaminatrice, risiede localmente, si descrive veramente a modo, molto carina, psicologa, più altre qualità, dichiarano di essere in cerca di un uomo - allora per sedare ogni dubbio, le ho risposto come segue: scrittore molto carino, artista intelligente, gentleman bellissimo, eccetera e senza preamboli le ho dato anche l’esatta ubicazione di dove risiedo e tra l’altro, scrivo di fianco al davanzale della finestra, qualora fossi passato inosservato per strada ed ora a lei misurarsi la palla, fesserie non ne racconto. * A ragionar col senno del poi rispondo sono interessato solo alle persone belle che sono interessate a me.
Ha citofonato qualcuno - non mi sono nemmeno degnato di vedere dalla finestra chi fosse, chiedeva se sapessi … come socializzare, probabilmente, gli ho consigliato di bussare al flat uno o due, i quali dovrebbero essere gli unici abitati. L'interlocutore, mentre abilmente si confondeva appresso le sue chiacchiere, ho avuto il dubbio l’annuncio fosse un bluff o che lui si ponesse in contrapposizione linea gelosia della bella psicologa; essendo questi a modo suo scherzoso, non l’ho spedito a quel paese per buona educazione, anche perché sembra di mentalità gay, la quale mandandolo a fare in culo equivale a non me lo sarei più tolto dai piedi, infatti è là che starà andando nei suo pensieri; i gay sono in aumento e nelle metropoli si accalcano enormemente.
Alla scuola d’animazione il tutore ci ha inviato a disegnare un oggetto dinamico dall’immediata sensazione d’azione, la quale grazie all’animazione si sviluppasse nel tempo secondo le nostre intenzioni. – Alla fine del mio lavoro: un orologio - ho notato che anche il mio compagno Very English accanto, aveva fatto la stessa cosa – il mio, avendo sei scomparti, era divenuto una bussola. – Il professore vedendolo, ha detto di cambiare soggetto, non perché vi fossero due spazi in più, o altrettanti ne mancassero per le posizioni intermedie. - Mi ha consigliato di disegnare un insetto – aggiungendo di prendere spunto, dalla visione dei filmati della settimana scorsa. – Gli ricordo dei filmati che non ho visto, e gli insetti non m’interessano perché appartengono allo stilista Moschino, il quale con quei temi, una decina d’anni fa, ha fatto delle collezioni di felpe stupende. – Ma come faccio a dire questa cosa qui al professore, il quale non da tempo alle domande, che già intuisce secondo i presupposti futuro remoto? – Sono su un computer avanzato, nonostante avessi dichiarato d’essere principiante – mi sento da evviva il parroco e lui garantisce va bene ed io mi guardo intorno in cerca di chissà dove vorrei aggrapparmi per non passare da rimbambito.
Si conviene con il professore, ho bisogno di una guida libro, grazie alla quale ottenere dimestichezza con il computer, in definitiva assicura di non preoccuparmi più di tanto, ma di concentrarmi sulla storia da sviluppare. – Non mi trovo! – Ho l’impressione che vogliano andare dritto spedito sulla carta igienica fumettata ed il personaggio dell’insetto non é ideale, anche se minimale. – Muovo un tasto ed esce un terrazzo il quale apre sei finestre. - Di nuovo sei finestre? - Manca solo annaffi le piante, ma come? – C’é incompatibilità tra elettronica ed umidità. – Guardo intorno e sembra il computer si preoccupi che volessi affacciarmi alle finestre sul terrazzo, per cosa? - Le piante ed in mancanza d’acqua, stop, senza perdere la direzione. - Troppo complicato ed io troppo deficiente in inglese e non m’interessa sacrificarmi per studiare questa materia computer se non in lingua madre e poi il computer parla un altro linguaggio - é vero che siamo pur sempre nell’era minimalista, ma non vedo perché debba fare tutto io: invenzione, soggetto, scene, dialoghi, il professore pensa di aiutarmi con i disegni, e sicuramente avrà le sue brave ragioni per crederci, il difficile è fargli intendere che tutte queste mansioni contemporaneamente non mi attirano più e neppure per gradi voglio rinnovarle da un passato vicino ma andato. – Uscendo, a fine lezione avrei voluto dirgli che la storia sul piatto dell’orologio con la bussola, c’é tutta, manca il disegno che altresì ho fatto, ma non va bene perché ci vuole l’insetto?
Siamo nell’era della velocità. – Center Point: la realizzazione grazie all’idea. – Il bello é che ognuno può dire la sua. - Quanto conosco di lingue straniere mi sta bene, tanto non sono votato alla carriera diplomatica o del traduttore da strapazzo che si destreggia tra il parietale destro ed il sinistro; traduttore esaurito, imbalsamato, sulle strisce pedonali. * In fisica si può spostare il tempo all’indietro, ma nella realtà no.
Se ho capito bene, per lui, l’idea dell’orologio con la bussola, aveva sì, insito in se, la successione dello spostamento in tutte le direzioni, ma forse il professore cercava più anima nel campo d’azione. – Per me spaziare di più, significa avvalorare ciò che ho dichiarato al Job Center “ scrittore, divulgatore di nuove idee etc. “ e l’orologio con la bussola è pezzo forte da realizzare nella mia collezione che mi porto appresso da anni, e tutto questo paragrafo animazione al College è il fine della mia azione circa questo progetto d’animazione: l’anima del tempo e sue direzioni, ove per vettore inclinazione s'intende il punto di forza in espansione ancorato nell'animo.
O.K.! – Esempio spostamento del tempo e sue direzioni, o, a secondo della bisogna siamo ad una delle prime volte che si usciva insieme per lavoro con la socia Bellazzi. – Lei stabilì che dividevamo tutto, per esempio la Jeep, in tre mesi mi costò nove milioni – che generosa. – Lei guida male per quelle strade – non nel senso della guida pura, quanto per la poca conoscenza della provincia di Napoli – una vera bolgia, dove nell’errore di un senso unico, da una stradina millenaria all’altra, si perde una giornata prima di raccapezzarsi per la via giusta. – Premessa: con la Jeep non commettevo infrazioni o incidenti, e non é che per la strada giusta mi sfuggisse ciò che si parasse davanti ai paraurti super corazzati. – Voler bene ad un’amica costa così tanto? – Ciorta mia! - Meglio lasciar perdere.
Orbene, la mia bussola era sempre stata la visualizzazione della nostra terra nei suoi punti cardini: il Vesuvio, le isole, la penisola sorrentina, San Martino, promontori più o meno visibili da tutta la città, provincia compresa, fino al Matese, specialmente di notte sotto le luci é anche bello riconoscere la direzione indicativa, grazie a sculture naturali illuminate.
Orizzonti: punti di vista che s’innalzano allargando la conoscenza, asseriva un famoso musicista dei Donna.
Appesi ad un punto cotone che si rincorre nel ricamo; con Tina ci dividevamo tra un appartamento da lavoro a l’altro, a volte nel medesimo stabile altre nel palazzo più in là, tutto un quartiere, di uno dei paesi più abili nell’artigianato artistico della fascia cittadina vesuviana era all’opera per la confezione del nostro prodotto, il quale allora costituiva “ Boom “ nel settore abbigliamento. – É difficile definire lo stress che quel oggetto del desiderio femminile sopportava prima di entrare in vetrina. – Tina, nella scelta del modello da proporre alla vendita, era stata eccezionale - aveva ricavato dei disegni da un libro e facendoli dipingere sulle magliette andava ad arricchire il tutto con payette, lavoro certosino che impiegava moltissimo tempo e richiedeva anche concentrazione massima tra i fasonisti. – Lavorando insieme ed analizzando i tempi, scegliemmo dai libri che aveva acquistato, i quali costituivano una vera biblioteca d’arte fotografica, i disegni che rendevano maggiormente e forse impiegavano anche minor tempo gli originali nella realizzazione della riproduzione fedele sulla tela di maglia, poi ci rivolgemmo alle professioniste del ricamo ed applicazioni. – All’inizio non ero molto d’accordo nello sfruttare capolavori d’arte, ma quando lei mi chiese se li conoscessi e la mia risposta fu negativa - subito lei asserì che i tali artisti dovevano ringraziarla e gratificarla, se in virtù della sua intuizione, finalmente stavano diventando conosciuti per quanto meritavano. – Come darle torto? – Per accelerare il lavoro, divulgai la tecnica dello spolvero, lezione imparata dal mio amico restauratore, cui riporterò a tempo debito, inoltre m’interessai di tutte le fasi della messa in opera del prodotto, le quali immediatamente andarono a gonfie vele.
La tecnica dello spolvero piacque moltissimo, in uno dei più artistici palazzi della Napoli antica, dove i figli del padre della pittura post-atomica, movimento artistico di risonanza mondiale, si adoperavano per noi, magistralmente. - Tempi trasmessi su dipinto, e che personaggio, questi, il professore, Preside in pensione dell’Accademia di Belle Arti, intimo d’artisti del calibro di Andy Wharol e De Buy, cui ne era precursore e certamente non gli piacque che la figlia stesse a riportare i lavori di altri maestri del passato per le nostre speculazioni. – Lo stesso, identico discorso che la socia aveva fatto a me, sortì lo stesse effetto di successo e lui si squagliò come burro al sole, chiedendomi se sapessi chi avessi di fronte, visto che parlavo con cognizioni di causa artistica e fortuna mia di quel periodo, fino al pallino Luigi Filippo non s’era proprio accennato, altrimenti sarebbe venuto a galla ne sapevo una in più, in materia arte di talent scout che non c'è per me. – Quando mi condusse nelle camere per la casa per mostrarmi i suoi quadri, notavo normalmente la sua arte, così come non resto ugualmente stupito davanti ad un Wharol, ma fui sempre più incantato da lui e questo certamente non cambiò il suo giudizio nell’atteggiamento da industriale d’altri tempi in cerca di frusta, quasi ossessivo, per la fretta condizionante ai suoi figli, come scherzava asserire lui perché li vedeva tanto lavorare, e sembrava chiedersi tra il serio ed il faceto, con espressione tipica napoletano verace: San Gennaro, aiutami tu, chissà in cosa ho sbagliato per vedere i miei figli sudare tanto? – Risposta: in niente! – Siamo ancora vivi! - Professore: siamo giunti al capolinea, non per l’atomica di cinquant’anni fa, ma grazie al computer, possiamo andare in vacanza.
Il professore con moglie e figli – era in pensione da tempo e da quando s’era sposato, le suppellettili di casa quelle erano e tali sono rimaste, sempre più lucide per la verità – non cambiava niente e poco c’era da fare essendo noi vittime predestinate della bomba atomica e l’unica cosa che ci distingue nella conoscenza, é accettare il ruolo con dignità. – Questa era la sintesi della sua lezione accademica, la quale se proiettata in una realtà cui l’artista per la fame perde la vista, come diceva il mio amico … perbacco, quando si mette l’arte in mezzo, sempre più spesso il labirinto della conoscenza imbroglia, il discorso partito da un capo si dipana andandosene chissà dove, a volte difficile è tornare sui propri argomenti, presentando continuamente altri orizzonti che colgono sprovvisti. – Come disimpegnare il labirinto atomico? - Sia ben chiaro, questo dato di fatto non angosciava il professore, se non a livello produzione artistica, e posti in essere i quadri realizzati, cioè attaccati i suoi capolavori al muro, ha smesso di dipingere dandosi all’insegnamento, inseguendo con successo la vita familiare, la pace. – Tra di noi c’era molto feeling e mi divertiva dichiarargli che l’avrei condotto nel mondo del lavoro. – Era stupendo incontrarlo in strada mentre faceva shopping con la moglie: gente grande nella loro semplicità, la quale trasmette quella sua malcelata angoscia di generazione che si scusa per aver partorito la bomba atomica … che non abbiamo. – Un figlio lavorava al cimitero, un’altra, artista come lui, dipingeva balene chilometriche e s’impegnava alacremente per non farle estinguere in un mare sempre più inquinato – insomma personaggi bellissimi, tra i quali spiccava Raffaello, il riuscito col fiocco dall’Accademia di quel anno. – Non era per me il momento d’argomentare d’arte, alla fine tra persone a livello, il punto di vista d’intesa comune si trova sempre, qualora avessi voluto assurgere a creativo tra i grandi, secondo il loro concetto. – Ero indubbiamente facilitato nel farmi seguire, dall’essere stato presentato dal fratello di una delle mie clienti, il quale riconosceva in me qualità artistiche. * a proposito di dignità ... di so d non sapere com fuggire la morte, allora credo nella clonazione! Ma è solo a una parola o esiste davvero? Il correttore ancora oggi duemila diciannove la da in rosso.