Il giorno sabato 13 novembre 2021 alle 17:18:59 UTC+1
m...@max.it ha scritto:
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Secondo me esistono vari livelli su cui affrontare l'argomento. Cerco di spiegarmi e non è facile. Premetto che sarò sbrigativa, perché se dovessi approfondire si farebbe notte, poi mattina, poi notte un'altra volta...
Qui affronterò solo il discorso "conversione a Scientology" e permanenza medio-lunga in Scientology, diciamo dai 3-5 anni in su (da notare che la stragrande maggioranza delle persone che si avvicinano a Scientology se ne va nel giro di alcuni mesi, quindi la stragrande maggioranza degli "ex" ha storie genericamente "neutre" come la mia. Il bilancio è alla fine negativo, l'impegno economico/personale moderatamente basso, nessuna "storia dell'orrore").
Il discorso è ancora diverso per le seconde (e oltre) generazioni, quelle che non hanno scelto e che magari si sono ritrovate arruolate in Sea Org a 12 anni o appena raggiunta la maggiore età anagrafica.
Gli ex membri hanno più modi di raccontare le proprie esperienze:
- c'è un modo "sincero", contestualizzato e approfondito di chi davvero vuole capire che cosa gli è successo così da non ritrovarsi più in evenienze assimilabili.
Ci si racconta a se stessi e agli altri, così che gli altri possano trarne giovamento, insegnamento, cura.
E allora si parte con l'analisi della "vita di prima", che cosa si pensava, si credeva, si voleva, ciò a cui si ambiva. Si analizza l'incontro con il gruppo, perché si sono fatte certe scelte piuttosto che altre (es. diventare staff o addirittura Sea Org Member), che cosa si è ricevuto dalla dottrina/prassi/gruppo, diciamo "il bene" che c'è stato e che senz'altro ha influito sulle proprie scelte. Questo "bene" dev'esserci necessariamente stato, altrimenti non si spiega la lunga frequentazione se non rifacendosi alla ipersemplificazione della "manipolazione mentale", un "letto di Procuste" che ormai rifiuto da anni. La realtà è molto più complessa di così. [1]
Poi si analizza la disillusione, com'è cominciata, perché all'inizio non la si è ascoltata, perché alla fine la si è accettata.
Tutto questo comporta un lavoro interiore molto forte, lungo, doloroso.
Questo è il modo di raccontarsi che ho sempre prediletto per le traduzioni che ho messo su "Allarme Scientology" e che si ritrova grossomodo in quasi tutti i libri di ex che ho letto (Gardini esclusa). Uno su tutti: "Sogni Rubati" di Jeff Hawkins
http://www.allarmescientology.it/libri/sognirubati/index.htm
- c'è un modo "mediatico", didascalico di raccontare, dove il focus è la storia dell'orrore, quella che fa storcere la bocca, indignare. Ma è un modo decontestualizzato che non tiene in considerazione il percorso intimo e individuale della persona, credenze pregresse, difficoltà, ambizioni, limiti. "Mi hanno truffato mila soldi! Mi hanno rovinato! Mi hanno plagiato! Hanno distrutto la mia famiglia! Sono dei delinquenti!".
In fondo, questo è ciò che i media si vogliono sentir dire perché hanno poco spazio, poco tempo, molte esigenze editoriali e spesso anche "un'agenda nascosta", per così dire: creare indignazione e sconcerto sulle cosiddette "sette" (vs. "religioni legittime") e invocare la reintroduzione della tristemente nota legge sul "plagio mentale".
Articoli e trasmissioni di questo tipo non si contano più.
E' anche il modo preferito di certi cosiddetti "libri-inchiesta" ideologicamente guidati, vedi "Occulto Italia" di Del Vecchio e Pitrelli (2011) e "Nella Setta" di Piccinni e Gazzanni (2018). Spara sulle cd "sette", pigia il pedale della mitologia "giornalista coraggioso" e il "premio" è assicurato. Non importa se è dato da chissachi... magari irrilevante nel mondo del giornalismo, o della letteratura.
https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2011/09/24/587647-gran_gala.shtml -
https://www.huffingtonpost.it/entry/nella-setta-di-flavia-piccinni-e-di-carmine-gazzanni-ha-vinto-il-premio-mattarella-giornalismo-2019_it_5d91eaace4b0ac3cddabcbfe
L'importante è passare alla cassa.
Lo scopo di queste operazioni editoriali non è tanto capire, quanto indirizzare (manipolare?) l'opinione pubblica. Alla fine questi libri diventano delle raccolte di "storie dell'orrore" dei cui protagonisti poco si sa.
E' stata anche la linea guida dei libri di Gardini/Laggia e della puntata di "Presa Diretta" dedicata alle "sette" (2018 -
https://www.raiplay.it/video/2018/02/PresaDiretta-Io-ci-credo-e9a0c56b-1d8b-4bd3-a10a-f7cb19bdc8de.html ).
- poi ovviamente ci sono infinite modalità intermedie, quelle che magari si trovano su forum, blog, ... "cd "letteratura grigia".
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La modalità "mediatica" a cui appartiene Pier Paolo Caselli generalmente funziona così: succede qualcosa di mediaticamente rilevante, es. una qualche esternazione di uno scientologo famoso (metti Tom Cruise); l'inaugurazione della grande sede milanese; un qualche rilevante fatto di cronaca. Allora al capo-redattore (o al free lance di turno) viene in mente di fare un articolo/servizio/trasmissione su Scientology. Il pezzo sarà più o meno approfondito, più o meno serio, più o meno contestualizzato, ma la voce che NON DEVE MAI MANCARE è quella dell'ex membro, e dev'essere una voce indignata, non si dà che sia una storia neutra o positiva, seppur blandamente.
Quindi si parte alla caccia dell'ex membro disposto a parlare (e si contano sulle dita di una mano).
Ripeto, la figura dell'ex membro è determinante non tanto per tracciare le caratteristiche del movimento (storia, dottrina, prassi), ma per dare "solidità" all'effetto che si vuole creare. Difficilmente, se non mai, si andranno a cercare i seguaci soddisfatti. Quella parte della storia non interessa.
(Molto bello invece il libro di Janet Reitman, "Inside Scientology"
http://www.allarmescientology.it/txt/reitman_recensioni.htm , che prende in considerazione anche una seconda generazione ancora praticante).
Pier Paolo Caselli appartiene alla modalità "mediatica". Al giornalista di turno poco interessano la sua personalità, il suo passato, la sua storia personale, il suo percorso, le sue credenze, la sua visione del mondo. Al giornalista interessa unicamente che Caselli dica ciò che il giornalista si vuole sentir dire, e che ha già detto uguale in tutte le sue interviste: "mi hanno rovinato" (= sono una vittima della "setta cattiva"). E sappiamo bene quanto a lui piaccia il ruolo della "vittima" di tutto, da Scientology a questo NG, fino al "sistema" e "all'ordine mondiale". In fondo si è vaccinato "per costrizione", altrimenti finiva di nuovo alla canna del gas.
Una volta verificato che l'ex membro è veramente tale, vale a dire che ha frequentato e speso dei soldi, il resto ha poco valore. Prima di Caselli le stesse identiche cose le diceva la Gardini, poi le ha detto Sotgia, poi le ha dette Caselli. Fuori uno pronto l'altro che ripete la stessa cosa. Ma la persona in quanto tale poco interessa. Nemmeno interessa che molti altri abbiano fatto percorsi diversi.
E veniamo alla credibilità di Caselli.
Visto il ruolo del suo racconto/presenza nell'economia/contesto del pezzo che si andrà a fare (quando va proprio grassa-grassa gli faranno spiegare un po' di dottrina in modo decontestualizzato e truce), l'unica cosa che rileva è appurare che abbia effettivamente frequentato Scientology e che abbia davvero speso dei soldi.
Su questo la credibilità di Caselli ci sta tutta, per cui se un giornalista mi chiede un ex membro che "corrobori" il suo articolo/servizio non ho mai avuto difficoltà a indirizzarlo a Caselli. Lui si prestava e ancora si vanta e gongola, ma soprattutto... disposto a parlare c'è (c'era) solo lui, fatto da tenere in considerazione. Morta la Gardini e uscito di scena Sotgia, è stato il suo turno (non ancora rimpiazzato). Conosco decine di ex membri con alle spalle storie "pesanti", ma semplicemente non si prestano al gioco dei media.
Il discorso "credibilità" diventa però preponderante quando il livello della narrazione complessiva si alza di livello.
Per esempio: Caselli è credibile quando dice che Scientology "lo ha rovinato"? Non è che magari, scavando un po', si scopre che il grosso di quella "rovina" è dipesa da lui? Dalle sue credenze? Dalla sua visione del mondo?
Un Caselli che dicesse che Scentology lo ha "plagiato", sarebbe credibile? Se dicesse che Scientology lo "ha isolato" dal mondo, sarebbe credibile?
Questo livello più alto, però, esce dal contesto mediatico ed entra in quello accademico. E gli accademici non si limitano al "mi hanno rovinato", al virgolettato con nome-cognome che dia "sostanza" al loro pezzo. Scavano più a fondo e magari scoprono che Caselli si è rovinato da solo per i motivi x, y e z.
Per ciò che riguarda il contributo mediatico che Caselli ha dato finora, e limitatamente a quello (tutti i media da me consultati gli hanno attribuito sempre le stesse identiche 3 affermazioni, fateci caso), lo ritengo accettabilmente credibile e utile allo scopo dei giornalisti che a lui si sono rivolti. Il "accettabilmente" è riferito al "mi hanno rovinato", perché dopo 13 anni di suoi scritti su questo NG direi che Caselli ha fatto tutto da solo. Ma la sua storia "regge" per il livello nazional-popolare.
Cò che ritengo stupefacente, e che non interessa ai media nazional-popolari, è che Pier Paolo Caselli continua imperterrito sulla stessa strada/visione del mondo/forma mentis che, a suo dire, "lo ha rovinato".
Tu Max hai sottolineato più volte come Pierpi pare non abbia tratto alcun insegnamento dall'esperienza che lo avrebbe "rovinato". Questa cosa del covid ce lo ha dimostrato con grande chiarezza.
Oggi come ieri, Caselli deve sentirsi parte di una "elite" che "ha capito tutto". Lui deve andare "in direzione ostinata e contraria", come cantava De André.
Solo che Caselli pare non abbia capito che cosa De André intendeva. Se la "maggioranza" (o la "massa", o il "gregge" come Caselli dice) va in una direzione, lui per sentirsi "speciale" deve andare in quella opposta, indipendentemente da. Solo così si può sentire parte di una "elite", proprio come ci si sentiva nei 20 anni in cui ha frequentato e pagato Scientology.
C'è che a volte la "maggioranza" ha ragione, perché basa la sua opinione sui FATTI (non sulle pugnette) e andare "in direzione ostinata e contraria" è semplicemente da stupidi, come l'esperienza in Scientology avrebbe dovuto almeno insegnargli. Perché poi, ieri come oggi, si rischia di ritrovarsi a seguire pedissequamente "il gregge", cioè la maggioranza della sua minoranza di bastian contrari convinti di essere "superiori alla massa" = (presunta)"elite".
C'è una cosa di Caselli (tra le molte altre) mi colpì molto, molto negativamente fin da quasi subito.
Era il tempo della mia pubblica diatriba con la Gardini (fine 2008). Caselli scrisse e rimarcò che non conosceva il pregresso, che non conosceva il contesto e nemmeno gli interessava conoscerlo, ma che ciononostante doveva schierarsi.
Questa si chiama "arroganza dell'ignoranza" fatta persona, con tutti i danni per sé e per gli altri che si porta dietro.
La stessa "arroganza dell'ignoranza" che contraddistingue lo scientologo-tipo, la stessa che portò Caselli a "rovinarsi" in Scientology e oggi a esprimersi/esporsi come fa rif. covid, vaccini, ecc.
(Che stiamo ancora in attesa delle statistiche di morti per mascherine e di offesi da perossido di idrogeno [acqua ossigenata]). Che io se sono ignorante su qualcosa opto per una di due strade: a)studio; b) sospendo il giudizio e mi taccio).
Riassumendo: ritengo Pier Paolo Caselli credibile per il ruolo di cui i media nazional-popolari che si nutrono di scandalismo sono alla ricerca. A loro interessa chiunque possa corroborare l'impianto narrativo già delineato. In fondo il giornalista deve "dare la notizia". Diverso il ruolo dell'accademico, il cui scopo è capire e spiegare. E lì il Caselli che abbiamo conosciuto fino ad ora crolla miseramente. E mi dispiace.
1. Come ho scritto più volte qui e altrove, ho avuto la fortuna di conoscere alcune persone che mi hanno illuminato alcuni aspetti su cui cominciai a interrogarmi nel momento in cui iniziai a trovare piuttosto insoddisfacente la teoria della "manipolazione mentale" come spiegazione unica per l'adesione a certi gruppi ad "alte pretese".
Oltre a Giaga e a un altro amico caro che non ha mai scritto qui, ma che come Giaga e con molta pazienza mi ha sempre fatto da "avvocato del diavolo", ne devo/voglio ringraziare alcune in particolare che con me hanno parlato per ore e che mi hanno raccontato non il "qui e ora" (ciò che penso oggi), ma il "là e allora", che cosa pensavo in quel momento, che cosa credevo, perché lo credevo e perché tutto l'insieme mi ha guidata/o in una direzione, verso le scelte che ho fatto: Ildiko Bajnoczi, Silvia Kusada, Paolo Facchinetti e Paolo Ruggeri.
Ulteriori ringraziamenti di cuore a Leonardo Serni e a Raffaella Di Marzio, grazie ai cui scritti ho imparato a mettere ordine nei miei ragionamenti/studi/approfondimenti/affinare il senso critico fin dall'ormai lontanissimo 1997.