Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi
giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi.
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5a parte.
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In Lituania, la dittatura militare che resse il paese durante la prima
indipendenza (1918-1940) si appoggiò politicamente all' "Unione
Nazionalista", donde provennero due presidenti. Uno di essi, Antanas
Smetona, si ispirava chiaramente al modello mussoliniano, e un
delegato lituano partecipò, nel dicembre 1934, al congresso fascista
dei "Comités d'action pour l'universalité de Rome" che si svolse a
Montreux, in Svizzera,
L' "Unione Nazionalista", in un altro paese ultracattolico come la
Lituania, permise al clero (che, ovviamente, ne approfittò a man
bassa) di esprimere le proprie posizioni politiche in maniera
preponderante; ed anche in Lituania un sacerdote, Vladas Miromas,
diverrà capo del governo tra il 1938 e il 1939. In questo paese la
comunione fra nazionalismo e religione fu dunque perfetta e spiega
anche perché, nel 1941, all'epoca dei massacri di ebrei cui
parteciparono attivamente delle unità fasciste lituane, l'arcivescovo
ausiliare di Kaunas, Vincentas Brizgys, proibì al suo clero di fornire
qualsiasi tipo di aiuto ai perseguitati.
Al pari che in Polonia, l'Ungheria del "reggente" ammiraglio Miklós
Horthy (proveniente da una delle più antiche e nobili casate magiare e
che si fregiava ancora del titolo di ammiraglio della marina asburgica
sebbene l'Ungheria indipendente uscita fuori dalla I guerra mondiale
non avesse, e non abbia tuttora, alcuno sbocco al mare…) trovò nella
potentissima chiesa cattolica locale un alleato fedele. Senza
spingerci troppo oltre nell'analisi storica del regime horthyista
(che, sebbene la sua congrua dose di repressione e morte -scatenatasi
soprattutto con la repressione sanguinosa della "Repubblica dei
Consigli" di Béla Kun, nel 1919, il "terrore bianco" ungherese), che
fu probabilmente più ultranazionalista che fascista in senso stretto,
possiamo dire che il cattolicissimo Horthy non si discosta dai suoi
santi colleghi di mezza Europa per il suo fervore antisemita
(l'antisemitismo più terribile era del resto assai radicato
storicamente in Ungheria, paese che contava una popolazione ebraica
assai cospicua). Con un tempismo perfetto, Horthy promulga le prime
leggi razziali nel 1938; e nel 1943 iniziano le deportazioni. Diversi
alti dignitari ecclesiastici ungheresi (spesso, al pari di Horthy,
provenienti dall'antica aristocrazia terriera), per congratularsi con
l'ammiraglio, celebrano in tale occasione una messa solenne "per
ringraziare Dio". Quando l'escalation antisemita ungherese giunge al
parossismo, nel 1944 (550.000 vittime sui 750.000 ebrei ungheresi),
furono i membri del "Partito della Volontà Nazionale", più noti -anche
a chi ha visto lo sceneggiato sulla vita di Giorgio Perlasca- come
"Croci Frecciate" a mostrare il più macabro zelo nell'assolvere alla
versione magiara della "Endlösung". Ricordiamo a tale riguardo che
l'iscrizione alle "Croci Frecciate" era vietata a chi non fosse
battezzato nel seno di santa romana chiesa, e che tutti i membri del
movimento erano dei buoni cattolici.
Con la Romania degli Hohenzollern-Sigmaringen del re Carol e del
regime fascista del maresciallo Antonescu (talmente ispirato da
Mussolini, da riservarsi il titolo di "Conducator", traduzione
perfetta in rumeno di "Duce") abbiamo un esempio di compromesso e
connivenza che tocca stavolta la chiesa ortodossa, largamente
maggioritaria in quel paese. Un compromesso e una connivenza che si
saldano con il diffuso ultranazionalismo rumeno (quello che fece
scrivere all'esule Eugène Ionesco, che in realtà si chiamava Eugeniu
Ionescu: "Il rumeno è un animale nazionalista"). La Romania è un altro
paese dove la comunità ebraica è numerosissima, e le prime leggi
antisemite vi risalgono addirittura ai primi anni del XX secolo (con
alcune proteste internazionali che si ebbero all'epoca); figuriamoci
quindi se il terreno non era più che fertile. Negli anni '20 sorgono
in Romania diversi movimenti di estrema destra violentemente
antisemiti; tutti quanti, senza eccezione alcuna, si dichiarano
"cristiani". I loro nomi ne fanno perfetta fede: "Partito Cristiano
Nazionaldemocratico", "Lega per la Difesa Nazionale Cristiana" e,
addirittura, la "Legione dell'Arcangelo Michele". Quest'ultima,
fondata nel 1927 da una sorta di mistico paranazista con tanto di
visioni angeliche (sarebbe stato giustappunto l'Arcangelo Michele che
gli aveva ordinato di costituire la Legione "per la salvezza della
Romania cristiana"), Corneliu Codreanu (14), si dotò ben presto di un
braccio armato, detto "Garda de Fier" (Guardia di Ferro), le cui
simpatie per Mussolini prima e per Hitler poi non erano certo
sconosciute. Nonostante ciò, nessuno osò mettere da parte San Michele
Arcangelo, e la chiesa ortodossa rumena (che è una chiesa nazionale
non legata né al metropolita di Mosca, né a quello di Costantinopoli)
non se ne indignò affatto. Tutt'altro. Peraltro, tra i membri della
"Garda de Fier" si trovavano numerosi pope. Nel 1939 i tre partiti
cristiano-fascisti si unirono dando luogo al "Partito
Nazionalcristiano"; un anno prima, il re Carol aveva instaurato una
sorta di fascismo monarchico-cristiano formando un "governo di unità
nazionale" il cui primo ministro era, sentite un po', il patriarca
ortodosso rumeno Miron Cristea (in Romania è accaduta spesso questa
tragica assonanza dei cognomi, con il primo ministro-patriarca che si
chiama "Cristea", il primo ministro di Ceausescu che si chiama "Manea
Manescu" e il generale che guida la rivolta anticeausescu che, di
cognome, fa "Militaru"…). Va da sé che lo stesso "conducator",
Antonescu, era un buon cristiano ligio ai dettami dell'ortodossia; e
così, nel 1940, i fascisti nazionalisti cristiani si scatenano e danno
il via a dei massacri inenarrabili puntualmente eseguiti dalla
cristianissima "Guardia di Ferro" (15), momentaneamente alleata di
Antonescu, ma che poi cadrà in disgrazia per il tentativo di
rovesciare lo stesso Antonescu e di instaurare un regime
dichiaratamente nazista. Al che Antonescu la fece sciogliere di forza,
ne imprigionò i dirigenti e fece eliminare il mistico Codreanu in
maniera cristianamente atroce (si ignora la sorte riservata
all'Arcangelo Michele). In ogni caso, il regime di Antonescu e del
patriarca Cristea fu direttamente responsabile della morte di circa
250.000 altri ebrei, su un totale di 400.000 scomparsi (nel 1940,
all'inizio dei massacri, la popolazione ebraica rumena ammontava a
circa 760.000 persone).
NOTE
14 Il braccio destro di Codreanu, Ion Motza, era il traduttore dei
"Protocolli di Savi di Sion" in rumeno. Era figlio di un pope.
15 Su quelle sanguinose giornate scrisse l'insospettabile scrittore
Virgil Gheorghiu (lui stesso un pope ortodosso): "I camion con i morti
partirono verso il macello comunale della città [Bucarest]…altri
camion carichi di persone vive incrociavano i camion dei morti. Questo
durò tutta la notte. Camion pieni di persone ancora vive arrivavano
nella foresta, mentre dei camion pieni di morti ripartivano per il
macello. Li scaricavano nel cortile, ammassati gli uni sugli altri; i
cadaveri venivano poi appesi ai ganci dove normalmente si appendevano
i quarti di bue. Ma i ganci non bastavano per così tanti morti.
Normalmente si macellavano solo qualche centinaio di capi al giorno, e
quel giorno erano stati macellati migliaia di Ebrei" ("La seconde
chance", Paris 1952, pp. 94-95).
(5. continua)
--
*Riccardo Venturi* <vent...@katamail.com>
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