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Chiese e fascismi. 3a parte.

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Riccardo Venturi

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10 apr 2005, 18:27:1510/04/05
a

Chiese e fascismi

Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi
giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi.
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3a parte.
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La Croazia di Ante Pavelic', il dittatore fascista ustaša, contava ben
ventisei campi di concentramento (alcuni dei quali destinati
esclusivamente ai bambini). Il numero esatto di coloro che vi
trovarono la morte resterà per sempre sconosciuto; le fonti più
attendibili parlano di 820.000 morti, tra i quali 40.000 dei 41.500
ebrei del paese, e 28.000 dei 28.500 zingari. Il regime di Pavelic' fu
uno dei più sanguinari di quel sanguinario periodo, e Xavier de
Montclos lo definisce a giusta ragione "totalitarismo cattolico". Il
fatto è che il regime di Pavelic' (assai amico di papa Pio XII) viene
apertamente sostenuto dalla chiesa cattolica, ad un punto tale che lo
stesso Montclos parla di "ustascismo clericale" a proposito del clero
regolare (10).

Tra i campi di concentramento croati, particolarmente terrificante fu
quello di Jasenovac (si pronuncia "Iasènovazz" e significa, con
tragica ironia, "campo delle ceneri"); solo in questo campo periranno
circa 50.000 persone (cinquantamila). Il suo comandante era, udite
udite, un frate francescano, fra' Maks Luburic' (a questo link:
http://www.jasenovac.org/index.asp, lo si può vedere assieme al
nazista Schmidt), affettuosamente soprannominato "Sorella Morte" per
la cristianissima abitudine di far bruciare i condannati nei forni. Ma
mentre a Auschwitz, a Treblinka o a Bergen Belsen vi venivano bruciati
già morti, fra' Luburic' aveva introdotto la pia e devota novità di
bruciarceli ancora vivi. Tra i torturatori dei campi croati, i frati
francescani si distinguevano per crudeltà e per fascismo; venivano
infatti formati proprio in Italia, a Siena, in un apposito convento
per i novizi croati, a poca distanza dal quale (a Sinalunga, sempre in
provincia di Siena) si trovava il quartier generale degli ustaša
croati; ma l'esempio decisivo viene fornito loro, dal famoso o
famigerato monsignor Alois Stepinac, arcivescovo di Zagabria poi
creato cardinale nel 1953, che non si accontenta di essere
perfettamente ligio al regime di Pavelic', ma lo sostiene e lo incita
a "fare pulizia" (soprattutto dei serbi ortodossi, degli ebrei e degli
zingari). Già nel 1941 questo sant'uomo è ricevuto con benevolenza in
udienza privata da Pio XII; ancora nel 1945, pochi mesi prima della
caduta dello stato fantoccio di Croazia, invita il suo clero a
sostenere la sua "campagnia di cristianizzazione della Grande Croazia"
(comprendente la Bosnia-Erzegovina, che era stata annessa), prende le
difese del regime di Pavelic' e continua a tacere sullo sterminio che
accade sotto i suoi occhi (ovvero lo sostiene, neppure tanto
velatamente). Si dà il caso che, poi, codesto esempio di fede e ardore
cristiano venga arrestato e messo in galera (dal quale viene per altro
liberato e spedito nel villaggio natale di Krasic'); muore nel 1960.
Naturalmente la chiesa cattolica non perde l'occasione per farne un
martire della "chiesa del silenzio" (come già era avvenuto per un
altro alto prelato notevolmente fascista, l'ungherese Mindszenty); la
stessa sua nomina a cardinale, nel '53, provoca la rottura delle
relazioni diplomatiche tra la Jugoslavia e il Vaticano. Come tutti
sanno, Alois Stepinac è stato recentemente proclamato santo da Karol
Wojtyla; dimodoché è possibile invocare per qualche intercessione o
addirittura attribuire qualche miracolo a Sant'Alois Stepinac,
fascista croato e sostenitore di torturatori e tagliagole della
peggiore specie.

Per completezza, segnaliamo anche che, dal lato musulmano, la
popolazione della Bosnia fornì ai nazisti non una sola ma ben due
divisioni di "Waffen-SS", per un totale di circa 40.000 volontari. I
quali furono paternamente benedetti in nome di Allah, nell'aprile del
1943, da Hadj Amin el-Husseini, gran muftì di Gerusalemme e
sostenitore della prima ora del nazismo in chiave antiebraica. In
seguito, el-Husseini fuggì addirittura a Berlino mettendosi sotto la
protezione diretta del Reich.

NOTE

10 Montclos, Xavier de, Les chrétiens face au nazisme et au
stalinisme, Bruxelles, 1991, p. 151 et p. 168.

(3. continua)

--
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