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Chiese e fascismi. 1a parte,

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Riccardo Venturi

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10 apr 2005, 17:09:2110/04/05
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Chiese e fascismi
1a parte.
Una collezione di dati, di conoscenze ed altre cose per questi santi
giorni, assemblata e compilata da Riccardo Venturi.
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1a parte.
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Le chiese ufficiali europee, ed in particolare la chiesa cattolica,
sono state più o meno tutte quante compromesse con i regimi autoritari
del periodo tra le due guerre. Smetto quindi per un po' i panni del
"batti e ribatti" più o meno sterile e indosso quelli dello storico:
il presente piccolo saggio raccoglie come dei flebili echi soffocati
dalle divine trombe e dai tamburi nella storia contemporanea,
senz'altra pretesa che quella di chiarire un po' dei fatti tenuti
accuratamente nell'ombra.
Per quanto riguarda la chiesa cattolica (già sotto il papato di Pio
XI) sembra sussistere una spiegazione ben precisa: "La condanna del
comunismo era stata assai più decisa di quella del nazismo, [poiché]
esso era percepito come il male minore", scrive Georges Bensoussan
(1). Ma andiamo per ordine.

I compromessi iniziarono, dal punto di vista strettamente geografico,
con il Portogallo di Salazar, il cui regime era esaltato dal fascista
cattolico francese Robert Brasillach, nel 1939, con queste parole: "Un
corporativismo intelligente, misurato e cristiano." (2)
L'ultratradizionalista cattolico svizzero Gonzague de Reynold (3) così
giudicava la situazione politica portoghese del 1937: "Il regime di
Salazar è quello per cui nutro più simpatia: è un regime che cerca di
liberare la personalità umana. E' l'opposto di un regime totalitario:
è un regime autoritario, è il prototipo dello Stato Cristiano"(4). Ma
andiamo avanti, perché la lista è lunga: la Spagna di Francisco Franco
nasce dalla "santa violenza" di cui parla ancora Brasillach, a
proposito della Falange. Brasillach dichiara, nel 1938: "Le fiamme
della guerra di Spagna hanno finalmente dato a queste immagini la loro
colorazione religiosa" (5); suo cognato, Maurice Bardèche, parla
apertis verbis di "cristianesimo fascista" e proprio in questo modo
intitola un suo articolo (pubblicato nel luglio 1938), sulla rivista
fascista (e poi collaborazionista) parigina "Je suis partout".
Ricordiamo anche, tra molti altri esempi, la lettera collettiva
dell'alto clero spagnolo redatta nel luglio 1937 dal cardinal Goma,
arcivescovo di Toledo, probabilmente su istigazione di Franco stesso,
ed inviata ai vescovi del mondo intero; in tale lettera, gli eminenti
prelati non esitano a dichiarare "teologicamente ineccepibile" il
sollevamento militare contro la Repubblica. Tranne il clero basco, cui
la gerarchia cattolica spagnola rimproverava da tempo "di non avere
ascoltato la voce della chiesa", solo due dignitari ecclesiastici si
rifiutano di firmare la lettera: si tratta dell'arcivescovo di Vitoria
(che peraltro si trova già in esilio) e di quello di Tarragona, che
fugge nel 1939 (6).

Nella Francia di Pétain, decisioni quali la creazione del "Servizio
d'Ordine della Legione dei Combattenti"
(Service d'ordre de la légion des combattants), già dal 1940 braccio
armato della repressione politica, la promulgazione dello "Statuto
degli Ebrei" (ottobre 1940) o la creazione della Milizia (dicembre
1942) non vengono assolutamente criticate dalla gerarchia cattolica
francese e vaticana; le sole eccezioni furono quelle del vescovo di
Montauban, mons. Théas, e dell'arcivescovo di Tolosa, mons. Salièges;
il cardinal Gelier, arcivescovo di Lione, pure critica blandamente
tali decisioni ma resta defilato. Il silenzio della chiesa fu
largamente ricompensato dal regime di Vichy; la chiesa cattolica
francese stende la sua "longa manus" fatta di compromessi e connivenze
con fascisti e nazisti, bene esemplificata nell'aiuto fornito a Paul
Touvier, il torturatore e fucilatore di ebrei e partigiani, che dopo
la liberazione fu nascosto in un convento con il beneplacito delle
alte sfere e che, grazie alle sue altolocate amicizie
all'arcivescovado parigino e in Vaticano, riuscì a sfuggire più volte
alla giustizia francese finché non fu definitivamente arrestato e
condannato il 20 aprile 1994. Scrive David Stout del "New York Times"
del 18 luglio 1996:
"Revelations that he had been sheltered over the years by the Catholic
church hierarchy in Lyon and later by right-wing clerics elsewhere
reminded the French people of something many would prefer to forget:
the comfortable wartime relationship between the French Catholic
hierarchy and the puppet Vichy government, regarded by many clergymen
as a savior from leftist politicians and ideas." Ricordiamo anche che
l' "affare Touvier" era stato sollevato nel 1988 dal giornalista
Claude Moniquet, in un suo saggio intitolato significativamente "Un
miliziano fascista protetto dalla chiesa" ("Un milicien fasciste à
l'ombre de l'Eglise", Parigi 1989)

NOTE

1 Histoire de la Shoah, Paris, 1996, p. 91.
2 Anne Brassié, Robert Brasillach, Paris, 1987, p. 158.
3 Pierre-Marie Dioudonnat, Je suis partout 1930-1944. Les maurrassiens
devant la tentation fasciste, Paris, 1973, p. 150.
4 Ibid.
5 Anne Brassié, op. cit., p. 158 et p. 162.
6 Hugh Thomas, La guerre d'Espagne, Paris, 1961, p. 455


(1. continua)

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