Elio: Infatti, ne parlo per la prima volta, anche se ne ho fatto qualche
vago cenno in precedenza. Scopo dell'indagine: rivisitare, senza
pregiudizi, tutta la faccenda AIDS-HIV. Ho letto centinaia di lavori,
pro e contro l'ipotesi virus centrica, la terapia antiretrovirale, le
analisi di laboratorio e, ti dico francamente, se dovessi esprimere un
parere netto e preciso, mi troverei in serie difficoltà. Ho
l'impressione, ma non potrei metterci la mano sul fuoco come il
compianto Muzio Scevola, che si sia formulato a priori una specie di
teorema, quello che gli esperti di intelligenza artificiale chiamano
"motore di inferenza con modalità di trascinamento all'indietro". Mi
spiego con un esempio: poniamo l'ipotesi che il dott. Scattone sia
colpevole dell'omicidio di Marta Russo. Bene: innanzitutto, lo mettiamo
in galera. Poi, cerchiamo tutte le prove atte a dimostrarne la
colpevolezza, scartando o minimizzando quelle contrarie. Infine, in sede
processuale, privilegiamo i testimoni dell'accusa, anche se qualcuno
sembra quasi matto, contraddittorio ed inconcludente, e intimidiamo,
incriminandoli addirittura per falso, quelli della difesa, appigliandoci
a futili particolari, come fare l'occhiolino all'imputato e simili
stupidaggini! Se questa è la nostra Patria del diritto, immaginiamoci
quella degli altri . .
Torniamo, dopo questa digressione ma ne farò qualche altra, al problema
HIV-AIDS. Quando si vedono, attestati su posizioni irriducibili e
nettamente contrastanti, scienziati di indiscusso valore, come da un
lato Gallo e Montagnier, dall'altro Mullis e Duesberg, a chi dare
credito? Ognuno si avvale di argomentazioni sostenute da solide basi di
immunologia, biochimica, virologia. Per non dire di Eleni Papadopulos
Eleopulos, che spacca il capello in quattro ed esibisce una bibliografia
chilometrica. I lavori sull'immunodeficienza acquisita si sprecano,
superano il centinaio di migliaia, e proprio per questo ci si accorge
che qualcosa non va per il verso giusto. Insomma, se l'uno vede bianco e
l'altro nero, ci sarà pure uno dei due che la dice giusta e l'altro è in
errore, ma chi? Ora, se cominci a riflettere su queste faccende, e
magari ne parli con qualcuno che fa parte del sistema, ovvero della
cosiddetta "medicina ufficiale", allora iniziano i guai. Già, perché
costoro, salvo rare eccezioni, sono letteralmente bloccati su un unico
modello interpetrativo, e guai a sgarrare di un millimetro. Ricordi lo
scambio di opinioni fra il dott. Giuseppe Paraninfo e me, peraltro
estremamente cortese nella forma ma abbastanza hard nella sostanza, a
proposito della causa e dell'effetto?
"Personalmente sono convinto - egli sosteneva - che lo stress ossidativo
che è stato dimostrato sia una conseguenza della malattia indotta
dall'HIV e non la causa". Se la mettiamo sul piano epistemologico,
allora c'è da parlare per ore. Purtroppo, in fisiopatologia le cose non
stanno nella maniera elementare, approssimativa e semplicistica che il
Collega ospedaliero lascia intendere. Se sparo a una lattina messa su un
muretto, la lattina cade a terra e tutto finisce lì. La causa della
caduta è rappresentata dall'impatto col proiettile: è questo che agisce
sulla lattina, non sussiste alcuna reazione, non si stabilisce un
feed.back, il barattoletto rimane per terra sforacchiato, senza
muoversi, e non se ne parla più. Ma quando studiamo il rapporto
HIV-organismo umano, le cose cambiano.
A mio avviso, sarebbe più corretto parlare di interazione più che di
azione, di concause più che di causa. Se il patogeno rende l'organismo
immunodeficiente, è ovvio che tale condizione favorisce in qualche modo
lo sviluppo del virus. A sua volta l'HIV, replicandosi perché trova il
terreno adatto, incrementa il deficit immunitario. Insomma, un circolo
vizioso, un circuito autoriverberante che continua a girare in tondo, a
meno che non si intervenga, con le forbici, a tagliarlo. Perbacco, se
non avessi avuto a casa, sei anni fa, un paio di fiale di pentazocina,
forse non sarei qui a scrivere. Perché un potente analgesico
nell'infarto? Il dolore è riferibile all'ischemia miocardica, non arriva
sangue, e quindi ossigeno, al muscolo cardiaco, in quanto un ramo di una
coronaria si è contratto, verosimilmente su una placca ateromatosa.
Ricordo con angoscia - non a caso "angst" in tedesco vuol dire
ristrettezza, chiusura - la fame d'aria, la necessità che la finestra
fosse aperta subito, immediatamente. Ma io non potevo rimuovere la
placca, dovevo accontentarmi di rilassare l'arteria. L'unico modo era
quello di eliminare il dolore, parte essenziale di un arco riflesso che
rendeva la coronaria sempre più spastica. Il Talwin è stato un
sintomatico? Certo, dopo si è reso necessario l'intervento di by-pass,
ma nel momento critico, forse, mi ha salvato la vita. In fondo, un fatto
meccanico, l'ostruzione quasi totale di un vaso sanguigno. Per l'HIV e
l'organismo umano la faccenda è molto più complicata, ma in attesa di
eradicare il virus, muoviamoci anche in altre direzioni.
Perché il "caso Di Bella" è finito, almeno per ora, a puttane? Usa
farmaci di comprovato effetto antiblastico, nulla da obiettare. Ma si è
gestito male, si è messo contro il potere, ha ibridamente colluso
scienza e politica, col risultato che la somatostatina e la melatonina
marciano a destra, e gli alchilanti ed il cisplatino a sinistra! Quando
ho visto alla televisione l'onorevole Storace alla testa di un corteo di
ammalati, mi sono venuti i brividi! Folkman è stato molto più cauto,
lavora da anni su un progetto teoricamente ineccepibile, già vede i
primi risultati favorevoli, ma non alza la voce, non dice peste e corna
dei chemioterapici, anzi, paradossalmente, ne parla bene. Ma che senso
avrebbe la terapia classica se, con l'uso degli angiostatici,
soffochiamo il cancro riducendolo a un grumo di cellule inoffensive
(almeno, così si spera)? Non ha senso, ma almeno dicendo così sta
tranquillo, nessuno gli rompe le scatole e continua a lavorare
indisturbato. In un'intervista al settimanale L'Espresso, ha perfino
dichiarato di non sapere chi è Di Bella (cosa impossibile, perché il
nonno di Modena ha riempito il mondo!). Agendo in tal modo Folkman,
beato lui, non ha, o per meglio dire non dovrebbe avere, nemici. Un po'
di diplomazia, tutto sommato, non guasta.
Ed ora torno definitivamente alla questione cardine di questo mio
intervento. La tastiera mi ha preso la mano con le dieci dita, facendomi
divagare continuamente, ma credo che ciò non sia stato inutile. Almeno,
si intende abbastanza bene come la penso. E veniamo al dunque.
Ripristiniamo le difese dell'organismo. Gli antiossidanti dovrebbero
darci una valida mano: più li studio, più sono convinto che sono la
strada da percorrere, in attesa di meglio.
Credo che né i vaccini, né tanto meno gli antiretrovirali risolveranno
il problema. La chiave sta forse nella terapia genica, ma come mettere
le sequenze nucleotidiche giuste nel posto appropriato, e con quali
tecniche?
Navighiamo in alto mare, ma una zattera che ci aiuta a sopravvivere è a
nostra disposizione, costituita, per l'appunto, dagli antiossidanti. Se
ne sta occupando, dal '93, l'Istituto "Mario Negri" di Milano: è lo
"Studio PPP (Progetto Prevenzione Primaria)", finalizzato alla
produzione di una nuova conoscenza. Anche se l'obiettivo è diverso,
perché loro si occupano di malattie cardiovascolari, la filosofia di
fondo è sostanzialmente la stessa: mettere l'organismo nelle condizioni
ottimali per rispondere a stimoli patogeni di varia natura.
Ora, per quanto riguarda la cosiddetta malattia da HIV, l'ideale sarebbe
non un protocollo uguale per tutti, bensì un monitoraggio, vale a dire
la somministrazione di prodotti adeguati a sopperire le carenze
specifiche. Ma per fare questo bisognerebbe prima praticare i dosaggi
che ho elencato nel mio intervento di sabato mattina, e qui casca
l'asino, per ora non è possibile, né gratis né pagando una barca di
soldi. A Roma, presso l'Istituto Dermoterapico dell'Immacolata, stanno
ristrutturando il Laboratorio di Fisiopatologia Cellulare, e ci vorrà
ancora un mesetto perché sia agibile. Poi vedremo, ma ho l'impressione
che sarà dura. Il lavoro di Passi (Correzione dello stress ossidativo in
pazienti trattati con pool di antiossidanti, Il Progresso Medico, 1997,
1, pp. 1-7) è passato (perdonami il gioco di parole) perché i due gruppi
di pazienti, l'uno HIV+, l'altro HIV-, erano affetti da dermatite
seborroica. Insomma, le prove sono state ufficialmente condotte su
persone ammalate di una sindrome di competenza dermatologica. Se
l'attenzione fosse stata polarizzata sulla sieropositività, credo che
sarebbe scoppiato un putiferio.
Non potendo, almeno per ora, praticare un monitoraggio, cerchiamo almeno
di formalizzare un protocollo. Io ne sto proponendo uno, costituito da
antiossidanti, oligoelementi, melatonina, glutatione, sali minerali,
Vit. C. Finora, per la verità, ho solo dato qualche consiglio a pochi
pazienti, e le cose sembra che stiano andando bene. Ci vorrà del tempo
per ottenere risultati validi ed incontrovertibili, ma le basi teoriche
che sottendono le mie congetture sono, a mio avviso, valide.
Ho intenzione di selezionare tre gruppi di persone, maggiorenni e
volontarie, HIV positive:
1° gruppo: hanno spontaneamente rinunciato a qualsiasi tipo di terapia
antiretrovirale "classica" (inibitori dell'RT nucleosidici e non,
inibitori della proteasi)
- 1a) Fin dall'accertamento della sieropositività
- 1b) Durante la cura, per i suoi effetti collaterali o per altri motivi
I soggetti del primo gruppo assumono soltanto i farmaci previsti dal
protocollo innanzi specificato
2° gruppo: praticano la terapia antiretrovirale "classica" ed, in
aggiunta a questa, assumono i farmaci previsti dal protocollo.
3° gruppo: praticano esclusivamente la terapia antiretrovirale
"classica".
Tutti i soggetti si dichiarano disposti a:
- Raccolta dell'anamnesi
- Esame clinico generale
- Acquisizione dei dati di laboratorio e di altre eventuali prove
strumentali
E' garantito, in osservanza alle attuali disposizioni di legge, il
rispetto della privacy.
Non sussistono vincoli di alcun genere, nel senso che chiunque può
abbandonare, in qualsiasi momento, la sperimentazione, senza spiegarne i
motivi.
Ciascun paziente sarà seguito singolarmente, al fine di modulare la cura
in funzione di specifiche esigenze. I dati verranno resi oggetto di
elaborazione statistica (confronti dei risultati fra i gruppi ed entro
di gruppi, calcolo degli indici di significatività, ecc.).
Per quanto riguarda i medicinali, dispongo già di alcuni campioni che
offrirò, a titolo gratuito, ai pazienti interessati alla ricerca. Tutto
qui. Naturalmente, l'opera professionale prestata da me e dalle persone
che collaborano a questo studio sarà completamente gratuita.
C’è ancora uno scoglio da superare. La mia è una struttura privata, che
funziona ufficialmente a seguito di una serie di decreti autorizzativi
del Sindaco di Roma, limitatamente al settore diagnostico (esami di
laboratorio, radioimmunologia, MOC). Se qualcuno viene sporadicamente a
farsi visitare da me, essendo io abilitato alla professione di medico
chirurgo, non succede nulla. Ma se intraprendo una sperimentazione su un
gruppo di soggetti ammalati di una forma specifica, somministrando per
di più farmaci non previsti dai protocolli ufficiali, possono sorgere
seri problemi. Per esempio, se prescrivo l’ubichinone debbo tener conto
del fatto che le specialità medicinali che lo contengono trovano
indicazione nei deficit del coenzima Q10 e nelle alterazioni del
metabolismo del miocardio “in cardiopatie acute e croniche”. Non si fa
parola di HIV, di sieropositivi, di AIDS e via discorrendo.
E’ questo lo zoccolo duro di tutta la questione, e per eliminarlo è
indispensabile l’aggancio a un Ente Ospedaliero Pubblico ed il parere
favorevole del Comitato Etico. Mi sto attivamente adoperando in tal
senso, e spero di riuscirci. D’altra parte, riflettendoci su, non è
possibile agire diversamente. Sono obbligato dalla Legge a far firmare
al paziente il foglio del consenso informato, e su questo, cosa dovrei
scrivere? Che il Comitato Etico è stato, con aria disinvolta e
distratta, completamente ignorato? Ovviamente, no. Mi sono messo già
d’accordo con il dott. Andrea Castiglione, che dirige il Centro AIDS
dell’Ospedale Nuovo Regina Margherita (Via Morosini 30 –ROMA), dove è
possibile praticare i test specifici (anticorpi totali, CD4, WB, VL)
gratuitamente, senza ricetta medica e senza prenotazione, tutte le
mattine, dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 9,30. Tutto ciò è operante
fin da questo momento. I marcatori di salute cellulare saranno invece
dosati, fra un mese circa, presso l’IDI. Anche queste determinazioni
saranno gratuite. Infine, per quanto riguarda i farmaci, sto prendendo
contatto con alcune Ditte, al fine di avere una quantità di campioni
omaggio sufficiente per dar inizio alla sperimentazione, cosa che
avverrà quanto essa sarà formalmente ineccepibile. Abbiamo fede, e tutto
si risolverà per il meglio, speriamo in tempi brevi.
Saranno ben accolti consigli e suggerimenti.
("A+"): . . . si arriverà a stabilire se esiste un'effettiva importanza
*clinica* di questa correzione dello stress ossidativo?
Elio: E' anche questo lo scopo delle prove che desidero fare. A lume di
naso, credo proprio di si.
("A+"): Ho infatti l'impressione che questa medicina fatta di numeri,
anche significativi per carità ("Quanti CD4, figliuolo?" ecc. ecc.),
riesca raramente a fotografare le reali condizioni complessive del
paziente e a provvedere al suo benessere (leggo quasi quotidianamente in
questo newsgroup di persone che hanno numeri da brivido ma che si
sentono bene e piene di energie, e viceversa). O vogliamo dire che è
tutta colpa della testa e dell'autosuggestione? A risentirci. A+
Elio: La testa e l'autosuggestione potrebbero forse anche entrarci, ma
solo fino a un certo punto. Indubbiamente, le condizioni ansiogene,
scaricando cortisolo, deprimono un po' il sistema immunitario, ma non
esageriamo. Il povero Oreste Speciani sosteneva che i tumori fossero
originati dallo stress psichico, un granellino di verità nelle sue
parole c'era, ma non più di tanto, siamo seri. Per quanto riguarda i
numeri, credo che tu abbia ragione. Il conteggio dei CD4 ed il VL sono
necessari, ma non sufficienti per fotografare le condizioni
dell'organismo, ci vuole ben altro.
I "numeri" mi fanno pensare al superenalotto. Purtroppo, non posso
vincerlo perché non gioco. E il "quanti CD4, figliolo?", mi portano ad
un'altra associazione di idee, al monaco che col cordone saldamente
stretto fra le mani poneva alla penitente una domanda analoga . . .
Molto cordialmente
Elio
Dott. Elio Rossi
Patologo Clinico
> ("A+"): Ho infatti l'impressione che questa medicina fatta di numeri,
> anche significativi per carità ("Quanti CD4, figliuolo?" ecc. ecc.),
> riesca raramente a fotografare le reali condizioni complessive del
> paziente e a provvedere al suo benessere (leggo quasi quotidianamente
in
> questo newsgroup di persone che hanno numeri da brivido ma che si
> sentono bene e piene di energie, e viceversa). O vogliamo dire che è
> tutta colpa della testa e dell'autosuggestione?
>
> Elio: La testa e l'autosuggestione potrebbero forse anche entrarci, ma
> solo fino a un certo punto. Indubbiamente, le condizioni ansiogene,
> scaricando cortisolo, deprimono un po' il sistema immunitario, ma non
> esageriamo. Il povero Oreste Speciani sosteneva che i tumori fossero
> originati dallo stress psichico, un granellino di verità nelle sue
> parole c'era, ma non più di tanto, siamo seri. Per quanto riguarda i
> numeri, credo che tu abbia ragione. Il conteggio dei CD4 ed il VL sono
> necessari, ma non sufficienti per fotografare le condizioni
> dell'organismo, ci vuole ben altro.
> I "numeri" mi fanno pensare al superenalotto. Purtroppo, non posso
> vincerlo perché non gioco. E il "quanti CD4, figliolo?", mi portano ad
> un'altra associazione di idee, al monaco che col cordone saldamente
> stretto fra le mani poneva alla penitente una domanda analoga . . .
Caro Elio,
bellissima risposta la tua, molto esauriente e interessante,
divagazioni comprese; grazie! E se consenti, me ne concederò un paio
anch'io, di divagazioni. Spero che si riuscirà a cogliere il filo rosso
che le collega tra di loro e al tuo discorso.
Mi pare che la questione del "granellino di verità", di cui parli
nell'ultima parte del tuo intervento, sia cruciale. Credo infatti che in
una scienza come la medicina, dove le gerarchie, appunto, della verità
sono particolarmente complesse, sia indispensabile procedere proprio ad
un rigoroso ordinamento per "dimensioni": prima i macigni, poi i sassi,
infine i granellini. Solo così, penso, è possibile "non esagerare" ed
"essere seri", come molto saggiamente auspichi tu. Certo questo
ordinamento, in parte almeno, è destinato a cambiare con le epoche
storiche, in funzione del differente modo di pensare e di ragionare,
delle conoscenze e soprattutto dei mezzi diagnostici e terapeutici
disponibili: se abbiamo un'escavatrice ma non la dinamite, dedichiamoci
a togliere metri e metri cubi di granellini, e chissà mai che non si
finisca a scalzare anche il macigno che ci sta sopra; nel caso opposto,
facciamo saltare il macigno e non è escluso che anche molti granellini
verranno spazzati via. Ma poiché scopo primario della medicina dovrebbe
essere il curare, qui ed ora, tutto questo importa poco. Importante, per
converso, mi sembra evitare cavillosità teoriche e metodologiche quando,
di fatto, non si danno alternative; si usino invece, nel migliore dei
modi, le conoscenze e gli strumenti che si hanno a disposizione, ed è
appunto questo ciò che, consci dei limiti e dei rischi impliciti nel
loro modo di procedere, fanno gli infettivologi che stanno cercando di
curarci.
Come chi ha letto qualche mio messaggio sa benissimo, sono un grande
ammiratore di David Ho (tanto che a volte mi ritrovo a sfogliare il Time
che lo incoronò uomo dell'anno per guardarmi la sua pacificante faccia
asiatica :-) ). Perché? I motivi non sono mai mancati, ma devo dire che
la mia considerazione è salita alle stelle quando, con mio immenso
dolore, l'ho sentito molto onestamente ammettere che la teoria
sull'eradicazione via triterapia nell'arco di 2-3 anni, alla quale
doveva gran parte della sua fama, si era dimostrata errata. E non si è
fermato qui: ha aggiunto che, anche nell'ipotesi che le nuove, e
purtroppo assai dilatate stime riguardanti i tempi necessari per
l'eradicazione con i chemioterapici attuali fossero esatte, non sarebbe
pensabile sottoporre a un insulto tossico così prolungato i pazienti
HIV-positivi né pretendere da loro una compliance sovrumana, e che
dunque la strada non risulterebbe praticamente percorribile. Che cosa
NON ha fatto David Ho? Presto detto: non si è abbarbicato alla sua
verità sconfessata dai fatti cominciando magari a dire, come qualcun
altro, che tutto il mondo lo odiava, che i suoi protocolli non erano
stati applicati a dovere, che i farmaci non erano esattamente quelli che
diceva lui e che gli erano stati rifilati pazienti di serie C col
preciso scopo di farlo sfigurare. Questo, a quanto pare, non è da tutti,
ed infatti anche il tanto osannato Montagnier è uso comportarsi in
maniera diversa: enuncia teorie balzane (ricordo per tutte quella dei
cofattori e del micoplasma), i fatti lo smentiscono, lui non si fa più
sentire e dopo un po', con quella tremenda faccia da reverendo, compare
nelle trasmissioni pomeridiane delle TV di mezzo mondo gridando "O
tempora, o mores!" e lanciando anatemi contro chiunque non si sia votato
alla castità (o quasi) perché costui "non ha capito che la prevenzione è
l'unica arma efficace contro l'HIV". Questioni di carattere? Nossignore,
su questi punti uno scienziato non può e non deve permettersi di avere
un carattere; deve solo chinare il capo di fronte alla sconfitta (che è
comunque la scoperta di una non-verità) e reinvestire immediatamente le
sue energie intellettuali nella ricerca di nuove strade. Anche questo
sprezzo per il proprio sudato granellino e la capacità di riconoscerlo
tale sono a mio avviso ciò che fanno di Ho uno scienziato con la S
maiuscola, oltre che un uomo con la U maiuscola. Di altri, come si è
visto, non possiamo dire altrettanto.
Ho scritto più volte "scienziato", ma credo sia importante essere meno
vaghi. Nessuno suppone che un grande pittore sia anche uno scrittore di
talento; anzi, giustissimamente, nessuno suppone nemmeno che il suddetto
pittore sia un grafico altrettanto valente. Questo per gli artisti. Non
si capisce perché, passando agli scienziati, un chimico pur geniale come
Mullis o un biologo molecolare come Duesberg, per non dire di qualche
astrofisico di passaggio, dovrebbero essere dei grandi della medicina.
Spero sia ovvio che non dico questo per difendere l'esclusiva di nicchie
di sapere (e di conseguente potere) con cui peraltro non ho nulla a che
fare, ma solo per amor di verità. Credo che un algebrista, ma anche solo
un analista matematico, che è meno aduso ai segni di uguale, potrebbe
far apparentemente crollare non solo ogni teoria sull'aids, ma l'intera
medicina, con obiezioni e controesempi - consentimi - ben più
intelligenti e difficili da smontare di quelli, un po' pedestri, di
Duesberg & Co. Avrebbe ragione? Varrebbe qualcosa il suo discorso? No,
sarebbe soltanto il divertissment di una persona che non ha la testa
giusta per occuparsi della materia sulla quale pretende di dire la sua:
non ha senso aggrapparsi alla purezza della logica laddove la prova
empirica ha un peso prevalente, e viceversa. Personalmente, rimango a
volte basito nel vedere i temi di alcune ricerche mediche: una delle
ultime dimostrava che gli inibitori della proteasi sono efficaci anche
sulle donne (manco fossero marziani!). Io l'avrei dato per scontato e
non mi sarebbe nemmeno passato per l'anticamera del cervello di fare una
sperimentazione al riguardo. Questo non dimostra affatto che sia più
intelligente, ma solamente che non sono tagliato per la medicina, della
quale infatti non mi è mai venuto in mente di occuparmi e nei cui
discorsi evito di mettere querulamente becco. Ritengo che questa sia una
delle pochissime cose per cui posso considerarmi un esempio da imitare.
Se il compianto Pauling avesse fatto altrettanto, avrebbe evitato di
infangare scioccamente la sua gloria di premio Nobel. Ma evidentemente
questa benedetta medicina deve avere, per alcune menti scientifiche di
altre parrocchie, un appeal che a me sfugge completamente.
Due parole a proposito della "medicina fatta di numeri". "Ci vuole ben
altro", dici tu e io non posso che essere d'accordo. Da paziente, ho
infatti l'impressione che la clinica venga molto snobbata e che, d'altro
lato, la diagnostica strumentale e gli esami di laboratorio non riescano
ancora a sostituirla. Anzi, direi che più si sale nella gerarchia e
peggio è, e i professoroni sfogliano pazientemente plichi di referti ma
si guardano bene dal metterti le mani addosso - ma dico io: "Manco
avessi l'aids!" :-). Tento di spiegarmi meglio con un esempio: non
moltissimo tempo fa, tanto per svagarmi un po', ho avuto un problema a
un dente che ha determinato la necessità di prendere un antibiotico. In
casi come questo, le strade possibili sono due: o tu dentista prelevi
del materiale infetto, fai un bell'antibiogramma e in base al referto
(che non deve arrivare dopo un mese, altrimenti nell'attesa la faccia
marcisce!) decidi quale antibiotico darmi, oppure me ne prescrivi uno
che ritieni possa funzionare e poi, guardandomi, toccandomi e
interrogandomi, riesci a capire se questo farmaco sta facendo il suo
dovere nei tempi regolamentari e ti comporti di conseguenza. Il problema
è che al dentista la prima strada piacerebbe di più, perché la
riterrebbe più rigorosa, scientifica e "moderna"; però, per tutta una
serie di difficoltà pratiche, questa strada non è percorribile; allora
imbocca la seconda, che è più impervia se non si è ben allenati
all'impegno umano e alle difficoltà intrinseche che la clinica comporta,
ma si trova smarrito. Risultato: un ascesso (il mio!) dura quindici
giorni. Commento: non lasciamo del tutto la via vecchia, finché quella
nuova è ancora piena di buche.
Per finire, la tua ricerca. Ti auguro davvero che tu abbia la
possibilità di realizzarla nelle condizioni che riterrai più adatte;
questo è l'importante. Se poi troverai un macigno, un sasso o un
granellino, beh, proprio non lo so. Ma sono certo che, se ciò che ti sta
a cuore sono la verità e la conoscenza, potrai considerarlo comunque un
successo.
Cordialmente.
A +
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