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ufologia: il caso Zanfretta caso chiuso?

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George Orwell

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Jun 23, 2007, 2:59:30 PM6/23/07
to
La leggenda nota come "il caso Zanfretta" è ormai a capolinea, infatti dopo le dichiarazioni in trasmissione (Rebus, Odeon TV), delle stesso Zanfretta, ora del "caso" si occuperà il CICAP e pertanto non sarà più possibile "arrampicarsi sugli specchi" e dietro chiacchiere..... chiacchiere..... chiacchiere.....
E' evidente che tutta la storia non sta in piedi..... e il protagonista pur di "rafforzare" la vicenda si inventa la storia della famosa scatola con la piramide..... un "errore" imperdonabile di una ingenuità infantile....... anche grazie ad alcuni suoi "sostenitori" quali il Di Stefano che scrive 2 libri e fa soldi......

Dov'e' questa scatola? Perchè non ce la mostra?
Le sue giustificazioni ovviamente ridicole.
La risposta la sappiamo tutti semplicemente NON ESISTE, così come tutta la storia
è completamente INVENTATA.

E con i testimoni come la mettiamo? Oh si..... i testimoni.... 50? 30? 10? 100?.... ce ne sono tanti.... "peccato" che non hanno visto proprio nulla!
Ma non meraviglia affatto il personaggio e la sua leggenda (non è ne il primo ne l'ultimo) ne tutto "l'entourage" ma la ridicola evidenza che alcuni gli hanno creduto!
Un colpo durissimo per l'ufologia "esotica" ("i convinti"), che guarda caso su questa ridicola (e triste) storia,
hanno riempito pagine di riviste e venduto libri...... grazie a migliaia di "creduloni" che le acquistano.......
Intanto il Zanfretta continua a raccontare.... raccontare.... raccontare....
ma di fronte alla proposta seria di sottoporsi ad una radiologia o TAC o RMN che evidenzierebbero (secondo le sue dichiarazioni!) gli "impianti alieni" innescati nel suo corpo durante i rapimenti alieni.....chissà perchè si rifiuta....
Perchè si rifiuta?
Rispondere è un'offesa all'onestà intellettuale di chiunque (tranne che per gli editori delle riviste "del settore" che fanno "cassetta".....).

Per il resto è una storia tristissima, un uomo che si rovina la vita con una storia inventata da se stesso, che oggi probabilmente prende coscienza di ciò, è disperato (e per lo più adesso con il CICAP "alle calcagne" non si scherza....), ma non trova la forza di confessare.

Se questi sono i casi di ufologia "seria", non solo Zanfretta è a capolinea, ma tutta l'ufologia.

Rino Di Stefano

unread,
Jun 28, 2007, 7:22:08 PM6/28/07
to

"George Orwell" <nob...@mixmaster.it> ha scritto nel messaggio
news:08cf62c2ca2317f2...@mixmaster.it...

Egregio signore,
un conoscente mi ha detto di questo Suo messaggio e, dopo averlo letto, ho
ritenuto che fosse il caso di rispondere anche perché questo tipo di
riflessioni su un caso controverso come quello di Zanfretta sono
assolutamente scontate in chi non sa niente di quanto è accaduto. Ma lasci
che mi presenti. Io sono Rino Di Stefano e cioé il giornalista che
nell'ormai lontano 1978 del tutto casualmente si è ritrovato a interessarsi
di una vicenda che definire incredibile è ancora poco. Nonostante quelllo
che Lei e gente come Lei possa pensare, all'inizio non ho fatto due anni
d'inchiesta per poi poter scrivere un libro e, come dice Lei, guadagnarci
sopra. Si vede che non è molto pratico del settore editoriale, altrimenti
saprebbe che nessuno può pensare di arricchirsi o far soldi scrivendo un
libro. Almeno in Italia. E comunque, è libero di non crederci, quella non
era davvero la mia intenzione. In quel periodo mi occupavo di Brigate Rosse
e ben altri erano i miei pensieri. Se ho scelto la via di scrivere un libro
è stato soltanto perché, facendo un bilancio di tutto quello che avevo visto
e sentito, ho pensato che sarebbe stato un vero peccato buttare tutto nel
dimenticatoio. Chissà quante storie interessanti sono finite in quel modo
perché nessuno ha avuto la voglia di lavorarci un po' sopra e raccontarle
così come sono accadute. Del resto il libro è uscito nella prima edizione
soltanto nel 1984, e cioé quattro anni dopo da quando la storia si era
definitivamente conclusa.
Lei mi qualifica come "avvocato difensore" di Zanfretta, salvo poi
aggiungere che avrei anche interesse personale per via del libro. Ed è da
questo che si evince, senza alcuna possibilità di dubbio, che Lei non solo
non ha letto il libro, ma non conosce alcun particolare della vicenda. Se
Lei infatti si fosse preoccupato di conoscere un po' meglio questa storia,
saprebbe che la mia inchiesta giornalistica non riguarda affatto la sola
persona di Zanfretta, bensì racconta tutto il contesto in cui gli episodi
sono accaduti. Con nomi, cognomi, fatti e riferimenti precisi. Intendendo
con questi termini l'inchiesta giudiziaria svolta dai carabinieri, le
indagini della polizia e l'apertura di un'inchiesta da parte della Procura
di Genova. Sono un cronista professionista, egregio signore, non un
ciarlatano. E nel mio libro è scritto a chiare lettere che non solo non c'è
alcuna prova definitiva che dimostri la concretezza del caso Zanfretta, ma
che bisogna distinguere lo Zanfretta del primo periodo (cioè quando non
diceva una sola parola sugli strani episodi che lo riguardavano) dallo
Zanfretta del secondo periodo (e quindi la persona che si lascia andare a
racconti del tutto privi di conferme e, a mio parere, fin troppo
fantasiosi). Non dimentichi, infatti, che comunque la si voglia mettere,
l'uomo è rimasto traumatizzato dalle sue esperienze e non è più quello di
una volta.
Tutto questo, però, nulla toglie al fatto di cronaca (e questo deve essere
chiarissimo) che dal 1978 al 1980 ha coinvolto realmente decine e decine di
persone che ancora oggi si domandano che cosa sia realmente accaduto. Farmi
dire che avallo quanto dice oggi Zanfretta, non solo è una sporca bugia ma
significa non aver davvero idea di quanto ho scritto.
No, egregio signore, le cose non sono andate come Lei pensa. E' vero che il
caso Zanfretta è diventato una specie di leggenda urbana, ma è buona norma
prima di parlare e sparare giudizi avventati, di informarsi. Altrimenti si
diventa ciò di cui si accusa gli altri: cioè si diventa un ciarlatano che in
più ha anche l'aggravante della vigliaccheria perché si nasconde dietro uno
pseudonimo. Credere che una cosa non possa essere vera solo perché la si
ritiene impossibile, è la cosa più scontata. Il problema è avere il coraggio
di indagare, nonostante tutto. Io l'ho fatto ma senza saltare mai ad alcuna
conclusione. Da giornalista lascio sempre al lettore l'onere del giudizio.
Da me nessuno sentirà mai un atto di fede nei confronti della storia di
Zanfretta. Ma è altrettanto vero che non rinnegherò mai quanto ho scritto
raccontando quell'incredibile fatto di cronaca. Nonostante la
superficialità, me lo consenta, di gente come Lei.
Sinceramente,
Rino Di Stefano

P.S. Un'ultima cosa. Il 10 maggio scorso Zanfretta si è sottoposto
volontariamente ad una Tac alla testa presso un istituto radiologico
genovese e l'esame non ha accertato alcuna anomalia clinica, se non un
ispessimento della scatola cranica a livello della nuca. In quel punto
esiste una specie di gibbosità che si potrebbe definire come una cisti ossea
di cui i raggi non possono definire la natura. All'apparenza sembra osso, ma
soltanto un esame istologico potrebbe dire di più. Se Lei fosse nei panni di
Zanfretta, si farebbe tagliare l'osso del cranio per farlo esaminare?


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