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Cavour canaglia-Il falso risorgimento liberal-massonico:terroristi, malfattori e ladri

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donquixote

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Jan 15, 2010, 6:19:33 PM1/15/10
to
Non mi arrendo
"Cominciava l'arte del boia".
Ecco chi era Camillo Benso, conte Cavour
Di Ubaldo Sterlicchio
Cavour fu un ambiziosissimo personaggio, amico di tutti i pi� influenti
uomini della massoneria europea, frammassone egli stesso, che cominci�
a farsi conoscere sulla scena politica con una decisione cinica:
mand� incontro alla morte 15 mila soldati piemontesi in Crimea,
al fianco di Francia, Inghilterra, Austria e Turchia contro i Russi,
solamente per poter sedere al tavolo della pace e "guadagnarsi"
l'alleanza della Francia e dell'Inghilterra.
Per le spese avrebbe provveduto il governo inglese. con un prestito
di un milione di sterline; questo prestito verr� in massima parte
rimborsato dal Regno d'Italia, che lo estinguer� solo nel 1902.
In Crimea, i Piemontesi dovettero vedersela soprattutto con il colera,
che ne fece morire 1300, fra cui il generale Alessandro La Marmora,
fratello del comandante in capo, Alfonso: nel tanto esaltato
combattimento alla Cernaia (agosto 1855), i Piemontesi ebbero
appena 14 morti e 170 feriti. Al termine delle operazioni di guerra,
furono tuttavia contati complessivi 5.000 morti: un terzo dell'intero
contingente di spedizione.
Ma in Crimea, oltre allo scandalo di nazioni cristiane che combatterono
contro la cristiana Russia in favore dei Turchi, nello specifico caso
del coinvolgimento del Piemonte, si arriv� addirittura al paradosso:
il Regno di Sardegna, che si stava preparando ad una guerra
di "liberazione nazionale" contro l'Austria, al momento sua alleata,
combatteva per difendere le ragioni dell'impero ottomano, per secoli
nemico storico della cristianit� e "conculcatore dell'indipendenza
e della libert�" degli stati della penisola balcanica.
Camillo, all'et� di nove anni, fu rinchiuso all'Accademia Militare,
all'epoca considerata il rifugio dei somari.
La termin� a sedici anni, con esami splendidi in tutte le materie,
meno che. in italiano. Lo parlava male e lo scriveva peggio,
perch� la lingua di casa Cavour era il francese. Per tutta la vita,
parl� e scrisse in italiano traducendo dal francese, mentre,
in privato continu� a parlare e scrivere in francese.
Dovevano correggergli i discorsi, che pronunciava
con voce stridula e cercando le parole.
Secondogenito e, quindi, non erede del patrimonio paterno,
in pochi anni riusc�, con attivit� senza scrupoli, a diventare
milionario (di quei tempi); analogamente si comport� in politica,
fino ad essere nominato capo del governo.
Speculava in Borsa, anche se, almeno una volta, le cose
gli andarono male. Infatti, nell'agosto 1840, fiutando una guerra
tra la Francia e l'Inghilterra nel Medioriente, gioc� al ribasso;
ma la guerra non scoppi�, i titoli rialzarono e fu il disastro.
"Ci� che avevo guadagnato in tre anni, - scrisse - l'ho perso
in un giorno, e ora mi trovo debitore di 45.000 scudi: o pagarli,
o farsi saltare le cervella".
Sfortunatamente per noi, non se le fece saltare: i debiti li pag� il padre.
Purtroppo, invece, ebbe molta fortuna quando giocava d'azzardo
in politica: quante somiglianze fra la sua e la "carriera"
del piccolo Piemonte!
I Cavour erano considerati abilissimi "nel far quattrini":
quando in Piemonte fu istituita una tariffa doganale con dazi
elevatissimi per l'importazione del fosforo, questo provvedimento
sembr�, contemporaneamente, ingiustificato ed inspiegabile.
In seguito, si seppe che il conte era cointeressato in un'azienda
(che, nel giro di qualche anno and� in liquidazione) di prodotti
chimici e farmaceutici che produceva quella sostanza.
E durante una carestia, quando il costo del pane era salito alle stelle,
una folla inferocita assalt� il palazzo della famiglia Cavour,
che rappresentava la maggioranza degli azionisti dei mulini
di Collegno, incettatori di farina e di grano; polizia e soldati
riportarono l'ordine, spedendo alcuni manifestanti in ospedale
ed altri in prigione.
Nel 1848, i Gesuiti erano stati espulsi dal Piemonte; nel 1849,
Cavour fu eletto al Parlamento piemontese (la prima volta
che si era presentato alle elezioni, a Torino, era stato "trombato"
prendendo solo 11 voti!).
Nel 1850, in Piemonte, fu approvata la legge Siccardi, che colpiva
il clero, aboliva alcune festivit� religiose e toglieva ai preti e agli
Ordini religiosi la facolt� di acquisire propriet� senza autorizzazione
governativa. In agosto, un padre servita neg� gli ultimi sacramenti al
ministro dell'Agricoltura e Commercio, Pietro Derossi di Santarosa,
a causa della sua adesione alla legge Siccardi.
Per rappresaglia, l'Arcivescovo fu condannato all'esilio perpetuo.
Cavour prese tranquillamente il portafoglio divenuto vacante
per la morte del Derossi: il governo d'Azeglio persever�
nella sua azione contro la Chiesa.
Nel novembre 1852, Cavour fu incaricato di formare un nuovo
governo e si alle� con Urbano Rattazzi, capo del Centro-Sinistra,
per sviluppare il suo programma di opposizione alla Santa Sede,
con l'assenso del re Vittorio Emanuele II.
Il 10 marzo 1845, i beni del seminario vescovile furono confiscati.
Nel gennaio 1855, Rattazzi, come ministro dell'Interno, present�
alla Camera dei deputati (adducendo ragioni finanziarie) una legge
per la soppressione di tutti i conventi e monasteri negli Stati
piemontesi e per il sequestro delle loro propriet�: una legge
chiaramente "anticostituzionale", atteso che l'allora vigente
"Statuto Albertino" garantiva l'inviolabilit� della propriet� privata.
Nonostante che i Vescovi avessero offerto, nell'aprile successivo,
una somma equivalente a 900 mila franchi, la legge fu imposta
al Parlamento e divenne esecutiva il 25 maggio 1855.
Dopo quelli operati dai rivoluzionari francesi, fu il primo colossale
furto di beni della collettivit�, svenduti ai privati o mal amministrati
e dilapidati dallo Stato: un furto in danno dei poveri, assistiti
dalla Chiesa.
La celeberrima: "Libera Chiesa in libero Stato" fu
una gigantesca truffa.
Questa formuletta � stata sempre presentata come la dimostrazione
del "genio" e della grandezza di Cavour.
Ma � cos�?
A parte che nessuno sapeva cosa volesse significare, veniva intesa
da ognuno a modo suo. Secondo la concezione di Cavour, la Chiesa
semplicemente non contava e non doveva contare niente nella sfera sociale.
La Chiesa come istituzione, come "corpo di Cristo", come "popolo
di Dio", veniva cancellata.
Con questa espressione, si intendeva semplicemente che la Chiesa
doveva essere annullata, inglobata nello Stato: se i sacerdoti
ed i vescovi ostacolavano la sua politica, venivano perseguitati
senza piet�.
Nel corso del 1861, nell'ex Regno delle Due Sicilie, 71 vescovi
su 89 finirono in prigione od in esilio (alcuni vi restarono per molti
anni). Nel 1850, come gi� detto, lo stesso Arcivescovo di Torino,
monsignor Luigi Franzoni, per essersi opposto alla legge Siccardi,
era stato prima rinchiuso nella fortezza di Fenestrelle
e poi mandato in esilio a Lione, dove rimase fino alla morte,
avvenuta nel 1862.
In nome della libert� e della costituzione, i governi "liberali"
decisero la soppressione di tutti gli Ordini religiosi della Chiesa
cattolica e l'incameramento, cio� il furto, di tutti i loro beni.
Ben 57.492 persone vennero messe sul lastrico, cacciate
dalle proprie case, private del lavoro, dei libri, degli arredi sacri,
degli archivi, della stessa vita che avevano scelto.
Il risorgimento di Cavour � stato anche una guerra di religione,
una guerra contro la religione, una guerra condotta dai liberal-massoni
contro la Chiesa cattolica e contro lo stesso popolo italiano; � stato s�
un "risorgimento", ma del paganesimo e della barbarie, realizzato
attraverso corruzione, tradimenti, violenze, devastazioni, massacri,
profanazioni, saccheggi, ruberie, intrallazzi e nefandezze d'ogni sorta.
Cavour avrebbe almeno - dicono i suoi ammiratori - assicurato
ai popoli italiani un regime di libera rappresentanza: un'altra menzogna!
Nel Regno di Sardegna avevano diritto al voto 90.839 persone
(appena il 2%), su di una popolazione di 4.325.666 abitanti.
Quando il maresciallo Vittorio Della Torre gli fece notare
che la legge per l'espropriazione dei beni della Chiesa
era "impopolare", Cavour rispose che, se gran parte della popolazione
era avversa a questa legge, non gliene importava niente: "Io, in verit�,
non mi sarei mai aspettato di vedere invocata dall'onorevole
maresciallo l'opinione di persone, di masse, che non sono
e non possono essere legalmente rappresentate".
Per questo grande liberalone "padre della patria", le masse
popolari, in realt�, non contavano nulla!
Tanto � vero che, nello Stato di Cavour, il 98 per cento
della popolazione era escluso dalla vita politica.
Questo "padre della patria", per preparare l'alleanza con la Francia,
ricorse ad ogni mezzo: us� perfino sua nipote, la contessa Virginia
di Castiglione (la quale, a giusta ragione, per i servigi resi in alcova,
potrebbe essere qualificata come "madre della patria"), per far
invaghire l'imperatore Napoleone III e convincerlo ad appoggiare
la politica espansionistica e aggressiva del Piemonte!
E convinse lo stesso re Vittorio Emanuele II a sacrificare
sua figlia Maria Clotilde, dandola in sposa al nipote
di Napoleone III, il depravato principe Girolamo Napoleone.
Nel 1857 ci fu la "spedizione di Sapri", organizzata da Carlo Pisacane
e Carlo Nicotera (i quali si prefiggevano di promuovere un'insurrezione
nel Regno delle Due Sicilie, simultaneamente ad un'insurrezione
mazziniana a Genova: di qui l'ostilit� di Cavour al progetto
ed ai suoi autori). In quell'occasione, Cavour scrisse: "I fatti
di Ponza e di Sapri hanno costituito un delitto di ribellione
e di latrocinio, punibile colle leggi penali ordinarie".
Se fosse stato coerente, avrebbe dovuto condannare
allo stesso modo anche la spedizione di Garibaldi del 1860,
da lui voluta e organizzata!
Contrariamente a quello che si pensa, Cavour rovin� l'economia
del Piemonte con il libero scambio, adottato per compiacere
gli alleati inglesi e francesi e che, scrive Cesare Cant�, "sacrific�
all'Inghilterra tutte le manifatture italiane, e pun� i pi� animosi
imprenditori. Destro negli affari di Borsa, concluse prestiti
vantaggiosi, ma i suoi stessi panegiristi l'accusano della leggerezza
con cui trattava le finanze: grav� la propriet�, ruppe l'equilibrio
fra l'agricoltura e le industrie.
Come disse Ottavio Thaon, conte di Revel, il suo trattato commerciale
con l'Inghilterra, "pi� politico che commerciale", aveva messo
il Piemonte sotto la tutela mercantile inglese; il suo trattato
con la Francia fu ugualmente rovinoso per l'agricoltura piemontese.
Commission� a Garibaldi la criminale aggressione al Sud,
detta "spedizione dei Mille", fornendogli i due battelli Lombardo
e Piemonte, i finanziamenti necessari (nel bilancio del Regno
d'Italia, presentato nel 1864 da Quintino Sella al suo successore
Marco Minghetti, figuravano 7.905.607 lire, pari a circa 31 milioni
di euro, attribuite a "spese per la spedizione di Garibaldi")
ed i rifornimenti (a Talamone).
Nell'ottobre, con il ridicolo pretesto di difenderli, invase
i territori dello Stato della Chiesa e strapp� le Marche
e l'Umbria al Papa; subito dopo, invase il Sud senza dichiarazione
di guerra, per difenderlo dall'anarchia e dalla rivoluzione,
che proprio lui, con la complicit� sfacciata dell'Inghilterra,
aveva organizzato, favorito e finanziato!
Il conte, il 25 aprile 1860, pochi giorni prima della partenza
delle camicie rosse, ebbe addirittura la sfacciataggine di chiedere
al proprio ambasciatore a Napoli l'invio sollecito di "10 o 12
esemplari della carta topografica della Sicilia in 4 fogli",
di una copia della carta del Regno di Napoli dello Zanoni
o, in mancanza di questa, di altre "rinomatissime carte del Regno
delle Due Sicilie".
L'ambasciatore Villamarina provvide immediatamente,
inoltrandole a Genova tramite il piroscafo Lombardo della
(manco a dirlo!) Societ� Rubattino!
L'ammiraglio Carlo Pellion, conte di Persano, nel suo Diario racconta
gli sforzi economici profusi da Cavour per "comprare" gli ufficiali
della marina borbonica; in una lettera assicura al conte: "Possiamo
ormai far conto sulla maggior parte dell'officialit� della regia marina
napoletana" ed, in un'altra, egli scrive: "Noi continuiamo, colla
massima segretezza, a sbarcare armi per la rivoluzione, a tergo
delle truppe napoletane che sono a Salerno".
Fu un feroce nemico del Sud ed, insieme a Vittorio Emanuele II,
defin� "canaglia" i soldati napoletani prigionieri di guerra;
proprio loro che, canagliescamente, avevano favorito
e completato l'invasione del Regno delle Due Sicilie,
mentre si proclamavano amici del Re di Napoli, Francesco II.

http://tinyurl.com/cp5ltm

Si favoleggia circa la "umanit�" di Cavour, ma in una lettera
del 25 ottobre 1860, indirizzata a Persano, chiedeva di "inviare
i prigionieri napoletani a Genova" (in condizioni igieniche
vergognose), da dove avrebbero proseguito per i "campi
di concentramento" in Lombardia, Piemonte, Val d'Aosta.
Grande dovette essere la meraviglia di questo losco figuro,
quando venne a sapere dal generale La Marmora, incaricato
di un'ispezione nei campi di prigionia, che quel "branco di carogne"
rifiutava di arruolarsi tra le truppe sarde e "non voleva prestare
un nuovo giuramento, avendo giurato fedelt� a Francesco II".
Migliaia di ufficiali e decine di migliaia di soldati semplici
furono imprigionate, con infiniti patimenti ed un alto numero
di morti per malattie, per fame, per freddo.
Coloro che riuscirono a sopravvivere, odiati come ex nemici
in armi, derisi come soldati di Franceschiello, disprezzati
come cafoni meridionali, rientrati nei loro paesi d'origine,
molto spesso, andarono ad ingrossare le file della rivolta contadina
(dai piemontesi chiamata "brigantaggio").
Nell'ottobre 1860, Cavour aveva fatto organizzare la farsa
dei plebisciti (in cui vi furono solamente intimidazioni, violenze
e brogli elettorali), che sancirono l'annessione del Regno di Napoli
al Piemonte.
Alcuni anni fa fu rinvenuto il manoscritto-confessione
di una "spia"(agente segreto) che aveva operato per conto
del governo piemontese, Filippo Curletti.
Da quelle pagine ingiallite dal tempo emergeva, in tutto
il suo tragico squallore, l'incredibile perversione del conte
di Cavour; una schiavit� psicologica, una malefica schizofrenia
che condizion� fortemente la vita politica dello statista piemontese.
Egli, infatti, non esit� a tramare con diabolica e, spesso, gratuita
ferocia contro le istituzioni degli altri Stati sovrani della penisola
e contro la stessa gente del popolo.
Quelle confessioni, scritte sul letto di morte da uno dei principali
testimoni di quelle nefandezze, sono servite a diradare quel misticismo
storico menzognero, che ha fatto del Cavour un simbolo sacro
ed intoccabile di una nazione nata male e sviluppata peggio,
dove una parte di essa, il Sud, dopo quasi un secolo e mezzo,
ancora langue in una condizione di sottosviluppo economico
e di abbandono politico e sociale.
Nella sua qualit� di agente, Curletti venne messo al corrente
dei numerosi segreti e complotti, che erano stati alla base
degli avvenimenti sfociati, poi, nell'unificazione della penisola
italiana e nella vittoria definitiva dei liberali.
Tali segreti lasciano emergere finalmente come il risorgimento,
ben lungi dal poter essere definito un movimento popolare, voluto
dalla gente e realizzato da eroi disposti a sacrificarsi in nome
della libert�, fu invece in realt� un'azione lungamente programmata
e pianificata da alcune �lites borghesi che, machiavellicamente,
non esitarono ad adottare stratagemmi tutt'altro che onesti
o eticamente ortodossi, per giungere allo scopo.
Leggere i carteggi riguardanti i cosiddetti "padri della patria"
lascia sgomenti, in quanto il loro contenuto � rivelatore
di una vicendevole ostilit� che contraddice drammaticamente
l'idea scolastica di una reciproca stima ed affezione.
Come siamo lontani, anni luce, da quella oleografia risorgimentale,
cos� bene presentataci e fattaci studiare sui libri di scuola!
E, purtroppo, vuoi per disinformazione, vuoi per pigrizia mentale,
vuoi per malafede, vuoi per disinteresse verso tali argomenti,
ancora oggi, sono moltissimi gli Italiani ad essere convinti
che gli avvenimenti storici in questione si siano svolti proprio
come � stato loro "dato a bere" e che i protagonisti degli stessi
siano stati dei "grandi uomini", piuttosto che individui loschi,
spregevoli, disonesti e mascalzoni.
Il 17 marzo 1861, grazie agli intrighi di Cavour, alle sue invasioni
banditesche, ai suoi bugiardi dispacci ed ai suoi plebisciti-truffa,
veniva proclamato il Regno d'Italia. Cavour, in Parlamento,
sentenzi� che bisognava "imporre l'unit� alla parte pi� corrotta (sic!).
Sui mezzi non vi � dubbiezza: la forza morale e, se questa
non bastasse, quella fisica".
Della forza morale non fu possibile scorgere alcuna traccia.
La forza fisica, invece, fu assicurata da una siepe di baionette
che risultarono assai affilate.
Giacinto de' Sivo comment�: "Cominciava l'arte del boia".
Ecco chi era Camillo Benso, conte Cavour!

http://tinyurl.com/7h39yr

Azione e Tradizione
TORINO: QUEL MUSEO VA CHIUSO IMMEDIATAMENTE.
COMUNICATO STAMPA
La Segreteria del Movimento Politico Cattolico
"Azione e Tradizione" esprime con forza tutto lo sdegno
e l'indignazione nell'apprendere che il museo antropologico
criminale dedicato al razzista Cesare Lombroso risulta
ancora aperto al pubblico a Torino.
Gli "studi" pseudoscientifici del Lombroso furono alla base
degli innumerevoli e sistematici casi di deportazioni, omicidi,
arresti di massa compiuti durante l'unificazione d'Italia
ai danni dei meridionali.

La teoria lombrosiana secondo la quale la conformazione del cranio
denoterebbe un'intrinseca propensione al crimine � stato l'humus
culturale nel quale � nato e si � alimentato il cosidetto risorgimento
italiano.
Dedicare ufficialmente un museo ad un personaggio squallido
e pericoloso come il Lombroso appare fuori luogo ed offensivo
nei confronti dei patrioti meridionali che, per difendere il Trono
e l'Altare, scelsero la via dell'Onore combattendo gli invasori
piemontesi al soldo della finanza massonica nordista ed inglese.

La questione del museo dedicato al razzista Lombroso, si inserisce
nella mai rimarginata questione del risorgimento che, lungi dall'essere
affrontata con seriet� ed obiettivit�, continua ad alimentare in chiave
apologetica quella che invece fu un'opera di conquista e di colonizzazione
dell'indebitatissimo Piemonte nei confronti del florido ed avanzato
Regno delle Due Sicilie.
Un'operazione di annessione forzata condotta col tradimento di alcuni
generali dell'esercito borbonico sul libro paga degli invasori che
spianarono la strada al ladro di cavalli e massone Garibaldi.
Successivamente, ai danni dei meridionali, furono orchestrate
vere e proprie azioni terroristiche dall'esercito del neonato
Regno d'Italia: intere citt� date alle fiamme, donne, bambini
e padri di famiglia ammazzati ed i cui cadaveri vennero esposti
per giorni interi nelle piazze dei paesi, migliaia di meridionali
deportati e condotti nei campi di concentramento nordisti
come quello di Fenestrelle.

Il risorgimento decret� l'avvio della corruzione, degli appalti truccati,
delle tangenti e dei lauti guadagni a favore di funzionari pubblici che
dilapidarono in soli due mesi di governo dittatoriale di Garibaldi le casse
del Regno delle Due Sicilie. Cavour, Mazzini, Garibaldi, Vittorio
Emanuele II, Cialdini in un paese onesto intellettualmente sarebbero
stati annoverati tra le fila dei terroristi, dei malfattori e dei ladri.
Invece questa banda di delinquenti e criminali continua ad essere
celebrata ed osannata come eroica e composta dai padri della patria.

Questo fu il risorgimento e Lombroso una delle sue stampelle. I suoi studi
condotti in un clima di positivismo scientifico rappresentarono la culla in
cui prolifer� quel clima anticattolico che dovette condurre all'infame 20
settembre del 1870 con l'aggressione fisica alla Roma papalina.

A nulla valgono le giustificazioni abbozzate dai responsabili
del museo circa la contestualizzazione degli studi di Lombroso.
Sarebbe come dedicare un museo al medico nazista Josef Mengele
senza prima aver spiegato l'intrinseca pericolosit� del nazionalsocialismo.
D'altronde, nazionalsocialismo e risorgimento hanno
un comun denominatore: il razzismo biologico posto
a fondamento del rispettivo agire politico.

Riscossa cristiana
Recensione di
Paolo Mariani - L'ACCADEMIA E LA LOGGIA,
Rivoluzione e massoneria alle origini dell'Italia moderna
- Ed. Il Cerchio, 2007 - pagg. 122, euro 14,00
Risorgimento italiano e risorgimento massonico
di Piero Vassallo
La necessit� di attuare l'unit� politica sul fondamento
dall'unit� spirituale degli italiani si manifest� alla fine
del XVIII secolo, quando gli antichi stati della penisola
si dimostrarono incapaci di opporre un'efficace resistenza
militare all'armata dei cleptomani discesi, sotto il vessillo
della fellonia giacobina, dalla Francia affamata dalla rivoluzione.

La strutturale impotenza dei poteri politici fu compensata
dalla spontanea, eroica insorgenza dei popoli italiani, i quali,
con armi di fortuna e tattiche improvvisate, ostacolarono duramente
l'azione dei saccheggiatori francesi.
[ http://tinyurl.com/njk4mr
http://tinyurl.com/n26avf
http://tinyurl.com/mvf7qz
http://tinyurl.com/kmq6rc
http://tinyurl.com/lpmvz2]

La funzione provvidenziale degli insorgenti - i Viva Maria -
commosse Vittorio Alfieri, prima di essere nobilmente esaltata
da Giovanni Gentile, il quale, senza esitazione, attribu� alla rivolta
popolare il merito di aver destato la consapevolezza dell'obbligo
di unificare la politica italiana in vista della resistenza all'invasore.
Le insorgenze antigiacobine hanno rappresentato il cuore antico
del futuro italiano. Sono state il primo, nobile atto del vero,
cattolico, e purtroppo non realizzato, risorgimento italiano.

Una risma di letterati di scuola massonica, Ugo Foscolo,
Vincenzo Cuoco, Pietro Colletta, Goffredo Mameli,
Luigi Mercantini, Giuseppe Garibaldi, Mario Rapisardi,
Giovanni Verga, Luigi Settembrini ecc., quasi anticipando
l'azione gramsciana, si affrett� a produrre e diffondere
dozzinali poesie, memoriali grondanti, pistolotti retorici,
romanzi inverosimili e storie disinformanti, riuscendo
nell'impresa di usare la letteratura quale vettore del progetto
liberale finalizzato allo snaturamento del vero patriottismo.

La cattiva letteratura fu l'antefatto e la musica di fondo del risorgimento
liberal-massonico, che ebbe il sopravvento sul risorgimento italiano.
Gli scritti degli autori di loggia, opere per lo pi� di bassa qualit�,
erano tuttavia adatte ad innestare sul corpo sano e ingenuo
del patriottismo l'artificiale ostilit� verso la fede cristiana,
che fu infatti sostituita dalla passione per quella libert� tiranna,
che pretendeva di sopprimere, sulla base avventizia dell'ideologia
democratista, i corpi sociali intermedi nati e viventi da secoli
senza necessit� di suffragi universali e di grotteschi plebisciti.

http://tinyurl.com/dytpuj

Gli studiosi di scuola tradizionalista hanno omesso di studiare
l'apporto dei poeti e dei narratori al risorgimento massonico,
con il risultato di restringere l'indagine storiografica
di orientamento revisionista all'esame delle filosofie,
dei filosofemi (ad esempio la grottesca produzione
del Mazzini) e degli intrighi di palazzo, trascurando
lo studio di quella strategia anticattolica e antitaliana
che fu attuata dai letterati di servizio.

Uno studioso specializzato in studi letterari, Paolo Mariani,
ha finalmente colmato una lacuna proponendo, nel saggio
"L'accademia e la loggia", edito dal Il Cerchio di Rimini,
il profilo degli autori che produssero gli inni, le canzonette
e le leggende che esaltavano il falso patriottismo, ed esaltandolo
lo facevano salire sul carro della rivoluzione massonica.
Carro di cui il card. Giacomo Biffi ha rivelato la somiglianza
con quello condotto dal collodiano Mangiafuoco, ingannatore
degli ingenui in cammino verso il paese dei balocchi.

Mariani ricostruisce il progresso compiuto dalla trama massonica
attraverso la letteratura affabulatoria prodotta dagli apologeti
del falso risorgimento. E opportunamente ha descritto i mostriciattoli
anticristiani e antitaliani striscianti sotto la pelle del finto
patriottismo.

Ad esempio, lo sgangherato delirio gnostico, che strappava all'insicura
penna di Giuseppe Garibaldi la definizione della propria anima quale
"scintilla vicinissima al nulla, ma pur parte di quel tutto supremo Oh!
S� di Dio! S�! Particella dell'eterno".

Analogo il grido comicamente panteista ed escatologico alzato
dall'infelice Goffredo Mameli:"L'uom si confonde con Dio,
e indiato al gran tutto si unisce, si fa l'uom una sola famiglia
perch� � giunta l'et� dell'amor".
Oggi possiamo dire che Marrazzo ha svelato la natura
dell'ecumenico amore raccomandato dalla famiglia letteraria
asservita ai progressisti del XIX secolo...

Il saggio di Mariani si raccomanda agli studiosi e ai politici
intesi ad approfondire le meccaniche della sovversione
e dello stordimento mediatico.

http://tinyurl.com/ycyyl5y

http://tinyurl.com/y8wbw7f

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