Buongiorno!
Grazie a Roberto per averci segnalato questa discussione. Trovo che offra diversi spunti di riflessione, tra i quali quello di pensare al passato come strumento di insegnamento per vivere il presente.
Mi viene in mente, perché è un argomento a cui sono parecchio sensibile, soprattutto in questo momento storico, la cancel culture praticata in Italia alla fine del ventennio fascista. Diversa per certi versi, soprattutto perché c’è una legge (Legge Scelba del 1952) che vieta l’uso di simboli, emblemi o gesti riconducibili al fascismo. Infatti sono state abbattute opere d’arte, fasci littori, scritte fasciste da molti edifici, ma molti altri simboli sono ancora presenti in tutta Italia, mi viene in mente l’EUR a Roma, la stazione centrale di Milano, quella di Firenze e Castelluccio di Norcia (quello che ne resta, purtroppo), ma l’Italia è piena di simboli fascisti, a mio parere molto utili per continuare a parlare di questo momento storico con le nuove generazioni, non per inneggiare ad esso, ma per non ricaderci. Chi inneggia al fascismo oggi sono nostalgici di qualcosa che non hanno vissuto.
L’altro spunto di riflessione, secondo me, è quello di continuare a parlarne, proprio perché è un tema molto attuale e ignorarlo o liquidarlo ha poco senso. Piuttosto andrebbe affrontato, come dicono Bettini e Verde, sui banchi di scuola e nelle aule universitarie, con qualcuno che possa accompagnare la discussione, altrimenti si rischia la deriva, come succede sui social, per esempio. Non so se voi siate d’accordo, ma mi pare di osservare che le persone non siano più abituate alla discussione, mi ci metto dentro anche io, proprio perché non si discute delle cose, si prendono per buone idee e pensieri così come vengono proposti, oppure si respingono in toto, ma senza discussione, quella sana discussione in cui possono nascere idee e scoperte. Forse anche per questo la cancel culture sta prendendo piede in questo momento storico. Forse accogliendo le problematiche, che è giusto che vengano fuori, discutendone, mettendo insieme le idee si possono trovare anche soluzioni o chiavi di lettura condivise, realmente inclusive e non “esclusivamente inclusive” (che è un ossimoro, appunto).
Poi ci sarebbe molto altro da cui prendere spunto per discutere, ma rischierei di sfracanarvi i chitarrini e quindi la smetto qui, ma sarei curiosa di sapere come la pensate e se avete delle idee diverse in merito.
Buona giornata a tutti!
Manuela
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