Re: English Italian Al Vertice Della Tensione Book Download

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Tanesha Prately

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Jul 17, 2024, 4:38:32 AM7/17/24
to uaslunepet

Al vertice della tensione (The Sum of All Fears) è un film del 2002 diretto da Phil Alden Robinson e interpretato da Ben Affleck e Morgan Freeman. È tratto dal romanzo Paura senza limite, scritto da Tom Clancy.

Intanto tra Stati Uniti e Russia cresce la tensione in seguito alla morte del vecchio presidente russo e all'insediamento del nuovo presidente Nemerov dopo solo otto ore. Jack Ryan, analista della CIA, aveva scritto anni prima un rapporto su Nemerov e quindi viene convocato dal Consiglio della Difesa per capire che tipo di presidente sarà Nemerov, e come si comporterà in Cecenia.

english italian Al vertice della tensione book download


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La direzione del doppiaggio italiano fu curata da Carlo Cosolo, il quale ha supervisionato i dialoghi con l'assistenza di Andreina D'Andreis, per conto della Cast Doppiaggio srl.[1] La sonorizzazione, invece, venne affidata alla Sefit-CDC di Via dei Villini.[1]

Con il tacito consenso britannico, tedesco e americano, ilpresidente Giscard d'Estaing si preparò a fare una propostasconvolgente alla sessione plenaria del vertice, senza primaconsultarsi con tutti i partecipanti. Il Primo Ministro giapponeseMasayoshi Ohira, che presiedeva la riunione in qualità di leaderdel paese ospitante, fu colto di sorpresa da una proposta che -come rappresentante del Giappone - non poteva avallare. Anche ilpresidente del Consiglio italiano Giulio Andreotti protestòenergicamente e minacciò di lasciare la sala della conferenza se laproposta fosse stata imposta all'Italia.

In tale contesto, il terzo vertice di Tokio rappresentò un chiaroesempio della capacità del G-7 di elaborare una strategia comune edi trasformare le divergenze politiche frutto di una divergenza diopinioni in un consenso politico basato su una comune percezionedella situazione in Russia. Per attuare questa trasformazione eidentificare misure concrete e realmente efficaci, era importanteavviare un dialogo approfondito tra gli esperti del G-7 a livellodi sherpa ed una discussione strategica tra i membri del G-7 alivello di ministri, senza cedere alla facile tentazione dimanifestare un sostegno politico di mera facciata. Da questopunto di vista, per il successo del terzo vertice di Tokio fu senzadubbio più importante la conferenza dei ministri degli esteri edelle finanze del G-72D1 che si tenne sempre a Tokio nel mese diaprile che non un incontro straordinario del G-72D1 a livello divertice, come avrebbero voluto alcuni leader europei.

Anche riguardo al terzo problema - come dare impulso ainegoziati dell'Uruguay Round - il vertice di Tokio è riuscitoladdove il vertice di Monaco aveva fallito, preparando il terrenoper una positiva conclusione delle trattative. Durante gli anniprecedenti, in particolare dal terzo vertice di Londra del 1991, icapi di governo avevano subito una grave perdita di credibilità acausa dell'Uruguay Round, essenzialmente per il fatto chenonostante le dichiarazioni di impegno a concludere il negoziatoentro l'anno, i leader non avevano fatto nessuno sforzo concretoper raggiungere tale obiettivo né durante il vertice nésuccessivamente. Questa volta, a Tokio, i membri del G-7 fecero delloro meglio per realizzare progressi importanti in una delle areecruciali del negoziato. Questo passo avanti, unito all'impegnopersonale dei leader del G-7, fu decisivo per rendere più credibileil seguito della trattativa. Il tema prescelto a questo scopo ful'accesso ai mercati. L'argomento fu dibattuto ampiamente allavigilia del vertice di Tokio (in modo non dissimile da come lo erastato al primo vertice di Bonn) e l'accettazione di un pacchetto disacrifici comuni da parte della Comunità Europea, degli Stati Unitie del Giappone consentì la svolta verso la conclusione definitivadell'Uruguay Round nel mese di dicembre.

Possiamo dunque annoverare il terzo vertice di Tokio tra i successidella storia dei vertici per essere stato in grado di adottare, consacrifici da parte di tutti, una strategia comune su una questioneimportante.

Il vertice di Houston si svolse in un'atmosfera di relativa calmasul fronte economico. Benché la ripresa negli Stati Uniti fosseancora lenta, Giappone ed Europa stavano ottenendo risultatieconomici estremamente significativi e non vi erano questionicontroverse di politica economica che i partecipanti al verticedovessero discutere. Gli avvenimenti dei mesi precedenti, la cadutadel muro di Berlino ed il crollo dell'impero sovietico nell'Europacentro-orientale, avevano provocato grande euforia ed ottimismo peril futuro politico mondiale. In tale situazione era naturale che ilvertice di Houston - un mese prima della crisi del Golfo, chescosse il mondo e modificò questa visione ottimistica - fossecaratterizzato da grandi speranze e aspettative per un nuovo ordineinternazionale.

L'argomento più importante, sul quale era necessario uncoordinamento tra i membri del G-7, era l'atteggiamento da tenerenei confronti della Cina dopo la tragedia di Tienanmen. Laquestione era delicata nella misura in cui rischiava di sfociare inuna controversia esplosiva molto simile a quella del vertice diVersailles sulle sanzioni economiche all'Unione Sovietica. Moltodipendeva dal tipo di consenso che il G-7 avrebbe saputo creare suun atteggiamento comune verso la Cina, dopo che il precedentevertice di Parigi aveva espresso un'unanime condanna e adottatodelle sanzioni contro la brutale soppressione delle libertà daparte delle autorità cinesi. Anche questa volta, come per lesanzioni economiche all'Unione Sovietica adottate a Versailles,c'era una divergenza di opinioni tra i membri del G-7 circa lanatura degli avvenimenti di Tiananmen e l'atteggiamento da tenereverso la Cina. Inoltre, le diverse valutazionipolitico-strategiche, frutto delle diverse prospettive dei paesidel G-7 sulle implicazioni geopolitiche del ruolo della Cina per laregione e per il mondo intero, tendevano in questo frangente adeterminare un diverso approccio nei confronti del problema.

Date queste circostanze, è facile capire perché il vertice abbiaassunto per il Giappone un particolare significato per lacontinuità di un coordinamento politico sulle principali questionimondiali di interesse comune. Niente potrebbe essere più lontanodalla verità dell'affermazione, fatta da alcuni, che questointeresse equivalga ad un tentativo di fare del G-7 il direttoriopolitico del mondo. In realtà, se si esamina la storia dei vertici,si trovano casi evidenti in cui questo coordinamento politico hasvolto un ruolo estremamente costruttivo; il vertice non ha mairischiato di cadere nella trappola di autodesignarsi direttoriopolitico per il mondo intero. Ad esempio, sia le linee politicheenunciate dalla Francia ai tempi del primo vertice di Tokio sullaquestione mediorientale e sul terrorismo internazionale sia laposizione assunta dal G-7, sempre su iniziativa francese, alvertice di Parigi del 1989, in relazione agli eventi di Tienanmen,hanno svolto un'importante funzione. Anche il coordinamentoraggiunto a Houston sulla questione cinese, dopo le sanzionidell'anno precedente, fu veramente utile nella misura in cuiconsentì un approccio univoco basato su un comune orientamentoverso la Cina, frutto del superamento di divergenze che altrimentiavrebbero potuto persistere. Il caso della Cina al vertice diHouston dimostra ampiamente la validità delle argomentazione sinqui sostenute, in base alle quali il processo dei vertici rispondead uno scopo importante: favorire il superamento di divergenzenell'interpretazione e valutazione dei fatti ed il raggiungimentodi orientamenti omogenei, come unica premessa per concertarevolontariamente azioni comuni.

Se, come si è detto, la validità del vertice risiede essenzialmentenel suo ruolo di centro di coordinamento tra paesi che perseguonopolitiche comuni e basate sulla condivisione di valori (cioè lafilosofia del club di paesi omogenei), diventa fondamentale laquestione della composizione di questo club, perché da ciò dipendela sua fisionomia.

Anzitutto, è vero che l'eccessiva burocratizzazione del processopreparatorio dei vertici è una questione rilevante, ma questatendenza è andata peggiorando solo negli ultimi anni.L'indispensabile fase preparatoria che precede il vertice, da utilemomento di confronto e coordinamento tra i rappresentanti personalidei partecipanti è diventata un processo burocratico finalizzatoagli aggiustamenti linguistici della dichiarazione finale, neltentativo di smorzare eventuali discordanze di vedute. Inquesto senso, occorrerebbe rivitalizzare il vertice e migliorarnela funzione di autentico sistema di coordinamento politico.

Abbiamo visto che il primo vertice a Rambouillet era stato ilfrutto più della necessità e della saggezza del momento, piuttostoche di decisioni lungamente ponderate. Non era nemmeno previsto cheavesse un seguito. Ma dopo il successo di quell'incontro iniziale,i vertici si sono affermati come un processo permanente e hannoottenuto un riconoscimento internazionale proprio grazie agliimportanti risultati raggiunti a Rambouillet, Bonn I e Tokio I.

Per rendere possibile questa istituzionalizzazione informale senzarischiare una eccessiva burocratizzazione del G-7, due proposteconcrete potrebbero essere le seguenti. In primo luogo, in campoeconomico sarebbe oltremodo consigliabile cercare di stabilire unlegame molto più stretto tra il meccanismo dei vertici ed il lavorodell'Ocse. In fin dei conti, l'Ocse è un'organizzazioneinternazionale il cui primo obiettivo è di agire come fulcro dicoordinamento macroeconomico e microeconomico tra i paesi del mondoOcse, cioè il mondo delle democrazie industrializzate. Esiste giàuna connessione abbastanza stretta tra l'Ocse ed il sistema delG-7, nella misura in cui ogni anno il comunicato finaledell'incontro dei ministri Ocse costituisce un punto di riferimentoper la preparazione della dichiarazione economica del vertice.Tuttavia, questo legame potrebbe essere esteso sino a coprire unventaglio più ampio di interessi comuni, arrivando a coinvolgerel'Ocse nella ricerca e nell'analisi delle questioni che il verticedeve affrontare, in modo che il lavoro del G-7 possa essere piùsolidamente collegato a quello dell'Ocse.

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