La reminiscenza agricola e la generosità umana

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Aug 9, 2006, 10:25:05 AM8/9/06
to Scoprire la Calabria by Tropea.biz
Il massaro e la gestione del podere: la produzione di prodotti tipici,
le feste e l'esportazione per i familiari emigrati;

Ogni famiglia, come ogni singolo Calabrese, almeno fino a qualche anno
fa, era caratterizato dalla praticità di gestire un proprio podere (un
fazzoletto di terra destinato alla coltivazione di colture ed al
mantenimento degli animali su cui si ereggeva una o più costruzioni
adibite come fienile, magazzino, locali per gli animali e a volte anche
abitazioni proprie).

Il contadino cosiddetto "massaru" ereditava tutte quelle conoscenze
necessarie per il mantenimento di questa attività dal proprio padre,
su cui poteva contare per quelle risorse indispensabili al l'avvio ed
al buon proseguimento per la conduzione quotidiana della vita. Queste
risorse tramandate di generazione sono state al centro
dell'operatività del contadino calabrese. I figli apprendevano dai
loro padri tutte le tecniche ed i consigli che le esperienze avevano
affermato e che stavano alla base di questo mestiere, il piccolo uomo
diventava subito un grande massaro (impresario del podere).

Nel podere si vive di giorno e di notte, c'è chi lo possedeva di
proprietà ereditato dai propri nonni, chi invece lo gestiva per gli
altri, i cosiddetti gnuri (latifondisti), il podere era più
comunemente espresso con la parola campagna (per indicare che il
contadino è al podere, si dice: u massaru è a campagna).

Sono stati in pochi i calabresi residenti fuori dai capuoluoghi di
provincia che non hanno avuto sotto casa o in campagna un podere dove
sono stati allevati almeno alcuni dei seguenti animali: polli, galline,
chiocce, pulcini, conigli, tacchini, vacche, pecore, capre e gli
immancabili maiali, a questi aggiungiamo gli animali da soma per gli
spostamenti una volta veramente indispensabili e animali da compagnia e
da guardia allo stesso tempo, asini (la cosiddetta ciuccia) e cani. Gli
animali destinati alla propria alimentazione o alla commercializzazione
venivano allevati e pascolati in condizioni di piena libertà nei
piccoli fazzoletti di terra che il padrone possedeva o gestiva per il
proprietario. Nel medesimo terreno produceva attraverso la coltivazione
di foraggi, frumento, mais, cereali, ecc i prodotti genuini necessari
all'alimentazione degli animali. In questi terreni il massaro sfrutta
ogni piccolo angolo per coltivare svariate tipologie di prodotti:
ortaggi come pomodori, patate, lattughe, rape, zucchine, cetrioli,
fagioli, gli immancabili peperoncini piccanti, vari frutteti come
pesco, pero, albicocco, melo, melograno, kaki, ecc vari vigneti,
uliveti e tanto altro.

La sana e genuina alimentazione è stata alla base di ogni famiglia
(anche se a volte le quantità di prodotti non sono stati sufficienti
per i numerosi componenti del nucle familiare), per questo motivo
ancora oggi molte mamme sono molto premurosi nel riuscire a garantire
una corretta alimentazione a base di fibbre, vitamine, proteine,
carboidrati, ecc. per i propri cari.

La Calabria in ambito meridionale è stata da sempre contrassegnata da
una etichetta che le assegna un alto indice di povertà ( purtroppo
oggi non si può fare a meno che confermare questi dati, se analizzati
e comparati alle altre regioni d'Italia, sul lato economico). Questa
terra, oggi alla luce dei passati decenni, sotto l'aspetto affettivo e
generoso verso i propri familiari emigrati, ha assunto una capacità
di esportazione paragonabile ad una regione ricca. Infatti non possiamo
negare che i Calabresi sono stati un popolo che seppur immerso in mille
difficoltà economiche e seppur molti di loro sono stati costretti
spostarsi in regioni più ricche, i familiari rimasti nella loro casa,
hanno contribuito ad allegerire il peso del carovita dei propri
emigrati. Essi hanno esportando e spedito in grossi pacchi di cartone
fascettati con cordicelle (il classico spago da calabrese) la migliore
selezione dei propri prodotti tipici, frutto del lavoro quotidiano
nelle campagne, nonostante l'incombente povertà economica regionale.
Ancora oggi tutti i calabresi residenti nelle alte regioni italiane e
nel mondo, che organizzano un soggiorno in Calabria per visitare la
propria terra e salutare i propri familiari, non lasciano i loro paesi
di origine se non prima abbiano preparato il pacchetto con:
soppressate, salsicce, nduja, peperoncini, arance, cipolle, olio, vino,
confetture varie e tanto altro, da poter successivamente gustare a
casa propria.

Le generazioni di calabresi a partire dagli anni '50 fino agli anni
'80, che si sono trasferiti nel nord Italia per lavorare nelle fiorenti
industrie sviluppatesi dal dopo guerra, sono stati caratterizzati da
costanti rientri nei medesimi periodi. Gli anni del boom economico
hanno conformato una classica distribuzione delle ferie, in determinati
giorni dell'anno. Queste categorie di lavoratori, in Calabria erano
sempre presenti e non mancavano: alle feste ed alle manifestazioni
religiose e folkloristiche del proprio paese, principalmente
organizzate nel periodo estivo in coincidenza con le vacanze al mare ed
alle feste nel periodo natalizio in coincidenza con una festa del
tutto particolare ed interna alla parentela più stretta, " la
macellazione del maiale" nel podere del padre di famiglia. Alcuni
proventi di questo rito, come le salsicce, il capicollo ecc. ecc.
l'emigrante li portava con se al rientro a casa nel famoso cartone
pieno di prodotti tipici.

Molto spesso si usava macellare due maiali, le carni lavorate si
destinavano alla preparazione degli insaccati e dei salati,
caratterizzati appunto da una lunga conservazione dovuta alla
stagionatura, mentre gran parte del secondo maiale era destinato al
consumo il giorno stesso della macellazione, le carni fresche venivano
arrostite, bollite o preparate per i sughetti, tutto questo per far
fronte al pranzo ed alla cena dei numerosi partecipanti all'evento
caratterizzato dal raggruppamento di due o più famiglie.

Un altra festa del tutto simile alla precedente è la vendemmia dei
vigneti, si tiene in autunno e avremo modo di approndire nelle pagine
del nostro sito: http://www.calabresi.net, venite a visitarci.

A cura di Paolo Barbalace

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