[Freelosophy] Vizi e moralismo

0 views
Skip to first unread message

giangi

unread,
Nov 19, 2010, 9:34:43 PM11/19/10
to tpa...@googlegroups.com
Spesso ci accorgiamo, con grande meraviglia, di essere fortemente attratti dagli uomini festaioli, che brillano di quella irrequieta voglia del gioco, che hanno voglia di capire con quella forza vitale tipica che caratterizza la giovane età. Questi sono il riflesso del nostro immaginario, stimolano la nostra partecipazione e ci inducono al piacere. Così tornano a vibrare quelle corde che, con un semplice tremolio, smuovono e rigenerano il corpo intero, il sangue circola velocemente e in un batter di ciglia, raffiniamo il nostro essere ricettivi: siamo di nuovo fanciulli.
Ma come per ogni sviluppo esiste il suo contrario. Chi non ha sensibilità ed è dotato di scarso formulario, recepisce un senso di dispiacere, quasi come se, non essendo in grado di afferrare la vivacità e la vitalità a cui si trova di fronte, si sente inadeguato e rifiuta anche solo di provare a capire, ed ecco che, la pura felicità di vivere, quella propensione così forte e gioiosa verso la bellezza, viene percepita come immaturità. Questa categoria di piatti oppositori, non riuscendo a contrastare la tenacia degli uomini curiosi, con il susseguirsi degli anni, ha riempito il mondo di restrizioni religiose, invidia e ottusi sistemi di pensiero. C'è una strana corrente di pensiero, nata nell'antichità e cresciuta fino ad oggi, che vuole far crede che, tutto ciò che serve alla conoscenza e all'evoluzione sia dannoso: il piacere (di ogni tipo mentale o corporeo) è stato etichettato come vizio o peccato, la genialità è bizzarria, la brama di conoscienza è ad oggi una tentazione, gli uomini raffinati vengono scambiati con i ricchi, la bellezza è sostituita dal denaro; insomma, ogni valore che libera l'uomo è stato spento mascherato come un male! Non mi interesso di cambiamenti radicali utopici, non ho credenze o speranze popolari, ma essendo la superficialità la normativa sociale, ed essendo io un uomo, mi sento in diritto di combattere tutto ciò che non mi rassomiglia, tutto ciò che opprime e amalgama: quale modo migliore di combattere un nemico se non conoscerlo?
La differenza che c'è tra noi e gli ottusi, o coloro che professano finti valori per interre personale è che noi nemmeno sotto tortura seremmo in grado di abbassarci ad una tale cecità di pensiero. L' ottusità è come la religione, se non hai fede, non puoi professarla. Confucio non si sbagliava quando, ad un suo collaboratore che gli chiedeva come avrebbe potuto migliore il suo popolo, rispose: "Dimmi e dimenticherò,mostrami e forse ricorderò, coinvolgimi ecomprenderò". Ma questa regola vale solo per gli uomini costruttivi, è un opzione che sceglie solo chi ne sente la necessità! Basta guardare la storia e il nostro tempo per capire che, gli uomini per natura nascono uguali, per crescita maturano ognuno a suo modo. L'uguaglianza è un invenzione, è un fine per giustificare un'ideologia, perchè è solo d'apparenza, non di sostanza
Inizierei delineando gli uomini che si battono in favore del cattivo pensiero in tre diversi gruppi.
I primi, nonchè i più intelligenti, sono i buoni oratori che fanno del moralismo il proprio cavallo di battaglia, professano ogni tipo di religione purchè sia quella dominante e sempre il pensiero corrente, non dicono mai ciò che sarebbe essere giusto, ma ciò che la gente deve sentire, e come dei moderni sofisti, parlano per convenienza, per mantenere un qualsivoglia grado di potere sociale, sfruttano la stima che il popolo gli attribuisce e con la compiacenza proseguono il loro cammino nella più totale meschinità.
I secondo gruppo è formato da persone nominate sotto l'insignificante nome di "moderate", professano pensieri pacati e più di stampo sociale, ma sempre sulla linea dell'ottusità, sono coloro che davvero credono in quello che professano, parlano al cuore, mirano a dettare ciò che deve essere giusto moralmente, condiscono le discussioni sempre con amore, religione e benevolenza. Promettono etica morale, rispetto per il prossimo e diritti civili, che puntualmente calpestano appena conquistano il potere. Ma rari casi mostrano che, alcuni individui di questo rango, mossi da una forte devozione sociale, e perchè no, da un'ammirevole amore per il proprio branco o popolo, hanno davvero consumato loro stessi al fine di cambiare le cose, ma essendo parte di un gruppo che ha ben poche speranze di imporsi sono stati allontanati, sabotati o uccisi. La posizione della chiesa è collocabile, con le sue chiacchiere e i suoi infiniti buoni propositi in questo gruppo, ma nel concreto è sempre appartenuta al primo.
Gli ultimi sono i più numerosi, i poco brillanti nonchè i meno acculturati. Sono gli uomini che si rispecchiano in uno dei due ranghi sopra elencati e sono ciò di cui questi hanno più bisogno: è l'inerzia di questo rango che improme forza e spinge: sono la linfa vitale, sono i peggiori perchè garantiscono questa morale, questo sistema di ottusità. Sono anche i più malandati, perchè credono in ciò che sentono, confondono giornalmente loro stessi e non hanno nulla di buono. Sono spesso infelici e insoddisfatti, si creano da soli i propri mali, che puntualmente verranno curati, se sono mali sociali ci penserà uno dei primi due ranghi, se sono mali esistenziali ci penserà la chiesa, o almeno diranno che lo stanno facendo.
Ogni uomo è confinato a vivere in ciò che la natura ha (casualmente?) stabilito. In un secondo tempo, toccherà a lui fare la sua scelta, se intraprendere il cammino lungo un sentiero di collina, se scalare la montagna, o se vivere nella bassa pianura, e ovunque andrà, cercherà sempre un suo simile: è questa la bellezza della società.

Esistenzialismo individuale in crescita? ma..


Per restare in tema, Vi lascio alla lettura di un piccolo frammento di Albert Camus, tratto dal libro "L'uomo in rivolta"

« La rivolta è essa stessa misura: essa la ordina, la difende e la ricrea attraverso la storia e i suoi disordini. L'origine di questo valore ci garantisce che esso non può non essere intimamente lacerato. La misura, nata dalla rivolta, non può viversi se non mediante la rivolta. È costante conflitto, perpetualmente suscitato e signoreggiato dall'intelligenza. Non trionfa dell'impossibile né dell'abisso. Si adegua ad essi. Qualunque cosa facciamo la dismisura serberà sempre il suo posto entro il cuore dell'uomo, nel luogo della solitudine. Tutti portiamo in noi il nostro ergastolo, i nostri delitti e le nostre devastazioni. Ma il nostro compito non è quello di scatenarli attraverso il mondo; sta nel combatterli in noi e negli altri »

* * * * *















e 3 tipi di moralioist
sfogo tentazoni
piacere positivo negativ

--
Postato da giangi su Freelosophy il 11/07/2010 02:20:00 PM
Reply all
Reply to author
Forward
0 new messages