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La felicità al di là della religione
del Dalai Lama (parte prima, di due)
"La felicità al di là della religione. Una nuova etica per il mondo"
Del Dalai Lama - Ottobre 2012
(Introduzione e postfazione tratti da:
"Dalai Lama - La felicità al di là della religione, Sperling & Kupfer, 2012."
°°°
«Dobbiamo riconoscere due cose. La prima è che la religione non è
l'unico modo per seguire una vita spirituale. Ci sono modi per vivere
la vita piena e soddisfacente che tutti desideriamo senza essere
credenti.
La seconda è che per costruire un mondo ricco di armonia e di pace
abbiamo bisogno di qualcosa di più della tolleranza e della
comprensione tra le religioni. Abbiamo bisogno anche di tolleranza e
reciproca comprensione fra credenti (di qualsiasi fede) e non
credenti.
Sono convinto che la strada più promettente conduca a un sistema di
etica laica radicata in una profonda rivalutazione della nostra comune
umanità.»
(Dalai Lama)
---
Introduzione
Ormai sono un vecchio. Sono nato nel 1935 in un piccolo villaggio del
Tibet nordorientale. Per motivi che vanno oltre la mia volontà e la
mia possibilità di porvi rimedio, ho vissuto buona parte della vita
adulta in India, come profugo senza patria. Per oltre cinquant'anni
l'India è stata la mia seconda casa, al punto che spesso ci scherzo
su, dichiarandomi il suo ospite di più lunga data.
Come altre persone della mia età, sono stato testimone di tanti dei
drammatici eventi che hanno plasmato il mondo attuale. Sin dalla fine
degli anni Sessanta, ho anche viaggiato moltissimo e ho avuto l'onore
di incontrare persone dai più diversi background culturali: non solo
presidenti, primi ministri, re, regine e leader delle principali
religioni del pianeta, ma anche un numero straordinario di individui
comuni, di ogni ceto.
Se torno a riflettere sugli ultimi decenni, ho molti motivi per
compiacermene. Grazie ai progressi della medicina, alcune malattie
mortali sono state debellate. Milioni di individui hanno superato la
soglia della povertà, ottenendo accesso alle forme più moderne
d'istruzione e di cure sanitarie. Oggi disponiamo di una dichiarazione
universale dei diritti umani, e la consapevolezza della straordinaria
importanza di questi diritti è cresciuta in maniera esponenziale; di
conseguenza, gli ideali di libertà e democrazia si sono diffusi nel
mondo intero e assistiamo a un crescente riconoscimento dei fattori
che accomunano gli esseri umani, facendo dell'umanità una cosa sola.
Inoltre, siamo sempre più consapevoli dell'importanza della tutela
dell'ambiente. Credo davvero di poter dire che, per molti versi, la
seconda metà del secolo scorso sia stata caratterizzata dal progresso
e da cambiamenti positivi.
Nel contempo, malgrado gli straordinari avanzamenti compiuti nei più
svariati campi, esistono ancora grandi sofferenze e l'umanità continua
ad affrontare enormi difficoltà. Sebbene nei Paesi più ricchi la
popolazione goda di uno stile di vita caratterizzato da consumi
elevati, ci sono ancora milioni e milioni di persone che non riescono
a soddisfare i bisogni primari. Con la conclusione della guerra
fredda, la minaccia della devastazione globale che sarebbe scaturita
da un conflitto nucleare è stata notevolmente ridimensionata, eppure
molti sono tuttora esposti alle sofferenze e alle tragedie della
guerra. Come se non bastasse, in numerose zone del mondo ci si trova
ad affrontare problemi ambientali e, con questi, la minaccia ai mezzi
di sostentamento, se non peggio. Parallelamente, tanti altri esseri
umani sono costretti a lottare per sopravvivere, facendo i conti con
le disparità, la corruzione e l'ingiustizia.
Sono questioni che non riguardano unicamente i Paesi in via di
sviluppo; anche in quelli più ricchi ci sono molte difficoltà, tra cui
problematiche sociali estremamente diffuse, come l'alcolismo, l'abuso
di stupefacenti, le violenze domestiche e lo sfacelo delle relazioni
famigliari. C'è chi ha motivo di preoccuparsi per i propri figli, per
la loro istruzione e per quanto riserverà loro il futuro. Oggi, poi,
non possiamo non riconoscere l'eventualità che le attività umane alla
lunga distruggano il pianeta, giungendo presto a un punto di non
ritorno, cosa che crea ulteriori angosce. Le molteplici pressioni
della quotidianità comportano stress, ansia, depressione e una sempre
crescente solitudine. Ecco perché, ovunque io vada, trovo persone che
deplorano questo tipo di vita. Talvolta, mi ritrovo io stesso a
lamentarmene!
E chiaro che c'è una grave lacuna nel modo in cui gestiamo la nostra
esistenza. Ma quale? A mio parere, il problema fondamentale è che, a
ogni livello, stiamo attribuendo troppa importanza agli aspetti
esteriori della vita, trascurando i valori morali e la nostra
interiorità.
Per «interiorità» intendo quelle caratteristiche che tutti apprezziamo
negli altri e verso le quali abbiamo una sorta di propensione
naturale; sono qualità che abbiamo ereditato in virtù della nostra
natura biologica di animali, capaci di sopravvivere e prosperare
soltanto in un ambiente in cui regnino sollecitudine, affetto e
calore: in una parola, compassione. L'essenza della compassione è il
desiderio di alleviare la sofferenza degli altri e di sostenere il
loro benessere. È questo il principio spirituale da cui scaturiscono
tutti gli altri valori interiori. Ognuno di noi ammira la gentilezza,
la pazienza, la tolleranza, la generosità e la capacità di perdonare,
così come depreca le manifestazioni di avidità, astio, odio e
fanatismo. Ecco perché non c'è essere umano che non riconosca
l'importanza del promuovere le qualità interiori positive, che
emergono dal nostro cuore grazie alla naturale tendenza alla
compassione e alla capacità di combattere le inclinazioni più
negative.
Senza alcun dubbio, tutti noi trarremmo grande beneficio da un
rafforzamento di questi valori. Se ignoriamo la nostra vita interiore,
lo facciamo a nostro rischio e pericolo, e molti dei più grandi
problemi nel mondo odierno sono dovuti proprio a tale noncuranza.
Qualche tempo fa mi sono recato in visita nello Stato dell'Orissa,
nell'India orientale. Di recente, la povertà che caratterizza quella
parte del Paese è sfociata in ribellioni e conflitti sempre più aspri,
soprattutto tra i popoli tribali. Ho incontrato un membro del
parlamento di quello Stato e abbiamo discusso di quel genere di
problematiche. Dal nostro colloquio ho dedotto che sono già stati
varati molti progetti governativi e iniziative legislative, tutti ben
fondati, proprio al fine di proteggere i diritti dei popoli tribali e
di fornire loro aiuti materiali. Ma il parlamentare in questione mi ha
anche spiegato che i finanziamenti stanziati dal governo in realtà non
stanno giungendo alle popolazioni cui sono destinati. Poiché tutti
quei programmi sono alla mercé della corruzione, dell'incompetenza e
dell'irresponsabilità delle persone che dovrebbero attuarli, finiscono
in una bolla di sapone.
Questo esempio illustra in modo estremamente chiaro che, anche quando
esiste un sistema solido, la sua efficacia dipende dal modo in cui
viene usato. In definitiva, ogni apparato, qualunque insieme di norme
o procedure può essere valido soltanto nella misura in cui chi deve
applicarlo si dimostra responsabile e onesto. Un sistema, per quanto
idealmente buono, può facilmente provocare danni, anziché benefici,
proprio a causa della mancanza d'integrità. Si tratta di una verità
universale, che possiamo applicare a qualsiasi ambito dell'attività
umana, persino alla religione. Infatti, sebbene quest'ultima abbia il
potenziale di aiutare i credenti a condurre una vita felice e
significativa, se usata in modo scorretto può generare conflitti e
divisioni. Analogamente, anche nel campo del commercio e della
finanza, il sistema in sé potrà sembrare valido, ma se le persone che
lo utilizzano non mostrano alcuno scrupolo e sono motivate
dall'avidità e dall'egoismo, finiscono con il minarlo alle fondamenta.
Purtroppo, possiamo ben vedere che ciò accade nei più diversi settori,
persino nello sport a livello internazionale, dove la corruzione mette
a rischio il concetto stesso di fair play.
Certo, sono molte le persone avvedute e consapevoli di questa realtà,
che tentano di porvi rimedio impegnandosi e lavorando onestamente nei
campi di loro competenza: politici, funzionari pubblici, avvocati,
educatori, ambientalisti, attivisti, individui di ogni estrazione
sociale e provenienza. Questo è senza dubbio encomiabile, ma in realtà
non potremo mai risolvere i nostri problemi formulando semplicemente
nuove leggi e regolamenti. In definitiva, all'origine di tutti i
nostri guai c'è il comportamento individuale. Se i singoli membri
della collettività mancano di valori e integrità morale, nessun
sistema legislativo potrà mai dimostrarsi adeguato. E fin tanto che
gli esseri umani continueranno a dare priorità ai beni materiali,
persisteranno l'ingiustizia, le diseguaglianze,
l'intolleranza e l'avidità, tutte manifestazioni esteriori del nostro
trascurare le qualità interiori.
Allora, che cosa dobbiamo fare? A chi possiamo chiedere aiuto? La
scienza, malgrado tutti i vantaggi che ha apportato al mondo che ci
circonda, non ha ancora proposto basi adeguate per lo sviluppo
dell'integrità personale, delle qualità umane, interiori, che
apprezziamo nel prossimo e che faremmo bene a coltivare dentro di noi.
Dobbiamo quindi dedurre che sia necessario rivolgersi alla religione,
come si è fatto per millenni?
Di certo le religioni hanno sostenuto milioni di persone nel passato,
lo fanno tuttora e continueranno ad aiutarci in futuro; tuttavia,
nonostante i loro molteplici benefici nell’offrire una guida morale e
dare un significato all'esistenza, nell'attuale realtà laica non
possono più rappresentare da sole una base adeguata per l'etica. Uno
dei motivi è che oggi molte persone non seguono più una fede
specifica. Un altro è che, con la crescente interconnessione che
caratterizza l'era della globalizzazione e della società
multiculturale, un'etica che faccia riferimento soltanto a una
religione susciterà probabilmente un interesse circoscritto e non
potrà costituire un riferimento assoluto per tutti. In passato, quando
le diverse popolazioni vivevano in condizioni di relativo isolamento
(come abbiamo fatto noi tibetani, che per secoli e secoli abbiamo
vissuto felicemente dietro la cortina dell'Himalaya), il fatto che
ogni singolo gruppo seguisse un'etica basata sul proprio approccio
religioso non rappresentava affatto un problema. Ma ora, a fronte
dell'oblio delle qualità interiori, nessuna risposta di matrice
religiosa riuscirà a dimostrarsi universale, pertanto non rappresenta
una soluzione efficace. Ciò di cui abbiamo attualmente bisogno è un
approccio all'etica che non faccia riferimento alla religione e possa
essere accettato sia da chi segue una fede sia da chi non ne ha
alcuna; in breve, ci serve un'etica laica.
Sicuramente sembrerà strano sentir pronunciare un'affermazione del
genere da qualcuno che indossa, fin da giovanissimo, le vesti da
monaco. Eppure, io non vi vedo alcuna contraddizione. La mia fede
m'ingiunge infatti di fare ogni sforzo possibile per favorire il
benessere e la felicità di tutti gli esseri senzienti, e rivolgermi
anche a chi non l'ha adottata, è seguace di un'altra religione o non
lo è di nessuna, è assolutamente coerente con tale principio.
Credo dunque che sia possibile, oltre che proficuo, tentare un nuovo
approccio secolare all'etica universale. La mia fiducia nasce dalla
convinzione che tutti noi siamo fondamentalmente inclini o propensi a
ciò che riteniamo positivo, buono. Ogni nostra azione è motivata
dall'idea che possa apportarci qualche beneficio; nel contempo,
nessuno di noi disconoscerebbe mai il valore della gentilezza altrui.
Per nostra stessa natura, siamo tutti orientati in direzione dei
valori umani fondamentali dell'amore e della compassione. Preferiamo
di gran lunga ricevere l'amore degli altri, anziché il loro odio; la
loro generosità, invece della meschinità. E chi tra noi non
sceglierebbe la tolleranza, il rispetto e il perdono per i propri
errori, piuttosto che l'intransigenza, l'arroganza e il risentimento?
Alla luce di tutto ciò, sono fermamente convinto che ciascuno di noi
disponga dell'opportunità e degli strumenti necessari per rafforzare
le proprie qualità interiori senza entrare in contraddizione con gli
insegnamenti delle varie religioni e - questo è di cruciale importanza
- senza dipendere da un qualsiasi credo.
Lo sviluppo e la pratica di questa nuova visione dell'etica sono
l'argomento di questo libro. In tal modo, spero di contribuire a far
comprendere come, in quest'epoca di eccessivo materialismo, la
consapevolezza etica e le qualità interiori siano assolutamente
necessarie.
Vorrei fosse chiaro fin dall'inizio che non è mia intenzione dettare
valori morali; farlo non sarebbe di alcun beneficio. Infatti, il
tentativo di imporre principi etici dall'esterno, quasi si trattasse
di farsi obbedire, non potrà mai ottenere l'effetto voluto. Propongo
invece che ognuno maturi una convinzione personale dell'importanza
delle qualità interiori, poiché esse sono la fonte sia di un mondo
eticamente armonioso, sia della pace mentale individuale, di quella
fiducia e felicità che ciascuno di noi cerca.
Naturalmente, tutte le principali tradizioni religiose, vista l'enfasi
che mettono sull'amore, la compassione, la pazienza, la tolleranza e
il perdono, possono favorire lo sviluppo delle qualità interiori, e in
effetti lo fanno. Ma è questa la realtà del mondo odierno: fondare
l'etica sulla fede non è più sufficiente. Ecco perché ritengo che sia
giunto il momento di trovare il modo di ripensare la spiritualità e
l'etica, ponendole al di là della religione.
Postfazione
In questo libro ho cercato di delineare quelli che considero gli
elementi chiave per un approccio puramente laico all'etica e alla
promozione dei valori umani fondamentali. è un progetto cui ho
cominciato a dedicarmi da quando ho constatato che nessuna religione
potrà mai sperare di soddisfare le esigenze di tutti gli abitanti di
questo pianeta: sette miliardi di mentalità e indoli diverse sono
davvero troppe perché possano essere orientate da una sola fede.
Neil'intraprendere questo lavoro, la motivazione che mi ha mosso ha
rispecchiato una mia ferma convinzione: se ognuno di noi imparerà ad
apprezzare l'importanza cruciale dell'etica e a rendere valori
interiori come la compassione e la pazienza parte integrante della
propria vita, gli effetti saranno di vasta portata. Come spero di
avere dimostrato, a livello individuale riuscire in questo compito
assicura una maggiore felicità e attribuisce all'esistenza un senso e
un significalo autentici, Inoltre, a livello sociale, più questo
atteggiamento si diffonderà, più aumenteranno le possibilità concrete
di dirigerci con passo fermo verso una cultura meno materialistica è
più attenta alle nostre risorse spirituali. Ne trarremo tutti
beneficio!
Mi viene spesso chiesto se continui a mantenermi ottimista circa il
futuro dell'umanità. Rispondo di sì. Tanto per fare un esempio, nella
prima parte del secolo scorso erano molti gli individui e le nazioni
convinti che qualsiasi grave conflitto dovesse essere risolto
ricorrendo alla forza. Per fortuna, oggi tale visione non è più così
diffusa; anzi, i popoli di ogni angolo del mondo sono stanchi delle
guerre e aspirano a trovare metodi nonviolenti per sanare i contrasti.
Analogamente, sino a non molto tempo fa la scienza e la spiritualità
erano considerate incompatibili; a mano a mano che la scienza penetra
in profondità nella natura della realtà, però, ci si sta convincendo
sempre più che questi due ambiti dell'attività umana non solo possono
integrarsi, ma si completano a vicenda.
Mentre nel recente passato soltanto poche persone erano consapevoli
dell'impatto del comportamento umano sull'ambiente, oggi è quasi
universalmente riconosciuto che dobbiamo acquisire una maggiore
sensibilità circa gli effetti delle nostre azioni sugli equilibri
ecologici, soprattutto per quanto riguarda i modelli di sviluppo
economico. Infine, per quanto il nazionalismo basato sull'attaccamento
alla propria bandiera sia stato una forza dominante per quasi tutto il
secolo scorso, ai giorni nostri, grazie alla crescente
interconnessione dovuta ai moderni mezzi di comunicazione e alle
migrazioni di massa, il suo fascino si è molto appannato. Il risultato
è che l'unità e l'interdipendenza della famiglia umana sono date
sempre più per scontate. Perciò, il mio ottimismo si fonda su qualche
valida ragione.
Per giunta, ho sempre creduto nel potere dell'individuo. Nel corso
dell'intera storia umana, molti dei grandi progressi che hanno
cambiato l'andamento della civiltà si sono manifestati in virtù di
iniziative personali, che hanno preso spunto da una visione e dalla
fede in un mondo nuovo e migliore. Che si parli della campagna per
l'abolizione della schiavitù voluta da William Wilberforce; della
liberazione nonviolenta dell'India guidata dal Mahatma Gandhi; della
lotta per i diritti civili di Martin Luther King, o di Jody Williams,
insignita del Nobel per la pace e promotrice della campagna per la
messa al bando delle mine antiuomo, si è sempre trattato di idee
scaturite dalla coscienza dei singoli individui. Parimenti, sono state
singole persone che, unendosi per sostenere queste iniziative, hanno
contribuito a innescare cambiamenti duraturi. Poiché la società stessa
non è nient'altro che un insieme di individui, esseri umani proprio
come voi e me, ne consegue che se vogliamo trasformare la società,
dobbiamo metterci in gioco in prima persona e dare il nostro apporto.
I membri della mia generazione appartengono al Ventesimo secolo, che è
ormai storia passata. Nel Novecento l'umanità ha vissuto una serie di
avvenimenti, compresi conflitti armati su vastissima scala. Penso che
a seguito delle terribili sofferenze che tutto ciò ha causato, forse
siamo diventati un po' più maturi, più saggi. Nel corso di quello
stesso secolo abbiamo anche conseguito grandi progressi materiali, ma
nel farlo abbiamo alimentato le disparità sociali e il degrado
ambientale, problemi con cui oggi ci troviamo a fare i conti.
Ora tocca ai giovani rimboccarsi le maniche per costruire un mondo
migliore di quello che hanno ricevuto in eredità. Buona parte della
responsabilità è nelle loro mani.
Ciò considerato, e senza dimenticare che i cambiamenti sociali
concreti possono nascere soltanto in seguito agli sforzi dei singoli
individui, l'istruzione e la formazione della prossima generazione
avranno un ruolo chiave nella nostra strategia per superare le
difficoltà sopra citate. È uno dei motivi per cui, durante i miei
viaggi, cerco sempre di confrontarmi con i più giovani e di
trascorrere un po' di tempo con loro. Spero con tutto il cuore che,
finalmente, le istituzioni pedagogiche prestino maggiore attenzione a
quella che definisco «educazione del cuore». Proprio come riteniamo
necessario acquisire adeguate conoscenze nell'ambito di alcune materie
di studio fondamentali, auspico che presto daremo per assodato anche
il fatto che gli allievi, nel corso del loro programma scolastico,
debbano imparare a riconoscere l'imprescindibilità delle qualità
interiori come l'amore, la compassione, la giustizia e il perdono.
Mi auguro che venga presto il giorno in cui i bambini, educati ai
principi della nonviolenza e della risoluzione pacifica dei conflitti,
acquisiranno una maggiore consapevolezza dei loro stati d'animo e
delle loro emozioni, avvertendo un profondo senso di responsabilità
nei confronti sia di se stessi sia del mondo intero. Sarà
meraviglioso, non credete?
Affinché possiamo vedere il sorgere di un mondo migliore, vi invito
tutti, giovani e vecchi - non in quanto cittadini di questa o quella
nazione, o credenti in una fede piuttosto che in un'altra, ma come
singoli individui di questa grande famiglia di sette miliardi di
esseri umani -, a unire gli sforzi, ispirati da una visione comune,
con coraggio e ottimismo. È questo il mio umile appello.
Se vista alla luce dell'esistenza dell'intero cosmo, la vita umana è
davvero qualcosa di minuscolo. Ogni persona che viene al mondo ne è
soltanto ospite, per un breve periodo. Cosa c'è quindi di più sciocco
che trascorrere questo fugace intervallo di tempo da soli, infelici e
in conflitto con gli altri visitatori temporanei della terra? Sono
sicuro che sia molto meglio servirci del poco tempo a nostra
disposizione per costruirci una vita significativa, arricchita da un
senso di connessione con il prossimo e dedicata al servizio degli
altri.
Il Ventunesimo secolo è iniziato solo da poco più un decennio, e tutto
il resto si dispiega davanti a noi. Spero che questo sia ricordato
come un secolo di pace, di dialogo, un secolo in cui è finalmente
emersa un'umanità più altruista, più responsabile e più
compassionevole.
Anche questa è la mia preghiera.
tratto da
LA FELICITA’ AL DI LA’ DELLA RELIGIONE
Proprietà Letteraria Riservata
©2012 Sperling&Kupfer Editori S.p.A.