articolo di lunedì 04 aprile 2011
Archeologia, una «bufala» l'immagine di Cristo nei Codici giordani
di Redazione
Lo scrittore cattolico Vittorio Messori: «I 70
documenti trovati in Giordania sono stati
prodotti 50 anni fa. Il falsario, uno dei
tanti del Medio Oriente, non sapeva
neppure il greco e ha confuso le lettere»
I codici che sarebbero stati trovati in Giordania, dati per risalenti
al primo secolo avanti Cristo e contenenti anche un'immagine di Gesù
Cristo e resoconti sulla sua vita e la sua morte «sono una bufala, un
falso prodotto in Giordania meno di 50 anni fa». E la presunta
immagine del Nazareno, incisa su una copertina bronzea «potrebbe
essere soltanto una specie di demone». A bocciare così, senza
esitazione, la «scoperta» dei 70 codici individuati nel villaggio
giordano di Saham, al confine tra Siria, Israele e Giordania, è lo
scrittore cattolico Vittorio Messori, autore tra l'altro
dell'intervista a Giovanni Paolo II, «Varcare la soglia della
speranza».
I ritrovamenti non convincono fine in fondo neanche il giornalista e
scrittore Corrado Augias, che ha firmato «Inchiesta sul cristianesimo.
Come si costruisce una religione». «Dalle notizie di stampa fin ora
arrivate - dice Augias - non possiano dire se i codici sono veri o
falsi. Aspettiamo il giudizio degli esperti e degli studiosi e poi
vedremo».
«Il testo - spiega da parte sua Messori - era scritto in greco e i
riferimenti alla lingua fenicia, di cui si parla nei giornali, sono
soltanto un richiamo al mistero dei romanzo di Dan Brown. Aggiungere
un pizzico di fenicio -ironizza Messori- va sempre bene per alimentare
il mistero». In verità, aggiunge Messori, «i codici sono un deposito
di lastre di piombo o di altre materiale. Sono stati copiati da alcuni
reperti del museo di Amman in Giordania che, è bene ricordarlo, è
stato aperto soltanto da 50 anni. Si tratta di iscrizioni che si
trovano su delle lapidi conservate in quel museo. Questa scoperta non
è una novità, se ne parla già da un anno». «In realtà, il Medioriente
è pieno di falsari di antichi reperti. Tutti gli anni - riflette
Messori c'è qualcuno che scopre ad esempio il deposito dei templari.
Di queste cose abbiamo già riso in mezzo mondo. Il falsario, in questo
caso, non sapeva il greco e confonde le lettere dell'alfabeto».
Insomma, per Messori, «è la solita bufala. Ma l'ignoranza su questi
problemi è tale che si è sempre alla ricerca di qualche scoop senza
sentire cosa hanno da dire coloro che si occupano di materie così
delicate. Nessuno studioso può prendere sul serio delle informazioni
di questo tenore. Questa presunta scoperta - evidenzia - ha la stessa
validità scientifica che può avere un romanzo di Dan Brown».
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