SAN GIUSEPPE LAVORATORE

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CENTRO ANTI-BLASFEMIA

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May 1, 2011, 6:34:55 AM5/1/11
to STUDIO BIBLICO
Il santo del giorno
Oggi la Chiesa ricorda San Giuseppe Lavoratore











1° maggio - San Giuseppe Lavoratore



Forse non tutti sanno che Papa Giovanni XXIII, di recente fatto Beato,
nel salire al soglio pontificio aveva accarezzato l’idea di farsi
chiamare Giuseppe, tanta era la devozione che lo legava al santo
falegname di Nazareth.
Nessun pontefice aveva mai scelto questo nome, che in verità non
appartiene alla tradizione della Chiesa, ma il “papa buono” si sarebbe
fatto chiamare volentieri Giuseppe I, se fosse stato possibile,
proprio in virtù della profonda venerazione che nutriva per questo
grande Santo. Grande, eppure ancor oggi piuttosto sconosciuto.

Il Nuovo Testamento non attribuisce a san Giuseppe neppure una parola.
Quando comincia la vita pubblica di Gesù, egli è probabilmente già
scomparso (alle nozze di Cana, infatti, non è menzionato), ma noi non
sappiamo né dove nè quando sia morto; non conosciamo la sua tomba,
mentre ci è nota quella di Abramo che è più vecchia di secoli.

Il Vangelo gli conferisce l’appellativo di Giusto. Nel linguaggio
biblico è detto “giusto” chi ama lo spirito e la lettera della Legge,
come espressione della volontà di Dio.

Giuseppe discende dalla casa di David, di lui sappiamo che era un
artigiano che lavorava il legno. Non era affatto vecchio, come la
tradizione agiografica e certa iconografia ce lo presentano, secondo
il cliché del “buon vecchio Giuseppe” che prese in sposa la Vergine di
Nazareth per fare da padre putativo al Figlio di Dio.

Al contrario, egli era un uomo nel fiore degli anni, dal cuore
generoso e ricco di fede, indubbiamente innamorato di Maria. Con lei
si fidanzò secondo gli usi e i costumi del suo tempo. Il fidanzamento
per gli ebrei equivaleva al matrimonio, durava un anno e non dava
luogo a coabitazione né a vita coniugale tra i due; alla fine si
teneva la festa durante la quale s’introduceva la fidanzata in casa
del fidanzato ed iniziava così la vita coniugale. Se nel frattempo
veniva concepito un figlio, lo sposo copriva del suo nome il neonato;
se la sposa era ritenuta colpevole di infedeltà poteva essere
denunciata al tribunale locale.
La procedura da rispettare era a dir poco infamante: la morte
all’adultera era comminata mediante la lapidazione. Ora appunto nel
Vangelo di Matteo leggiamo che “Maria, essendo promessa sposa a
Giuseppe, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo, prima di
essere venuti ad abitare insieme. Giuseppe, suo sposo, che era un uomo
giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di rimandarla in
segreto”(Mt 18-19). Mentre era ancora incerto sul da farsi, ecco
l’Angelo del Signore a rassicurarlo: “Giuseppe, figlio di Davide, non
temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato
in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo
chiamerai Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi
peccati” (Mt 1,20-21). Giuseppe può accettare o no il progetto di Dio.
In ogni vocazione che si rispetti, al mistero della chiamata fa sempre
da contrappunto l’esercizio della libertà, giacché il Signore non
violenta mai l’intimità delle sue creature né mai interferisce sul
loro libero arbitrio. Giuseppe allora può accettare o no. Per amore di
Maria accetta, nelle Scritture leggiamo che “fece come l’Angelo del
Signore gli aveva ordinato, e prese sua moglie con sé”(Mt 1, 24). Egli
ubbidì prontamente all’Angelo e in questo modo disse il suo sì
all’opera della Redenzione.

Perciò quando noi guardiamo al sì di Maria dobbiamo anche pensare al
sì di Giuseppe al progetto di Dio. Forzando ogni prudenza terrena, e
andando al di là delle convenzioni sociali e dei costumi del suo
tempo, egli seppe far vincere l’amore, mostrandosi accogliente verso
il mistero dell’Incarnazione del Verbo. Nella schiera dei suoi fedeli
il primo in ordine di tempo oltre che di grandezza è lui: san Giuseppe
è senz’ombra di dubbio il primo devoto di Maria.
Una volta conosciuta la sua missione, si consacrò a lei con tutte le
sue forze. Fu sposo, custode, discepolo, guida e sostegno: tutto di
Maria. (…) Quello di Maria e Giuseppe fu un vero matrimonio? E’ la
domanda che affiora più frequentemente sulle labbra sia di dotti che
di semplici fedeli.

Sappiamo che la loro fu una convivenza matrimoniale vissuta nella
verginità (cfr. Mt 1, 18-25), ossia un matrimonio verginale, ma un
matrimonio comunque vissuto nella comunione più piena e più vera: “una
comunione di vita al di là dell’eros, una sponsalità implicante un
amore profondo ma non orientato al sesso e alla generazione” (S. De
Fiores). Se Maria vive di fede, Giuseppe non le è da meno. Se Maria è
modello di umiltà, in questa umiltà si specchia anche quella del suo
sposo. Maria amava il silenzio, Giuseppe anche: tra loro due esisteva,
né poteva essere diversamente, una comunione sponsale che era vera
comunione dei cuori, cementata da profonde affinità spirituali.

“La coppia di Maria e Giuseppe costituisce il vertice – ha detto
Giovanni Paolo II –, dal quale la santità si espande su tutta la
terra” (Redemptoris Custos, n. 7). La coniugalità di Maria e Giuseppe,
in cui è adombrata la prima “chiesa domestica” della storia, anticipa
per così dire la condizione finale del Regno (cfr. Lc 20, 34-36 ; Mt
22, 30), divenendo in questo modo, già sulla terra, prefigurazione del
Paradiso, dove Dio sarà tutto in tutti, e dove solo l’eterno esisterà,
solo la dimensione verticale dell’esistenza, mentre l’umano sarà
trasfigurato e assorbito nel divino.

“Qualunque grazia si domanda a S. Giuseppe verrà certamente concessa,
chi vuol credere faccia la prova affinché si persuada”, sosteneva S.
Teresa d’Avila. “Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso s.
Giuseppe e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e
protettore mi aiutò nelle necessità in cui mi trovavo e in molte altre
più gravi, in cui era in gioco il mio onore e la salute dell’anima. Ho
visto che il suo aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto
sperare...”( cfr. cap. VI dell’Autobiografia). Difficile dubitarne, se
pensiamo che fra tutti i santi l’umile falegname di Nazareth è quello
più vicino a Gesù e Maria: lo fu sulla terra, a maggior ragione lo è
in cielo. Perché di Gesù è stato il padre, sia pure adottivo, di Maria
è stato lo sposo.
Sono davvero senza numero le grazie che si ottengono da Dio,
ricorrendo a san Giuseppe.

Patrono universale della Chiesa per volere di Papa Pio IX, è
conosciuto anche come patrono dei lavoratori nonché dei moribondi e
delle anime purganti, ma il suo patrocinio si estende a tutte le
necessità, sovviene a tutte le richieste. Giovanni Paolo II ha
confessato di pregarlo ogni giorno. Additandolo alla devozione del
popolo cristiano, in suo onore nel 1989 scrisse l’Esortazione
apostolica Redemptoris Custos, aggiungendo il proprio nome a una lunga
lista di devoti suoi predecessori: il beato Pio IX, S. Pio X, Pio XII,
Giovanni XXIII, Paolo VI.


http://www.luceraweb.eu/Eventi.asp?ID=1087




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