sabato 9 aprile 2011
IL FALSO CODICE SIRIANO E IL PROVINCIALISMO DI CERTO GIORNALISMO
CATTOLICO
Immagini dello pseudo codice del I secolo d.C.:
notare le palmette e confrontarle con quelle dell'altro codice di
Elkington
di Francesco Colafemmina
Mentre, a quanto pare, i vaticanisti sono alle prese con Giovanni
Paolo II "Santo Subito" e con le "mazzate" ai tradizionalisti (da De
Mattei a Mons. Gherardini), dev'essere sfuggita a molti la notizia del
ritrovamento di presunti codici siriani della Chiesa primitiva.
Qualcuno si è affrettato ad annunciare: ritrovati i codici contenenti
l'immagine più antica di Cristo! Altri hanno invece correttamente
spiegato che in realtà si tratta di una solennissima cretinata. E vi
spiego perché. Anzi lo lascio spiegare a Peter Thonemann, University
Lecturer in Ancient History, Forrest-Derow Fellow and Tutor in Ancient
History presso il Wadham College e Lecturer in Ancient History presso
il Keble College:
"Nei giorni scorsi potreste aver visto un po' di attenzione mediatica
rivolta ad una serie di codici di pelle 'provenienti da una remota
grotta del nord della Giordania' che si dice abbiano qualche
connessione con il primo Cristianesimo ecc.:
http://www.thejc.com/judaism/judaism-features/46028/heavy-metal-secrets-a-mid-east-cave
http://www.dailymail.co.uk/news/article-1368252/Are-artefacts-discovered-remote-cave-secret-writings-years-Jesus.html
http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-12888421
…e così via.
Il 15 Settembre 2010, tuttavia, ho ricevuto la seguente email così
all'improvviso, proveniente da un tal David Elkington (il cui nome
troverete in tutti i vari news report sulla questione):
“Caro Dr. Thonemann,
In relazione ad una scoperta che ho investigato nel Medio Oriente, ho
ricevuto il suo indirizzo email da un amico […]. Sono uno storico
biblico ed uno specialista nel campo delle origini Cristiane e
Giudaiche. Lavoro con il prof. Philip Davies della Sheffield
University e il Dr. Margaret Barker su una scoperta che ho fatto
qualche anno fa di una serie di antichi codici di metallo. Sono fatti
di pelle e di rame - ed è uno di quelli di rame che mi porta a lei.
Crediamo che la sua origine possibile sia ad Alessandria verso
l'inizio del primo millennio a.C. (il beduino che me li ha portati mi
ha detto che suo padre li aveva trovati nel nord dell'Egitto). Ha una
iscrizione in greco lungo la copertina. Una indagine iniziale non è
riuscita a spiegarne il senso, il dialetto o tipo di Greco usato e
stiamo cercando di trovare un esperto che ci possa aiutare nel
determinare cosa dica. Lei avrebbe il tempo e le conoscenze per
aiutarci?
Se sì le sarei terribilmente grato - posso anche inviarle via mail una
fotografia del codice quando vuole, comunque preferirei discuterne di
persona se possibile […].
In attesa di una sua risposta,
Saluti
David Elkington”
Gli risposi che sarei stato lieto di poter dare un'occhiata.
(Possibilmente notate che in questa email i codici sono detti
provenire dal "nord dell'Egitto"; nella notizia che sta passando ora
invece si dice che provengono da una "remota valle arida del nord
della Giordania"). Il 13 ottobre ho ricevuto le seguenti tre foto del
"codice di rame" dal signor Elkington:
Come potete vedere il "codice" in questione è identico nel tessuto e
nel disegno a quelli che sono stati diffusi dalla BBC ed altri media;
le lettere greche sono molto simili nello stile ai codici "ebraici"
mostrati sul sito della BBC. Non possono esserci ragionevoli dubbi che
questo codice faccia parte dello stesso "tesoro nascosto" del deserto
giordano (o Egiziano o quello che sia) – notate soprattutto i legacci
metallici a sinistra dell'ultima foto.
Dopo aver visionato da vicino le foto, ho risposto più tardi quello
stesso giorno:
“Caro David,
Si tratta davvero di un compito sorprendentemente molto facile!
Il testo greco sul margine superiore della foto no. 0556 dice:
ΛΛΥΠΕΧΛΙΡΕΛΒΓΛΡΟΚΛΙΕΙΣΙΩΝ, seguito da ΛΛΥΠΕ specularmente.
Questo testo corrisponde a ΛΛΥΠΕ ΧΛΙΡΕ ΛΒΓΛΡ Ο ΚΛΙ ΕΙΣΙΩΝ, i.e. ἄλυπε
χαῖρε, Ἀβγαρ ὁ καὶ Εἰσίων, seguito di nuovo dalla parola ἄλυπε,
specularmente. Il testo nel margine inferiore della tua foto no. 0532
è di nuovo la prima parte dello stesso testo: ΛΥΠΕΧΛΙΡΕΛΒΓ, i.e.
[ἄ]λυπε χαῖρε, Ἀβγ...
Il testo è stato inciso da qualcuno che non conosceva il greco, dal
momento che non era in grado di distinguere un lambda da un alpha:
entrambe le lettere sono rappresentate in entrambi i testi dalla forma
Λ.
Il testo letteralmente significa "senza dolore, addio! Abgar noto
anche col nome di Eisione". Questo testo, da solo, è privo di senso.
Comunque il testo corrisponde precisamente alla 2 linea di un testo
greco di una iscrizione bilingue aramaico/greco pubblicata da J.T.
Milik, Syria 35 (1958) 243-6 no.6 (SEG 20, 494), e ripubblicata in in
P.-L. Gatier, Inscriptions grecques et latines de Syrie XXI:
Inscriptions de la Jordanie, 2: Region centrale (Paris 1986), no.118.
Questa iscrizione nel suo integrale recita:
1 Σελαμαν χρηστὲ καὶ
2 ἄλυπε χαῖρε, Ἀβγαρ ὁ καὶ Εἰσίων
3 Μονοαθου υἱὸς υἱῷ τειμίῳ τὸ μνῆμα
4 ἐποίησεν ἔτους τρίτου ἐπαρχείας
’Per Selaman, uomo eccellente e innocente, addio! Abgar, noto anche
come Eisione, figlio di Monoathos, fece questa tomba per il suo
eccellente figli, nel terzo anno della provincia'.
Si tratta di una pietra funeraria proveniente da Madaba in Giordania e
datata precisamente al 108/9 a.C., esposta nel Museo Archeologico di
Amman.
Il testo della tua tavoletta bronzea, quindi, non ha senso nella sua
interezza, ma è stato estratto stupidamente da un altro testo più
lungo. Il testo più lungo dal quale deriva è una ordinarissima pietra
tombale di Madaba in Giordania che è stata esposta nel museo di Amman
per quasi cinquant'anni. Il testo della tua tavoletta bronze è
ripetuto, parzialmente, in tre posti differenti, e in tutti e tre i
casi è privo di senso. L'unica spiegazione possibile è che il testo
della tavoletta bronzea è stato copiato direttamente dall'iscrizione
del museo di Amman da qualcuno che non conosceva il significato del
testo iscritto, ma che stava solo cercando una sequenza di lettere
greche da copiare che sembrasse abbastanza plausibile. Ha copiato
questa sequenza per tre volte, in ogni caso mescolando le lettere
alpha e lambda. Questa particolare tavoletta bronzea è quindi un falso
moderno, prodotto in Giordania nel corso degli ultimi 50 anni. Mi ci
giocherei la mia carriera.
Con i migliori saluti,
Peter Thonemann”
Fin qui il racconto dello storico di Oxford, Peter Thonemann.
Aggiungiamo quindi alcune brevi considerazioni. Che si tratti di un
falso è evidentissimo. I codici mostrati da Elkington a Thonemann
presentano dei rilievi figurativi che sono indiscutibilmente copiati
da monete antiche. Ad esempio nella terza foto campeggia al centro
l'immagine di Alessandro Magno nelle vesti di Zeus Ammone, immagine
copiata palesemente dalla seguente moneta di epoca alessandrina:
Se invece passiamo al codice-bufala propagandato dai media, con la
presunta immagine di Cristo, ebbene qui abbiamo una copia da monete
rodiesi del IV secolo a.C. con l'immagine del dio Helios (in
particolare della didracma rodiese):
Didracma rodiese - 350/300 a.C.
Didracma rodiese 275/250 a.C.
Didracma rodiese 300/200 a.C.
Dracma di Mausolo 377-353 a.C.
Notate comunque che il falsario si è premurato di "stampigliare" sul
codice in cuoio la moneta al contrario, giacché nell'antichità le
immagini delle monete correvano da sinistra a destra, mentre nel
codice sembra che l'immagine guardi da destra a sinistra.
Veniamo invece all'obiettivo di questa pseudo scoperta "che
rivoluzionerà il nostro modo di intendere il Cristianesimo" secondo
gli annunci della BBC e dei suoi compari italioti.
Un indizio ci giunge da un articolo del Guardian pubblicato il 4
Aprile scorso. Il titolo non lascia spazio alla fantasia: "Gesù era un
uomo apertamente omosessuale". A firma del giornalista Michael Ruse.
Della questione se ne è occupato anche Massimo Introvigne. Tuttavia
non è stato ancora approfondito lo scopo recondito dell'annuncio di
questa pseudo scoperta archeologica, scopo ricollegato alla questione
del "vangelo segreto di Marco", l'invenzione di Morton Smith:
dimostrare l'esistenza di un testo segreto dei primi cristiani. Testo
dal quale si possa evincere con maggiore evidenza la natura
omosessuale del rapporto fra i seguaci di Gesù.
In realtà questa teoria ci rimanda direttamente alla gnosi. E' dalla
dottrina anticristiana dell'iniziazione dell'uomo alla sapienza
cosmica, alla possessione di una conoscenza che è rivelazione ultima e
si traduce in potere, che bisogna partire per comprendere il disegno
diabolico che si cela dietro l'operazione di David Elkington. Non a
caso Elkington stesso è uno gnostico, tanto che perfino sul sito che
mostrava la sua biografia campeggiava fino a qualche tempo fa
l'uroboro: il simbolo eccelso della gnosi. Attraverso dunque, questi
falsi clamorosi, queste patacche indecorose, si cerca di diffondere
nell'umanità contemporanea sempre attenta a svilire ciò che è santo e
a santificare ciò che è vile, l'idea che la Chiesa possa averci
nascosto un grande, enorme segreto e che qualche impavido archeologo
degno di Indiana Jones sia in grado di cambiare il corso della storia
venendoci a raccontare i misteriosi messaggi di alcuni codici in pelle
millenari con una strana scrittura in codice che solo attenti sapienti
riescono a decifrare e che rivelerebbero la natura omosessuale delle
prime comunità cristiane.
Probabilmente Elkington (che è persino aiutato da una società di
promozione letteraria e ha già preparato il suo prossimo libro sui
codici in pelle) e i suoi burattinai non riusciranno a far passare
questa sola al vaglio degli esperti, eppure già vediamo come i media
siano in grado di amplificare una immane cretinata, una bufala grande
quanto una casa, fino a trasformarla in dato certo, in conclamata
verità. Un fenomeno analogo a quello dello pseudo Vangelo di Giuda
(altra creazione gnostica) propagandato dal National Geographic
qualche anno fa.
E la Chiesa in tutto questo che fa? La Chiesa sta a guardare. E forse
fa bene! Ma probabilmente fanno meno bene gli appartenenti al
variegato mondo dell'informazione cattolica e non che in questi giorni
si sono impegnati ad attaccare il Professor De Mattei per aver letto
passi di Salviano sulla corruzione morale dell'impero romano,
infestato dal libertinismo e pervaso da una liceità di costumi ormai
insostenibile e, ancor prima, per aver osato affermare che le
catastrofi naturali sono un segno della tremenda voce di Dio. Se oggi
si arriva persino a scrivere che Cristo era gay, mi meraviglierei
piuttosto dell'inazione di Dio, del ritardo della sua punizione per
questa umanità in primo luogo che è molto più corrotta che ai tempi di
Salviano e in secondo luogo per una Chiesa che ama bearsi nelle
ipocrisie di un giornalismo politicamente corretto, somigliante
piuttosto ad una pappina insipida e riscaldata, invece di valorizzare
quegli intellettuali di valore di cui dovrebbe andare fiera. Ma non
sarò io a difendere De Mattei dagli attacchi concentrici che sta
ricevendo in questi ultimi giorni. Piuttosto mi preme ricordare che la
Chiesa non dovrebbe consentire ad un falsario gnostico di diffondere
le proprie idiozie sui mass media, senza smascherare le falsità dei
suoi artefatti ideologicamente presentati al mondo per indebolire la
già superficiale fede di molti cristiani. E per farlo dovrebbe
chiaramente non parlare in prima persona ma servirsi del giornalismo
cattolico.
Invece, ahimé, buona parte delle gerarchie vaticane usa una parte
maggioritaria del giornalismo cattolico, in Italia più sviluppato e
influente che altrove, a meri fini d'interesse privato, per attaccare
questo o quello, per lanciare questo o quel candidato alla porpora o
all'episcopato, per fare una marchetta a destra e una a sinistra.
Questo gioco marchettistico di certo giornalismo cattolico italiano
svilisce il senso della comunicazione cattolica e non aiuta a
combattere i tanti nemici che si nascondono ogni dove e sono dotati di
un potere mediatico formidabile e diabolico. Ma se in Vaticano sono
contenti così e non riescono a guardare un palmo oltre il proprio
cortile, noi non possiamo farci niente...
http://fidesetforma.blogspot.com/2011/04/il-falso-codice-siriano-e-il.html#/architettura-sacra-tradizionale-/