SAN GIUSEPPE PADRE TERRENO DI GESU' FIGLIO DI DIO

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CENTRO ANTI-BLASFEMIA

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Nov 21, 2010, 10:10:16 PM11/21/10
to STUDIO BIBLICO
SAN GIUSEPPE PADRE TERRENO DI GESU' FIGLIO DI DIO





Grande, eppure ancor oggi piuttosto sconosciuto. Il nascondimento, nel
corso della sua intera vita come dopo la sua morte, sembra quasi
essere la “cifra”, il segno distintivo di san Giuseppe. Come
giustamente ha osservato Vittorio Messori, “lo starsene celato ed
emergere solo pian piano con il tempo sembra far parte dello
straordinario ruolo che gli è stato attribuito nella storia della
salvezza”. Il Nuovo Testamento non attribuisce a san Giuseppe neppure
una parola. Quando comincia la vita pubblica di Gesù, egli è
probabilmente già scomparso (alle nozze di Cana, infatti, non è
menzionato), ma noi non sappiamo né dove nè quando sia morto; non
conosciamo la sua tomba, mentre ci è nota quella di Abramo che è più
vecchia di secoli. Il Vangelo gli conferisce l’appellativo di Giusto.
Nel linguaggio biblico è detto “giusto” chi ama lo spirito e la
lettera della Legge, come espressione della volontà di Dio. Giuseppe
discende dalla casa di David, di lui sappiamo che era un artigiano che
lavorava il legno. Non era affatto vecchio, come la tradizione
agiografica e certa iconografia ce lo presentano, secondo il cliché
del “buon vecchio Giuseppe” che prese in sposa la Vergine di Nazareth
per fare da padre putativo al Figlio di Dio. Al contrario, egli era un
uomo nel fiore degli anni, dal cuore generoso e ricco di fede,
indubbiamente innamorato di Maria. Con lei si fidanzò secondo gli usi
e i costumi del suo tempo. Il fidanzamento per gli ebrei equivaleva al
matrimonio, durava un anno e non dava luogo a coabitazione né a vita
coniugale tra i due; alla fine si teneva la festa durante la quale
s’introduceva la fidanzata in casa del fidanzato ed iniziava così la
vita coniugale. Se nel frattempo veniva concepito un figlio, lo sposo
copriva del suo nome il neonato; se la sposa era ritenuta colpevole di
infedeltà poteva essere denunciata al tribunale locale. La procedura
da rispettare era a dir poco infamante: la morte all’adultera era
comminata mediante la lapidazione. Ora appunto nel Vangelo di Matteo
leggiamo che “Maria, essendo promessa sposa a Giuseppe, si trovò
incinta per virtù dello Spirito Santo, prima di essere venuti ad
abitare insieme. Giuseppe, suo sposo, che era un uomo giusto e non
voleva esporla all’infamia, pensò di rimandarla in segreto”(Mt 18-19).
Mentre era ancora incerto sul da farsi, ecco l’Angelo del Signore a
rassicurarlo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con
te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo
Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù; egli
infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21). Giuseppe
può accettare o no il progetto di Dio. In ogni vocazione che si
rispetti, al mistero della chiamata fa sempre da contrappunto
l’esercizio della libertà, giacché il Signore non violenta mai
l’intimità delle sue creature né mai interferisce sul loro libero
arbitrio. Giuseppe allora può accettare o no. Per amore di Maria
accetta, nelle Scritture leggiamo che “fece come l’Angelo del Signore
gli aveva ordinato, e prese sua moglie con sé”(Mt 1, 24). Egli ubbidì
prontamente all’Angelo e in questo modo disse il suo sì all’opera
della Redenzione. Perciò quando noi guardiamo al sì di Maria dobbiamo
anche pensare al sì di Giuseppe al progetto di Dio. Forzando ogni
prudenza terrena, e andando al di là delle convenzioni sociali e dei
costumi del suo tempo, egli seppe far vincere l’amore, mostrandosi
accogliente verso il mistero dell’Incarnazione del Verbo. Nella
schiera dei suoi fedeli il primo in ordine di tempo oltre che di
grandezza è lui: san Giuseppe è senz’ombra di dubbio il primo devoto
di Maria. Una volta conosciuta la sua missione, si consacrò a lei con
tutte le sue forze. Fu sposo, custode, discepolo, guida e sostegno:
tutto di Maria. (…) Quello di Maria e Giuseppe fu un vero matrimonio?
E’ la domanda che affiora più frequentemente sulle labbra sia di dotti
che di semplici fedeli. Sappiamo che la loro fu una convivenza
matrimoniale vissuta nella verginità (cfr. Mt 1, 18-25), ossia un
matrimonio verginale, ma un matrimonio comunque vissuto nella
comunione più piena e più vera: “una comunione di vita al di là
dell’eros, una sponsalità implicante un amore profondo ma non
orientato al sesso e alla generazione” (S. De Fiores). Se Maria vive
di fede, Giuseppe non le è da meno. Se Maria è modello di umiltà, in
questa umiltà si specchia anche quella del suo sposo. Maria amava il
silenzio, Giuseppe anche: tra loro due esisteva, né poteva essere
diversamente, una comunione sponsale che era vera comunione dei cuori,
cementata da profonde affinità spirituali. “

Fonte
http://www.santiebeati.it/dettaglio/20200
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