[SOD] la falsa trasparenza degli open data

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Andrea Maurino

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Sep 30, 2016, 5:50:06 AM9/30/16
to spaghett...@googlegroups.com
Ho letto questa intervista di Evgeny Morozov[1] e mi ha colpito
quest'ultima parte dell'articolo

" E poi bisogna intendersi su che cos’è trasparenza: c’è una
trasparenza radicale, che è quella di Wikileaks, che mostra ad esempio
come il Pentagono stia rendendo accettabile a tutti l’uso dei droni, e
poi c’è una falsa trasparenza, quella degli open data, dove le grandi
compagnie insistono perché i governi usino gli open data per
strutturare le loro politiche economiche, e li rendano a loro volta
disponibili per altre aziende. Ecco, le politiche economiche costruite
sugli open data mi preoccupano molto di più delle rivelazioni di
Wikileaks».
"
ho sempre pensato che wikileaks è o può essere una buona fonte di
giornalismo è può aiutare a capire meglio alcune dinamiche (anche se è
un argomento molto complesso per via della verifica delle fonti, ma
anche delle motivazioni che possono stare dietro certe "fughe di
notizie".
Quanto agli open data ritengo siano attività liberamente scelta dalle
PA di condividere parte del proprio patrimonio informativo con aziende
e cittadini..Non vedo (ma forse sono io a non capire) che tutto questo
sia voluto dalle grandi compagnie per costruire politiche economiche a
loro utili...

cosa ne pensate?

[1]
http://www.lastampa.it/2016/09/30/cultura/morozov-attenti-ai-big-data-non-capiscono-le-ansie-della-gente-VoBi2fgIOTyOOFnO18nyzJ/pagina.html

Cristian Consonni

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Sep 30, 2016, 6:40:16 AM9/30/16
to spaghett...@googlegroups.com
Il 30 settembre 2016 11:50, Andrea Maurino <andrea....@gmail.com>
ha scritto:
> cosa ne pensate?

Open Data e trasparenza sono due concentti abbastanza ortogonali tra
di loro. Il fatto che vengano spesso considerati un tutt'uno è un
errore a cui assistiamo da anni dovuto anche alle attività di advocacy
verso la pubblica ammiinistrazione dove, per tirare acqua al mulino
Open Data, si buttava tra i vantaggi anche la trasparenza.

Open Data e trasparenza hanno alcune cose in comune tra cui: (1) la
necessità di (r)innovare i processi interni alla PA in modo tale da
rendere possibile la produzione degli Open Data (2) l'idea che sia
l'accesso ai dati (e la disponibilità dei dati stessi)¸ sia la
trasparenza della pubblica amministrazione facciano parte del bagaglio
dei diritti fondamentali di un cittadino del 21esimo secolo. In questo
senso gli Open Data si inseriscono perfettamente nel filone filosofico
del software libero.

Le differenze però esistono, si parla di Open Data anche per le
aziende, ovvero di chiedere alle aziende di produrre Open Data (e non
solo di usarli), mentre è molto diverso parlare di trasparenza delle
aziende (almeno nello stesso senso che si intende per la pubblica
amministrazione).

La critica di Morozov si inserisce dentro un discorso più ampio che ha
varie sfacettature: dalla sorveglianza di massa, all'accountability
degli algoritmi, alla privacy.

Credo che, per banalizzare, si potrebbe dire "ci manca solo che la
politica economica la decidano gli open data".

Cristian

Paolo Riva

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Sep 30, 2016, 6:45:57 AM9/30/16
to spaghett...@googlegroups.com
Vedendo un po quello che potrebbe essere il "taglio " di questo tipo di articolo credo che quello che Morozov voglia esprimere è che Wikileaks non si fa problemi ad esporre tutto quello che c'è realmente da dire (superando quello che è il controllo governativo) mentre l'open data è, se ho capito bene, una sorta di wikileaks "drogato" dalle entità governative. Di conseguenza su di essi vi è possibilità di costruire politiche economiche di determinato tipo.

Che so prendiamo un comune forte sulla raccolta differenziata ma che non è forte sui parchi (è un esempio del cavolo, lo so, ma è per capire anche io se ci ho capito :) ): lo stesso comune potrebbe pubblicare un'infinità di open data sui rifiuti e sulle politiche dei rifiuti arrivando a spingere per politiche fortemente direzionate in quella direzione (che potrebbero risultare prolifiche a molti) e tralasciare open data legati alla natura dove il comune non interviene piu di tanto e sotto cui, teoricamente, potrebbe anche facilmente cadere.

Credo che il punto di vista di Morozov possa essere questo: io sarò un po' uno strano, ma credo che l'apporccio sia troppo semplicistico; se una governance vuole effettivamente fare questo, non si nasconderà dietro all'open data l'avrà fatto molto molto prima.

Ciao Paolo.


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Piero Savastano

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Sep 30, 2016, 10:20:18 AM9/30/16
to Spaghetti Open Data

Morozov è un intellettuale molto critico, tanto acuto quanto pessimista. Credo che la spiegazione di quella frase vada cercata nel discorso "open vs. closed" che descrive qui:
http://www.nytimes.com/2013/03/17/opinion/sunday/morozov-open-and-closed.html?_r=0

Uno degli aspetti insieme alla apertura e la trasparenza è la rilevanza, ossia il governo può aprire un sacco di dati ma non è detto che siano quelli di valore - esempio per l'accountability.

Per quanto riguarda le multinazionali che spingono per gli open data, meglio così piuttosto che quando se li comprano direttamente e i dati rimangono chiusi. Mi viene in mente in particolare di come Google abbia accesso alla totalità dei dati sui nostri trasporti nazionali da anni e anni prima che questi venissero pubblicati come open in GTFS - formato tra l'altro promosso da loro.

Alessio 'Blaster' Biancalana

unread,
Sep 30, 2016, 10:48:06 AM9/30/16
to spaghett...@googlegroups.com
È un meta-argomento che abbiamo anche trattato spesso qui in lista, se non sbaglio.

E proprio Morozov ne è stato stimolo in quasi tutti i casi, dal più celebre che io ricordi: http://thebaffler.com/salvos/the-meme-hustler

Sostanzialmente concordo con Piero, poi c'è da dire che da un po' di tempo Morozov è "anti-tutto", e penso che osservando la cosa dall'alto questo possa comunque essere positivo dato che in ogni caso bilancia gli euforici :)

Ale

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Erika Marconato

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Sep 30, 2016, 12:51:23 PM9/30/16
to Spaghetti Open Data
Partendo dal presupposto che concordo con Cristian, Paolo e Piero, sia sulla differenza tra open e trasparenza che sulla figura di Morozov.

Io, da umanista, credo che il discorso sugli open data di Morozov sia più legato alla legittimità delle fonti, in particolare dei giornalisti (partendo dal presupposto che il senso del discorso non si sia lost in translation). Accostare Wikileaks (dei leak grezzi, non mediati, corposi e difficili da analizzare) agli open data (controllati, mediati, rilasciati per "buona volontà") è un modo per sottolineare che le notizie arrivano da qualche parte, si sceglie di raccontarle in certi modi e hanno un certo effetto. Insomma, un modo per dire che i media non sono davvero liberi (nell'intervista il flusso logico va dalla politica americana alle corporation ai dati). Detto questo, è ingenuo pensare che l'accountability venga solo dagli open data (o da Wikileaks per quel che vale): siccome nessuno di noi ha il tempo di controllare tutto, ci fidiamo (dei dati, delle fonti) e diventa più facile fare il gioco delle tre carte (di cui portava un esempio Paolo).

Sempre da umanista, credo che Morozov sbagli su Wikileaks: considerarlo un portatore di trasparenza radicale è naive, tanto quanto pensare che gli open data siano la soluzione a tutti i problemi (non credo che tutti i leak siano veri e spontanei, ma magari sono io che sono complottista).Penso che siano entrambi strumenti che vanno usati per diventare cittadini migliori. Sono entrambe fonte che vanno mediate, difficili e che richiedono tempo/competenze non solo informatiche(magari una mail tra un capo di governo e l'altro che dice "ciao" è inutile, ma se sono 20000 vogliono dire qualcosa di più, così come le parole che vengono usate).

Penso anche che noi europei facciamo davvero fatica a capire le implicazioni di un governo così legato alle coorporation come quello americano (nonostante alcune delle migliori opere di narrativa che raccontano queste commistioni siano scritte da autori europei). Il punto di Morozov mi sembra legato a questo: gli open data (che sono pagati dai cittadini, quindi non dovrebbero essere una gentile concessione dei governi) non sono infrastrutture condivise (tipo le poste), quindi è possibile per una lobby corporativa spingere perché i dati vengano o non rilasciati o modificati prima del rilascio in un certo Paese (a questo proposito c'è una scena geniale nella serie Brain Dead in cui ci sono dei funzionari governativi che cercano di capire cosa finanzierà una data voce di bilancio). 

Alberto

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Sep 30, 2016, 8:26:06 PM9/30/16
to Spaghetti Open Data
Mi ritrovo in quello che state scrivendo, soprattutto Alessio e Erika.

Mozorov è evidentemente intelligente, ma ha costruito tutta una carriera sul tecnoscetticismo. Mentre "The Meme Hustler" è un articolo molto documentato, che a me ha messo un po' in crisi (e quindi mi è stato utile), questo segnalato da Piero mi pare un po' un "cara signora, dove andremo a finire". 

Quanto a Wikileaks, non capisco proprio il senso dell'affermazione di Mozorov. Wikileaks non rilascia sempre tutto. Prima edita (redacts) per proteggere le fonti; poi ri-edita in particolari situazioni. Al tempo dei Cable Leaks, avevano contattato il Dipartimento di Stato dicendo loro "Abbiamo queste informazioni. Segnalateci i cablo che mettono in pericolo le truppe americane all'estero, così li censuriamo." Siccome Clinton ha risposto "voi non avete il diritto di avere e pubblicare niente", poi le posizioni si sono radicalizzate. In più, sinceramente in alcuni passaggi Wikileaks mi è sembrata un po' ambigua. Consiglio questo film: https://en.wikipedia.org/wiki/We_Steal_Secrets:_The_Story_of_WikiLeaks
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