Openpolis pubblicità lavori commissioni parlamentari

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Francesco Minazzi

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Mar 17, 2013, 1:27:59 PM3/17/13
to spaghett...@googlegroups.com
Openpolis propone una modifica ai regolamenti parlamentari affinché siano pubblici i lavori delle Commissioni: http://blog.openpolis.it/2013/03/17/i-sogni-e-i-voti-per-un-parlamentocasadivetro/

Openpolis è davvero uno dei migliori e più importanti soggetti che lavorano per la trasparenza del panorama italiano. Laltro giorno leggevo questo articolo su OKF: http://blog.okfn.org/2013/03/15/the-biggest-failure-of-open-data-in-government/ in cui, in sostanza, si dice che negli USA il sistema politico è così variegato che molti cittadini non conoscono nemmeno i loro rappresentanti (cita ad esempio l'ignoranza circa i governatori del proprio stato), sottolineando la mancanza di un aggregatore di dati sui politici negli USA. Il primo pensiero, leggendolo, è stato proprio "che fortuna, noi abbiamo openpolis". Il secondo, che mi frulla in testa da parecchio, è la mancanza di una visione e di una strategia nazionale sugli open data: tanta voglia di farli, ma soprattutto in ambiti di nicchia e da parte di pochi "pionieri". Spesso a livello politico vi sono stati dei promotori, che tuttavia si sono limitati a grattare la superficie o a farlo in termini propagandistici. Venerdì mi è capitato di parlarne con Aldo Lupi, che si occupa di amministrazione digitale e servizi ICT agli enti locali (per maggioli e altre aziende), il quale mi portava l'esempio di Milano che ha chiesto ai comuni limitrofi di appoggiarsi al portale milanese per pubblicare i dataset: ciò in modo da accentrare un minimo la repository e facilitare la pubblicazione da parte di comuni piccoli, ma denotando un numero di dataset scaricati piuttosto basso. 
L'avevo proposto anche sull'ideario del OGP, fermo restando il valore dell'approccio bottom-up che qui realizziamo, non può favorirsi né un economia dei dati aperti per creare servizi, né agevolare la trasparenza senza una strategia o un indirizzo generale sulla produzione, il rilascio e l'uso dei dati, basato sui bisogni effettivi (senza pubblicare dati inutili insomma), valido per l'intero territorio nazionale (e non mancano agganci già presenti in costituzione), almeno a mio avviso. Partendo da una legge quadro statale sul governo aperto e digitale, che comprenda in una sezione i dati aperti, (salvo voler novellare il CAD), da integrarsi con le leggi regionali, alla luce dell'attuale quadro costituzionale. Menti creative come quelle italiane possono fare molto con gli open data, anche a livello imprenditoriale, ma procedendo in modo frammentario, a spizzichi e bocconi, come si è fatto sinora, mi sembra contrario alla creazione di un ambiente di sviluppo adatto. Nonostante vi siano già delle basi interessanti da cui partire, penso ad esempio al Sistema Pubblico di Connettività e alle sue potenzialità in termini di interoperabilità, soprattutto col modulo della cooperazione applicativa. Naturalmente questo coinvolge uno spettro amplissimo di questioni: cultura digitale, conoscenza del tema, copertura finanziaria, licenze unitarie, etc., insomma: un piano nazionale per i dati aperti (per dirne una)? Che ne pensate? Che sapete delle esperienze estere tipo UK e USA?

Maria D'Alessandro

unread,
Mar 17, 2013, 2:43:47 PM3/17/13
to spaghett...@googlegroups.com
Molto interessante! :) Ho letto l'articolo e anche il tuo intervento. Sulle esperienze in UK potrei guardare un po' io se trovo qualcuno fa i miei contatti. Ti faccio sapere. :)

MPD


2013/3/17 Francesco Minazzi <dott.france...@gmail.com>
Openpolis propone una modifica ai regolamenti parlamentari affinché siano pubblici i lavori delle Commissioni: http://blog.openpolis.it/2013/03/17/i-sogni-e-i-voti-per-un-parlamentocasadivetro/

Openpolis è davvero uno dei migliori e più importanti soggetti che lavorano per la trasparenza del panorama italiano. Laltro giorno leggevo questo articolo su OKF: http://blog.okfn.org/2013/03/15/the-biggest-failure-of-open-data-in-government/ in cui, in sostanza, si dice che negli USA il sistema politico è così variegato che molti cittadini non conoscono nemmeno i loro rappresentanti (cita ad esempio l'ignoranza circa i governatori del proprio stato), sottolineando la mancanza di un aggregatore di dati sui politici negli USA. Il primo pensiero, leggendolo, è stato proprio "che fortuna, noi abbiamo openpolis". Il secondo, che mi frulla in testa da parecchio, è la mancanza di una visione e di una strategia nazionale sugli open data: tanta voglia di farli, ma soprattutto in ambiti di nicchia e da parte di pochi "pionieri". Spesso a livello politico vi sono stati dei promotori, che tuttavia si sono limitati a grattare la superficie o a farlo in termini propagandistici. Venerdì mi è capitato di parlarne con Aldo Lupi, che si occupa di amministrazione digitale e servizi ICT agli enti locali (per maggioli e altre aziende), il quale mi portava l'esempio di Milano che ha chiesto ai comuni limitrofi di appoggiarsi al portale milanese per pubblicare i dataset: ciò in modo da accentrare un minimo la repository e facilitare la pubblicazione da parte di comuni piccoli, ma denotando un numero di dataset scaricati piuttosto basso. 
L'avevo proposto anche sull'ideario del OGP, fermo restando il valore dell'approccio bottom-up che qui realizziamo, non può favorirsi né un economia dei dati aperti per creare servizi, né agevolare la trasparenza senza una strategia o un indirizzo generale sulla produzione, il rilascio e l'uso dei dati, basato sui bisogni effettivi (senza pubblicare dati inutili insomma), valido per l'intero territorio nazionale (e non mancano agganci già presenti in costituzione), almeno a mio avviso. Partendo da una legge quadro statale sul governo aperto e digitale, che comprenda in una sezione i dati aperti, (salvo voler novellare il CAD), da integrarsi con le leggi regionali, alla luce dell'attuale quadro costituzionale. Menti creative come quelle italiane possono fare molto con gli open data, anche a livello imprenditoriale, ma procedendo in modo frammentario, a spizzichi e bocconi, come si è fatto sinora, mi sembra contrario alla creazione di un ambiente di sviluppo adatto. Nonostante vi siano già delle basi interessanti da cui partire, penso ad esempio al Sistema Pubblico di Connettività e alle sue potenzialità in termini di interoperabilità, soprattutto col modulo della cooperazione applicativa. Naturalmente questo coinvolge uno spettro amplissimo di questioni: cultura digitale, conoscenza del tema, copertura finanziaria, licenze unitarie, etc., insomma: un piano nazionale per i dati aperti (per dirne una)? Che ne pensate? Che sapete delle esperienze estere tipo UK e USA?

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