La fine di un periodo? Riflessioni a valle del talk di Erika a SOD19

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Alberto

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Jun 11, 2019, 6:25:48 AM6/11/19
to Spaghetti Open Data
Ciao a tutti, volevo condividere una riflessione a valle di SOD19. Mi è stata ispirata dal talk di Erika, che ha colpito duro; consiglio a chi non era al raduno di prendersi venti minuti per leggerselo, tanto più che è riportato su Medium in versione più o meno integrale.

Secondo me non c'è il minimo dubbio sul fatto che la comunità di SOD soffre di scarsa diversità. Questa è per me una sconfitta personale, visto che nei primi raduni mi ero impegnato parecchio per rendere SOD accogliente per tutti. Non mi interessa neanche tanto ragionare sulla diversità in SOD relativamente a altre comunità tech. Ci stiamo sicuramente dimenticando qualcuno, e questa è la cosa importante.

Mi interessa, però, ragionare sul perché.

La risposta che mi do è questa: perché l'impatto sul mondo open data si è spostato, localizzandosi in conoscenza molto tecnica trasmessa alle istituzioni pubbliche. Un solo Napo o Matteo B (per fare solo due esempi) sposta moolto di più del nostro miglior raduno. Comunità numerose e attive hanno poco impatto, e dunque chi tiene agli OD non ha ragione di investirci. 

Quando siamo partiti con questa lista (2010), il mondo OD era veramente primitivo. Anche persone con zero skill tecniche e giuridiche, come me, potevano avere un ruolo. Cercare dati, e linkarli. Costruire semplici visualizzazioni. Segnalare a chi li pubblicava che mancavano le licenze. Collaudare portali appena rilasciati. Roba così. Ma nel 2019, le cose facili sono coperte: i portali sono diventati molto più professionali, con preview sui dataset. I problemi di licenze sono meno marchiani. Non è più così facile aggiungere valore civico. E non ci viene nemmeno più richiesto: adesso ci si chiede piuttosto di partecipare a consultazioni (agenda digitale, OGP) tecnicamente complesse. Solo i più preparati di noi riescono ad avere impatto in quei contesti: io, per esempio, non ci riesco. E, se tutto l'impatto è concentrato nelle figure più preparate, l'inclusività rispetto ai newbies che mi interessava tanto non ha più senso.

Mentre Erika parlava, mi venivano in mente queste cose, e mi chiedevo dove andare adesso.

Una strada è ovviamente quella del lavoro nelle amministrazioni, soprattutto quelle periferiche. Piero, per esempio, fa questo molto bene: forma funzionari, monta processi, cerca di cambiare il modo di lavorare. Questo ha impatto, ma questo è lavoro, non è roba che abbia senso are in quanto comunità di volontari.

L'altra strada, che mi sembra più proponibile, è quella di verticalizzare, usando open data per fare progetti di civic hacking. Una volta che ti addentri dalla disponibilità dei dati alla loro interpretazione, aggiungere valore diventa molto più facile. Lo stiamo vedendo con Milano Melting Pot: il personale del Comune ha pubblicato i dati, ma non li ha letti davvero, e  non ha la capacità per farlo, se non al livello più grossolano. Un lavoro di data science, anche relativamente semplice, può aggiungere corpo al dibattito in città su quel tema, l'immigrazione. Il dibattito è mobilitante per chi tiene al tema, e di conseguenza inclusivo, perché per svilupparsi come si deve ha bisogno sia di competenze di data science, sia di competenze di dominio (in questo caso sull'immigrazione), sia di conoscenza della città. Tutti possono avere un ruolo.

Conclusione (solo mia, e per quello che vale, ci mancherebbe): Erika e Matteo, quando hanno deciso di occuparsi di civic hacking, hanno fatto centro. Per essere di nuovo inclusiva, divertente e ad alta energia forse SOD dovrebbe trasformarsi in una comunità di civic hackers, o di data science civica.

Sto dicendo stupidaggini? Cosa ne pensate?

Marco Scarselli

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Jun 11, 2019, 2:11:31 PM6/11/19
to spaghettiopendata
Ciao Alberto!

sfortunatamente non sono potuto venire all'ultimo raduno ma trovo le tue riflessioni e quelle di Erika molto interessanti.
Probabilmente la comunità per essere più inclusiva dovrebbe trovare modo di diventare una slow data science civica che utilizza open data (il sottotitolo di SOD mi pare sia "Italiane e italiani che fanno cose con i dati" quindi la data science potrebbe essere molto appropriata!). in dialogo e coinvolgendo il più possibile in modo inclusivo la società civile (ad esempio nelle domande che ci poniamo quando analizziamo un dataset o nell'interpretazione dei risultati, o così slow che anche la società civile impara un po' di data science per contaminazione). Slow... perché c'è bisogno che chiunque tecnico e non tecnico sia messo in grado per tempi e competenze di dare il proprio contributo. Slow per stare più a lungo su di un progetto ed avere maggiore pazienza nell'ottenimento dei risultati. Slow perché è volontariato, coinvolgimento, divertimento e partecipazione per un impatto di più lungo periodo. Open data rimane centrale perché è la materia prima su cui si basa tutto (sia che se ne utilizzi di già fatti o che se ne produca di nuovi) ed è un "diritto" che oggi c'è (anche se nei portali, ad esempio, c'è ancora molta spazzatura) e che domani potrebbe non esserci se c'è scarso utilizzo e poca "pressione" dal basso (esempio rilevazioni Istat che "scompaiono" e con esse scompaiono anche gli open data connessi).

questa la mia breve riflessione
che spero non rallenti troppo la discussione:)








  

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Marco Scarselli



Marte Marte

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Jun 12, 2019, 2:42:45 AM6/12/19
to Spaghetti Open Data
Ciao Alberto,
  io vi seguo da anni in modalità silenziosa, con un paio di interventi qua e là e per motivi vari non ho mai partecipato ad un raduno, anche se ho conosciuto alcuni di voi di persona.

Da informatico mi sono posto un problema negli ultimi anni: a quali comunità posso contribuire e come ? Quello che dici mi ha fatto ragionare (anche se sono un uomo bianco informatico, quindi non rientro nella "diversità" da te auspicata), anche in termini di inclusione. Se gli strumenti basilari ci sono ed i dati si riescono a portare a galla, SOD dovrebbe facilitare l'incontro tra chi ha poche conoscenze tecniche verticali, ma ha volontà di porre domande, come state facendo a Milano (@Napo: a Trento dei dati così ci sarebbero ?).

Quindi la mia proposta ( e domanda per me stesso ) da dove posso aiutare per dare una mano? Quali percorsi di "onboarding" SOD ha in campo?

Vi do il mio punto di vista, di chi sa cosa fa SOD, ma ne è al di fuori:

- esiste una mailing list
- esiste il sito (http://spaghettiopendata.org/) ma si riferisce al momento "solamente" al raduno di Milano
- ci sono i raduni

Ribadisco che voglio essere costruttivo, ma lancio la provocazione: ad oggi, se una persona qualsiasi (tecnica o non, uomo o donna) legge queste risorse, cosa capisce ?

SOD è una comunità molto ricca ed eterogena, con tante idee e progetti, ma secondo me ad oggi può essere percepita (nota bene: percepita!) come poco inclusiva, un circolo di persone che si conoscono, quindi ci entri solo se conosci qualcuno (io ho conosciuto Napo e Matteo per dire)

Erika Marconato

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Jun 13, 2019, 11:31:03 AM6/13/19
to Spaghetti Open Data
Ciao persone!

Volevo dire due cose.

La prima è che questo tipo di riflessione su chi siamo è urgente - ed è un'esigenza che si è manifestata in forme diverse negli ultimi almeno tre anni. Prima di prendere in mano i testi (cosa a cui, ovviamente, posso contribuire visto che già ho lanciato il sasso), dobbiamo davvero capire cosa far percepire all'esterno (quello che dice Marte Marte è uno spunto più che interessante).

La seconda. Che il civic hacking sia un'evoluzione del movimento degli Open Data italiano - ma non solo - è quello su cui io e Matteo abbiamo basato tutto il progetto di #CivicHackingIT. 


La risposta che mi do è questa: perché l'impatto sul mondo open data si è spostato, localizzandosi in conoscenza molto tecnica trasmessa alle istituzioni pubbliche.

Io non sono sicura che sia proprio così. Parlando con Andrea e Federica (entrambi al loro primo incontro con noi a SOD19) mi sono resa conto che noi, come singoli e come comunità, abbiamo un bagaglio di conoscenze inestimabili. Mi piacerebbe che parte di quello che succede da ora in poi fosse metterle a disposizione di chi si avvicina ora al mondo dei dati (tutto quello che dice Marco Scarselli e quello che abbiamo fatto durante l'hackathon con Marco Brandizi devono essere solo i primi passi). Non sto suggerendo di "regalare" le nostre competenze, ma di "rilasciarle e distribuirle" (esempio concreto: perché alcuni dati possono essere rilasciati/richiesti, altri no è una domanda che chi si è avvicinato da poco si fa. Noi sappiamo la risposta, perché non condividerla?). Capisco che rispondere continuamente alle stesse domande sia frustrante dopo dieci anni, ma quando abbiamo cominciato non ce le siamo fatte anche noi?


Forse, la risposta sul futuro di SOD è diversificare e orientarsi verso il diventare abilitatori della società civile in senso lato, più che concentrare tutti i nostri sforzi sulle relazioni con le Pubbliche Amministrazioni (mi viene in mente Wikipedia e Wikimedia: si relazionano sì con le Amministrazioni - iniziative tipo Wiki loves Monuments -, ma "operano" per tutti). Detto questo, essere una comunità monitorante fa parte della nostra identità, ma non credo sia il nostro cuore, dove sta il nostro valore.

Rilancio la domanda di Marte Marte: dove sta il nostro valore e come lo facciamo percepire?

Andrea Trentini

unread,
Jun 14, 2019, 2:14:20 AM6/14/19
to spaghett...@googlegroups.com
(giusto per ridere, mi raccomando!)

ho trovato la soluzione al problema dell'inclusione:

https://www.independent.co.uk/life-style/women-photoshop-picture-brunello-cucinelli-tech-picture-summit-silicon-valley-a8956346.html

--

. Andrea Trentini - http://atrent.it
..: Dipartimento di Informatica - Università degli Studi di Milano

signature.asc

Marte Marte

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Jun 14, 2019, 5:03:31 AM6/14/19
to Spaghetti Open Data
Rilancio la domanda di Marte Marte: dove sta il nostro valore e come lo facciamo percepire?

@Erika: non so darti una risposta proprio per il ruolo di "spettatore" di SOD, forse andrebbe fatta a tutti questa domanda, immagino che non esista una risposta univoca, o forse è questo il problema, non avere un'unica visione comune ?


Personalmente credo che il valore di una comunità come SOD sia la moltiplicazione del valore dei singoli, non la somma, proprio perché é eterogena, ha una sua storia ed è aperta. L'evoluzione che proponevi è interessante, però ammetto di non aver capito abbastanza cosa intendi concretamente

Alberto

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Jun 17, 2019, 4:01:49 AM6/17/19
to Spaghetti Open Data
diversificare e orientarsi verso il diventare abilitatori della società civile in senso lato

Ok, Erika, ma in concreto come faresti?

Otho Mantegazza

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Jun 26, 2019, 8:43:35 AM6/26/19
to Spaghetti Open Data
Arrivo un attimo in ritardo (per questioni personali).

La comunità SOD mi ha fatto un'ottima impressione, e mi è sembrata una comunità di cui vorrei far parte. 

Per stimolare e aiutare questa comunità a crescere, provo a contribuire a questa discussione su come renderla più inclusiva (non sono un esperto del campo, e conosco poco la storia di questa comunità, quindi prendete le mie proposte con le pinze).

Penso che l'inclusività richiede un commitment attivo, esplicito e continuo (non basta non essere non inclusivi). Il lato positivo è che questo commitment può dare grandi risultati e grande vitalità alla comunità.

Proporrei queste azioni:

1. Aggiornare il codice di comportamento, per garantire esplicitamente e dettagliatamente uno spazio sicuro per tutti, ad esempio https://rladies.org/code-of-conduct/

2. Presentare regolarmente grandi esempi di persone provenienti da "minoranze", etniche o di gender, che hanno contribuito sostanzialmente al campo degli open data (programmazione di tool, giornalismo, dataviz, insegnamento etc.). Questi esempi possono essere fortemente stimolanti e motivanti, e possono aiutarci a rompere il loop (per cui una comunità di "maschi bianchi" attrae a sua volta più "maschi bianchi", scusate, lo sono io stesso, quindi, scusate ;) mi permetto di usare questo termine). Potremmo darci come obiettivo di fare un tweet o un piccolo blog post alla settimana per celebrare una persona proveniente da minoranze che ha contribuito al mondo degli open data. (questo richiede un grande impegno, quindi dovremmo essere un team di persone ad occuparcene).

3. Sono d'accordissimo con la proposta di Erika di condividere le nostre risorse. Cosa sappiamo fare? Scriviamo delle guide a riguardo per comunicarlo a tutti.

4. Per un civic hacking, forse la chiave è cercare attivamente di associarci ad altri gruppi con competenze complementari? Noi abbiamo delle grandi skill per tutto ciò che riguarda i dati (trovarli, ottenerli, analizzarli, presentarli, raccontarli). Potremmo cercare attivamente quali iniziative civiche/sociali sono operative sul territorio Italiano, tentare di capire se le nostre competenze potrebbero aiutarle e contattarle proponendo una collaborazione.

Probabilmente sapete già alcune di queste cose o le state già facendo, spero comunque di essere d'aiuto.


A presto,
Otho :)

Matteo Brunati

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Sep 15, 2019, 12:39:13 PM9/15/19
to Spaghetti Open Data


Il giorno martedì 11 giugno 2019 12:25:48 UTC+2, Alberto ha scritto:
Alberto, intanto grazie dello spunto di riflessione. Sai che vado matto per queste cose :-) Mi soffermo sul perché che hai condiviso. È vero che il mondo del 2010 era totalmente diverso per quanto riguarda l'Open Data in Italia. C'era tutto da costruire, era molto semplice essere visibili, sia agli occhi delle istituzioni che delle singole pubbliche amministrazioni, locali e regionali. Abbiamo tutti quanti creduto di poter avere un'impatto sulla governance e sulla policy su scala nazionale e, forse, in pochissimi casi lo abbiamo pure avuto. Avevo raccolto la mia interpretazione delle fasi di evoluzione della comunità in un post: visto che può sicuramente tornare utile anche per chi non lo ha vissuto direttamente, lo ricondivido: 
Solo in certi momenti questa lista è stata in grado di catturare il polso di quello che succedeva sugli Open Data in giro per l'Italia. Non credo si possa interpretare l'evoluzione di SOD come specchio per l'evoluzione dell'intero ecosistema. C'è sempre stato un mondo, là fuori e chi ha davvero partecipato alle discussioni qui in lista è sempre stato parte di una minoranza. Direi un insieme di circa 50-60 persone, al massimo. Gestire l'inclusione è complesso, sia per le cose che ha detto Erika, sia per i contenuti, i toni, etc... La vera rottura nella comunità è arrivata con l'arrivo palese delle opportunità economiche: chi poteva vendere una consulenza su questi temi e chi voleva un approccio più strutturato, magari coinvolgendo delle entità più organizzate di una comunità informale, in primis. Un passaggio evolutivo naturale, del tutto sano e che non doveva certo stupire. Non siamo stati in grado di gestirla in maniera sana, almeno questa è la mia sensazione. C'è stato un momento in cui in questa lista ci si poteva confrontare con la maggior parte di attori in gioco, sia della società civile, che delle istituzioni. Ma quel momento è passato e non è solo colpa delle dinamiche interne. La realtà è che il contesto degli Open Data nel corso degli anni è stato normato e questo ha alzato l'asticella per chi entra ed è nuovo, anche per i dipendenti pubblici, oltre che per gli attori privati. L'ente pubblico si deve muovere con bandi di gara per la gestione di contesti in cui si deve appoggiare ai fornitori, motivo per cui l'asticella si è alzata anche per i classici attori di mercato. I fornitori tradizionali della PA italiana hanno incluso nelle proprie offerte anche l'Open Data. In questa evoluzione la comunità è, ovviamente, entrata in crisi di identità. Non solo. Non mi pare che le cose siano così migliorate dal punto di vista del lavoro delle amministrazioni, se guardiamo all'intero Paese. Anzi. Siamo ancora nel mezzo di innumerevoli macchie di leopardo, con esperienze molto avanzate e positive e vuoti imbarazzanti che non è facile spiegarsi. Non abbiamo potuto scalfire la governance, anche se la subiamo. Mi sembra sia aumentato di molto l'open-washing lato PA e non siamo più in grado di farlo capire in pochi passaggi ai newbie e ai media, in generale. Per fortuna SOD non rappresenta l'intero ecosistema della società civile. Mi vengono in mente comunità locali che raggiungono risultati incoraggianti, tipo Opendata Sicilia. Quello che ha fatto in questi anni ha generato un impatto del tutto diverso da quello di SOD. Vuoi per la scala, vuoi per il contesto sfidante siciliano (dove mancavano elementi già presenti in altre zone d'Italia, rendendo più avvincente la sfida degli attivisti).

Sul dove andare adesso, rilancio quanto avevamo condiviso in lista in merito alla nostra identità (specie per i newbie): è questo il punto di partenza, se non lo avete visto:
Al di là delle singole iniziative come quella di #CivicHackingIT a cui stiamo lavorando Erika ed io, mi viene da pensare che l'Open Data sia sempre stato solo un mezzo rispetto ad un contesto più grande. Forse è qualcosa che va messo sul piatto. Forse è stato uno dei motivi che ha messo in crisi la comunità stessa. Possiamo ancora essere soltanto una comunità che gioca con gli Open Data? Possiamo pensare ad essere soltanto alcune di quelle cose citate nelle dichiarazioni di identità? La contaminazione di saperi e il caos positivo che hanno caratterizzato questa lista in certi anni sono elementi che potrebbero tornare ad essere la nostra forza. 
Sarebbe bello continuare a sentire chi in questi anni è stato silente. Oppure chi è entrato da poco in questa lista pubblica. Vi fate avanti, non mordiamo eh :-)

matt
 
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