Il Guardian sulle pubblicazioni accademiche

9 views
Skip to first unread message

Andrea Zanni

unread,
Aug 30, 2011, 8:14:45 AM8/30/11
to spaghett...@googlegroups.com, Associazione Wikimedia Italia
Un bell'articolo sul perchè abbiamo bisogno dell'Open Access. 

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2011/aug/29/academic-publishers-murdoch-socialist

Aubrey

Alberto Cottica

unread,
Aug 30, 2011, 12:48:01 PM8/30/11
to spaghett...@googlegroups.com
Sentite, ma avrebbe senso un "Open Science Manual" con lo stile espositivo dell'Open Data Manual"? Napo, ce l'avete già? Si potrebbe tradurre – purché stavolta lasciamo perdere Transifex :-)

Io, da attempato dottorando, mi presto volentieri a collaudarlo. Raw Science Now!

A.

2011/8/30 Andrea Zanni <zanni.a...@gmail.com>

Donatella Solda-Kutzmann

unread,
Aug 31, 2011, 2:30:38 AM8/31/11
to spaghett...@googlegroups.com
per le scienze sociali gia' esiste ssrn 
molto spesso non si firmano contratti di esclusiva con la casa editrice, e quindi uno e' libero di pubblicarlo online appunto su SSRN applicando i termini che piu' gli sembrano adatti 

sono anche io d'accordo sulla sproporzione del ritorno economico per gli editori, ma giusto per aggiungere un argomento alla discussione binario buoni/cattivi, vorrei ricordare che questi giornali hanno meccanismi di selezione e revisione molto stringenti e approfonditi 
cio' garantisce un minimo di credibilita' all'autorevolezza dei saggi pubblicati nelle loro pagine. 



2011/8/30 Alberto Cottica <alb...@cottica.net>



--
Donatella Solda-Kutzmann
(PL) 0048 662 051423
(IT)  0039 328 7470091 
       

Andrea Zanni

unread,
Aug 31, 2011, 5:08:10 AM8/31/11
to spaghett...@googlegroups.com
Non sarebbe male, ma non so di pubblicazioni che si potrebbero tradurre/migliorare/prendere spunto.
In italiano, è uscito un paio di anni fa "Gli archivi istituzinali" di Mario Guerrini, ordinario di Biblioteconomia a Firenze.
(si scarica qui: http://www.bibliotecheoggi.it/content/Gli%20archivi%20istituzionali.pdf)

L'unico neo è che parlano di Open Access quasi esclusivamente i bibliotecari (in quanto intermediari che devono rapportarsi con la gestione e soprattutto i costi delle pubblicazioni scientifiche), personalmente vedo pochi altri attori (qualche ricercatore, pochissimi professori).
Inoltre, può darsi che ci sia pure un'ambiguità di termini: l'OA si concentra sulle pubblicazioni, l'Open Science parla anche di dati, ma i due domini si sovrappongono ampiamente...

Aubrey

Andrea Zanni

unread,
Aug 31, 2011, 5:18:32 AM8/31/11
to spaghett...@googlegroups.com
Il giorno 31 agosto 2011 08:30, Donatella Solda-Kutzmann <naty...@gmail.com> ha scritto:
per le scienze sociali gia' esiste ssrn 
molto spesso non si firmano contratti di esclusiva con la casa editrice, e quindi uno e' libero di pubblicarlo online appunto su SSRN applicando i termini che piu' gli sembrano adatti 

SSRN è uno dei pochi casi in cui si è creato un repository disciplinare utilizzato. Gli altri sono ArXiv per matematici e fisici, Repec per gli economisti, ma non me ne vengono in mente altri, della stessa importanza. I repository disciplinari sono uno dei vari modi in cui si può struttare l'accesso apertto (e sono un'ottima cosa). Fanno parte di quella che viene detta "via verde",
cioè il caricamento di articoli in archivi sia istituzionali che disciplinari (quando ci sono).
 
sono anche io d'accordo sulla sproporzione del ritorno economico per gli editori, ma giusto per aggiungere un argomento alla discussione binario buoni/cattivi, vorrei ricordare che questi giornali hanno meccanismi di selezione e revisione molto stringenti e approfonditi 
cio' garantisce un minimo di credibilita' all'autorevolezza dei saggi pubblicati nelle loro pagine. 

Vero, però la peer review è compiuta, gratuitamente, sempre da gli scienziati. Le riviste fanno il loro lavoro, ovviamente, ma se fosse così difficilecome dice l'articolo, non avrebbero un m,argine di profitto del 40%.

The publishers claim that they have to charge these fees as a result of the costs of production and distribution, and that they add value (in Springer's words) because they "develop journal brands and maintain and improve the digital infrastructure which has revolutionised scientific communication in the past 15 years". But an analysis by Deutsche Bank reaches different conclusions. "We believe the publisher adds relatively little value to the publishing process … if the process really were as complex, costly and value-added as the publishers protest that it is, 40% margins wouldn't be available." Far from assisting the dissemination of research, the big publishers impede it, as their long turnaround times can delay the release of findings by a year or more.

Ad ogni modo, esiste anche la "Gold road", la creazione di vere e proprie riviste referate ad accesso aperto: con software oramai standardizzati (HyperJournal, OpenJournalSystem)
gruppi di ricerca possono decidere di creare la loro rivista e pubblicare lì. Qui a Bologna, ad esempio, forniamo questo servizio e possiamo fornire sia un ISSN che poi la disseminazione attraverso i vari aggregatori. E' ovvio che perchè queste riviste acquistino importanza e prestigio ci vuole del tempo e della dedizione (o anche solo un impact factor), ma i costi sono decisamente minori e la gestione della rivista è relativamente semplice.

Scusate il pippone,
ma mi pare di dire cose non del tutto conosciute, chi le sa abbia pazienza.

Andrea

Alberto Cottica

unread,
Aug 31, 2011, 1:38:56 PM8/31/11
to spaghett...@googlegroups.com
Andrea, senti. Ma visto che sei sul pezzo, perché non scrivi un manualino step-by-step di tre pagine e lo metti online? Poi nel tempo lo si integra. Mi viene in mente un software per l'editing collaborativo sul web che potresti usare, non so se lo conosci.... :-)



2011/8/31 Andrea Zanni <zanni.a...@gmail.com>

Andrea Zanni

unread,
Sep 1, 2011, 2:42:56 AM9/1/11
to spaghett...@googlegroups.com
Il giorno 31 agosto 2011 19:38, Alberto Cottica <alb...@cottica.net> ha scritto:
Andrea, senti. Ma visto che sei sul pezzo, perché non scrivi un manualino step-by-step di tre pagine e lo metti online? Poi nel tempo lo si integra. Mi viene in mente un software per l'editing collaborativo sul web che potresti usare, non so se lo conosci.... :-)


Quale software sarà mai... :-P

Una cosina di tre pagine potrebbe essere fattibile, ci penso.
Il problema è che io poi conosco problemi e workflow del mio repository,
ma non in generale. Mi piacerebbe trovare qualcosa di pratico e concreto da cui prendere spunto (adesso magari cerco in giro). E soprattutto mi leggo il manuale Open Data per capire che taglio ha.

Andrea 
Reply all
Reply to author
Forward
0 new messages