Il 28 novembre è uscito su Chefuturo questo articolo a firma Michele Cignarale (sei in mailing list, Michele?). Se ho ben capito, dice che per interpretare gli open data bisogna fare delle analisi etnografiche delle conversazioni online.Confesso che il ragionamento da un lato mi sfugge (quali open data? Dati diversi si interpretano in modi diversi!), e un altro mi trova in disaccordo (non mi piace l'idea che il mio governo legga i miei posts su Facebook e li interpreti in chiave di partecipazione democratica). Ho risposto con un piccolo post a quello di Cignarale.Forse ho capito male io? Qualcuno ha un parere da darmi?
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Da quello che ho potuto capire il post presenta una parte del problema domanda/offerta. Ovvero se esiste un mondo in grado di interpretare i dati allora servono. questa è la soluzione semplice e banale. Ciò che sfugge all'autore del blog è quella che io chiamo la serendipity dei dati.
Per esempio analizzare i record bibliografici per capire se i ricercatori che emigrano mantengono o meno relazioni con i colleghi che rimangono in patria è un modo per usare i dati assolutamente non pensato da chi ha pubblicato quel dataset, ma la cui ricaduta in termine di innovazione è certamente di interesse per la società.
Andrea
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Il nostro approccio alla questione è, o almeno cerca di essere, olistico. Netnografica, il gruppo di studio che coordino, nasce proprio dalla voglia di guardare alle infinite possibilità offerte dalle conversazioni online (big data e social data) e dall'incrocio di queste informazioni con gli open data, con la stessa curiosità dell’uomo che non si è limitato a capire come il fuoco possa essere acceso, ma a cosa possa servire ed in che misura possa migliorare la vita di chi impari a governarne i segreti.
Siamo consapevoli che uno dei principi guida dell’etnografia sia la “consapevolezza dei soggetti compresi nel campo di analisi”, e stiamo sperimentando le tecniche di etnografia digitale per delimitare il campo di studio, capire quali sono le persone interessate, quelle più attive che riescono a coinvolgere ed innescare conversazioni significative, e distinguerle da quelle semplicemente “affacciate alla finestra”, per trarne informazioni utili e utilizzabili. In pratica stiamo cercando di capitalizzare visioni differenti. Un poò come in Rapina a mano armata di Kubrick, dove il maestro guardava una stessa situazione da più punti di vista, così da poterne cavare il maggior numero di informazioni possibili a trovare una soluzione "ottimale" per la comunità.
Spero di aver chiarito e non confuso ulteriormente un campo di discussione delicato e in continua evoluzione.