WTF? "Se vi piacciono gli open data dovete capire la netnografia"

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Alberto

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Nov 30, 2013, 5:45:30 PM11/30/13
to spaghett...@googlegroups.com
Il 28 novembre è uscito su Chefuturo questo articolo a firma Michele Cignarale (sei in mailing list, Michele?). Se ho ben capito, dice che per interpretare gli open data bisogna fare delle analisi etnografiche delle conversazioni online. 

Confesso che il ragionamento da un lato mi sfugge (quali open data? Dati diversi si interpretano in modi diversi!), e un altro mi trova in disaccordo (non mi piace l'idea che il mio governo legga i miei posts su Facebook e li interpreti in chiave di partecipazione democratica). Ho risposto con un piccolo post a quello di Cignarale.

Forse ho capito male io? Qualcuno ha un parere da darmi?

Alessio 'Blaster' Biancalana

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Dec 1, 2013, 9:52:25 AM12/1/13
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Credo sia solo un pezzo della storia. Mi unisco al WTF pacatamente, più che altro perché mi sembra che come al solito invece di considerare la questione nel suo insieme (ossia "prendete e usatene tutti - TUTTI") viene fatto l'ennesimo compartimento stagno. In più, siamo veramente sicuri che la PA debba ascoltare la discussione sui dati per poi generare *essa stessa* delle soluzioni innovative, invece di mettersi al servizio della società civile per darle la possibilità di un impatto decisivo sulla vita della comunità attraverso un'applicazione partorita dal "ventre del popolo" anziché dagli amministratori?

Ale


2013/11/30 Alberto <alberto...@gmail.com>
Il 28 novembre è uscito su Chefuturo questo articolo a firma Michele Cignarale (sei in mailing list, Michele?). Se ho ben capito, dice che per interpretare gli open data bisogna fare delle analisi etnografiche delle conversazioni online. 

Confesso che il ragionamento da un lato mi sfugge (quali open data? Dati diversi si interpretano in modi diversi!), e un altro mi trova in disaccordo (non mi piace l'idea che il mio governo legga i miei posts su Facebook e li interpreti in chiave di partecipazione democratica). Ho risposto con un piccolo post a quello di Cignarale.

Forse ho capito male io? Qualcuno ha un parere da darmi?

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Alfredo Serafini

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Dec 1, 2013, 10:02:20 AM12/1/13
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Peraltro viene citata la sentiment analysis che ultimamente va di moda e quindi la mettono dappertutto come il prezzemolo. In realtà la sentiment analysis è utile se si usa per fornire indicazioni sulla polarizzazione dei temi, non per profilare utenti.

morena ragone

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Dec 2, 2013, 6:53:20 AM12/2/13
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Possiamo chiedere a Michele di raccontarci qualcosa di più?
Mi interessa, personalmente anche per la tesi di dottorato.. :)

Morena

Andrea Maurino

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Dec 2, 2013, 7:40:18 AM12/2/13
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Da quello che ho potuto capire il post presenta una parte del problema domanda/offerta.  Ovvero se esiste un mondo in grado di interpretare i dati allora servono. questa è la soluzione semplice e banale. Ciò che sfugge all'autore del blog è quella che io chiamo la serendipity dei dati.
Per esempio analizzare i record bibliografici per capire se i ricercatori che emigrano mantengono o meno relazioni con i colleghi che rimangono in patria è un modo per usare i dati assolutamente non pensato da chi ha pubblicato quel dataset, ma la cui ricaduta in termine di innovazione è certamente di interesse per la società.

Andrea

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Alfredo Serafini

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Dec 2, 2013, 8:16:35 AM12/2/13
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sottoscrivo la serendipity Andrea, difatti la sentiment analysis servirebbe di per sè a dare una idea di contesto, non viceversa a caratterizzare :-)
Ormai anche secondo me se si ragiona per gruppi di utenti, devi consentire loro di "divagare", di operare il detour (anche consapevole). Spesso per esempio gli approcci alla ricerca pretendono di imporre sistemi "a filtro", e questo a mio avviso è ormai un approccio antiquato. In questa prospettiva ragionare sul sentiment è più che positivo se serve ad intercettare dei trend, ma diventa secondo me fuorviante se applichi il sentiment ai gruppi di utenti, e non ai dati, non ai metadati sui dati, alle discussioni sui dati etc... c'è proprio un vizio a monte insomma.


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Alfredo Serafini

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Dec 2, 2013, 8:19:33 AM12/2/13
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(sempre se ho capito ciò che anche Alberto criticava)

in effetti sarebbe molto carino se Michele ci raccontasse un po' meglio, anche perché per esempio di sentiment e di network analysis per dire se ne era parlato all'altro raduno un po' così di straforo, a me ad esempio non dispiacerebbe che emergesse come argomento "caldo" di discussione, e in caso potremmo invitare chi ci lavoro a parlarcene (io ho in mente qualche nome, ma credo non solo io... :-)

Michele Cignarale

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Dec 4, 2013, 1:27:49 PM12/4/13
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Il nostro approccio alla questione è, o almeno cerca di essere, olistico. Netnografica, il gruppo di studio che coordino, nasce proprio dalla voglia di guardare alle infinite possibilità offerte dalle conversazioni online (big data e social data) e dall'incrocio di queste informazioni con gli open data, con la stessa curiosità dell’uomo che non si è limitato a capire come il fuoco possa essere acceso, ma a cosa possa servire ed in che misura possa migliorare la vita di chi impari a governarne i segreti.

Siamo consapevoli che uno dei principi guida dell’etnografia sia la “consapevolezza dei soggetti compresi nel campo di analisi”, e stiamo sperimentando le tecniche di etnografia digitale per delimitare il campo di studio, capire quali sono le persone interessate, quelle più attive che riescono a coinvolgere ed innescare conversazioni significative, e distinguerle da quelle semplicemente “affacciate alla finestra”, per trarne informazioni utili e utilizzabili. In pratica stiamo cercando di capitalizzare visioni differenti. Un poò come in Rapina a mano armata di Kubrick, dove il maestro guardava una stessa situazione da più punti di vista, così da poterne cavare il maggior numero di informazioni possibili a trovare una soluzione "ottimale" per la comunità.

Spero di aver chiarito e non confuso ulteriormente un campo di discussione delicato e in continua evoluzione.

Alberto

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Dec 4, 2013, 4:22:12 PM12/4/13
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Beh, intanto grazie della spiegazione e benvenuto a Michele! 

(Come ho già scritto anche a lui, a me la spiegazione non convince, ma questo è un altro discorso)
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