Finora abbiamo lanciato un appello per raccogliere links su open data prevalentemente della PA, in un continuum tra statistiche (che il contribuente ha già esplicitmaente pagarto perché fossereo rese pubbliche) e dati amministrativi.
Perché non fare anche un appello affinché ricercatori che lavorano in istituzioni pubbliche (o che sono finanziati da risorse pubbliche) e che fanno delle rilevazioni originali ossia raccolgono dati primari, rilevanti e di interesse, non li forniscono alla conclusione della loro ricerca in formato open a chiunque altro voglia elaborarli?
Magari con una licenza apposita come quella che ci ha spiegato a Senigallia Ernesto.
In fondo il "ricercatore" dovrebbe essere più sensibile alla questione e potrebbe dare il buon esempio.
SOD potrebbe anche qui mettere qualche stelllina...
A questo link [1] un report RIN/NESTA (UK), utile per comprendere
perché il mondo della ricerca dovrebbe aprire dati e conoscenza.
Perché semplicemente gli conviene.
pb
[1] http://www.rin.ac.uk/our-work/data-management-and-curation/open-science-case-studies
--
---
Pietro Blu Giandonato
AlterGeo http://www.altergeo.eu
My web 2.0 life http://bit.ly/giandonato
<http://bit.ly/giandonato>Linkedin http://it.linkedin.com/in/pietroblu
Perché non fare anche un appello affinché ricercatori che lavorano in istituzioni pubbliche (o che sono finanziati da risorse pubbliche) e che fanno delle rilevazioni originali ossia raccolgono dati primari, rilevanti e di interesse, non li forniscono alla conclusione della loro ricerca in formato open a chiunque altro voglia elaborarli?
-- Stefano Costa Coordinator, Working Group on Open Data in Archaeology http://wiki.okfn.org/wg/archaeology The Open Knowledge Foundation http://www.okfn.org · http://opendefinition.org/ |
Gi�, a volte a veder le date mi viene da sorridere.
Era il maggio 2008.
Qui c'� una discussione sul tema open science con Bonaria e Fabio
Metitieri ( oggi scomparso ):
->
http://bonariabiancu.wordpress.com/2008/05/02/open-data-web-semantico-e-science-20/
Il tema era stato oggetto di dibattito ad un barcamp selezionato con chi
ha portato i barcamp in Italia ( ed era presente anche Federico tra
l'altro ):
La cosa interessante era che, sintetizzo:
- il mondo social per i ricercatori semplicemente non esisteva, nel senso
che il ricercatore cerca i fondi per la ricerca, e non riesce a fare quasi
niente altro. ( la ricerca viene fatta dai dottorandi in effetti )
Figurarsi pensare all'economia della condivisione.
E quindi alla sua componente open data, in quel momento in fase nascente.
- condividere non � esattamente semplice per chi fa ricerca. Almeno per
quanto riguarda il pre-paper, per non farsi fregare le idee. La
condivisione dei dati non era contemplata per un fatto di modello e di
tempistica, alla fin fine... Non si era premiati per farlo, e farlo era un
dispendio di energie non indifferente.
Per chi volesse, Paolo Massa era il ricercatore che ha presentato il suo
punto di vista:
-> http://sci.bzaar.net/2008/05/26/paolo-massa-a-scibzaarnet/
Io avevo portato un'idea collaborativa sull'aggregazione dal basso di
tutte quelle entit� che promuovino l'innovazione e l'open innovation,
saltando il livello politico di competizione locale e territoriale, che �
il vero blocco per far emergere il quadro complessivo.
Soprattutto per il lato offerta.
->
http://www.dagoneye.it/blog/2008/05/19/scibzaarnet-spunti-a-gogo-nella-conversazione-iniziata/
Il tema � comunque di assoluto interesse.
Da quel barcamp � stata fatta una sintesi condivisa, che credo meriti una
lettura:
-> http://sci.bzaar.net/2008/05/27/brainstorming/
Il format � stato una specie di ignite prima che fossero coniati in questo
modo, tra l'altro .)
Fortuna che il Web non dimentica eh eh
Matt
Ciao a tutti (mia prima mail),
in italia sono gia' molte le universita' che si sono dotate di
repository open-access
in cui pubblicano i prodotti della ricerca (papers, tesi di dottorato, etc)
http://www.openarchives.it/pleiadi/modules/mylinks/viewcat.php?cid=18
http://it.wikipedia.org/wiki/Accesso_aperto
e tutti questi repository gia' espongono i metadati attraverso un
protocollo standard
oai-pmh (http://www.openarchives.org/OAI/openarchivesprotocol.html)
che ne permette con facilita' l'harvesting e il riuso (sono metadati
in xml, si parte
dal semplice oai_dc dublincore, a formati contenitori piu' complessi,
mets o mpeg21).
Da quel poco che ho visto io pero' difficilmente si trovano pubblicati dati raw,
ma sempre documenti (pdf, doc) che includono in forma tabellare o altro i dati.
Bisognerebbe fare un giro nei repository, tra i contenuti di
discipline statistiche per iniziare,
e vedere cosa c'e' dentro.
saluti
/r
Da quel poco che ho visto io pero' difficilmente si trovano pubblicati dati raw,
ma sempre documenti (pdf, doc) che includono in forma tabellare o altro i dati.
-- Stefano Costa http://www.iosa.it/ Open Archaeology |
Da poco lavoro al CIB di Bologna,
e mi occupo della biblioteca digitale,
per cui pure dei repository (tesi di dottorato, articoli, ecc.)
La stragrande maggioranza del prodotto della ricerca (almeno qui a Bologna)
sono tesi ed articoli, finora non ho visto dati di alcun genere.
E' comunque molto difficile far capire ai ricercatori/dottorandi/professori
l'importanza dell'accesso aperto sulla loro ricerca,
devo ammettere che non ho mai letto motivazioni/ragioni serie sul cndividere anche i dati
della ricerca.
Mi sembra un passo importante ma ancora più difficile,
credo sarebbe utile condividere fonti e informazione su questo punto.
Andrea Zanni
Il giorno 23 novembre 2010 11:44, Stefano Costa <st...@iosa.it> ha scritto:
Il giorno mar, 23/11/2010 alle 11.39 +0100, raffaele messuti ha scritto:
Da quel poco che ho visto io pero' difficilmente si trovano pubblicati dati raw,
ma sempre documenti (pdf, doc) che includono in forma tabellare o altro i dati.
Raffaele,
hai colto nel segno. A questo problema di formati aggiungerei anche quello delle licenze, che quasi sempre consentono la consultazione ma non l'estrazione / riuso. In rapporto all'accessibilità di molti prodotti della ricerca, è comunque una buona situazione. La considero una buona base per rendere effettivamente aperti quei dati.
Ciao
steko--Stefano Costa
http://www.iosa.it/Open Archaeology
Ciao,
Mi sembra che nessuno abbia segnalato ScienceCommons [1] iniziativa nata proprio in questa direzione da parte di quelli di CreativeCommons. Ovviamente riguarda più la licenza che il formato, ma credo cmq che sia un tentativo interessante di condivisione di dati scienfico-accademici.
Il giorno 23/nov/2010, alle ore 12.18, Andrea Zanni ha scritto:ottima occasione per coinvolgerti nell'onda!Da poco lavoro al CIB di Bologna,
e mi occupo della biblioteca digitale,
per cui pure dei repository (tesi di dottorato, articoli, ecc.)
La stragrande maggioranza del prodotto della ricerca (almeno qui a Bologna)
sono tesi ed articoli, finora non ho visto dati di alcun genere.
E' comunque molto difficile far capire ai ricercatori/dottorandi/professori
l'importanza dell'accesso aperto sulla loro ricerca,
devo ammettere che non ho mai letto motivazioni/ragioni serie sul cndividere anche i dati
della ricerca.ecco qualche spunto:Il punto cruciale è il potere , il valore dell’open data e più in particolare del Linked Open Data: valore che sta nella partecipazione e trasparenza per il cittadino, nella richiesta stessa dei dati per chi dal punto di vista commerciale contribuisce alla pubblicazione e al riuso dei dati e per i ricercatori come sotto brevemente riassumo:
• Mettere i dati di ricerca a disposizione del pubblico in un formato riutilizzabile, separato da qualsiasi applicazione particolare.
• Collegare i propri dati di ricerca a set di dati prodotti da altri gruppi di ricerca, o dati provenienti da settori correlati. Per esempio, un gruppo di chimici che lavorano su un particolare composto in grado di collegare i loro set di dati ad altri forniti da gruppi di lavoro sullo stesso composto, ai dati su altri composti e ai dati prodotti da un gruppo di fisici che lavorano in un settore correlato da una diversa angolazione.
• Consentire la navigazione, la ricerca e le query sui linked data. Questi ultimi possono essere utilizzati in modo analogo ai dati di un database relazionale, ma invece di essere limitati ai propri set di dati è possibile accedere a tutti i dati collegati.
• Se si desidera, esiste la possibilità di utilizzare gli standard del Semantic Web per ricavare nuove informazioni effettuando un reasoning formale.
Le considerazioni di cui sopra sono valide anche per dati che non siano di ricerca scientifica: basta guardare a data.gov.uk