Le barriere del Data Journalism per la gente comune.

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Francesco Ricceri

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Jan 26, 2014, 7:59:22 AM1/26/14
to spaghett...@googlegroups.com
Ciao a tutti,
questo post nasce da una riflessione che coltivo da molto tempo. 
Quando parlo di Data Journalism al di fuori degli ambienti specializzati, non sono in molti a capire di cosa si tratta.

Ad esempio, il glossario è già una prima barriera alla comprensione, soprattutto perchè molti termini sono inglesi. La stessa espressione "Data Journalism", ampiamente usata, è la prima a salire sul banco degli imputati. Andrebbe forse usato "Giornalismo dei Dati"?

Allora mi domando: la funzione primaria del giornalismo non dovrebbe essere di arrivare a tutti indistintamente, senza differenze di età, o estrazione culturale?
Purtroppo ho l'impressione che invece il Data Journalism in alcuni casi sia un giocattolino per geek e per nerd dei dati (passatemi il termine :) ).

Oltre alla terminologia, esistono anche altre barriere, forse anche più preoccupanti: le tecniche di presentazione del dato.

Da quando "frequento" il mondo del Data Journalism, ho notato che da un lato tutti ci affanniamo a creare visualizzazioni dei dati bellissime, report online aggiornabili in tempo reale, etc., ma poi, la gente comune, riesce a capire tutto questo? Quando apro una pagina web e trovo certe visualizzazioni di dati, rimango a bocca aperta. Però poi cerco di capire quello che ci sta sotto, e spesso rilevo che non è immediato capire "la storia" dietro ai dati. In più, magari questo grafico è pure interattivo, e con la rotellina del mouse, anzichè scorrere la pagina, magari si attiva lo zoom della visualizzazione dati e non ci capisco più niente. Figuriamoci l'utente comune!

Le visualizzazioni dei dati andrebbero usate con parsimonia, e dovrebbero tenere conto dell'audience. Alcuni tipi di visualizzazione hanno degli aspetti rischiosi per la comprensione, e andrebbero usati solo quando con un certo tipo di destinatari. Per esempio, certi grafici vanno bene se sono diretti a una comunità scientifica. Ma se il Data Journalism deve arrivare a tutti, allora deve essere facile e immediato da leggere, per tutti.

Mi sembra che il Data Journalism, nella sua applicazione attraverso i media moderni come il web, soffra un pò dell'effetto far-west, ovvero di una mancanza di cultura della "morigeratezza visuale" a discapito di uno sfrenato utilizzo di animazioni, grafici, bottoncini per condividere sui social network, etc.

Avete percepito anche voi queste barriere che rischiano di limitare la diffusione del Data Journalism?

Ciao
Francesco.

Maurizio Napolitano

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Jan 26, 2014, 9:47:47 AM1/26/14
to Spaghetti Open Data

Ciao Francesco, mi fa molto piacere leggere la tua email in quanto anche secondo me c'è una esagerata rincorsa verso alla visualizzazione dei dati su mappa.
Quando mi chiedono cosa è "Data Journalism" rispondo sempre "il giornalismo guidato dai dati", e quando mi chiedono un esempio vado sempre sulla cronaca sportiva (in particolare pallavolo che è il mio settore) dove l'articolo è accompagnato dal risultato della partita, e molte altre informazioni.
Conosco tantissimi giornalisti sportivi che, sulla base dei dati di una partita, scrivono il pezzo anche senza averla vista (brutta cosa)
Addirittura ho trovato delle macro per un elaboratore di testi che a partire da alcune variabili pre-impostava l'articolo ;)

In sintesi: concordo con te ;)

Mara Cinquepalmi

unread,
Jan 27, 2014, 2:29:10 PM1/27/14
to spaghett...@googlegroups.com
Intervengo in punta di piedi sapendo che la questione meriterebbe una discussione più ampia (spero che trovi un suo spazio a sod14).
Io credo che il giornalismo sia giornalismo sempre a prescindere dagli strumenti a disposizione (in questo caso i dati).
Il giornalismo è verifica delle fonti, deontologia, ricerca della verità, etc etc.
Io spero che i dati possano aiutare a dare nuova credibilità alla professione, a creare nuovi lettori.
È una opportunità ed una sfida per tutti.
Ridurre tutto a una mappa mi sembra riduttivo e anche un po' svilente.
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