OpenData vs Politica

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Nemedh

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Nov 9, 2010, 9:28:13 AM11/9/10
to spaghett...@googlegroups.com
Salve a tutti,
come vi dicevo nella mia email precedente, sfruttando il mio ruolo di dirigente locale di un partito di governo in Toscana, è mia intenzione portare all'ordine del giorno il problema della trasparenza dei dati nel mio comune e nella regione Toscana.

Faccio quindi delle considerazioni sulle quali mi piacerebbe avere un vostro aiuto:

- Analisi sistema nazionale (@nicolamattina)

a) la corruzione nella PA costa all'Italia dai 50 ai 60 miliardi di euro l'anno (stime della Corte dei conti) <--- abbiamo il link di questo e altri dati?

b) la qualità della spesa pubblica italiana viene prima solo della Grecia (libro verde di Padoa Schioppa) <--- abbiamo il link di questo e altri dati?

c) negli ultimi anni, i governi di centro destra hanno rafforzato l'opacità del sistema (es. la protezione civile è stata sottratta al controllo della corte dei conti, i dirigenti di alto grado possono secretare i bandi di gara) <--- abbiamo il link di questo e altri dati?

- Analisi legge Toscana (@pieroluisi)

La regione Toscana si è dotata di una Legge che costituisce un esempio nel panorama nazionale della normazione dei diritti di cittadinanza digitale. Parlo della Legge 05 ottobre 2009, n. 54 -http://www.e.toscana.it/e-toscana/resources/cms/documents/LR_541.pdf che vi invito a leggere. Segnalo solo 4 articoli che danno l'idea di come il legislatore regionale abbia già creato i presupposti per la realizzazione di un opan data territoriale (articolo 18-20-21-26): <--- rispetto alle altre normative regionali, c'è qualcosa in meno? qualcosa che può essere migliorata?

Forse adesso le priorità di tutti sono ben diverse dalla situazione Toscana, quindi, se sono troppo esigente fatemelo notare e sposterò le mie richieste su un altro canale di comunicazione. 

Vi ringrazio anticipatamente,
Luca

luca menini

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Nov 9, 2010, 9:32:18 AM11/9/10
to spaghett...@googlegroups.com
Il 09 novembre 2010 15:28, Nemedh <nem...@gmail.com> ha scritto:
> i dirigenti di alto grado possono secretare i bandi di
> gara)

Questa mi e' nuova ...
Qualsiasi bando di gara? anche se acquisto matite?
Mi dai, per cortesia, estremi precisi dei provvedimenti legislativi
che la introducono?

Ciao.
luca

Nicola Mattina

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Nov 9, 2010, 5:01:38 PM11/9/10
to Spaghetti Open Data
> a) la corruzione nella PA costa all'Italia dai 50 ai 60 miliardi di euro l'anno (stime della Corte dei conti) <--- abbiamo il link di questo e altri dati?
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2009/06/corte-conti-corruzione-rendiconto-generale-stato.shtml
Purtroppo non sono riusciuto a

> b) la qualità della spesa pubblica italiana viene prima solo della Grecia (libro verde di Padoa Schioppa) <--- abbiamo il link di questo e altri dati?
http://www.tesoro.it/doc-finanza-pubblica/documenti/18827/28_libro%20verde.pdf

> c) negli ultimi anni, i governi di centro destra hanno rafforzato l'opacità del sistema (es. la protezione civile è stata sottratta al controllo della corte dei conti, i dirigenti di alto grado possono secretare i bandi di gara) <--- abbiamo il link di questo e altri dati?

Su Corte dei Conti e Protezione Civile ho tagliato un po' troppo con
l'accetta: in realtà alcuni atti della Protezione Civile (i cosiddetti
grandi eventi) sono stati sottratti al controllo di legittimità
preventivo della Corte dei Conti:
http://www.professioni-imprese24.ilsole24ore.com/professioni24/pa/news/dpa_castiglione.html

Sulla segretazione degli appalti, ne parla Sergio Rizzo:
http://www.corriere.it/economia/10_ottobre_11/rizzo-appalti-segreti_14991da8-d4f9-11df-a471-00144f02aabc.shtml

Alberto Cottica

unread,
Nov 9, 2010, 5:11:57 PM11/9/10
to spaghett...@googlegroups.com
Luca, non so se posso parlare per tutti, ma a me interessa vedere cosa combini in Toscana. Per quanto mi riguarda, se continui in ML mi fai solo piacere, tanto più che, dopo il lancio, siamo molto meno sotto pressione di prima.

Nemedh

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Nov 9, 2010, 7:02:08 PM11/9/10
to spaghett...@googlegroups.com
Grazie mille Nicola,
sempre puntuale.

Elaboro un po la proposta e vi faccio sapere, se avete altri contributi li accetto con molto piacere.

Notte

Pennisi Aline

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Nov 10, 2010, 3:06:38 AM11/10/10
to spaghett...@googlegroups.com
Sulla qualità della spesa pubblica italiana, segnalo a questo punto qualcosa di un po' più recente rispetto al libro verde detto di Padoa Schioppa,
http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/Servizio-s/Studi-per-1/Rapporto-s/index.asp

-----Messaggio originale-----
Da: spaghett...@googlegroups.com [mailto:spaghett...@googlegroups.com] Per conto di Nicola Mattina
Inviato: martedì 9 novembre 2010 23.02
A: Spaghetti Open Data
Oggetto: Re: OpenData vs Politica

Nicola Mattina

unread,
Nov 10, 2010, 4:26:12 AM11/10/10
to Spaghetti Open Data
Aline, grazie :-)

Ho guardato i vari documenti molto velocemente ma non mi sembra che vi
siano dei confronti internazionali come quelli fatti nel Libro verde
di Padoa Schioppa e quel dato mi sembrava utile, perché comunque noi
dobbiamo confrontarci almeno con il resto d'Europa per misurare la
nostra competitività.

Poiché sto cercando di inquadrare il tema degli open data in un'ottica
"politica", mi interessa approfondire il tema dell'accountability e di
come esso viene affrontato nella PA del nostro Paese e in PA di altri
altri Paesi europei. Hai qualcosa in merito che io possa leggere?

Magari, uno di questi giorni mi farebbe piacere scambiare due
chiacchiere de visu.
Nicola


On 10 Nov, 09:06, Pennisi Aline <aline.penn...@tesoro.it> wrote:
> Sulla qualità della spesa pubblica italiana, segnalo a questo punto qualcosa di un po' più recente rispetto al libro verde detto di Padoa Schioppa,http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/Servizio-s/Studi-per-1/Rapporto-...
>
> -----Messaggio originale-----
> Da: spaghett...@googlegroups.com [mailto:spaghett...@googlegroups.com] Per conto di Nicola Mattina
> Inviato: martedì 9 novembre 2010 23.02
> A: Spaghetti Open Data
> Oggetto: Re: OpenData vs Politica
>
> > a) la corruzione nella PA costa all'Italia dai 50 ai 60 miliardi di euro l'anno (stime della Corte dei conti) <--- abbiamo il link di questo e altri dati?
>
> http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2009...
> Purtroppo non sono riusciuto a
>
> > b) la qualità della spesa pubblica italiana viene prima solo della Grecia (libro verde di Padoa Schioppa) <--- abbiamo il link di questo e altri dati?
>
> http://www.tesoro.it/doc-finanza-pubblica/documenti/18827/28_libro%20...
>
> > c) negli ultimi anni, i governi di centro destra hanno rafforzato l'opacità del sistema (es. la protezione civile è stata sottratta al controllo della corte dei conti, i dirigenti di alto grado possono secretare i bandi di gara) <--- abbiamo il link di questo e altri dati?
>
> Su Corte dei Conti e Protezione Civile ho tagliato un po' troppo con
> l'accetta: in realtà alcuni atti della Protezione Civile (i cosiddetti
> grandi eventi) sono stati sottratti al controllo di legittimità
> preventivo della Corte dei Conti:http://www.professioni-imprese24.ilsole24ore.com/professioni24/pa/new...
>
> Sulla segretazione degli appalti, ne parla Sergio Rizzo:http://www.corriere.it/economia/10_ottobre_11/rizzo-appalti-segreti_1...

Pennisi Aline

unread,
Nov 10, 2010, 4:31:12 AM11/10/10
to spaghett...@googlegroups.com
Ciao Nicola, in effetti il rapporto non mette in evidenza confronti internazionali ma fornisce un quadro della spesa gestita dai Ministeri e identifica alcuni problemi.
Esistono però diversi esercizi di benchmarking con altri paesi europei nell'ambito dei coordinamenti come Europa2020 (i dati per paese sono sul sito di Eurostat).
Magari al convegno Fammi sapere di Senigallia ci sarà occasione di scambiare due chiacchiere.

-----Messaggio originale-----
Da: spaghett...@googlegroups.com [mailto:spaghett...@googlegroups.com] Per conto di Nicola Mattina

Inviato: mercoledì 10 novembre 2010 10.26
A: Spaghetti Open Data
Oggetto: Re: R: OpenData vs Politica

Pdip...@open-gov.org

unread,
Nov 10, 2010, 5:06:37 AM11/10/10
to spaghett...@googlegroups.com, aba...@open-gov.org

Ciao a tutti,

 

mi presento brevemente: Paolo Di Pietro, nato 1958, Scienze dell’Informazione a Pisa. Vivo a Roma e lavoro in rete. Ho sempre lavorato per aziende di grandi dimensioni dove mi sono occupato di innovazione tecnologica e di scouting di nuove tecnologie. Dal 1996 ho cominciato ad occuparmi di PA, partecipando a diversi progetti.

 

Sostengo da sempre, e chi mi conosce credo si sia anche stancato di sentirmi ripetere le stesse cose, che la rete debba essere vista come la tecnologia abilitante il cambiamento organizzativo della PA, e che questo cambiamento, vista la incapacità di ascoltare della politica, sia di destra che di sinistra, possa essere se non guidato, almeno favorito direttamente dai cittadini, ammesso che ne abbiano voglia.

 

Per chi è interessato, sarò disponibile a raccontare nei dettagli le mie esperienze da incubo con la politica e con i cosiddetti innovatori, avendo tentato di far comprendere queste tematiche a tutti i ministri e/o ai loro collaboratori che si sono succeduti alla funzione Pubblica dal 2000 ad oggi.

 

Tutto ciò mi ha portato ad una conclusione, amara ma, a mio avviso, inevitabile: bisogna fare la rivoluzione.

Non prendetemi per matto più di quanto lo sia davvero. Cercherò di spiegarmi meglio:

-          Tutti i grandi cambiamenti sono sempre avvenuti in maniera ‘violenta’: pensate alle rivoluzioni Francese, Russa, Americana. Chiedere ad una casta al potere di farsi da parte, tranquillamente, per far posto ad altri, è semplicemente ingenuo ed illusorio.

-          Se vogliamo il ‘potere’, dobbiamo prendercelo con le armi, che, per me che sono sempre stato non violento, sono le armi della cultura: per parafrasare Benigni e Saviano, la penna uccide più a lungo della spada. La cultura e la conoscenza restano nel tempo.

 

La rete è la nostra arma. Ma attenzione, il potere non ha ancora afferrato appieno le implicazioni sull’utilizzo della rete. Per chi non lo avesse fatto, vi invito a leggere ‘Le illusioni necessarie’, un saggio di Noam Chomsky. Al rete è l’unico strumento che ci consentirà di salvarci dalla normalizzazione, ma dovremo avere la capacità, la volontà e la costanza, cosa che di questi tempi è difficile.

 

Vi starete chiedendo: cosa c’entra tutto questo con il tema degli OpenData? State tranquilli, provo a spiegarvelo subito.

 

Avete presente le mode? Quelle che ogni anno cambiano, così che la gente sia spinta a consumare, ad inventarsi sempre cose nuove per ‘consumare’.

Bene, il mondo dell’Information Technology è sempre stato pieno di mode. I linguaggi, i database, il client-server, Micosoft vs IBM, .net vs Java tanto per citarne alcune. Consentitemi, e so già che qualcuno mi scomunicherà per questo, di inserire nella lista anche l’Open Source (ZOT!  ZOT  ZOT! – Non vi preoccupate, era solo qualche fulmine proveniente da Flavia ;)

 

Le mode cambiano, perché la gente si disamora o meglio, si innamora di cose nuove. Solo che non sempre queste cose nuove sono nuove davvero, anzi, spesso si tratta solo di marketing hypes , e noi immancabilmente ci caschiamo.

 

Io sono diversi anni che parlo di Ontologie. Spesso, parlando con gli Innovatori, mi sento rispondere che si tratta di cose vecchie, già sentite. Non sono ancora riuscito a far capire a queste persone che stiamo parlando di una filosofia, non di un prodotto. Così come non sono certo di essere riuscito a far capire a molti amici del LOA (Laboratorio di ontologie applicate del CNR) che quando in questo contesto parlo di ontologie, mi riferisco più al concetto generale che mi sta più a cuore del rigoroso rispetto delle definizioni formali.

 

Ho parlato di queste cose anche con la politica – con risultati praticamente nulli: l’unica persona ad aver capito è stato Paolo Zocchi, che purtroppo non c’è più. Gli altri rispondono all’unisono, alla Tremonti, che pane ed ontologie non si mangia.

 

Gli Open Data sono la moda di oggi: il termine girava già prima, ma generalmente si fa riferimento ad Obama. Chissà, forse dopo le elezioni di mid-term potrebbe diventare meno trendy parlare di open-data ….

 

Per Open Data si intende il fatto che le pubbliche amministrazioni rendano disponibili i dati pubblici in loro possesso. Bella cosa, a parole!!! E soprattutto bella cosa nei mondi anglosassoni, o meglio, bella cosa ma NON in Italia.

 

Perché dico questo? Alcuni esempi:

-          noi siamo il paese in cui per legge i Comuni devono inviare i dati di bilancio all’Amministrazione Finanziaria: sapete quanti dischetti/CD vuoti, danneggiati, illeggibili, o con altro al loro interno sono arrivati all’Amministrazione Finanziaria? E per caso si trova il responsabile materiale o comunque esiste un responsabile formale? Assolutamente no! E allora facciamo un processo per scovare i responsabili? Con la giustizia che abbiamo in questo paese?

 

-          Tutti gli enti devono avere per legge il protocollo informatico: sono passati credo più di 4 anni dall’entrata in vigore della legge, ma quanti di questi sono in regola?

 

-          I servizi on-line: tutti gli enti hanno servizi on-line. Provate ad usarli: il 90% sono ancora (personalmente li ho censiti per la prima volta nel 2000) servizi di scarico modulistica da stampare, riempire e recapitare a mano o via snail mail. Ma questo basta alla politica per organizzare convegni, conferenze stampa ed altri eventi di marketing (markette?) per poter raccontare la frottola di aver messo online i servizi. E poi, tutti i ministri che si sono succeduti nel tempo, hanno parlato e parlano di paperless government…

 

Aspettatevi quindi di ricevere:

-          Dati non aggiornati

-          Dati parziali

-          Solo i dati che producono effetti positivi per chi li fornisce

-          Dati manipolati

-          Dati incomprensibili

-          Dati non garantiti

-          Dati in formati non machine readable

a meno che non siate disposti a pagare, anche se questo è illogico perché si tratta appunto di dati pubblici, quindi già pagati con le nostre tasse.

 

Non ho una soluzione per tutto questo, ma ho una idea che sto perseguendo da tempo, che è appunto quella dei metadati.

 

Dal mio punto di vista, in questo contesto, ontologie e metadati sono concetti analoghi.

 

I metadati sono dati che descrivono altri dati. Essi servono a descrivere in maniera formale e soprattutto machine-readable, come devono essere costruiti i dati (non uso volutamente il termine ‘dati strutturati’  perché è spesso causa di incomprensioni, avendo pesanti implicazioni legacy pre-internet).

 

I metadati devono avere le seguenti caratteristiche: (btw, averle definite mi ha portato ad essere definito talebano):

-          Essere rigorosamente ed assolutamente agnostici dalle implementazioni (quindi dai fornitori)

-          Essere gestiti e certificati da un organismo super-partes

 

Tale organismo sarebbe dovuto essere pubblico, ma siccome al pubblico tutto questo non interessa, occorrerà trovare altre vie. Io ho avviato la costituzione dell’OGETF – Open Government Engineering Task Force, un soggetto che di fatto parta dalla rete e che, con la collaborazione di tutti coloro che vorranno esserci, porti alla definizione dei metadati. Stiamo preparando gli strumenti tecnologici per supportare tecnicamente l’iniziativa sulla rete. Mi piacerebbe molto aprire una discussione su questi temi.

 

Di questo parlerò a Senigallia, quindi non ve lo dico ora per non rovinarvi la sorpresa ;)

 

Paolo Di Pietro

 

 

Da: spaghett...@googlegroups.com [mailto:spaghett...@googlegroups.com] Per conto di Nemedh
Inviato: martedì 9 novembre 2010 15:28
A: spaghett...@googlegroups.com
Oggetto: OpenData vs Politica

David Fabri

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Nov 10, 2010, 8:36:05 AM11/10/10
to spaghett...@googlegroups.com

Pdip...@open-gov.org ha scritto:

>
> Ciao a tutti,
>
> mi presento brevemente: Paolo Di Pietro, nato 1958, Scienze
> dell�Informazione a Pisa. Vivo a Roma e lavoro in rete. Ho
> sempre..........

>
> Aspettatevi quindi di ricevere:
>
> - Dati non aggiornati
>
> - Dati parziali
>
> - Solo i dati che producono effetti positivi per chi li fornisce
>
> - Dati manipolati
>
> - Dati incomprensibili
>
> - Dati non garantiti
>
> - Dati in formati non machine readable
>
> a meno che non siate disposti a pagare, anche se questo � illogico
> perch� si tratta appunto di dati pubblici, quindi gi� pagati con le
> nostre tasse.
>
> Non ho una soluzione per tutto questo, ma ho una idea che sto
> perseguendo da tempo, che � appunto quella dei metadati.

>
> Dal mio punto di vista, in questo contesto, ontologie e metadati sono
> concetti analoghi.
>
> I metadati sono dati che descrivono altri dati. Essi servono a
> descrivere in maniera formale e soprattutto machine-readable, come
> devono essere costruiti i dati (non uso volutamente il termine �dati
> strutturati� perch� � spesso causa di incomprensioni, avendo pesanti
> implicazioni legacy pre-internet).
>
> I metadati devono avere le seguenti caratteristiche: (btw, averle
> definite mi ha portato ad essere definito /talebano/):

>
> - Essere rigorosamente ed assolutamente agnostici dalle
> implementazioni (quindi dai fornitori)
>
> - Essere gestiti e certificati da un organismo super-partes
>
> Tale organismo sarebbe dovuto essere pubblico, ma siccome al pubblico
> tutto questo non interessa, occorrer� trovare altre vie. Io ho avviato
> la costituzione dell�OGETF � Open Government Engineering Task Force,
> un soggetto che di fatto parta dalla rete e che, con la collaborazione
> di tutti coloro che vorranno esserci, porti alla definizione dei
> metadati. Stiamo preparando gli strumenti tecnologici per supportare
> tecnicamente l�iniziativa sulla rete. Mi piacerebbe molto aprire una
> discussione su questi temi.
>
> Di questo parler� a Senigallia, quindi non ve lo dico ora per non
> rovinarvi la sorpresa ;)
>
> Paolo Di Pietro
>
Grazie Paolo,
condivido appieno le tue considerazioni, a Senigallia spero di potermi
confrontare con te, anche per sapere qualcosa in pi� sulla task force OGETF.

Ciao

David
>

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