Questa mi e' nuova ...
Qualsiasi bando di gara? anche se acquisto matite?
Mi dai, per cortesia, estremi precisi dei provvedimenti legislativi
che la introducono?
Ciao.
luca
Elaboro un po la proposta e vi faccio sapere, se avete altri contributi li accetto con molto piacere.
Notte
-----Messaggio originale-----
Da: spaghett...@googlegroups.com [mailto:spaghett...@googlegroups.com] Per conto di Nicola Mattina
Inviato: martedì 9 novembre 2010 23.02
A: Spaghetti Open Data
Oggetto: Re: OpenData vs Politica
-----Messaggio originale-----
Da: spaghett...@googlegroups.com [mailto:spaghett...@googlegroups.com] Per conto di Nicola Mattina
Inviato: mercoledì 10 novembre 2010 10.26
A: Spaghetti Open Data
Oggetto: Re: R: OpenData vs Politica
Ciao a tutti,
mi presento brevemente: Paolo Di Pietro, nato 1958, Scienze dell’Informazione a Pisa. Vivo a Roma e lavoro in rete. Ho sempre lavorato per aziende di grandi dimensioni dove mi sono occupato di innovazione tecnologica e di scouting di nuove tecnologie. Dal 1996 ho cominciato ad occuparmi di PA, partecipando a diversi progetti.
Sostengo da sempre, e chi mi conosce credo si sia anche stancato di sentirmi ripetere le stesse cose, che la rete debba essere vista come la tecnologia abilitante il cambiamento organizzativo della PA, e che questo cambiamento, vista la incapacità di ascoltare della politica, sia di destra che di sinistra, possa essere se non guidato, almeno favorito direttamente dai cittadini, ammesso che ne abbiano voglia.
Per chi è interessato, sarò disponibile a raccontare nei dettagli le mie esperienze da incubo con la politica e con i cosiddetti innovatori, avendo tentato di far comprendere queste tematiche a tutti i ministri e/o ai loro collaboratori che si sono succeduti alla funzione Pubblica dal 2000 ad oggi.
Tutto ciò mi ha portato ad una conclusione, amara ma, a mio avviso, inevitabile: bisogna fare la rivoluzione.
Non prendetemi per matto più di quanto lo sia davvero. Cercherò di spiegarmi meglio:
- Tutti i grandi cambiamenti sono sempre avvenuti in maniera ‘violenta’: pensate alle rivoluzioni Francese, Russa, Americana. Chiedere ad una casta al potere di farsi da parte, tranquillamente, per far posto ad altri, è semplicemente ingenuo ed illusorio.
- Se vogliamo il ‘potere’, dobbiamo prendercelo con le armi, che, per me che sono sempre stato non violento, sono le armi della cultura: per parafrasare Benigni e Saviano, la penna uccide più a lungo della spada. La cultura e la conoscenza restano nel tempo.
La rete è la nostra arma. Ma attenzione, il potere non ha ancora afferrato appieno le implicazioni sull’utilizzo della rete. Per chi non lo avesse fatto, vi invito a leggere ‘Le illusioni necessarie’, un saggio di Noam Chomsky. Al rete è l’unico strumento che ci consentirà di salvarci dalla normalizzazione, ma dovremo avere la capacità, la volontà e la costanza, cosa che di questi tempi è difficile.
Vi starete chiedendo: cosa c’entra tutto questo con il tema degli OpenData? State tranquilli, provo a spiegarvelo subito.
Avete presente le mode? Quelle che ogni anno cambiano, così che la gente sia spinta a consumare, ad inventarsi sempre cose nuove per ‘consumare’.
Bene, il mondo dell’Information Technology è sempre stato pieno di mode. I linguaggi, i database, il client-server, Micosoft vs IBM, .net vs Java tanto per citarne alcune. Consentitemi, e so già che qualcuno mi scomunicherà per questo, di inserire nella lista anche l’Open Source (ZOT! ZOT ZOT! – Non vi preoccupate, era solo qualche fulmine proveniente da Flavia ;)
Le mode cambiano, perché la gente si disamora o meglio, si innamora di cose nuove. Solo che non sempre queste cose nuove sono nuove davvero, anzi, spesso si tratta solo di marketing hypes , e noi immancabilmente ci caschiamo.
Io sono diversi anni che parlo di Ontologie. Spesso, parlando con gli Innovatori, mi sento rispondere che si tratta di cose vecchie, già sentite. Non sono ancora riuscito a far capire a queste persone che stiamo parlando di una filosofia, non di un prodotto. Così come non sono certo di essere riuscito a far capire a molti amici del LOA (Laboratorio di ontologie applicate del CNR) che quando in questo contesto parlo di ontologie, mi riferisco più al concetto generale che mi sta più a cuore del rigoroso rispetto delle definizioni formali.
Ho parlato di queste cose anche con la politica – con risultati praticamente nulli: l’unica persona ad aver capito è stato Paolo Zocchi, che purtroppo non c’è più. Gli altri rispondono all’unisono, alla Tremonti, che pane ed ontologie non si mangia.
Gli Open Data sono la moda di oggi: il termine girava già prima, ma generalmente si fa riferimento ad Obama. Chissà, forse dopo le elezioni di mid-term potrebbe diventare meno trendy parlare di open-data ….
Per Open Data si intende il fatto che le pubbliche amministrazioni rendano disponibili i dati pubblici in loro possesso. Bella cosa, a parole!!! E soprattutto bella cosa nei mondi anglosassoni, o meglio, bella cosa ma NON in Italia.
Perché dico questo? Alcuni esempi:
- noi siamo il paese in cui per legge i Comuni devono inviare i dati di bilancio all’Amministrazione Finanziaria: sapete quanti dischetti/CD vuoti, danneggiati, illeggibili, o con altro al loro interno sono arrivati all’Amministrazione Finanziaria? E per caso si trova il responsabile materiale o comunque esiste un responsabile formale? Assolutamente no! E allora facciamo un processo per scovare i responsabili? Con la giustizia che abbiamo in questo paese?
- Tutti gli enti devono avere per legge il protocollo informatico: sono passati credo più di 4 anni dall’entrata in vigore della legge, ma quanti di questi sono in regola?
- I servizi on-line: tutti gli enti hanno servizi on-line. Provate ad usarli: il 90% sono ancora (personalmente li ho censiti per la prima volta nel 2000) servizi di scarico modulistica da stampare, riempire e recapitare a mano o via snail mail. Ma questo basta alla politica per organizzare convegni, conferenze stampa ed altri eventi di marketing (markette?) per poter raccontare la frottola di aver messo online i servizi. E poi, tutti i ministri che si sono succeduti nel tempo, hanno parlato e parlano di paperless government…
Aspettatevi quindi di ricevere:
- Dati non aggiornati
- Dati parziali
- Solo i dati che producono effetti positivi per chi li fornisce
- Dati manipolati
- Dati incomprensibili
- Dati non garantiti
- Dati in formati non machine readable
a meno che non siate disposti a pagare, anche se questo è illogico perché si tratta appunto di dati pubblici, quindi già pagati con le nostre tasse.
Non ho una soluzione per tutto questo, ma ho una idea che sto perseguendo da tempo, che è appunto quella dei metadati.
Dal mio punto di vista, in questo contesto, ontologie e metadati sono concetti analoghi.
I metadati sono dati che descrivono altri dati. Essi servono a descrivere in maniera formale e soprattutto machine-readable, come devono essere costruiti i dati (non uso volutamente il termine ‘dati strutturati’ perché è spesso causa di incomprensioni, avendo pesanti implicazioni legacy pre-internet).
I metadati devono avere le seguenti caratteristiche: (btw, averle definite mi ha portato ad essere definito talebano):
- Essere rigorosamente ed assolutamente agnostici dalle implementazioni (quindi dai fornitori)
- Essere gestiti e certificati da un organismo super-partes
Tale organismo sarebbe dovuto essere pubblico, ma siccome al pubblico tutto questo non interessa, occorrerà trovare altre vie. Io ho avviato la costituzione dell’OGETF – Open Government Engineering Task Force, un soggetto che di fatto parta dalla rete e che, con la collaborazione di tutti coloro che vorranno esserci, porti alla definizione dei metadati. Stiamo preparando gli strumenti tecnologici per supportare tecnicamente l’iniziativa sulla rete. Mi piacerebbe molto aprire una discussione su questi temi.
Di questo parlerò a Senigallia, quindi non ve lo dico ora per non rovinarvi la sorpresa ;)
Paolo Di Pietro
Da: spaghett...@googlegroups.com [mailto:spaghett...@googlegroups.com] Per conto di Nemedh
Inviato: martedì 9 novembre 2010 15:28
A: spaghett...@googlegroups.com
Oggetto: OpenData vs Politica
Ciao
David
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