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Iolanda D'Onofrio

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Apr 10, 2024, 9:48:16ā€ÆAMApr 10
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Da: Mario Calabresi <altre...@mariocalabresi.com>
Oggetto: šŸ“« Altre/Storie ā€“ 205. Lā€™uomo che scoprƬ New York
Data: 5 aprile 2024 alle ore 06:34:28 CEST
Rispondi a: Mario Calabresi <altre...@mariocalabresi.com>

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ā€œCā€™ĆØ qualcosa nellā€™aria di New York che rende il sonno inutileā€


Simone de Beauvoir

5 aprile 2024
Le altre storie di oggi:
LA STORIAĀ Ā·Ā Lā€™uomo che scoprƬ New York500 anni fa lā€™esploratore Giovanni da Verrazzano arriva sulle coste americane e getta lā€™ancora nel punto in cui ora cā€™ĆØ il ponte che porta il suo nome. Intorno a quel ponte cā€™ĆØ un mondo di storie, da Tony Manero alla mamma del ā€œBossā€
LA STORIA

Lā€™uomo che scoprƬ New York

diĀ Mario Calabresi

Il 17 aprile del 1524 una piccola caravella, la Dauphine, che aveva risalito la costa nordamericana, gettĆ² lā€™ancora allā€™apertura di una baia allora sconosciuta. A guidare la spedizione cā€™era un navigatore italiano, di nome Giovanni da Verrazzano, che aveva avuto lā€™incarico dal re di Francia di cercare un passaggio per raggiungere lā€™Oceano Pacifico, la tanto desiderata rotta per la Cina. ScambiĆ² la grande baia per un lago di acqua dolce popolato di canoe indigene e, dopo lā€™incontro con la tribĆ¹ nativa che viveva sulla costa, decise di proseguire continuando a mappare la costa orientale americana. Oggi, cinquecento anni dopo, in quel punto esatto dove aveva ancorato la nave cā€™ĆØ il ponte che collega Brooklyn allā€™isola di Staten Island, quello che chiude la Baia di New York, dove comincia la piĆ¹ famosa maratona del mondo. A ricordare quel primo esploratore, nato a Greve in Chianti, ci pensa proprio il ponte che si chiama ā€œVerrazzano Bridgeā€.
Verrazzano Bridge ĆØ il ponte sospeso che collega Brooklyn a Staten Island sormontando lo stretto braccio di mare che separa i due distretti

Molti anni fa avevo letto cheĀ dalle Torri GemelleĀ si potevano vedere il ponte e lā€™Oceano, ero attratto dallā€™idea cheĀ con un solo colpo dā€™occhio si riuscissero a guardare i grattacieli e lā€™Atlantico. CosƬ per tre volte negli anni ho cercato di salirci, ma ogni volta la fila era lunga e faceva o troppo caldo o troppo freddo per stare in coda. Ricordo che lā€™ultima volta che ho rinunciato, a gennaio del 2001, ho pensato: ā€œPazienza, tanto le Twin Towers sono sempre qui, sarĆ  per la prossimaā€.Ā Otto mesi dopo di quella meraviglia era rimasto solo un cratere fumanteĀ intorno al quale ho passato sette settimane, nel primo servizio da inviato negli Stati Uniti a cui sono stato assegnato. Quando hannoĀ inaugurato la Freedom TowerĀ (che ha preso simbolicamente il posto delle Torri) ho pensato che questa volta non mi sarei fatto sfuggire lā€™occasione, cosƬĀ lā€™estate scorsa ho prenotato il biglietto per tempo e sono salito. Era luglio ma quella mattina una coltre di nebbia e nuvole impediva la vista verso il mare e sulla Baia, cosƬ nemmeno questa volta sono riuscito a vedere il ponte.

Quando ho scoperto, su un vecchio libro, che questo mese di aprile avrebbe segnato iĀ cinque secoli dallā€™arrivo di Giovanni da VerrazzanoĀ allā€™ingresso della Baia, ho pensato che lā€™occasione valesse un piccolo pellegrinaggio allaĀ scoperta di una parte di New York molto poco conosciuta e per nulla di moda. Per arrivarci bisogna prendere la metropolitana R e scendere al capolinea di Bay Ridge, ci vuole circa unā€™ora da Times Square.Ā Quando si esce dalla stazione sembra di stare in un altro mondo, lontano anni luce da Manhattan: casette piccole e basse in un quartiere abitato da generazioni da italiani (qui era nata Adele Zerilli, la mamma di Bruce Springsteen, scomparsa a fine gennaio a 98 anni), greci e irlandesi.
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Verrazzano Bridge ĆØ il ponte inaugurato nel 1964 e dedicato allā€™esploratore italiano Giovanni da Verrazzano

La Chiesa ĆØ dedicata a San Patrizio, gli avvocati e i caffĆØ sono greci, le pizzerie sono italoamericane come quel ragazzo che per anni ĆØ statoĀ il santo protettore della zona: Tony Manero.
Il protagonista del film ā€œLa febbre del sabato seraā€, interpretato da John Travolta, qui viveva e lavorava e seduto sulla panchina che guarda la baia raccontava a Stephanie, la sua compagna di ballo,Ā tutte le storie che conosceva su quel ponte inaugurato nel 1964, tra cui la leggenda che nel cemento dei piloni sia sepolto un uomo scivolato durante la costruzione. (Il ponte ĆØ anche il protagonista del dramma finale del film).
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John Travolta e Karen Lynn Gorney, ovvero Tony Manero e Stephanie Mangano in uno scatto tratto dal celebre film ā€œLa febbre del sabato seraā€
Il Coffe Club Diner a Brooklyn

Sedersi su quella panchina, dove cā€™ĆØ sempre vento, ĆØ uno spettacolo: passano le navi che arrivano dai Grandi Laghi, al confine con il Canada, scendendo lungo il fiume Hudson per entrare nellā€™Atlantico.Ā Qui si incrociano chiatte, battelli, barche a vela e navi da crociera. Atletici genitori corrono spingendo carrozzine, gli anziani del quartiere che vivono qui da sempre portano a spasso il cane, cā€™ĆØ chi fa ginnastica e chi la pausa pranzo.
Quasi nessuno sa chi sia Verrazzano, al Coffee Club, il diner dove i poliziotti fanno colazione con uova e salsicce, ci sono ancora i segni della parata per la festa di San Patrizio e si parla del nuovo parco giochi per bambini costato 5 milioni di dollari.Ā Non sono previste celebrazioni qui per il cinquecentenario, ma non cā€™ĆØ da stupirsi,Ā lā€™America gli ha sempre preferito un altro esploratore, lā€™inglese Henry HudsonĀ (da cui il nome del fiume che corre lungo la parte ovest di Manhattan) arrivato 85 anni dopo ā€“ nel 1609 ā€“ ma per conto degli olandesi che qui diedero vita a New Amsterdam, lā€™antenata di New York.Ā Solo nel 1964 si decise di dedicare a Verrazzano il ponte sorto sul luogo del suo ancoraggio, anche se fino allā€™ultimo fu in ballottaggio con John F. Kennedy, il presidente assassinato lā€™anno prima, a cui venne perĆ² intitolato lā€™aeroporto internazionale.

Allā€™epopea della costruzione, durata cinque anni,Ā ĆØ dedicato il libroĀ che raccoglie i reportage scritti per ilĀ New York TimesĀ dallo scrittoreĀ Gay Talese che seguƬ i lavori raccontando le vite degli operaiĀ (tra cui i famosi indiani Mohawk, conosciuti per le loro doti di equilibrio e la capacitĆ  di lavorare a grandi altezze), delle migliaia di famiglie che vennero sfrattate e le cui casette vennero abbattute per fare spazio alle rampe dā€™accesso al piĆ¹ lungo ponte sospeso dā€™America.
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ā€œThe Bridgeā€ ĆØ il libro che lo scrittore Gay Talese ha dedicato alla storia del Ponte di Verrazzano

ƈ Talese, che oggi ha 92 anni, a spiegare nel libro cheĀ lā€™omaggio al navigatore italiano conteneva perĆ² una sciatteria, nel contratto di costruzione infatti venne fatto un refuso eĀ il nome ufficiale fu trascritto con una sola ā€œZā€: Verrazano Bridge. Ā«Un errore di battitura ā€“ scrisse Talese ā€“ che nessuno corresse e tutti lasciarono correre.Ā Un refuso scolpito nella pietraĀ». Un destino comune a migliaia di italoamericani che hanno visto i loro nomi storpiati e trasformati.

Solo mezzo secolo dopoĀ una petizione lanciata online da uno studente universitario di origine italianaĀ ha raccolto migliaia di firme e ha spinto nel 2018 il Senato dello Stato di New York a passareĀ una legge che aggiunge la Zeta mancante. Di fronte alle resistenze venne sottolineato come sarebbe stato uno scandalo da sanare immediatamente se lā€™errore fosse stato fatto con un nome inglese: immaginate se lā€™aeroporto si fosse chiamato ā€œKenedyā€ con una N sola.
Dopo la firma il governatore Andrew Cuomo si ĆØ perĆ² preoccupato di spiegare che cambiare tutta la toponomastica e i cartelli sarebbe costato diversi milioni di dollari, cosƬĀ si ĆØ deciso di sostituire nel tempo solo quelli che sono rovinati. CosƬ adesso si incontrano entrambe le grafie. Ha cambiato la propria insegna anche la scuola elementare intitolata al navigatore, mentre hanno mantenuto la vecchia grafia i molti negozi, da quello che vende le biciclette piĆ¹ alla moda al concessionario della Bmw, che avrebbero dovuto rifare i loro siti, i social e tutti i materiali pubblicitari.
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Nella prima foto una delle insegne stradali con il refuso ā€œVerrazano Bridgeā€, con una sola Z. Per una questione di costi lo Stato di New York ha deciso di sostituire con la grafia corretta solo le insegne rovinate

Il ponte ĆØ tornato agli onori della cronaca proprio in questi giorniĀ perchĆ© la MTA, lā€™autoritĆ  pubblica che gestisce i trasporti, tra cui la metropolitana,Ā ha chiesto agli organizzatori della maratona di New York di pagare 750mila dollariĀ per lā€™uso del ponte, spiegando che la cifra ĆØ pari ai mancati incassi da pedaggi della domenica di novembre in cui resta chiuso per far passare i 50 mila corridori che arrivano da tutto il mondo. La richiesta ĆØ stata ritenuta irricevibile, ma la MTA ha detto che, visti i suoi problemi di budget,Ā se non avrĆ  i soldi richiesti metterĆ  a disposizione al massimo uno dei due piani del ponte. Questo significherebbe allungare di molto i tempi di percorrenza di tutta la maratona, che per i piĆ¹ lenti si concluderebbe con il buio, oppure spingerebbe gli organizzatori a ridurre gli iscritti.Ā La discussione ĆØ accesissimaĀ e occupa grande spazio sui giornali e in televisione.
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Ogni anno sono circa 50 mila le persone che si radunano sul Ponte di Verrazzano per correre la maratona di New York

Il nome di Giovanni da Verrazzano ĆØ comunque arrivato fino a noi, anche se con fortune alterne,Ā la sua vita non ebbe una conclusione gloriosa: al suo terzo viaggio dallā€™altra parte dellā€™Atlantico si spinse nei Caraibi e morƬ nel 1528, a soli 43 anni, in quelle che sono oggi le Isole Bahamas. Non ci sono documenti ma la tradizione accredita cheĀ il nobile esploratore toscano sia stato ucciso da una tribĆ¹ dedita al cannibalismo. Sulla piazza di Greve in Chianti da piĆ¹ di un secolo cā€™ĆØ una statua che lo ritrae con lā€™armatura e lā€™elmo, ma anche a Battery Park,Ā nella punta sud di Manhattan dal 1909 cā€™ĆØ un monumento in bronzo che lo ricorda, fu realizzato grazie a una raccolta fondi lanciata dal quotidiano in lingua italiana ā€œIl Progressoā€, stanco di sentir parlare solo di Henry Hudson. La statua ĆØ ancora lƬ e nessuno, anche in tempi di revisione storica e di politicamente corretto, lā€™ha mai imbrattata o messa in discussione.Ā Giovanni da Verrazzano era un esploratore, non un conquistatore.

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