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Iolanda D'Onofrio

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Da: Mario Calabresi <altre...@mariocalabresi.com>
Oggetto: šŸ“« Altre/Storie ā€“ 201. Il giorno in cui ho smesso di essere invisibile
Data: 8 marzo 2024 alle ore 06:34:35 CET
Rispondi a: Mario Calabresi <altre...@mariocalabresi.com>

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ā€œLo sport dĆ  il meglio di sĆ© quando unisce.ā€


Frank Deford

8 marzo 2024
Le altre storie di oggi:
IL PODCASTĀ Ā·Ā Il giorno in cui ho smesso di essere invisibileLa solitudine, la rabbia, le giornate passate fuori dalla classe, seduta in corridoio. E poi un professore si ferma: Ā«Vieni in palestra con meĀ». Inizia cosƬ la carriera di lanciatrice del peso di Danielle Madam, ma soprattutto inizia cosƬ la sua nuova vita, quella in cui si vuole bene
IL PODCAST

Il giorno in cui ho smesso di essere invisibile

diĀ Mario Calabresi

Ci sono persone che ci restano nella testa e continuano a venirci in mente anche se le abbiamo incontrate una sola volta. A fare la differenza ĆØ una frase o unā€™immagine che si impiglia nei nostri pensieri. Lā€™immagine che non ho dimenticato ĆØ quella di una ragazzina infelice e irrequieta che passa le sue giornate seduta nel corridoio della scuola, vicino al calorifero, a guardare dalla finestra. Gli insegnanti la mandano regolarmente fuori dalla classe perchĆ© non segue e disturba. Nessuno di quelli che passano si cura di lei, che si sente incompresa e invisibile. FinchĆ© un uomo non si ferma: ĆØ il professore di educazione fisica. Le propone di lasciare il corridoio e di seguirlo in palestra. Un gesto che cambierĆ  per sempre la vita della ragazzina.
Danielle Madam durante la registrazione dellā€™ultima puntata del mio podcastĀ Altre/Storie

Danielle ĆØ nata in Camerun ed ĆØ arrivata in Italia all'etĆ  di sette anniĀ insieme a suo fratello gemello Ivan. La mamma, per sottrarli ad una faida familiare, li aveva affidati a uno zio che viveva a Miradolo Terme, vicino a Pavia. I due bambini cominciano una nuova vita e crescono in fretta, lo zio lavora sempre e arriva a casa solo la sera, cosƬĀ Danielle impara a fare la spesa, a cucinare, e a prendersi cura del fratello. Scoprono la neve e si sentono accolti dalla scuola e dal paese. Ma quando hanno nove anni lo zio muore allā€™improvviso eĀ il loro equilibrio si spezza di nuovo: i servizi sociali li dividono e mandano lei dalle suore e lui dai preti. Si riescono a vedere solo mezzā€™ora la settimana. Tutto va in pezzi.

Danielle si riempie di dolore ed ĆØ sempre arrabbiata: la bambina che faceva da mamma a suo fratello diventa intrattabile. Comincia la scuola media e i voti non sono mai sopra il 4, le insegnanti chiamano continuamente le suore per lamentarsi: Ā«Non volevo seguire nessuna regola, ero costantemente irrequieta. Le professoresse dicevano: ā€œSe devi disturbare sei fuoriā€.
Nessuno si chiedeva che cosa stessi passando, nessuno si preoccupava della mia situazione, cosƬ io stavo seduta fuori dalla classe e quello era il modo in cui passavo le mie giornateĀ».

Oggi Danielle, che ha 26 anni e di cognome si chiama Madam, racconta tutto con il sorriso, con grande calma e pace. Se ci riesce ĆØ grazie a quellā€™incontro con il professore di ginnastica, Giampiero Gandini.

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Danielle insieme a suo fratello Ivan

Ā«Mi disse: ā€œPerchĆ© invece di stare lƬ seduta non vieni a provare a lanciare il peso?Ā Ci sono le gare tra poco e ci manca proprio la pesista. Secondo me tu potresti fare bene, vieni con me, andiamo fuori a provareā€. Siamo andati in giardino, ho iniziato a lanciare e ho visto lo stupore nella sua espressioneĀ».Ā Da quel momento Danielle inizia ad allenarsi tutti i giorni: Ā«Ero in seconda media e il professor Gandini veniva in classe e diceva: ā€œDevo prendere Madam perchĆ© dobbiamo andare giĆ¹ a lanciareā€. Le professoresse erano senza parole. I compagni non capivano.Ā Io avevo qualcosa da fare e non ero piĆ¹ seduta fuoriĀ».

Poche settimane dopo la iscrive alla prima gara, tra le scuole della provincia di Pavia: Ā«Lā€™ho vinta eĀ ho adorato il senso della vittoria. I miei compagni, che fino a quel momento non mi avevano mai calcolata, cominciano a farmi i complimenti e a voler essere miei amiciĀ».
Da quel momento cambia tutto, fuori e dentro di lei: Ā«Avevo un valore e lƬ ĆØ iniziato il mio viaggio. Ho capito che volevo continuare a vincere e che per riuscirci dovevo continuare ad allenarmi. Le cose mi venivano semplici. Era incredibile. Non c'erano piĆ¹ mille passaggi, non c'erano assistenti sociali, non c'era il tribunale,Ā c'ero solo io che impegnandomi ottenevo dei risultatiĀ».
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Danielle con in mano il peso prima di prepararsi al lancio

Lā€™idea di non essere piĆ¹ invisibile e di avere un valore contamina ogni aspetto della sua vita: Ā«Mi sono detta: perchĆ© non provo a trasferire questi valori che sto imparando, grazie allo sport, anche nella scuola? La mia situazione era disastrosa a dir poco, maĀ ho iniziato a studiare per vedere che cosa veniva fuori, per vedere se l'emozione che provavo nello sport potevo provarla anche con gli studi. E cosƬ ĆØ statoĀ». Comincia con la matematica: Ā«Per me era sempre stata come lā€™aramaico, e invece ĆØ diventata la mia materia preferita perchĆ© ĆØ molto metodica, come gli allenamenti:Ā se tu fai gli esercizi con costanza i risultati arrivanoĀ». Le professoresse chiamano le suore che, preoccupate, si presentano a scuola: Ā«Rimasero stupite di fronte alla domanda: ā€œCosa ĆØ successo? Come ha fatto a passare dal 4 allā€™8?ā€. La risposta a me era chiarissima:Ā avevo bisogno che qualcuno credesse in me piĆ¹ di quanto lo facessi ioĀ».
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Danielle premiata a un meeting nazionale di atletica leggera con una delle 25 medaglie ricevute nella sua giovane carriera

Il viaggio di Danielle la porta sempre piĆ¹ in alto, fino a vincere cinque campionati italiani nelle sue categorie di etĆ  e a raccogliere 25 medaglie. Poi si qualifica per i mondiali, per scoprire, perĆ², che non puĆ² partecipare, perchĆ©Ā non ĆØ italiana e la maglia azzurra non la puĆ² indossare. Ā«Rappresentare l'Italia, il posto che mi ha accolta, era un poā€™ comeĀ ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutatoĀ e permesso di essere la persona che sono. Ero incredula, non capivo perchĆ© non potessi, ma da quel momento diventare cittadina italiana ĆØ stato il mio piĆ¹ grande obiettivoĀ».
Danielle capisce che si diventa italiani solamente se si nasce in ItaliaĀ e che non basta nemmeno fare tutte le scuole e raggiungere la maggiore etĆ  Ā«Io sono arrivata qui all'etĆ  di sette anni, per cuiĀ dovevo seguire l'iter degli adulti: dieci anni di residenza e tre anni di redditi. Ma io ero dalle suore e non avevo famiglia e nemmeno redditiĀ».

Ma non molla, prende la maturitĆ , si iscrive allā€™universitĆ  e continua ad allenarsi, a gareggiare e a fare le file davanti alla questura allā€™alba. Diventata maggiorenne non puĆ² piĆ¹ stare dalle suore, loro le trovano un posto dove abitare ma deve mantenersi, cosƬĀ fa la babysitter e la sera le consegne delle pizze con la bicicletta.
Non si scoraggia eĀ dopo 17 anni in Italia riesce a diventare cittadinaĀ e nello stesso momento a laurearsi in Scienze della Comunicazione. Oggi vive a Roma dove lavora e tiene seminari e workshop per le aziende: Ā«Parlo dellā€™importanza della diversitĆ  e dell'inclusione. Cerco di trasmettere quello che ho imparatoĀ».
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Lā€™ultima puntataĀ della mia serie podcast Altre/Storie per Chora Media

Lā€™immagine del professore che si ferma e parla con la ragazzina seduta in corridoio, lā€™avevo sentita raccontare da Danielle alla presentazione delĀ libro del demografo Francesco BillariĀ sullā€™Italia del futuro.Ā Quel gesto era stato capace di cambiare la direzione e il destino di una vitaĀ e volevo conoscere tutto il resto del racconto, cosƬ ci siamo incontrati a Roma eĀ la voce di Danielle ĆØ diventata protagonista della nuova puntata del mio podcast Altre/Storieche poteteĀ ascoltare qui.

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