Inizio messaggio inoltrato:Da: Mario Calabresi <altre...@mariocalabresi.com>Oggetto: š« Altre/Storie ā 215. Non esistono cattivi ragazziData: 14 giugno 2024 alle ore 06:34:34 CESTA: <iole.d...@gmail.com>Rispondi a: Mario Calabresi <altre...@mariocalabresi.com>
āCondanna il crimine, non il criminale.ā
Mahatma Gandhi
14 giugno 2024 Le altre storie di oggi:IL PODCASTĀ Ā·Ā Non esistono cattivi ragazziCāĆØ un uomo che da anni accoglie i ragazzi che nessuno accetta, che nessuno vuole ma soprattutto che nessuno vuole vedere. Sono i ragazzi che spaventano le nostre cittĆ , quelli che vengono incasellati nella categoria delle Baby Gang. Quellāuomo si chiama Don Claudio Burgio e ha aperto una comunitĆ che ĆØ un mondo incredibile, che ascolta e che prova a trovare strade e soluzioni che nessuno immagina. A quellāuomo e alla sua comunitĆ ĆØ dedicato un podcast della giornalista Gabriella Simoni. Le ho chiesto di raccontarci questa storia.
IL PODCASTNon esistono cattivi ragazzi
diĀ Gabriella Simoni* Conosco don Claudio da tanti anni, da quando lui, per lasciare posto in comunitaĢ ad alcuni ragazzi, dormiva in un camper parcheggiato in strada fuori dalle due casette che erano la prima sede di Kayros. GiaĢ allora era uno dei pochi che si prendeva in casa i ragazzi rifiutati o fuggiti dalle altre realtaĢ cittadine, lo specchio di quello che la nostra societaĢ faceva e fa tuttora fatica a guardare in faccia etichettando centinaia di vite con un generico āmicrocriminalitaĢā. O baby gang. Da allora non ci siamo piuĢ persi. O meglio ci siamo visti poco in alcuni periodi, piuĢ assiduamente in altri, scambiati rapidi messaggi mentre ero a seguire una delle tante guerre che racconto da ormai 30 anni con lāassicurazione che lui avrebbe pregato per me visto che io non lo faccio. Avendo conosciuto quelli della āprima oraā sono sempre stata vista con un occhio di riguardo a Kayros. Anche percheĢ molti di quei ragazzi oggi fanno gli educatori. E noi ci siamo conosciuti quando erano sbandati e senza direzione. E sanno che non li ho mai giudicati, traditi, usati. Don Claudio Ā©Kayros MusicPiuĢ di una volta mi sono chiesta, e lāho domandato alĀ Don, come sviluppare tutto quel talento inespresso che ogni volta mi trovavo davanti se qualcuno mi apriva le porte di una vita breve e complicata. E mentre cercavo una risposta ho pensato che forse la cosa piuĢ importante era, intanto,Ā far capire che dentro quellāunicum definito delinquenza giovanile cāerano storie, dolori, lacrime, abbandoni, delusioni che si erano trasformate in rabbia, violenza, aggressivitaĢ. Da liĢ ai reati la strada eĢ breve...brevissima. CosiĢ da anni invece di andare alla mensa aziendaleĀ preferisco mangiare con i ragazzi di Kayros. Dopo pranzo spesso mi fermo, rimango liĢ a osservarli, ascoltarli, percepire quei mari in tempesta che si agitano dentro di loro.
Mi siedo ai lati del campetto di calcio dove giocano a qualunque cosa, basket, tennis, ma anche dove si azzuffano e accennano tiri di boxe. E aspetto. Come nel cortile di un liceo, qualcuno passa e non ti guarda neanche, qualcun altro si ferma e ti mette alla prova, qualcuno infine inizia a raccontare la sua storia e, a quel punto, la prospettiva si ribalta.Ā Chi ti fa paura mostra le sue di paure. Chi sembra ed eĢ violento svela cicatrici spesso impossibili da guarire.Ā Chi ti guarda con sfida teme il giudizio del mondo esterno.
In uno di quei pomeriggi ancora caldi di inizio autunno ho pensato che un registratore audio avrebbe impattato meno sulle loro vite di una telecamera, che avrebbe consentito loro di aprirsi, di raccontarsi senza quella necessitaĢ di nascondere il volto - visto che sono minorenni o che hanno pene da scontare - che li rende criminali nellāimmagine prima ancora che ti dicano cosa hanno combinato. Non chiedo mai percheĢ sei qui. Non allāinizio almeno. Ma non puoi avere uno schema.Ā Il rapporto con i ragazzi di Kayros eĢ fatto di intuito e sensibilitaĢ. Devi sentirli, non pensare, e sapere quando, cosa, come chiedere. Oppure se tacere e aspettare. Solo chi decide di parlare ti diraĢ cose vere o almeno verosimili. Un minimo di adattamento della loro storia percheĢ diventi accettabile, prima di tutto ai loro occhi, la devi mettere in conto.Il cartello presente allāingresso della comunitĆ Kayros Ā© Kayros MusicDopo tanti anni non credevo che potessero ancora sorprendermi. E invece eĢ stato cosiĢ. Ho cominciato ad essere piuĢ assidua, a far girare la voce che avremmo fatto un podcast e ogni voltaĀ cāera qualcuno in piuĢ pronto a parlare. Certo eĢ capitato anche di arrivare con una serie di appuntamenti (chiamiamoli cosiĢ) e di trovare in comunitaĢ quellāaria sinistra che cāeĢ quando succede qualcosa che turba lāequilibrio. Un permesso revocato a qualcuno, un colloquio andato male, una fuga con guaio a seguire, una rivolta al Beccaria dove don Claudio eĢ cappellano.
Improvvisamente quellāaria ciarliera e giocosa del quartiere Kayros si trasformava in un pesante silenzio. Non cāera anima viva, tutti rintanati con le cuffie alle orecchie, nelle loro stanzette. Sperando di non essere toccati dallāonda anomala. Ad aspettare che passasse la burrasca.
E credetemi eĢ successo e succede spesso. Allora chiedevo conferma a quelli con cui ho piuĢ confidenza, con un semplice ānon eĢ giornata, vero?ā Poi mi mettevo sul divano dentro se era troppo caldo o troppo freddo, sulle panchine fuori se le temperature erano gradevoli. Stavo un poā liĢ. Mi facevo gli affari miei. E alla fine tornavo via come ero arrivata.Ā Senza niente se non la certezza che il prete e i suoi fanno un lavoro inimmaginabile. Per recuperare, ascoltare, capire e cercare chiavi che anche quando sono giuste si rivelano alla fine non cosiĢ calibrate.
ĀGabriella Simoni nel ritratto diĀ Federica GuniCosiĢ giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, prima da sola, poi con Francesca e AuroraĀ ho raccolto le storie dei ragazzi di Kayros. E piuĢ ascoltavo piuĢ mi rendevo conto che il segreto di quel rapporto meraviglioso che da anni cāeĢ tra me e loro eĢ uno solo.Ā Nessun pregiudizio. Nessun giudizio. A dire il vero ogni volta che ascolto uno di loro penso āpoteva succedere anche a meā. I ragazzi di Kayros questo di me lo sanno e lo hanno sempre saputo. Una volta uno di loro mi ha detto āanche tu sei un poāĀ narciĀ ziaā. Credo di aver raramente ricevuto un complimento cosiĢ bello. PercheĢĀ significa che non mi sentono come un corpo estraneo, che non percepiscono distanza. Certo non sono una di loro e se lo pensassi sarei superficiale. Non avrei capito la profonditaĢ del disagio che li spacca in due.
Tutto questo mi ha consentito di mettermi nella stanzina che oggi non cāeĢ piuĢ tra il cibo per i gatti la macchinetta del caffeĢ e le scorte di acqua, accendere il registratoreĀ zoomĀ e parlare a ruota libera come si fa al bar, in un treno con qualcuno che non si incontreraĢ mai piuĢ o con il tuo migliore amico che non vedi da anni.ĀIl podcast āQuei cattivi ragazziāĀ scritto e narrato da Gabriella Simoni e realizzato da Chora Media con il contributo di Tutela Legale, una compagnia di assicurazioni che favorisce la tutela degli assicurati, diffondendo la cultura del dirittoQuesto podcast eĢ il risultato di tutto questo. Messo in ordine da una redazione straordinaria, gli altri ragazzi, quelli di Chora, che con me hanno dipanato un filo troppo ingarbugliato percheĢ ci riuscissi da sola. Questo podcast non eĢ solo il racconto dei ragazzi che sfasciano, spaccano, rubano e rapinano:Ā eĢ un viaggio nellāanima di una generazione che non ha definizioni percheĢ non ha radici se non in mille diversi Paesi del mondo e in centinaia di periferie al limite, in cui non si riconoscono piuĢ. Eppure sono la miscela necessaria per mettere le basi a un futuro senza confini.
Non possiamo piuĢ permetterci di ghettizzare e mettere barriere, possiamo solo costruire ponti, disegnare parabole che uniscono vite parallele che altrimenti non si incontreranno mai.
Quando entri a Kayros passi sotto un cartello con una scritta: āNon esistono ragazzi cattiviā. Partiamo da liĢ e ascoltiamoli āquei cattivi ragazziā.Ā Quello che hanno da dire non giustifica, ma spiega.
*Gabriella Simoni nasce a Firenze. Frequenta scienze politiche. Si innamora del giornalismo dopo aver abbandonato l'idea di diventare antropologa. Lavora in nero per sette anni finchĆ© non approda a Mediaset. Con la Guerra del Golfo e lāinizio delle trasmissioni in diretta inizia a occuparsi di conflitti. Era il 1991. Non ha ancora smesso. Quando non ĆØ in trasferta si occupa di carcere, periferie e storie al limite.
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