Articolo di Roberto Vacca per Nòva

6 views
Skip to first unread message

David Orban

unread,
Jun 25, 2008, 6:02:07 PM6/25/08
to singula...@googlegroups.com
Inoltro al gruppo un articolo di Roberto Vacca sulla Singolarità
apparso in Nòva della scorsa settimana...

David Orban
skype, twitter, linkedin, sl, etc: davidorban

---------- Forwarded message ----------
From: vacca <...@mclink.it>
Date: Wed, Jun 25, 2008 at 9:59 PM
Subject: 12: singolarità -- radio

Allego articolo pubblicato giovedi 19 giugno (mentre ero a Malta -- "vale il
viaggio") su Nòva Ilsole24ore ---- parla di singolarità e di come le
immaginazioni di ingegneri/informatici ("geek") vengono ridimensionate da
neurofisiologi i quali spiegano che la complessità del ns cervello è
smisurata rispetto ai ns successi elettronici. E' stato fatto un modello del
sistema nervoso di un verme : consiste di 6 neuroni e poche migliaia di
sinapsi -- ma non serve a spiegare come funzioni l'originale.

INCIDENTALMENTE - per chi fosse interessato domani sera giovedi 26 giugno a
mezzanotte e continuando fino alle due del mattino sono a Radio RAI 2 a
parlare con Cinzia Tani di intelligenza etc. -- e chi vuole mi può anche
telefonare e interloquire via radio.

Best

Roberto

----

I computer diventeranno persone? Quando? – di Roberto Vacca, 10/6/2008

Il primo pezzo che pubblicai su Nòva era su Ray Kurzweil (inventò
lettura ottica di caratteri e computer che riconoscono il parlato) e
il suo libro "The Singularity is Near" (Viking 2005) in cui diceva: i
ritorni della tecnologia (velocità, efficienza, prosperità) accelerano
a passo esponenziale [non è vero: certi processi di crescita sembrano
esponenziali per un po', poi rallentano]. Stanno per esplodere in una
singolarità in cui i computer avranno intelligenza maggiore di quella
umana e si integreranno coi cervelli umani potenziandoli. Non ci sarà
distinzione fra umani e computer, nei quali riverseremo memoria,
personalità, sentimenti. La morte fisica sarà irrilevante:
continueremo a vivere nel software. Non distingueremo più la realtà
virtuale da quella fisica. Elimineremo vecchiaia, malattie, fame,
inquinamento.

La parola "singolarità" viene da un saggio del 1993 di Vernon
Vinge, autore di fantascienza e professore di computer. Annunciò
l'Evento per il 2030. I "singularitiani" si basano sulla legge di
Moore (valida da 30 anni): "densità di transistor/chip, velocità dei
computer, dimensioni delle memoria raddoppiano ogni 12-18 mesi". Ne
deducono che hardware, software, scienza dei computer e del cervello
crescono senza limiti.

Perché parlarne, allora, e non dire "Chi vivrà, vedrà"? Ma perché
il numero di Giugno di SPECTRUM, mensile del IEEE, Institute of
Electrical and Electronics Engineers dedica alla singolarità 60 pagine
di dichiarazioni, articoli, interviste a studiosi noti – fisici,
informatici, tecnologi, neurofisiologi. Non sono unanimi e certo non
basta esser noti per aver ragione. Passiamoli in rassegna.

Bill Joy, fondatore di Sun Microsystems, accetta che ci sarà una
singolarità. Dice che sarà distruttiva e pericolosa. J.L.Casti
(fisico, logico, matematico, già scienziato dell'International
Institute For Applied System Analysis) attende la singolarità fra 70
anni, termine entro il quale l'attendono anche E. Hahn (imprenditore e
innovatore di Web) e Gordon Moore (quello della legge, fondatore di
INTEL). D. Hofstadter ("Goedel, Escher, Bach" e professore di scienze
cognitive all'Università dell'Indiana) non fornisce scadenze: l'Evento
è distante, ma certo le macchine diventeranno autocoscienti.

R.A.L. Jones (fisico, professore di nanotecnologie a Sheffield,
UK) progetta nanobot: robot grandi un millesimo di micron che non solo
entreranno nel nostro corpo a distruggere neoplasie e patogeni.
Funzioneranno da interfacce fra uomo e computer e potranno ricostruire
atomo per atomo qualunque cosa, dagli arti, alle bistecche e agli
Stradivari. [Mi sembra eccessivo: Primo Levi in un racconto inventò il
MIMETE che produceva copie tridimensionali di qualunque oggetto,
compresi uomini vivi].

R. Hanson (fisico e Prof di economia all'università G. Mason)
profetizza in base a conti sulla crescita economica che, quando
l'immancabile Evento esploderà, i PIL raddoppieranno in un anno
(invece che in 20), poi ogni mese. Fra pochi decenni la ricchezza
crescerà milioni di volte. La maggioranza delle persone saranno robot
intelligenti ricchi e malevoli. Naturalmente anche Vinge conferma
l'Avvento al 2030: intelligenza umana cresce col supporto dei chip,
Internet e le reti digitali diventano esseri sovrumani.

Più prudenti Marvin Minsky ("si intersecheranno gli aumenti di
conoscenze sul cervello e potenza di calcolo, ma i progressi fatti
finora sono trascurabili rispetto all'immane complessità") e D.
Dennett (Prof di scienze cognitive a Tufts – "è inevitabile
l'intelligenza artificiale a livello umano, ma è altamente improbabile
in un avvenire prevedibile").

E' scettico J. Horgan, opinionista e storico della scienza, che
considera i singularitiani come una setta religiosa. Fa notare che E.
Kandel ha vinto il Nobel per aver spiegato i processi chimici e
genetici della memoria di certi vermi marini. Al confronto il cervello
umano (con oltre mille miliardi di connessioni fra axoni e dendriti)
"è tanto complesso da evocare fantasie di tecno-trascendenza e anche
da impedirne la realizzazione".

Scettici anche i neurofisiologi C. Koch (California Institute of
Technology) e G. Tononi (Università del Wisconsin): non sappiamo di
che cosa siano fatte coscienza e consapevolezza, dunque non abbiamo
idea di come realizzarle in una macchina. Sappiamo che non hanno
bisogno di input sensoriali, né di output motori, né di memoria; che
non si perdono dopo gravi danni al cervelletto (ove si trovano più
neuroni che in ogni altra parte del cervello). Si perdono, invece,
dopo piccole lesioni nella linea mediana del talamo e per mancanza del
bagno di neuro-modulatori che aiutano o inibiscono la trasmissione di
impulsi nervosi nel sistema cortico-talamico. Nel 1986 è stata
prodotta una mappa dei 302 neuroni e delle 6000 sinapsi nel cervello
del verme Caenorabditis elegans, ma dopo 2 decenni non c'è ancora un
modello adeguato del funzionamento di questo infimo sistema nervoso.
D. Adler (che da Harvard e Urbana passa allo H. Hughes Medical
Institute) progetta di analizzare il sistema nervoso della Drosophila
(la famosa mosca della frutta) e spera, forse, di riuscirci fra 20
anni.

A. Schwartz (università di Pittsburgh) ha impiantato nella
corteccia cerebrale di una scimmia, chip mediante i quali l'animale
può controllare il braccio di un robot. Però dice: "Sappiamo così poco
sulle funzioni più complesse del cervello che è ridicolo parlare di
migliorare la nostra intelligenza e la nostra memoria con mezzi
elettronici."

T. Poggio (neuro-scienziato computazionale dell'MIT) ha mostrato
che sistemi di visione basati su reti neuronali riescono a
categorizzare immagini del mondo reale almeno tanto bene quanto i più
moderni sistemi di visione computerizzata. Però le loro prestazioni
sono molto marginali.

Infine il Nobel G. Edelman, direttore dell'Istituto di
Neuroscienze di San Diego dice: "Non solo ogni cervello è unico, ma
cambia costantemente in conseguenza di nuove esperienze. Se stimoli un
cervello più volte con lo stesso stimolo e non otterrai mai due volte
la stessa risposta." Questa considerazione da sola pare basti a
classificare come fantascientifica l'idea di costruire macchine capaci
di simulare una mente umana o di assorbirne l'intero contenuto.

Peter Norvig, scienziato capo di Google, gestisce la più grande
rete di computer esistente al mondo (capace di reperire in pochi
secondi documenti rilevanti nella rete che ne contiene migliaia di
miliardi) – a domanda risponde "Non abbiamo mai notato alcuna
proprietà o comportamento inaspettati [tali da far sospettare che
emerga ivi un barlume di intelligenza]".

Alcuni esperti (sedicenti?) sono, dunque, piuttosto ingenui – e i
neurofisiologi li mettono in riga. La complessità estrema implica ogni
sorta di problemi critici. Il software difettoso causa disastri. Se le
macchine superassero la complessità del cervello umano, dovremmo
temere le nevrosi che potrebbero affliggerle e gli sconcerti
conseguenti ai loro errori.

Reply all
Reply to author
Forward
0 new messages