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Feb 28, 2015, 6:26:19 PM2/28/15
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Marco Zerbino: L’ impacte républicain

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L’ impacte républicain

di Marco Zerbino

altan 02 580x511Uno dei lasciti più problematici di atti criminali come quello verificatosi lo scorso 7 gennaio nella redazione di Charlie Hebdo ha a che fare con il clima binario che tipicamente essi generano. “O di qua, o di là”, suonano sempre i primi commenti a caldo, e questo sembrava dire anche l’oceanica manifestazione tenutasi la domenica successiva al massacro, il cui slogan principale era “Je suis Charlie” (associato anche all’altro “Je suis Charlie, flic, juif”: “Sono Charlie, poliziotto, ebreo”). Buona parte delle analisi e delle ricostruzioni, come anche il vissuto (più o meno conscio e ammesso) del cittadino medio occidentale bianco, finiscono fatalmente per strutturarsi attorno alle ben note coppie antinomiche “bene/male”, “libertà/dispotismo”, “democrazia/teocrazia”, “lumi della ragione/tenebre oscurantiste”, “occidente/islam”, “civiltà/barbarie”, “Noi/Loro”… Lista che, va da sé, potrebbe continuare.

Vorrei tuttavia rassicurare il lettore. Quanto sta per leggere non contiene l’ennesima tiritera sulla falsariga di quelle che le prefiche liberal e progressiste amano intonare in riferimento ad accadimenti terribili come quello di rue Nicolas Appert: che il “vero” islam non ha niente a che fare con il fondamentalismo; che esso è anzi religione di pace e di tolleranza; che l’islam ha contribuito tantissimo allo sviluppo della civiltà umana sin dal Medioevo e via discorrendo.

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Paolo Gervasi: Fine della lentezza

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Fine della lentezza

Paolo Gervasi

bios e logo
                    gervasi maffei
                    festinalente 450x636Lamberto Maffei ha scritto, per la collana “Voci” del Mulino, un Elogio della lentezza  (Il Mulino, 2014) percorso dal gusto rinascimentale ed erasmiano per il paradosso. Il libro si apre con l’immagine di una tartaruga sul cui dorso è issata una grande vela gonfiata dal vento, accompagnata dal motto Festina lente, “affrettati lentamente”, l’emblema al quale Cosimo I de’ Medici affidava la sintesi della sua filosofia politica. Anziché inscenare un conflitto schematico, da risolvere unilateralmente, tra lentezza e velocità, Maffei, riprendendo alcuni degli spunti contenuti nel suo precedente, importante libro La libertà di essere diversi (Il Mulino, 2014) mostra la complessità delle relazioni tra due modalità del pensiero, tra due attitudini cognitive biologicamente radicate. Da un lato il pensiero rapido, prevalentemente automatico e inconscio, che guida le reazioni irriflesse e immediate agli stimoli ambientali, legate alle necessità primarie della sopravvivenza, ed è riconducibile alle aree più arcaiche del cervello, alle facoltà tradizionalmente associate all’emisfero destro. Dall’altro lato il pensiero lento, riflessivo, logico, il pensiero razionale associato all’emisfero sinistro, strutturato secondo sequenze temporali, espresso e messo in forma attraverso il linguaggio, modellato da un alto quoziente di plasticità neuronale, dalla plasmabilità delle connessioni sinaptiche, che si modificano a contatto con l’ambiente e nell’interazione sociale e culturale.

Se il pensiero lento ha bisogno di stabilità e di durata, si fonda sulla continuità e sulla stratificazione dinamica di elementi concatenati nel tempo e legati da rapporti consequenziali, il pensiero rapido crea una dimensione temporale discreta, in senso matematico, o saltatoria, che tende a dissolvere sia la continuità retrospettiva costituita dalla memoria, sia quella proiettiva della progettazione del futuro. Leggi tutto


Jacques Sapir: Lascia o Raddoppia

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Lascia o Raddoppia

di Jacques Sapir

Il governo greco oggi si trova a capo di un conflitto contro l’austerità, rappresentata in Grecia dalla “Troika”, cioè l’unione di FMI, BCE e Commissione europea. Giovedì 19 febbraio il governo greco ha annunciato, nella sua richiesta di proroga dei prestiti europei, la volontà di “collaborare strettamente con le istituzioni europee e con il Fondo Monetario Internazionale” e anche quella di “onorare i suoi obblighi finanziari nei confronti dei suoi creditori “. Si è impegnato a “finanziare pienamente le nuove misure, astenendosi da qualsiasi azione unilaterale che pregiudicherebbe gli obiettivi di bilancio, la ripresa economica e la stabilità finanziaria“, introducendo nel contempo una “flessibilità” che permetta delle “riforme sostanziali” al fine di “ripristinare il tenore di vita di milioni di cittadini greci” [1]. Le parole sembrano essere state progettate al millimetro. In realtà, il governo greco si è impegnato SOLO al mantenimento di un avanzo primario in pareggio, ma non rinuncia alla sua volontà di utilizzare il denaro destinato al pagamento degli interessi e al rimborso del debito per finanziare delle misure di tipo sociale. In realtà, non ci sono cambiamenti sostanziali. Ed è per questo che il governo tedesco ha già annunciato la sua opposizione a questa richiesta.

Da oggi ci troviamo al cuore del problema. La Germania fa della Troika e dell’austerità, l’alfa e l’omega della sua politica, in quanto tali misure garantiscono il suo dominio in Europa. Facendo delle concessioni di pura forma, il governo greco smaschera l’atteggiamento tedesco e fa ricadere sulla Germania la responsabilità di un conflitto. [2] Poiché è improbabile che la Germania ceda su questo punto. In realtà, il governo greco ha teso una trappola alla Germania. Le sue concessioni di pura forma sottolineano la rigidità tedesca. Leggi tutto


Elisabetta Teghil: Forse ce ne siamo dimenticate…..

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Forse ce ne siamo dimenticate…..

di Elisabetta Teghil

Quando, alcuni anni fa, è stato diffuso il rapporto Nato “Urban Operations in the Year 2020”, abbiamo sentito un brivido lungo la schiena e inquietudine serpeggiante si è impadronita di noi. Non che noi non sapessimo come si muove il neoliberismo, la violenza che mette e sa mettere in atto, la sua completa mancanza di scrupoli condotto dall’unica idea guida del profitto, però quando abbiamo letto le parole con cui il Rapporto spiegava quello che sarebbe successo di lì al 2020 e come il potere socio-economico-politico si sarebbe mosso, ci siamo sentite spiazzate.

L’Operazione Terrestre o Operazione Urbana (UO-2020) all’orizzonte dell’anno 2020 esaminava la natura probabile dei campi di battaglia, i tipi di forze terrestri le loro caratteristiche e capacità.

iIl “Rapporto Urban Operations in the Year 2020” era redatto dalla RTO (Studies Analysis and Simulation Panel Group, SAS-030) :
La RTO, l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO è il centro di convergenza delle attività di ricerche/tecnologiche (R&T) per la difesa in seno alla NATO. Leggi tutto


Militant: L’insostenibile inutilità della testimonianza

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L’insostenibile inutilità della testimonianza

di Militant

In politica è meglio sbagliare che essere inutili. Inutili come la piazza pro-Tsipras di sabato a Roma, una piazza completamente ininfluente, incapace di aggregare alcunché, di rappresentare qualcosa, di porre un problema. Una piazza vecchia, sia all’anagrafe che nelle modalità, una manifestazione testimoniale  che sarebbe stata irrilevante persino quando la sinistra riusciva ad orientare l’opinione pubblica, figuriamoci oggi che si autorappresenta come residuale anche quando appoggia un “vincitore”, almeno elettorale, come Tsipras. Non è colpa certo di chi ha manifestato, gesto addirittura audace vista la completa anti-patia che circondava quel tipo di mobilitazione (antipatia nel senso etimologico di impossibilità di provare passione verso qualcuno o qualcosa). Manifestanti sinceri, in cerca di uno spazio per esprimere il proprio rifiuto verso la UE e la NATO nonostante chi organizzi queste sfilate continui a dichiararsi più europeista del re e più atlantico di Obama. Vedere ancora i soliti Cento-Ferrero-Vendola-Camusso-Fassina-eccetera in prima linea descrive bene il senso del ridicolo. Mancavano Agnoletto e Bertinotti, ma magari c’erano pure, comunque si sarebbero trovati comodi nel loro habitat naturale, quello della pace sociale. Leggi tutto


Giovanna Cracco: Europa: l’illusione socialdemocratica di Syriza e Podemos

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Europa: l’illusione socialdemocratica di Syriza e Podemos

di Giovanna Cracco

Podemos owen Jones 012Si fa un gran parlare, nei salotti a sinistra del Pd, di un vento nuovo che soffia in Europa: Syriza in Grecia e Podemos in Spagna. L’entusiasmo con cui se ne discute ha un che di infantile. Certo la novità è positiva, e ai due partiti va il merito di voler portare al centro del dibattito europeo un pensiero politico alternativo al neoliberismo dominante, ma ciò di cui la sinistra pare non rendersi conto è la conseguenza che questo avrà sulla sua visione politica, la resa dei conti che l’aspetta; da qui, dal non capirlo, l’infantilismo. Syriza e Podemos costringeranno l’Unione a togliersi il velo, a mostrare la sua radice ontologica di istituzione nata al servizio del grande capitale finanziario e manifatturiero – in una parola, la sua natura classista – e questo obbligherà la sinistra a confrontarsi con la miopia che la caratterizza da quando ha abbandonato gli strumenti di analisi della propria cultura, primi fra tutti quelli economici. E a trarne le conseguenze politiche: sinistra e Unione europea sono incompatibili.

Né Syriza né Podemos parlano di uscita dall’euro, al contrario, vogliono restarci. Entrambi sono unanimemente definiti, dalla politica e dai media, ‘sinistra radicale’, e già questo dovrebbe indurre a una prima riflessione.

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Marco Assennato: Note sul dopo Charlie

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Note sul dopo Charlie

di Marco Assennato

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                    880x5801. Sottomissione. Si direbbe: il mercato editoriale funziona come un orologio: batte il tempo e sforna preciso – lievemente sbilanciato indietro a dire il vero, come a giocare d’anticipo – prodotti adatti ad accarezzare l’ansia, ingoiarne l’inquietudine, confermando tutti i bassi istinti, e le nevrosi del giorno. Così la storia ignobile degli attentati fascisti contro il settimanale Charlie Hebdo è stata preceduta dalla mercanzia editoriale dell’anno: un volume che immagina – certo in un orizzonte cinico e nichilista, di chi coltiva la passione di non aver passione politica – la Francia governata da funzionari religiosi, in una Europa che inverte miracolosamente il corso della sua pluricentenaria secolarizzazione, precipitando in una seconda, più subdola barbarie. E giù a leccarsi i baffi nel dichiararne il bello e il brutto, senza privarsi del piacere di scandalizzare gli animi sensibili, proclamando l’uomo, uno dei più grandi autori del nostro tempo – che in fondo non c’importa nulla di cosa egli pensi, né del fatto che non abbia capito un fico secco della cultura “del ’68″, e neppure si tratta di stare lì a misurare l’improbabile della sua narrazione, le ombelicali contorsioni d’una autobiografia senza corpo di mamma, il piccolo mondo mostruoso fatto di forme di vita putrefatte e in fondo innocue. Leggi tutto


Mario Tronti: Sinistra

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                      camera doppia

Sinistra

di Mario Tronti

Per gentile concessione di Mario Tronti e della casa editrice Ediesse, nella persona di Angelo Lana, pubblichiamo per il web questo saggio di filosofia politica contenuto nel volume Per la critica del presente, libro edito da Ediesse nel 2013 e di cui si consiglia la lettura. [lcd]

egon schiele
                    2 21 300x300Uno spunto di David Caute: «La sinistra, bisogna riconoscerlo, ha avuto un brutto inizio: il Vecchio e il Nuovo Testamento trattano la destra come simbolo del bene, e la sinistra del male». Matteo 25, 33-34: «…e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il Re dirà a quelli della sua destra: venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo». Marco 14, 62: «…e vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza». L’Ecclesiaste, 10, 2: «Il savio ha il cuore alla sua destra, lo stolto alla sua sinistra». Tommaseo cita dalla Vita di Barlaam e Giosaffatte: «Metterà i buoni alla sua destra, e’ rei dalla sinestra». Decisamente un brutto inizio. Ed è inutile prendersela con il complotto biblico-teologico. La laica mitologia arcaica riservava la parte destra agli dei e la sinistra ai demoni. Non c’è scampo. Quando, qualche decennio fa, cominciò la crisi della politica, quando lo Stato cominciò a perdere il monopolio della politica, allora nacque «il politico». Anche su questo versante, la sinistra è bloccata. Nuovo Vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze, 1897: «Sinistro; Fig. Cattivo; Dannoso. Es. si manifestano già i sinistri effetti di una cattiva politica». E il Dizionario moderno di Alfredo Panzini, 1942: «Sinistro. Voce generica che vale a significare qualunque disgrazia: terremoti, naufragi, scontri, incendi, ecc.». Prima riflessione. Si potrebbe leggere l’intera storia della sinistra come il tentativo di emancipazione dal male, dal peccato, dal cattivo destino, come liberazione dal negativo, come affermazione, a dispetto di tutto, della propria bontà, e virtù, e capacità, e efficienza. Questa via crucis sta arrivando al sacrificio finale. Ci sarà resurrezione, o si tratterà di vera morte? Leggi tutto


Augusto Illuminati: No all'avventura libica

dinamopress

No all'avventura libica

di Augusto Illuminati

Squillano le trombe, si provano gli elmetti (Onu, Nato, anonimi). Siamo alla vigilia di una guerra neo-coloniale sotto pretesto della minaccia terrorista: una guerra per far dimenticare la crisi europea e per sfogare il bullismo di Renzi.

Nel 1911 Giolitti preparò con accortezza politica (un po’ meno militare) la conquista della Libia, per acchiappare l’ultima occasione disponibile per partecipare al banchetto coloniale sull’Africa. I nazionalisti erano già entusiasti, ai socialisti riformisti promise il suffragio universale (concesso un anno dopo) e, per mantenere i futuri equilibri elettorali, cominciò a rimettere in gioco i clerico-moderati, autoesclusisi dalla vita politica dopo il non expedit papale del 1868 e la presa di Roma. A tal scopo trattò con le due rappresentanze informali della Santa Sede, il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, presidente dell’Unione Elettorale Cattolica, e il Banco di Roma, braccio della finanza vaticana e dei palazzinari romani. A essi fu promessa, in cambio del sostegno alla spedizione, mano libera nello sfruttamento delle risorse libiche e un‘improbabile conversione degli indigeni alla vera fede. Il patto Gentiloni del 1913 chiuderà il cerchio.

Oggi –siamo in clima recalcatiano di “eredi”, di Telemachi affezionati a padri di cui concupiscono l’eredità, tipo Fusaro di Gramsci– un altro Gentiloni, Paolo, rinnova i fasti africani e minaccia in tempi brevissimi, entro fine febbraio, un intervento contro l’Isis in Libia sotto egida multinazionale: non sarà certo l’Onu, troppo soggetta a veti, bensì la Nato (se Turchi e Greci non scassano) o qualche coalizione di volenterosi coglioni (willing arse-holes). Gentiloni crociato, come dicono i terroristi a Radio Sirte? Io userei un altro aggettivo… Leggi tutto


ilsimplicissimus: Con la scusa dell’Isis passano gli F 35

ilsimplicissimus

Con la scusa dell’Isis passano gli F 35

di ilsimplicissimus

E’ bastato dire Isis in Libia e organizzare un po’ di guerreggiamenti sulla carta dei giornali per dare modo al governo di confermare l’acquisto dei 90 F 35, superando di un balzo tutte le obiezioni ancorché l’acquisto di questi caccia rappresenti esattamente come prima un’intollerabile spreco di risorse, imposto dall’amico americano, per una macchina peggio che mediocre, insensata per una forza militare come la nostra, priva di ricadute tecnologiche e oltretutto  superflua nello scenario di belligeranza che si va delineando. Anzi proprio in questa prospettiva sottrae risorse preziose a strumenti e sistemi ben più utili in caso di intervento. Per esempio mezzi corazzati efficienti e moderni di cui abbiamo solo qualche decina di esemplari in arsenale e mezzi blindati all’altezza della situazione.

Questo per mostrare come la pochezza del ceto politico trasformi ogni strategia, opportunità e tragedia in gioco, trucco, presa in giro, magari a difesa a oltranza, bustarella per bustarella, dei lati più opachi di queste operazioni. Non c’è dubbio che con questi condottieri la sconfitta in pace e in guerra, è una certezza, tanto che non ci vuole un genio per ipotizzare come la stravagante e improvvida belligeranza di Pinotti e Gentiloni, avesse come scopo proprio quello di far passare l’acquisto degli aerei e poi dare a Renzi l’occasione di passare da saggio . Leggi tutto


Militant: L’orologio rotto due volte al giorno ci racconta qualcosa di vero

militant

L’orologio rotto due volte al giorno ci racconta qualcosa di vero

Militant

Purtroppo ogni tanto ci troviamo ad essere d’accordo con Giuliano Ferrara. Forse per il suo sguardo materialista delle vicende politiche, o per la sua impostazione comunista che emerge anche da strenuo difensore del berlusconismo – oggi renzismo – eppure riesce ad individuare il problema meglio di tanti supposti progressisti. In particolare, ci riferiamo al suo discorso sulla corruzione. In sostanza, Ferrara dice che non è questo il problema del paese, chissenefrega della corruzione, è un problema tecnico che andrebbe affrontato giuridicamente, non politicamente. Il problema è il sistema che non funziona, non il livello di corruzione dei suoi singoli rappresentanti. Certo, il suo punto di vista è di chi vorrebbe salvare ideologicamente il berlusconismo dal suo necessario corollario d’illegalità congenita, ma dopo vent’anni abbondanti di egemonia legalitaria, dopo aver mandato in soffitta la questione morale e la presunta “differenza antropologica”, è arrivato il momento di dire che si, della corruzione non ce ne frega davvero niente, che nel tempo ha assunto la funzione del classico specchietto per le allodole fuorviante e pacificante. Leggi tutto


Enrico Grazzini: Grecia, una nuova moneta fiscale la salverà?

micromega

Grecia, una nuova moneta fiscale la salverà?

di Enrico Grazzini

Comunque vadano le trattative con la Troika, il governo Tsipras dovrà porsi certamente la questione se emettere o no una moneta nazionale parallela all'euro, possibilmente al posto della dracma. Su questo il Financial Times sembra avere tesi contrapposte. Ma per uscire dalla crisi di liquidità anche l'Italia dovrebbe emettere certificati di credito fiscali, non vi sono altre soluzioni

grecia crisi
                    moneta fiscale
                    510.pngLa Grecia può stampare una sua moneta parallela all'euro? Sì, secondo Wolfganf Munchau, autorevole commentatore del Financial Times. Questo sarebbe il vero piano B del governo greco per uscire dalla crisi: emettere una (quasi)moneta, cioè un titolo fiscale che funzionerebbe come mezzo di pagamento per sfuggire alla stretta monetaria imposta dall'Unione Europea e dalla BCE1. Munchau è stato però aspramente contraddetto sull'autorevole quotidiano britannico da Hugo Dixon, noto editorialista della Reuters. Secondo Dixon se la Grecia stampasse una sua moneta parallela si suiciderebbe2.

Comunque vadano le trattative in corso sul programma di “salvataggio” (?) della Grecia, una cosa è certa: il governo greco dovrà certamente porsi la questione se emettere o no una moneta nazionale, una moneta parallela all'euro, possibilmente al posto della dracma. Anche l'Italia ha un problema analogo di crisi di liquidità, e, secondo l'appello lanciato da Luciano Gallino, Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Guido Ortona, Stefano Sylos Labini e da chi scrive, dovrebbe emettere una sua moneta statale-fiscale3. Leggi tutto


Telmo Pievani: Un dialogo evoluto

nazione indiana

Un dialogo evoluto

Laura Di Corcia intervista Telmo Pievani

Charles Darwin Wallpaper by
                      kinepipeSecondo Leopardi la “natura” è crudele e la teoria evoluzionistica darwiniana non ha fatto che confermare questo sospetto, quello di un grosso meccanismo continuamente stritolante, dove ogni tassello non ha nessun altro interesse se non quello di badare a se stesso, pensare alla propria sopravvivenza. È davvero così? Perché, allora, esiste l’empatia, come mai gli uomini (alcuni fra loro) tendono a far comunità, ad aiutarsi reciprocamente? In parole semplici, l’uomo è un animale individuale o sociale?

Abbiamo posto queste domande a Telmo Pievani, filosofo della scienza ed epistemologo, grande conoscitore delle teorie evoluzionistiche che ci ha parlato di nuove frontiere, nello studio della nostra storia di uomini, di una selezione, operata a livello macro-individuale, fra gruppi, che tenderebbe a favorire gli individui cooperativi, a fare in modo che siano proprio loro (in apparente contraddizione con quanto sostenuto da Darwin nel suo L’origine della specie, 1859) a resistere nel tempo come modello vincente. Leggi tutto


Nico Macce: Il vostro futuro è una nuova Norimberga

carmilla

Il vostro futuro è una nuova Norimberga

di Nico Macce

Azov
                    JwpbzteNDR8Un anno è passato dalla caduta del governo Yanukovich in Ucraina, da Euromaidan. Da quella che tutti i media occidentali avevano annunciato come la seconda rivoluzione arancione per la democrazia.

Un anno denso di atrocità in quei luoghi e infarcito di menzogne e censure da parte dei principali media nostrani.

Non è mia intenzione ripercorrere le tappe di questa vicenda. Ci sono siti e blog che sono già molto esaustivi. Piuttosto ritengo importante inquadrare questa sporca e irresponsabile guerra creata dai poli imperialisti USA e UE dell’Alleanza Atlantica, in un disegno più ampio che si va formando in Europa e più in generale a livello internazionale.

Se menzionerò qualche dato è per i più pigri, che non hanno voglia di andarsi a documentare, ma che rischiano così di non avere la dimensione reale di quello che ritengo essere il rischio più grande di guerra su vasta scala che il pianeta stia correndo dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Leggi tutto


Augusto Illuminati: Hatuey sceglie l’inferno

alfabeta

Hatuey sceglie l’inferno

Augusto Illuminati

Tira un brutto vento neo-coloniale: aiutiamo i migranti e i buoni indigeni vittime del terrorismo Isis, riportiamo controvoglia e con benedizione sovranazionale i nostri stivaloni nelle sabbie libiche. Un nuovo intervento pacificatore è alle porte e il repertorio delle giustificazioni non differisce sostanzialmente da quello solito – dalla conquista delle Americhe alle gesta genocide di Graziani, cui del resto abbiamo dedicato a spese pubbliche un mausoleo ad Affile. E allora facciamo memoria.

Nella galleria degli orrori tracciata da Bartolomé de Las Casas (Brevísima relación de la destrucción de las Indias) spicca il capitoletto dedicato a Cuba: quando gli spagnoli sbarcarono nell’isola nel 1511, si comportarono forse più crudelmente che negli altri luoghi, scontrandosi con i Taínos, alla cui testa si era posto il cacique Hatuey, fuggito dalla già invasa Hispaniola (Haiti). Domandando i cubani chi fosse il Dio degli aggressori, Hatuey mostrò un canestro pieno d’oro e di gioielli e disse: ecco il Dio che i cristiani adorano e che vogliono procurarsi soggiogandoci e uccidendoci. Per scansare quella funesta cupidigia Hatuey gettò poi il canestro nel fiume e cercò di sfuggire e di resistere all’avanzata dei conquistadores. Alla fine fu catturato e condannato al rogo. Leggi tutto


Giorgio Lonardi: Politica e interesse nel “conflitto di tutte le cose”

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Politica e interesse nel “conflitto di tutte le cose”

di Giorgio Lonardi*

«Io non approvo affatto il tipo di costituzione che gli Ateniesi si sono scelti, per questo motivo: perché, scegliendo questo tipo di costituzione, hanno voluto che fosse la plebaglia ad aver la meglio sulla gente per bene. Di qui la mia disapprovazione. .. a quanto sembra, in questa città i poveri e la plebaglia contano più dei nobili e dei ricchi. È infatti il popolo che fa andare avanti la città; i timonieri, i capirematori, i comandanti in seconda, i manovratori, i timonieri». Così si esprimeva nella Grecia del V secolo a.C. un aristocratico (lo Pseudosenofonte) che descrive con disprezzo, frammisto a una profonda penetrazione analitica, la Costituzione democratica che gli ateniesi si erano dati.

Già duemilacinquecento anni or sono, nella prima democrazia della storia, si era consapevoli del principio in base al quale il bene comune è una chimera e la società politica trae senso e significato dalla competizione tra le classi sociali: chi primeggia detta le regole e comanda la nave, secondo il celebre detto del sofista Trasimaco, per cui la giustizia altro non è che l’utile del più forte. Leggi tutto


Jacques Sapir: L’Accordo Grecia-Eurogruppo

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L’Accordo Grecia-Eurogruppo

di Jacques Sapir

Jacques Sapir interviene nel contrastato dibattito sull’accordo tra la Grecia e l’Eurogruppo: nel breve termine si è evitato il caos e sono stati guadagnati quattro mesi di bilancio primario in pareggio invece che in avanzo, ma questo tempo va impiegato per preparare il Grexit, perché l’allenza europea anti-austerità è un’illusione e  soltanto un’uscita dall’euro potrà mettere fine alla politica tedesca dell’austerità

L’accordo raggiunto venerdì 20 febbraio tra la Grecia e l’Eurogruppo suscita commenti contrastanti. Per comprendere questo accordo e per analizzarlo è necessario situarlo nel suo contesto, sia nel breve che nel lungo termine.

 

Un accordo temporaneo

Questo accordo aveva lo scopo di evitare una crisi immediata. Il governo di Alexis Tsipras vi si era impegnato. Una crisi a meno di un mese dall’ascesa al potere probabilmente avrebbe provocato il caos. Inoltre, l’accordo merita di essere considerato nei dettagli. C’è molto di più di quello che dice Paul Krugman nel suo post per il New York Times. In realtà, la Grecia ha ottenuto diverse cose:

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Alberto Bagnai: Varoufakis

goofynomics

Varoufakis

di Alberto Bagnai

varoufakishttps://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=1KSmcUyAZwU

Un compagno economista mi ha proposto il video qua sopra. Ho condiviso seco lui ed altri illustri politici ed economisti di sinistra alcune considerazioni, che mi pregio di sottoporre alla vostra riverita attenzione. Faccio un cut and paste, così famo prima, eliminando dettagli che potrebbero farvi riconoscere gli interlocutori...



==============================INIZIO LETTERA==========================


Scusate, credo che dovrò smettere di frequentarvi perché abbiamo due concetti di democrazia diversi!

Io mi sto spaccando da cinque anni per informare, e se fossimo stati in dieci i risultati sarebbero stati cento volte tanto (guardate quanto poco mi considero).

Voi vi state chiedendo quale sia e se sia efficace la strategia di un politico che promette una cosa (restare nell'euro) e (forse) vuole farne un'altra, cioè di uno che nella migliore delle ipotesi è un paternalista alla Padoa Schioppa, nell'ipotesi intermedia un coglione, nella peggiore un ascaro della Bce.

Sinceramente trasecolo (e mi rammaricherei per i cinque anni buttati al cesso, se non mi fossi comunque divertito). Leggi tutto

Pasquale Cicalese: L'Italia ha perso nella guerra tra capitali

marx
                      xxi

L'Italia ha perso nella guerra tra capitali

di Pasquale Cicalese

draghi
                      merkel murales«La decisione di immettere base monetaria attraverso il canale dell’acquisto di titoli di stato per un totale di 130 miliardi da parte della Banca d’Italia ha due conseguenze. Mina il bilancio di Palazzo Koch impegnando – in maniera obbligatoria, pare – le riserve ufficiali anche auree. E impedisce in futuro allo stato italiano ogni genere di rinegoziazione o di dichiarare default del proprio debito senza determinare gravi conseguenze anche per la “sua Banca centrale”. Il QE funziona come un’ulteriore bardatura che impedirà al paese scelte diverse da quelle di stare in Europa, obbedendo a Berlino-Bruxelles a rischio di trasformarci in colonia politica». Paolo Savona, economista, già Ministro dell’Industria del governo Ciampi, in “Quel trucchetto di Draghi per incatenare l’Italia all’euro”. Il Foglio 12 febbraio 2015.

Abbiamo perso la guerra, perché non l’abbiamo mai combattuta. Resa senza condizioni, sin dal 1992, quando si decise la fine della Prima Repubblica fondata sul ruolo dei partiti nati dalla Resistenza e si decise, in ossequio a Washington e Berlino, di smantellare i colossi pubblici. Leggi tutto

 

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tonino

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Mar 3, 2015, 7:19:01 AM3/3/15
to sante gorini

Militant: La nuova frontiera radicale del capitalismo sostenibile

militant

La nuova frontiera radicale del capitalismo sostenibile

Militant

2011 11 02 occupy oakland strike
                    07Quasi contestualmente a questa lunga riflessione, in cui il neoministro greco Varoufakis spiega le ragioni della sua adesione e della sua critica al marxismo generalmente inteso, qualche giorno fa usciva un contributo di Slavoj Zizek su Repubblica, teso ad inquadrare politicamente il problema ISIS nello scenario globale. Due spunti profondamente diversi, ma che convergono verso un’identica ipotesi interpretativa della realtà ed un’unica soluzione politica per l’avvenire. Una casualità eccessivamente casuale per non destare interpretazioni – e preoccupazioni – politiche. Sebbene da punti di vista differenti, il ministro descamisado e il filosofo lacaniano confluiscono verso l’idea che il capitalismo vada salvato dalla barbarie, cioè da tutto ciò che si pone fuori dal perimetro liberale. Capitalismo o barbarie, termina la lunga riflessione del ministro greco; allo stesso modo, sebbene non così esplicito, Zizek converge spiegando che solo una tensione stimolante della sinistra radicale può salvare il capitalismo dai suoi eccessi liberisti, riaffermare il liberalismo come metodo politico progressista così da impedire sul nascere degenerazioni à la ISIS. Poco male, la solita fuffa buonista di una certa sinistra salottiera, potremmo liquidarla. Non fosse che Zizek da qualche anno viene percepito come uno dei più rilevanti maitres a penseer della nuova sinistra radicale e anticapitalista, mentre Varoufakis – insieme a Syriza – visto come possibile leader della sinistra europea. Leggi tutto


Luca Cangianti: Il viaggio dell’eroe e la coscienza di classe

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Il viaggio dell’eroe e la coscienza di classe

di Luca Cangianti

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                    Kaninchen und Ente 1
                    300x255L’eroe delle narrazioni moderne percorre lo stesso cammino di chi prende coscienza di una situazione d’oppressione e decide di ribellarsi. Nel Viaggio dell’eroe, un manuale di sceneggiatura di ampio successo, Chris Vogler afferma che il protagonista, l’eroe per l’appunto, è spinto a intraprendere un’avventura che lo strappa alla realtà quotidiana, portandolo alle soglie di un mondo straordinario nel quale dovrà superare prove mortali nel tentativo di sconfiggere il nemico. Tuttavia “Gli eroi non si limitano a visitare il regno dei morti per poi tornare a casa. Ne escono trasformati” (C. Vogler, Il viaggio dell’eroe, Audino, 2005, p. 128.)

 

Tre storie gestaltiche

Nel film Tutti a casa il sottotenente Alberto Innocenzi (Alberto Sordi), dopo il collasso dell’8 settembre 1943, intraprende un viaggio drammatico e picaresco attraverso l’Italia sconvolta dalla guerra e invasa dai nazisti. Innocenzi all’inizio si comporta da opportunista, ma il corso degli eventi lo cambia progressivamente. Nel finale, di fronte all’assassinio del suo compagno, ha uno scatto di dignità e decide di non subire più la violenza dell’oppressore. Prende coscienza, s’impossessa di una mitragliatrice e inizia a combattere: l’inquadratura si allarga sulle azioni coordinate di una brigata partigiana; l’eroe non è più solo, è parte di una comunità più grande che sfida il potere e crea a una nuova società. Leggi tutto


La tragedia greca: l’Europa a un bivio? Andrea Fumagalli:

quaderni s precario

La tragedia greca: l’Europa a un bivio?

di Andrea Fumagalli

In questi giorni si è concluso il primo round della trattativa tra governo greco ed Eurogruppo. Presentiamo qui una prima analisi dei risultati raggiunti, delle opportunità guadagnate e delle eventuali occasioni perse. L’intento è quello di problematizzare con lucidità l’attuale fase, importante e delicata, evitando di farsi cogliere dal disfattismo o viceversa dall’euforia. Il presente contributo si è avvalso di un fruttifero scambio di opinioni con Christian Marazzi.

o.90691Si è chiusa la prima fase della trattativa tra il governo Tsipras e la troika (ora chiamata “le istituzioni”) per la ristrutturazione del debito greco e il possibile superamento delle politiche di austerity. Non sappiamo ancora come il processo avviato nel mese di febbraio si concluderà e quindi è prematuro tracciare un bilancio definitivo. Ma alcune considerazioni possono essere avanzate già da ora.

 

La successione degli eventi

Cominciamo con i fatti. Perché un minimo di informazione è necessaria, per capire di che stiamo parlando.

Il 4 febbraio 2015 la Bce decide di non accettare più come garanzia “collaterale” i titoli di stato greci per fornire la liquidità necessaria al sistema creditizio greco al fine di far fronte alle normali operazioni bancarie. Di fatto, un drastico taglio alla liquidità greca che incentiva la fuga di capitali all’estero. Di fatto, un atto di terrorismo economico per condizionare la trattativa che si sarebbe aperta da lì a poco. Il governo greco inizia così la trattativa con una pistola puntata alla tempia. Leggi tutto


TTIP contro Commercio Equo e Solidale

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TTIP contro Commercio Equo e Solidale

Più del 97% degli intervistati di un sondaggio ufficiale dell’Unione Europea ha respinto l’accordo TTIP dopo che Barack Obama e 29 capi di governo dell’Unione europea l’avevano sostenuto lo scorso anno.

TTIP under pressure from protesters as Brussels promises extra safeguards, Guardian, 19 febbraio 2015

I profitti della crescita economica vengono sempre più spesso captati da un ristrettissimo numero di persone – nel 2016 l’1% della popolazione mondiale possiederà più del restante 99% – in grado di manipolare a proprio vantaggio i processi decisionali sempre meno trasparenti delle istituzioni internazionali.

Quello di cui abbiamo bisogno è una società equa e solidale che promuova un commercio, consumo, produzione, finanza equi e solidali. Ossia: più decentramento (autonomia, federalismo), più open source (trasparenza), redistribuzione delle ricchezze mondiali e fine del giogo debitorio, più partecipazione democratica, più giustizia (la legge sia uguale per tutti) e, non ultimo, maggiore senso di responsabilità nei confronti del nostro pianeta e degli esseri viventi che lo abitano.

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Alessandra Daniele: Il paradosso dei gemelli

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Il paradosso dei gemelli

di Alessandra Daniele

Matteo è un cazzaro.

Fa promesse che non potrà mai mantenere, solo per rastrellare più voti che può dove può.

Niente di quello che promette è realizzabile, a parte una riduzione dei diritti, un regresso al secolo passato.

Matteo è un reazionario che si finge un rinnovatore, un pollo d’allevamento che si spaccia per un outsider.

Matteo è telegenico.

Non perché sia bello, è un bamboccio grasso e sudaticcio, ma ha l’aria familiare, sembra un cugino.

La sua prima apparizione televisiva risale a un quiz Mediaset degli anni 80.

Oggi occupa tutti gli spazi televisivi che può per pompare la sua immagine, perché in fondo solo d’immagine consiste.

Matteo è un bulletto. Leggi tutto


Luca Ricolfi: Gli squilibri mai corretti e il silenzio dell’Europa

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Gli squilibri mai corretti e il silenzio dell’Europa

di Luca Ricolfi

Tre cose sembrano chiare, per ora. La prima è che la Grecia non abbandonerà l’euro. La seconda è che l’Europa le presterà altri soldi. La terza è che i politici, greci ed europei, faranno di tutto per nascondere la verità alle rispettive opinioni pubbliche.

La verità, infatti, è indigeribile sia per Tsipras, sia per gli altri governi europei. Per questi ultimi, e in particolare per quelli che hanno dovuto inghiottire le amare medicine (austerità e riforme) imposte dalla Troika, sarà dura spiegare l’ennesimo salvataggio della Grecia. È possibile che le loro opinioni pubbliche non capiscano (o capiscano fin troppo bene), e che in Paesi come la Spagna, il Portogallo e forse anche l’Italia, monti la tentazione di fare come in Grecia, e cresca il consenso ai partiti anti-uro. Per Tsipras, d’altro canto, sarà dura nascondere che il prestito che si accinge a ricevere dall’Europa ha un prezzo politico, e che il suo governo avrà le mani legate più o meno quanto quelli che l’hanno preceduto.

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Luigi Pandolfi: L'ipocrisia di Bruxelles sui debiti di Atene

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L'ipocrisia di Bruxelles sui debiti di Atene

di Luigi Pandolfi

A proposito della trattativa tra Atene e Bruxelles ci sono dei “non detti” che, obiettivamente, impediscono un discernimento consapevole della reale posta in gioco. Da più parti è stato sostenuto, a ragione, che la partita è tutta politica, che la stessa travalica i confini della Grecia e rimanda all’attuale modello di costruzione Europea. Tutto vero. Ci sono elementi, tuttavia, che potrebbero corroborare tale assunto? Si, vediamo quali.

In campagna elettorale Syriza aveva rivendicato il diritto della Grecia a chiedere una moratoria sul proprio debito. La tesi era questa: il paese non è più nelle condizioni di sopportare politiche di austerità per garantire la sostenibilità di un debito che per gran parte, ormai, è da considerarsi impagabile. Anziché pretendere ulteriori salassi a danno del popolo greco, le istituzioni Europee farebbero bene, pertanto, a prendere in considerazione l’ipotesi di un taglio del suo valore nominale, ovvero quella di una sua generosa ristrutturazione. Idea peregrina o soluzione plausibile?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare qualche passo indietro, riportando alla luce un paio di passaggi cruciali, illuminanti, di questa vicenda.

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Stefano Lucarelli: I luoghi dell’etica economica

nazione indiana

I luoghi dell’etica economica

[Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo la postfazione al volume L’Europa dei territori. Etica economica e sviluppo sociale nella crisi a cura di Emanuele Leonardi e Stefano Lucarelli, Orthotes, 2014]

di Stefano Lucarelli

8262008644 bf6568594f zHeidegger: Così come non si possono tradurre le poesie, non si può tradurre un pensiero. Si può tuttavia in ogni caso parafrasarlo. Ma appena si tenta una traduzione letterale, tutto viene modificato.
Spiegel: È un’idea scomoda.
Heidegger: Sarebbe bene si prendesse sul serio e su grande scala questa scomodità e si meditasse finalmente su quale trasformazione, ricca di conseguenze, abbia subito il pensiero greco attraverso la traduzione nel latino dei Romani, un evento che ancora oggi ci impedisce un sufficiente ripensamento delle parole-base del pensiero greco.

Postfazione
Tra l'economia politica e la politica economica: i luoghi dell'etica economica

I luoghi dell’etica economica

Parlare di etica economica comporta innanzitutto un lavoro di comprensione non banale di questa coppia di parole – il sostantivo “etica” e l’aggettivo “economica” – parole che sorgono molti anni fa all’interno del pensiero filosofico greco, e, in particolare all’interno della riflessione di Aristotele (Stagira, 384 a.C. o 383 a.C. – Calcide, 322 a.C.).

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Massimo Zucchetti: Il MUOS è US Navy, non NATO

manifesto

Il MUOS è US Navy, non NATO

Ed è un pericolo, non una difesa.

Massimo Zucchetti

MuosIl mutuo soc­corso fra scri­venti sui quo­ti­diani (io non oso chia­marmi gior­na­li­sta, non intendo usur­pare una qua­li­fica così apprez­zata oggidì in Ita­lia: TUTTI gli ita­liani amano i gior­na­li­sti, no?) è una buona norma.

A volte capita ai noi scri­venti sui quo­ti­diani di dover essere costretti, da — diciamo — indi­ca­zioni edi­to­riali dall’alto a dover scri­vere di cose delle quali non sap­piamo asso­lu­ta­mente nulla: allora ci si arran­gia come si può, e magari — pur­troppo — si costrui­sce tutto il pro­prio pezzo su affer­ma­zioni di base che sono false.

Angelo Pane­bianco firma addi­rit­tura un edi­to­riale sul Cor­riere della Sera, noto quo­ti­diano a dif­fu­sione nazio­nale, dal titolo:

Sen­tenze miopi e tagli sba­gliati, le armi pun­tate con­tro di noi

Non entro nel merito della prima parte dell’articolo, tutto in soc­corso e difesa della Difesa, tutto pieno di rim­pianto sul “c’eravamo poco armati”, tutto ardente di nuovo spi­rito guer­riero verso Tri­poli bel suol d’amore, tutto scan­da­liz­zato su come molti depu­tati abbiano osato espri­mere addi­rit­tura la loro “oppo­si­zione di prin­ci­pio” verso l’acquisto degli F-35, nota arma anti­ter­ro­ri­stica effi­ciente e a basso costo: il tutto in que­sto Grave Momento in cui l’ISIS — impresa con star­tup USA — minac­cia di inva­dere Roma. Leggi tutto


Statis Kovelathis: L'alternativa in Grecia

vocidallestero

L'alternativa in Grecia

di Statis Kovelathis*

tsipras perplessoLa strategia negoziale della leadership di Syriza ha fallito. Ma non è ancora troppo tardi per evitare una sconfitta totale.

Cominciamo con un fatto che dovrebbe essere indiscutibile:  venerdì il governo greco è stato trascinato in un accordo con l’Eurogruppo che equivale ad una precipitosa ritirata.

Il regime del memorandum sarà prorogato, l’accordo sul prestito e la totalità del debito sono riconosciuti, la “supervisione”, altra parola per indicare  il governo della troika, sarà continuata sotto altro nome, e vi sono ora ben poche possibilità che il programma di Syriza possa essere attuato.

Un fallimento così totale non è, e non può essere, una questione di fortuna, o il risultato di una tattica mal concepita. Esso rappresenta la sconfitta di una linea politica ben precisa che ha ispirato la strategia del governo.

 

L’Accordo di Venerdì

Nello spirito di un mandato popolare per il rovesciamento del regime del memorandum e la liberazione dal debito, la parte greca è entrata nel negoziato respingendo la proroga dell’attuale “programma”, concordato con il governo Samaras, e rifiutando la tranche del prestito di 7 miliardi di €, ad eccezione del profitto di 1,9 miliardi di € sui titoli greci, a cui aveva diritto.

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Alberto Prunetti: Nous sommes Stephan

carmilla

Nous sommes Stephan

di (uno pseudo) Alberto Prunetti

Finalmente dopo giorni di attesa sono arrivate le motivazioni della sentenza della Cassazione sul processo Eternit.

Sono 148 lunghe pagine colme di considerazioni giuridiche che i giornali stanno riassumendo con uno strano senso di stupore e meraviglia. Non vedo di che stupirsi. A quanto pare, un minuto dopo aver fatto un fallimento strategico la Eternit non aveva altri obblighi verso il territorio che aveva inquinato per anni. E quindici anni dopo esser scappata all’estero, la multinazionale dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny era ormai aldilà del bene e del male e quindi ingiudicabile rispetto alla morte dei suoi lavoratori.

Mi sembra doveroso. Il processo non andava neanche fatto. A saperlo, i manager della Eternit potevano quasi rimanere in Italia. O almeno lasciare le valigie al deposito bagagli.

Una sentenza che farà testo. Ne tenga conto chi sta facendo start-up d’impresa. Gli imprenditori adesso possono ritornare. Tanto più che qui ora si licenzia a nastro, abbiamo asfaltato l’asfaltabile e il nuovo progetto di legge sui reati ambientali pare sia stato rottamato prima ancora di passare sulla Gazzetta ufficiale. Leggi tutto


Donatella Di Cesare: I “Quaderni neri” e l’etica della lettura

scenari

I “Quaderni neri” e l’etica della lettura

Donatella Di Cesare

Intervengo su questo tema senza molto entusiasmo, perché non ho una particolare predilezione per le polemiche. Da quando ho pubblicato il primo articolo su questo tema (Heidegger, das Sein und die Juden, “Information Philosophie” 2, 2014), e quindi il libro Heidegger e gli ebrei. I “Quaderni neri”, Bollati Boringhieri, Torino 2014, mi sono resa conto della necessità di prendere parte a un dibattito, talvolta anche acceso. E così è stato. In questo periodo non passa d’altronde giorno che in Italia, in Francia, in Germania, in Israele (meno, per ora, negli Stati Uniti), la discussione critica non coinvolga nuove voci e non si estenda a temi ulteriori. L’apice è stato forse il convegno “Heidegger et le juifs” che si è tenuto a Parigi tra il 22 e il 25 gennaio.

Certo, per dibattere, devono essere date le condizioni. Non sembra questo il caso del breve scritto pubblicato da Andrea Zhok, infelice già nel titolo: “La deludente verità dell’antisemitismo di Heidegger”. C’è un antisemitismo la cui verità sarebbe deludente?

Ma torniamo alla tesi di Zhok. Dopo fumose argomentazioni, improbabili traduzioni (Menschentümlichkeit = modo d’essere dell’umanità, Machenschaft = dominio manipolativo), un linguaggio filosofico impreciso (fatale e destinale usati come sinonimi), giudizi sommari e non motivati, si evince la sua tesi nelle ultime righe: “La deludente verità dell’antisemitismo di Heidegger non è nulla di demoniaco ed indicibile, nulla di controverso, ma magari ardimentoso, no, si tratta, mestamente, dell’unica cosa che a un filosofo non si può perdonare: la superficialità”. Leggi tutto


Alessandro Dal Lago: L'accanimento neo-coloniale

marxismo libertario

L'accanimento neo-coloniale

di Alessandro Dal Lago

Il vento s’è por­tato via tutte le scioc­chezze dette e scritte per moti­vare, quat­tro anni fa, l’intervento Nato in Libia. La disin­for­ma­zione, le chiac­chiere anti-pacifiste dei guer­rieri da salotto, l’enfasi nazio­na­li­stica e pseudo-umanitaria che spin­geva l’allora oppo­si­zione di centro-sinistra a pre­mere su Ber­lu­sconi per far la guerra al suo ex-amico Ghed­dafi. E oggi la stessa reto­rica bel­li­ci­sta pro­rompe dalle parole di due mini­stri come Gen­ti­loni e Pinotti. Con la dif­fe­renza che il ber­sa­glio non è più un dit­ta­tore inde­bo­lito e desti­nato pre­ve­di­bil­mente a fare una fine orrenda, ma un nemico in larga parte sco­no­sciuto e che appare ubi­quo e capace di mobi­li­tare alleati in mezzo mondo, dal Magh­reb all’Iraq.

Natu­ral­mente, per quanto le parole dei due mini­stri siano state avven­tate, è impos­si­bile che si siano inven­tate di sana pianta. È quindi pro­ba­bile che il nostro governo stia già lavo­rando per un inter­vento armato che allon­tani i taglia­gole dalle coste della Libia. Que­sta volta a sof­fiare sul fuoco c’è anche Ber­lu­sconi, che mira, con la scusa dell’interesse nazio­nale, a met­tere in dif­fi­coltà Renzi e a far dimen­ti­care le sue respon­sa­bi­lità nel 2011. Leggi tutto


M.Cento e R.Ferrari: Il capitale «apre» i confini: accumulazione e crisi del globale in Rosa Luxemburg

conness precarie

Il capitale «apre» i confini: accumulazione e crisi del globale in Rosa Luxemburg

di Michele Cento e Roberta Ferrari

Dopo l’introduzione al seminario dedicato a Riforma e Rivoluzione di Rosa Luxemburg che ∫connessioni precarie ha organizzato lo scorso autunno, pubblichiamo la seconda parte dedicata a una lettura fedele ma libera dell’accumulazione del capitale. Lo scopo principale  non è tanto una filologia politicamente corretta dell’opera di Luxemburg, ma la presentazione di alcuni spunti che partendo dalla sua analisi siano all’altezza della sua intelligenza e della sua coerenza.

 «…esige un’illimitata libertà di movimento…e perciò una possibilità sconfinata di disporre di forza lavoro addizionale»

Hier ist die Rose1 231x300«Gli errori che compie un reale movimento operaio rivoluzionario sono sul piano storico incommensurabilmente più fecondi e più preziosi dell’infallibilità del miglior comitato centrale», scrive Rosa Luxemburg in I problemi di organizzazione della socialdemocrazia. Vale forse la pena iniziare da qui perché, nelle pagine che seguono, ci occuperemo in fondo della fecondità degli errori, non del movimento operaio, ma di Rosa Luxemburg. Non è certo una novità che le tesi espresse dall’Accumulazione del capitale, volume che Luxemburg pubblica nel 1913, siano basate sull’assunto errato che l’affermazione mondiale del capitalismo coincida con la sua crisi definitiva. Quale significato può allora avere rileggerle oggi, nel momento in cui l’estensione globale del dominio capitalistico è direttamente proporzionale non solo all’inflessibilità del suo comando, ma anche alla rimozione di ogni scenario alternativo allo sviluppo capitalistico? Ha certamente ragione Slavoj Žižek quando sostiene che siamo capacissimi di immaginare la fine del mondo in seguito a un’invasione marziana, ma la catastrofe del capitalismo rimane per noi impensabile. La fecondità politica dell’errore di Luxemburg deve essere misurata allora su questa incapacità, non per trarre dalla sua oepra la via finalmente rischiarata per la rivoluzione, ma per acquisire strumenti utili alla comprensione del presente capitalistico, nel quale crisi e ripresa si giustappongono per consolidare il dominio del capitale sul lavoro che, nonostante le difficoltà organizzative, tenta sempre di sottrarsi agli imperativi che gli sono imposti, sia pure in maniera per lo più estemporanea. È cioè un presente di dominio e di lotta, di processi consolidati e di insorgenze improvvise, di rischi e di opportunità.

Fin qui, rientreremmo però ancora nell’ambito del «classico», inteso appunto come testo capace di parlare al presente. Un ambito irto di confini interpretativi, che vigila sulle letture dell’opera e le vaglia scrupolosamente. Leggi tutto


Salvatore Biasco: Concorrenza fiscale o regolazione fiscale del Capitalismo?

ripensare la sinistra

Concorrenza fiscale o regolazione fiscale del Capitalismo?

Un bilancio europeo1

di Salvatore Biasco

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                            klee jumperIntroduzione e sintesi

E’ bene iniziare con una sintesi su ciò che tratta il saggio. Non é di percezione comune nella sinistra che in campo fiscale si giochino pezzi della regolazione del capitalismo mondiale. Ed é sfuggito a molti che - sempre in campo fiscale - é stata varata l’unica vera regola mondiale da molti anni a questa parte, siglata da un concerto di paesi a ottobre 2014, quella che porta allo scambio automatico di informazioni tra amministrazioni fiscali (di cui dirò). Pur essendo una rivoluzione da non sottovalutare, che pone qualche serio problema ai grandi patrimoni, a evasori e al denaro sporco, é una regola incompleta. Non pone, infatti, altrettanti problemi alla capacità della multinazionali di sfuggire legalmente alla tassazione, di sottrarre quest’ultima al paese in cui hanno prodotto reddito e sostanzialmente tenerla per sé, Non solo un danno di gettito, ma un'alterazione conseguente della concorrenza a proprio favore. Dovrà pure essere affrontata una situazione che vede imprese come Amazon, Apple, Starbrook e tantissime altre riuscire a pagare, sì e no, il 2% sui propri profitti, mentre altre sono soggette a tassazione piena e il lavoro é ipertassato.

Si insiste molto sulla perdita di efficacia dello Stato nazionale di fronte alla globalizzazione finanziaria. Ma, in questo campo, é così solo in parte. Gli Stati nazionali (soprattutto europei) non hanno perso potere impositivo a causa della globalizzazione, ma a causa della competizione fiscale.

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Miguel Mellino: Syriza, l’Europa e la dura legge del Minotauro

euronomade

Syriza, l’Europa e la dura legge del Minotauro

Note sulla congiuntura attuale a partire da “Il Minotauro globale” di Yanis Varoufakis

di Miguel Mellino

Politica e mitologiaminotauro

Yanis Varoufakis è balzato definitivamente alla ribalta dopo la vittoria di Syriza in Grecia. L’arrivo di Varoufakis nei labirinti del potere UE – come ministro delle finanze del governo Tsipras – può essere considerato come uno degli effetti più rilevanti del ciclo di lotte anti-austerity che è andato sviluppandosi nell’Europa meridiana, ma non solo, negli ultimi anni. La vittoria di Syriza pone l’UE come mai prima di fronte a un bivio: perseverare in modo diabolico nel proprio dispotismo neoliberista, e confermare così la sua guerra di classe alle diverse popolazioni europee, o cominciare a cedere a un movimento che prima o poi non potrà più contenere, se non ricorrendo a forme di violenza sempre più esplicite. Tsipras e Varoufakis rappresentano oggi qualcosa come il “punto nodale”, per riprendere qui un noto concetto lacaniano, dell’attuale scontro tra l’Europa costituita e l’Europa costituente. Al di là della mitologia costruita dai media soprattutto italiani sui “sembianti” di questi due uomini – ritratti spesso insieme, e che vanno da uno Tsipras cresciuto al “caldo del movimento no global” e della “tradizione della sinistra italiana” (come se questo di per sé fosse garanzia di qualcosa), a un Varoufakis “diverso” perché arrivato in moto al vertice dell’Eurogruppo (in un ibrido tra James Dean e Che Guevara) – sappiamo ancora poco del modo in cui intendono portare avanti la richiesta di una svolta anti-austerity in Europa per affidare unicamente al loro operato nell’ambito delle istituzioni comunitarie, ovvero alla “polizia” (per stare al modo in cui Jacques Ranciére ha definito le istituzioni sovrane moderne), il nostro futuro “politico”. E questo, ovviamente, al di là della buona volontà di entrambi. Forse si può ricavare qualche indizio in più di ciò che potrà accadere da una lettura del libro più importante di Yanis Varoufakis Il Minotauro globale (Asterios, 2012), rimasto misteriosamente in secondo piano (quasi mai citato) negli attuali dibattiti. Leggi tutto


David Casanova: Te ne accorgi solo dopo 25 anni. Ma nel frattempo sono andati avanti

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Te ne accorgi solo dopo 25 anni. Ma nel frattempo sono andati avanti

Il caso delle privatizzazioni italiane

di David Casanova

Siamo giunti, quasi inconsapevolmente, ad un situazione paradossale, venticinque anni fa neppure lontanamente immaginabile. Chi si sarebbe mai immaginato di pagare in toto l'acqua, lo smaltimento dei rifiuti, un'imposta sulla prima casa, addirittura l'illuminazione pubblica!

Dico venticinque anni fa non a caso, dal momento che a inizio anni '90 in Italia le cose cambiano completamente, in maniera oserei dire violenta e repentina sotto la collaudata minaccia della "shockdoctrine" .

Lo scoppio dello scandalo di mani pulite fu detonatore di alcuni provvedimenti politici ed economici di impronta neoliberista che hanno segnato e stanno segnando la vita repubblicana e dei suoi cittadini in maniera indelebile.

Il tormentone di tangentopoli iniziò a inizio 1992,  comportò un enorme shock politico al quale si rispose con i governi Amato (1992-1993) e Ciampi (1993-1994). Leggi tutto


Roberto Finelli: Il controtempo di una prassi radicale

manifesto

Il controtempo di una prassi radicale

Roberto Finelli

«Insorgenze» di Mario Pezzella per Jaca Book. Il culto del denaro e del profitto. Una sofisticata analisi della società contemporanea

Mario Pez­zella è da sem­pre un intel­let­tuale raf­fi­nato e a tutto tondo, di come ormai ne com­pa­iono sem­pre più rara­mente. Stu­dioso di filo­so­fia, let­te­ra­tura, este­tica, cinema, tra­dut­tore dal tede­sco e dal fran­cese, fre­quen­ta­tore dell’impegno poli­tico e civile, ha sem­pre stretto que­ste diver­sità di campi e disci­pline nell’unità del radi­ca­li­smo cri­tico, d’ispirazione mar­xiana. Ricer­cando con osti­na­zione e acume vie d’uscita pos­si­bili dalla gab­bia d’acciaio e dalla regres­sione, eco­no­mica, ma, non di meno, morale, psi­co­lo­gica e antro­po­lo­gica indotta dalla dif­fu­sione, a piene mani, sulla scena mon­diale dell’unica civiltà del «Capi­tale». Fedele a que­ste istanze, con una coe­renza di per­corso che con­duce fre­quen­te­mente alla soli­tu­dine e al disco­no­sci­mento, Pez­zella ripro­pone oggi la ric­chezza della sua rifles­sione estetico-filosofico-politica nel suo ultimo volume, Insor­genze, pub­bli­cato da Jaca Book.

La tesi fon­da­men­tale del libro, di con­tro a let­ture solo eco­no­mi­ci­sti­che del mondo con­tem­po­ra­neo e pre­senti ancora in un certo mar­xi­smo sem­pre più resi­duale, è sulla natura teo­lo­gica, «spi­ri­tuale», del capi­ta­li­smo glo­ba­liz­zato nel quale viviamo. L’anima del capi­tale è infatti «astratta», imma­te­riale, volta solo al pro­fitto e alla sua accu­mu­la­zione: alla cre­scita della sua quan­tità ini­ziale di denaro e all’espansione, sem­pre più ampia, di que­sto ciclo. Pena la pro­gres­siva emar­gi­na­zione ed espul­sione dal mer­cato a motivo della con­cor­renza degli altri capi­tali. Leggi tutto


Paolo Cardena: Unite i puntini

vincitori e vinti

Unite i puntini

Paolo Cardena

Ve la faccio breve...

Vi ricordate il caso Cipro, nei primi mesi del 2013? Da quelle parti, a quei tempi (ma anche dopo, a dire il vero), il sistema bancario era prossimo al collasso. Come è andata a finire è cosa nota.

Negli ultimi due mesi, le banche della Grecia hanno subìto un deflusso di capitali di quasi 25 miliardi euro. Ed è assai probabile che la fuga di capitali si intensifichi se non si dovesse trovare un accordo sul salvataggio della Grecia

Il sistema bancario italiano è gravato da oltre 300/320 miliardi di euro di crediti deteriorati e quindi di dubbia esigibilità. Questi sono quelli noti.... Tant'è che stanno cercando di creare una bad bank per ripulire i bilanci delle banche gravate da tanto marciume. Ovviamente sarà fatto a carico dei contribuenti.

Come sapete il fisco, da quest'anno, invierà ai contribuenti il mod. 730 precompilato. A mio avviso sarà caos. Perché, ad oggi, il fisco non è in grado di conoscere in anticipo molte spese detraibili sostenute dai contribuenti (ad esempio quelle mediche, oppure quelle per l'istruzione dei figli o altre spese). Quindi, la precompilazione del mod. 730 da parte del fisco sarà assai parziale. Parziale,  ad oggi, ma non domani. Perché si ha il fondato sospetto che questa misura (quella del 730 precompilato) altro non è che un provvedimento propedeutico a qualcosa di più incisivo e articolato, come ad esempio l'eliminazione del contante o la feroce diminuzione della soglia di utilizzo del contante. Leggi tutto


Nicola Lagioia: Cosa si nasconde dietro le nostre rabbie quotidiane

internazionale

Cosa si nasconde dietro le nostre rabbie quotidiane

Nicola Lagioia

big 7“Dovresti finire in galera”. “Sei un cane!”. “Pezzo di merda”. “Peggio della camorra”. “Si vergogni! Sono una professoressa e so quanto soffrono i ragazzi sovrappeso quando vengono sfottuti dai compagni, e lei merita di essere rinchiuso qualche anno in un centro di rieducazione mentale”. “Ti auguro la morte”.

Molti di quelli che fino al mese scorso piazzavano l’icona Je suis Charlie sulle foto del loro profilo Twitter o Facebook non si sono fatti problemi a scagliarsi qualche giorno fa contro Alessandro Siani. Il comico, in nome di un cattivo gusto che non arriva ai talloni di quello sfoderato dal settimanale satirico francese, ha canzonato in diretta nazionale un ragazzino obeso.

Non amo la comicità di Siani, mi sembra morda poco e grossolanamente. Ma non posso non notare la contraddizione in chi, sentendosi ferito da un’offesa rivolta ad altri (”ma ci entri nella poltrona?”, che se volete è la versione moscia del Benigni prebeatificazione, quando diceva di Giuliano Ferrara “pensa che vita senza toccarselo mai, non ci arriva mica!”) non vede l’ora di ferire a sua volta augurando il decesso o la reclusione coatta all’autore dell’offesa. Non è la riprovazione di per sé a sembrarmi rivelatoria, ma la violenza con cui è espressa. Il caso di Siani è solo l’ennesimo in cui, crepato il vaso di Pandora del politicamente corretto, ne vengono fuori strani spettri. Leggi tutto

 

I più letti

tonino

unread,
Mar 6, 2015, 5:20:30 PM3/6/15
to sante gorini

Fabrizio Marchi: Nani, ballerine e servi

linterferenza

Nani, ballerine e servi

Fabrizio Marchi

Nani, ballerine e servi conclamati. Sto naturalmente parlando della quasi totalità dell’attuale classe politica che governa (per conto terzi…) direttamente o indirettamente questo paese. Lo sapevamo già ma il voto di ieri alla Camera sul (mancato) riconoscimento dello Stato di Palestina lo conferma ancora una volta, qualora ce ne fosse stato bisogno.

Unica eccezione - va doverosamente registrato – quella del M5S, cioè l’unica forza politica, pur con tutte le sue strutturali contraddizioni, che ha chiesto il riconoscimento immediato dello Stato palestinese, senza se e senza ma, come si suol dire.

Il partito unico che ci governa (ivi compresa la Lega Nord e il cespuglio “rosafuxia” alla “sinistra” del PD, cioè Sel) i cui esponenti fingono di litigare nei vari talk-show, non è stato neanche capace di votare quella che di fatto sarebbe stata poco più di una mozione di intenti (ma con un suo valore simbolico) e che non avrebbe comunque comportato nessuna ricaduta concreta sulla realtà della cosiddetta “crisi” israelo palestinese, cioè l’occupazione neocoloniale e razzista a cui è sottoposto da decenni il popolo palestinese da parte dello stato di Israele e di tutti i suoi governi, nessuno escluso. Leggi tutto


Lelio Demichelis:

sbilanciamoci

La macchina del consenso al servizio dei potenti

di Lelio Demichelis

Ieri c’era la propaganda, oggi ci sono le spinte gentili con cui gli architetti delle decisioni ci indirizzano nel prendere le decisioni “giuste” per chi comanda

Oligarchia. Ma anche élite, aristocrazia, tecnocrazia. Concetti ovviamente diversi ma molto simili negli effetti che producono contro la democrazia. Ma sempre più con il nostro consenso. Dalla Repubblica dei filosofi di Platone alle tecnocrazie europee al governo autoreferenziale di Renzi – passando per le analisi di Mosca, Pareto, Michels, Wright Mills, Lasch e arrivando a Canfora e Zagrebelsky – questa sembra purtroppo la legge ferrea del potere.

Perché anche l’oligarchia ha una propria macchina del consenso per sé. Efficientissima. Collaudata per secoli. Si veste di egemonia e di dominio. Indossa spesso una maschera democratica o si declina virtuosamente in classe dirigente o in neoborghesia. Si legittima incessantemente e agisce attraverso una sorta di foucaultiana microfisica di poteri e saperi oligarchici. Ed è biopotere.

Scriveva nel 1928 Edward Bernays (nipote di Freud e consulente di governi e di grandi imprese, grande teorizzatore e produttore di propaganda) che la manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini della gente ha un ruolo importante e necessario soprattutto in una democrazia, per dare ordine al caos. Leggi tutto


Christian Marazzi: L’eterno ritorno della crisi

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L’eterno ritorno della crisi

di Christian Marazzi

In questi giorni sui due maggiori giornali economico-finanziari, l’Economist e ilFinancial Times, sono apparsi articoli su quello che gli economisti chiamano losquilibrio fondamentale, quella situazione in cui alcuni paesi importano eccessivamente mentre altri esportano anch’essi eccessivamente, utilizzando però i ricavi  di queste esportazioni non per investire al loro interno, bensì per finanziare i deficit e i debiti dei paesi importatori. E’ precisamente questo squilibrio fondamentale che, a partire dagli anni ’80, ha portato gli Stati Uniti a gonfiare l’indebitamento pubblico e, soprattutto, quello privato attraverso quella ingegneria finanziaria ipertossica che, nel 2008, ha fatto esplodere la bolla dei subprime, innescando una crisi globale senza precedenti. Uno squilibrio simile lo si è avuto in Europa con i surplus della bilancia commerciale tedesca e con l’indebitamento pubblico e privato delle economie cosiddette periferiche, uno squilibrio anch’esso fondamentale che ha portato alla crisi dei debiti sovrani e a tutto quello che ne è seguito, ossia le tristi misure d’austerità che non hanno fatto altro che aumentare i debiti pubblici.

Sembrava che nel corso di questi anni di crisi lo squilibrio si fosse attenuato, come dimostrato dalla riduzione del deficit commerciale americano. E invece le cose stanno altrimenti, con l’Europa che ha un surplus commerciale trainato dalle esportazioni soprattutto tedesche (verso gli USA, ma anche verso la Cina e la Russia), e una Cina che, seppur in perdita di velocità, continua comunque ad esportare più di quanto importa, ma soprattutto con questi paesi che, invece di investire al loro interno, continuano a preferire gli investimenti speculativi dei loro risparmi all’estero. Leggi tutto


Alessandro Zabban: Sharing Economy: come il capitale assorbe la sua critica

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Sharing Economy: come il capitale assorbe la sua critica

di  Alessandro Zabban

6a010535373ed2970c01538e044c93970bScegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo […], scegliete la vita”.

Tutti questi pressanti imperativi sociali, efficacemente descritti nella scena iniziale di Trainspotting e a cui il protagonista Mark Renton cerca disperatamente di fuggire, sulle note di Lust for Life di Iggy Pop, in nome di una vita più autentica e più libera, sono già il passato. Il sistema non ti chiede più di rispettare un orizzonte normativo ristretto e monotono; al contrario: la società e le forme economiche che la sorreggono gridano in coro la tua libertà rispetto alle istituzioni tradizionali, la tua autonomia e autenticità rispetto all’automatismo fordista, la tua originalità rispetto al livellamento massimalista prodotto dal welfare state, la tua flessibilità rispetto alla ripetitività del posto fisso.

La nuova economia parla il linguaggio anglofono della flexibility, della competitiveness, e più recente della sharing economy. La nuova narrazione liberista inventa un sistema ideologico complesso e raffinato che relega le vecchie forme del lavoro, stabili e protette, nel reame della noia e alle quali contrappone le eccitanti innovazioni “smart” del capitalismo globalizzato. Peccato che proprio dietro queste presunte nuove frontiere delle liberazione si nascondano condizioni lavorative decisamente deteriorate e la revoca dei più basilari dei diritti in un contesto di proliferazione dello sfruttamento e di crescita delle disuguaglianze. Leggi tutto


Gennaro Zezza: Euroexit e salari

economiaepolitica

Euroexit e salari

Gennaro Zezza

uscitaProsegue il dibattito suscitato dallo studio di Realfonzo e Viscione che ha messo in luce gli effetti positivi di una uscita dall’euro ma anche i rischi per il mondo del lavoro. Dopo gli interventi di Salvatore Biasco e del Keynes blog, secondo i quali è necessario permanere nell’euro per evitare conseguenze a loro avviso molto gravi, pubblichiamo un intervento diametralmente opposto di Gennaro Zezza. L’autore considera “apocalittiche” le posizioni di Biasco e del Keynes blog, ma ritiene anche eccessive le preoccupazioni di Realfonzo e Viscione sui rischi salariali e occupazionali, sostenendo che l’euroexit sia necessaria per praticare politiche di pieno impiego.

***

L’intervento di  Realfonzo e Viscione sulle possibili conseguenze di una uscita dell’Italia dall’eurozona sta suscitando un certo dibattito. Il commento di Salvatore Biasco prefigura scenari apocalittici, dati dalle ripercussioni sui bilanci bancari del deprezzamento delle attività finanziarie in “nuove valute”. La redazione di Keynes blog sembra concordare con Biasco sulle conseguenze catastrofiche, per il sistema finanziario internazionale, di una rottura della eurozona, ed enfatizza il modesto impatto che la svalutazione di una “nuova valuta” avrebbe sulla crescita. Leggi tutto


Fabio Vander: La scesa in campo di Landini e la sinistra italiana

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La scesa in campo di Landini e la sinistra italiana

di Fabio Vander

L’intervento di Maurizio Landini in forma di intervista al «Fatto quotidiano» di domenica 22 febbraio, è importante, ma richiede da subito approfondimenti e precisazioni.

Importante che si muova qualcosa a sinistra. Era il segnale che molti aspettavano. Dopo aver passato autunno e inverno con mobilitazioni di piazza (manifestazione del 25 ottobre, sciopero Cgil-Uil, sciopero “sociale”, mobilitazioni pro-Grecia di Tsipras, ecc.), era evidente che mancava il precipitato politico di tutto ciò. Non si riusciva mai ad arrivare al punto. L’assenza della sinistra sulla scena politica italiana si è fatta sempre più grave. L’intero panorama politico del Paese ne ha risentito e ne risente. Il successo di Renzi è anche se non soprattutto conseguenza di questo. Cioè del combinato disposto del fallimento della sinistra interna al PD, quella di Bersani, che nel 2013 ha perso l’ennesima sfida elettorale, come della inesistenza della sinistra radicale, per colpa di Vendola e Ferrero, di Sel e di Rc.

Come prevedibile non era con le manifestazioni di piazza che si poteva surrogare alla mancanza della sinistra. Né con iniziative “dal basso” come la raccolta di firme per un referendum contro la legge Fornero sulle pensioni. Anche qui puntualmente fallita. La cosa è passata anzi sotto silenzio. Non sarebbe invece il caso di parlarne? La lezione andrebbe imparata. E invece si sente dalla Camusso ventilare la proposta di raccolta di firme contro lo Jobs Act ed eventualmente un altro referendum. Leggi tutto


ilsimplicissimus: Si Salvini chi può

ilsimplicissimus

Si Salvini chi può

di ilsimplicissimus

Una cosa mi ha sorpreso in questa domenica mattina: che non si riesce a trovare un giornale, un sito, un blog della cosiddetta area di sinistra dove non si dica, si ribadisca, si gridi “Mai con Salvini”. Dove cioè non venga enfatizzato ciò che dovrebbe essere ovvio. E’ come se negli anni ’70 L’Unità o Paese Sera se ne fossero usciti con un titolo “Mai con Almirante” che avrebbe sconcertato i militanti del Pci dando rilievo di sconcertante novità a qualcosa di scontato.

Il fatto è che Salvini, nel tentativo di costruire la sua Alba Dorata all’italiana e dare legittimità al razzismo più ipocrita e al fascismo orfano dei fasti berlusconiani, dice cose riguardo all’Europa e all’euro che fanno parte della cattiva coscienza della sinistra continentale e italiana, si appropria di temi che avrebbero dovuto essere fin dall’inizio della crisi patrimonio di chi difende il lavoro contro il capitale, il pubblico contro il privato di rapina. E che adesso in molta parte del continente vengono paradossalmente sostenuti da chi difende il capitale e il privato di rapina o di evasione contro l’uguaglianza e il principio di solidarietà. Da chi fa atto di fede negli stessi teoremi neoliberisti illudendosi di poter contrastare il potere neo liberista e ricavarsi una tana al riparo dalle intemperie dell’impoverimento generale. Insomma stantii pasticcini da bar. Così ancora di più quel “mai con Salvini” appare come una excusatio non petita che nasconde e rivela insieme l’accusatio manifesta. Leggi tutto


Alessandro Dal Lago: L’ordine cupo del Califfato

manifesto

L’ordine cupo del Califfato

Alessandro Dal Lago

Tutto è comin­ciato con la guerra che Sad­dam Hus­sein, in nome e con i soldi dell’occidente, sca­tenò con­tro l’Iran nel 1981. L’esito del con­flitto, ter­mi­nato nel 1988, non fu solo il raf­for­za­mento dei mul­lah al potere a Tehe­ran, ma la crisi finan­zia­ria dell’Iraq, che, nel 1990 invase il Kuwait, il prin­ci­pale paese cre­di­tore. La guerra del 1991, le san­zioni, l’invasione anglo-americana del 2003, la guer­ri­glia e il con­flitto tra sun­niti e sciiti hanno finito per distrug­gere lo stato ira­cheno, spia­nando la strada all’estremismo sun­nita, ad Al-Qaeda e all’Isis.

L’Iraq rap­pre­senta la prova della fal­li­men­tare stra­te­gia ame­ri­cana nel mondo arabo e isla­mico dopo il 1989. Se Osama bin Laden è stato il risul­tato della rea­zione ame­ri­cana all’invasione russa dell’Afghanistan, il Califfo è la con­se­guenza diretta dell’appoggio dei neo-cons a chiun­que com­bat­tesse i cosid­detti «stati cana­glia», ovvero l’Iraq e la Siria. Le foto­gra­fie del sena­tore Mc Cain accanto ai ribelli siriani, con cui ha avuto diversi incon­tri, spie­gano meglio di qual­siasi ana­lisi una spe­cia­lità della poli­tica ame­ri­cana: allearsi con i pro­pri nemici.

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Akis Gavriilidis: Questa non è Sparta, questa è Salamina

conness precarie

Questa non è Sparta, questa è Salamina

Eurogruppo, eurocentrismo, nomadismo

Akis Gavriilidis

20abg5xLa congiuntura attuale, in Grecia e oltre la Grecia, è segnata dai tentativi di dare senso a quanto avvenuto con le negoziazioni di febbraio all’interno dell’Eurogruppo. Fonti vicine al governo greco cercano di presentarne i risultati come una «vittoria» mentre altri, tanto fuori quanto dentro SYRIZA, affermano che si tratta invece di una «sconfitta» o di una «capitolazione». Quest’ultima impressione a me pare presupporre una concezione della strategia eurocentrica e maschilista (o fallologocentrica, per usare il neologismo di Derrida); una concezione organizzata attorno all’immagine della battaglia finale nella quale uno deve dimostrare coraggio e avere la meglio sull’avversario. Per le ragioni alle quali ho accennato, non condivido l’idea che una «vittoria» consista in questo. Cercherò allora di leggere la strategia (ammesso che ci sia) applicata dal governo greco nelle negoziazioni e ciò che ha ottenuto (ammesso che ci sia) attraverso le lenti di due assiomi strettamente legati tra di loro:

— Il potere non è una cosa, né una sostanza, ma è la capacità di agire sulle azioni (Foucault)

— Una buona strategia consiste nel non cercare di schiacciare le forze del tuo avversario ma nell’usarle, specialmente quando quelle forze sono drasticamente superiori alle tue (precetto tradizionale delle arti marziali asiatiche). Leggi tutto


Franco Berardi: L'Unione Europea è morta

franco berardi

L'Unione Europea è morta

di Franco Berardi

Come sbarazzarsi del cadavere e ricominciare il processo di costruzione dell'Unione

morte
                    europaNel mese che è seguito alla vittoria di Syriza siamo stati costretti a riconoscere qual sia la natura (e il senso, e il destino) dell’Unione europea.

Per il 18 marzo è convocata una dimostrazione nella città di Francoforte, per festeggiare l’inaugurazione della nuova sede della Banca Centrale europea il cui costo ammonta a 1.3 miliardi di euro. Come si svolgeranno questi festeggiamenti?

La tradizione politica dalla quale provengo si è ispirata a un principio preliminare: la rivendicazione di sovranità nazionale è regressiva, apre la strada al nazionalismo e perde di vista la sola cosa interessante, che è la trasformazione dell’Unione nel suo complesso.

In un articolo uscito in transversal.at Toni Negri e Raul Sanchez Cedillo ripropongono questa impostazione.

Dapprima correttamente descrivono la natura truffaldina del debito:

"L’Europa della troika vuol far pagare il debito alle moltitudini europee e, della capacità di pagare questo debito, fa la misura della democrazia ed anche del grado di europeismo. Ma tutti coloro che si muovono su un fronte democratico pensano piuttosto che questa misura sia infame perché i debiti che oggi sono imputati ai popoli son stati fatti da coloro che in tutti questi anni hanno governato. Questi debiti hanno rimpinguato le classi dirigenti, " Leggi tutto


Domenico Gallo: micromega Indebolire il giudice rafforza la giustizia?

micromega

Indebolire il giudice rafforza la giustizia?

La riforma della responsabilità civile

di Domenico Gallo

responsabilita civile magistrati
                    510Adesso che è stata approvata la riforma della responsabilità civile dei magistrati, ci tocca assistere ad un diluvio di banalità che fanno eco alla legge, intonate sul ritornello: chi sbaglia paga. Addirittura sul tg di Sky è stato promosso un sondaggio che propone ai telespettatori la seguente domanda: “I magistrati dovranno rispondere dei loro errori? Sei d'accordo?”.

Quello che stupisce in questo sondaggio non è che l'86% ha risposto di essere d'accordo, ma che il 14% si è espresso in disaccordo. Se si pone la domanda in questi termini il 100% degli intervistati dovrebbe rispondere sì. Non a caso in un tribunale una domanda del genere non sarebbe stata ammessa. Il codice infatti vieta di porre ai testimoni domande che tendono a suggerire la risposta.

In effetti la divulgazione della riforma sulla responsabilità civile ai magistrati, più che far conoscere al pubblico i contenuti del provvedimento, tende a trasmettere dei messaggi rassicuranti all'opinione pubblica. D'ora in poi i cittadini saranno maggiormente tutelati rispetto agli abusi dei magistrati.
Ma è proprio vero?

In realtà le modifiche alla disciplina della responsabilità civile dei magistrati implicano che la domanda sia rovesciata, la domanda giusta da porre ai cittadini è: indebolire il giudice, rafforza la giustizia? Leggi tutto


Comidad: Con la "buona scuola" Renzi ci salva dall'ISIS

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Con la "buona scuola" Renzi ci salva dall'ISIS

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La propaganda di Renzi è basata su espedienti piuttosto elementari, tra cui il dire ad ognuno ciò che vorrebbe sentire. Per compiacere un po' gli insegnanti prima di rifilargli il bidone, Renzi ha anche dichiarato che bisogna smetterla di dare sempre la colpa agli insegnanti e mai ai ragazzi che non studiano. Con questo generico appello al rigore degli studi, Renzi può rifilare la fregatura, attraverso il solito slogan della "meritocrazia". Basta con l'ugualitarismo fra gli insegnanti, occorre premiare il "merito". Sapere cosa sia il "merito" non è affatto importante. Anzi, l'ineffabilità del concetto favorisce ancora di più la competizione fra i docenti, i quali imparano alla svelta che possono emergere soltanto cercando di mettere nei guai i loro colleghi, magari strumentalizzando allo scopo anche gli studenti, sempre entusiasti di accedere alla sensazione di potere offerta dall'opportunità di inserirsi nelle beghe degli adulti. La metafisica del merito riconduce quindi ad una pratica molto concreta: il mobbing reciproco.

Dalla Scuola pseudo-idillio di venti anni fa, si è passati all'attuale Scuola/inferno, inaugurata dal ministro Luigi Berlinguer con le leggi sulla autonomia scolastica e sullo "Statuto degli Studenti". Gli insegnanti si scannano fra di loro nella speranza di accedere allo staff dirigenziale, al quale si prospetta il futuro privilegio non solo di maggiori guadagni, ma soprattutto di non entrare in classe; oppure si scannano nella vana illusione di essere cooptati nell'Olimpo dell'istruzione para-universitaria. Leggi tutto


ilsimplicissimus: Tsipras in formato Pdf

ilsimplicissimus

Tsipras in formato Pdf

di ilsimplicissimus

Il popolo della sinistra non finisce mai di stupirmi: c’è gente, molta gente, di buona volontà che fa le capriole, scala erte pareti di specchi  evoca miraggi da assetati pur di allontanare da sé l’amaro calice della sconfitta di Tsipras, illudendosi che questa è solo una fase iniziale del braccio di ferro con l’Europa. Non si vede perché il governo greco si sia arreso praticamente su tutto sotto il peso ricattatorio della Bce nel momento più delicato per lui e possa invece resistere fra quattro mesi o fra quattro anni quando le medesime forme di pressione ed estorsione saranno di nuovo gettate sul piatto della bilancia: un Paese mantenuto costantemente sull’orlo del default si troverà sempre, per anni e forse per decenni, sull’orlo di scelte impossibili.

La cosa è talmente chiara che viene persino evidenziata da un incidente oscuro e inquietante: il documento con cui il governo Greco ha presentato le sue “riforme” o meglio le sue rese, porta la firma digitale di uno sconosciuto burocrate di Bruxelles, tale Declan Costello ( a volte nei nomi c’è un destino)  e non quella del ministro delle finanze di Atene, Varoufakis. In un primo momento un portavoce della commissione Ue ha detto che si trattava di un equivoco perché la firma digitale era solo quella di chi aveva trasformato il file word in Pdf. Leggi tutto


Giorgio Mascitelli: Il dissidio

alfabeta

Il dissidio

Giorgio Mascitelli

Le dichiarazioni di Romano Prodi a proposito della situazione libica, ossia che il caos attuale è il prodotto della guerra di quattro anni fa e che quella guerra, alla quale l’Italia si accodò, era rivolta contro gli interessi italiani, non sono affatto da trascurare perché contengono una critica, nemmeno troppo implicita, all’operato di Napolitano, che di quell’intervento fu il regista, vista la manifesta incapacità dell’allora presidente del consiglio Berlusconi di prendere una qualsiasi decisione.

Benché l’uscita del Professore verosimilmente non avesse una finalità polemica, ma fosse volta a riportare i bollenti spiriti di qualche ministro di Renzi a temperature più realistiche, è innegabile che l’intervento in senato di Napolitano, in cui attribuiva la colpa del caos alle debolezze di uno stato libico mai veramente esistito e al troppo rapido disimpegno delle forze vincitrici nel dopoguerra, costituisca una risposta a quelle critiche. Leggi tutto

 

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