Marco Zerbino: L’ impacte républicainL’ impacte républicaindi Marco Zerbino
Vorrei tuttavia rassicurare il lettore. Quanto sta per leggere non contiene l’ennesima tiritera sulla falsariga di quelle che le prefiche liberal e progressiste amano intonare in riferimento ad accadimenti terribili come quello di rue Nicolas Appert: che il “vero” islam non ha niente a che fare con il fondamentalismo; che esso è anzi religione di pace e di tolleranza; che l’islam ha contribuito tantissimo allo sviluppo della civiltà umana sin dal Medioevo e via discorrendo. Leggi tutto |
Paolo Gervasi: Fine della lentezzaFine della lentezzaPaolo Gervasi
Se il pensiero lento ha bisogno di stabilità e di durata, si fonda sulla continuità e sulla stratificazione dinamica di elementi concatenati nel tempo e legati da rapporti consequenziali, il pensiero rapido crea una dimensione temporale discreta, in senso matematico, o saltatoria, che tende a dissolvere sia la continuità retrospettiva costituita dalla memoria, sia quella proiettiva della progettazione del futuro. Leggi tutto |
Jacques Sapir: Lascia o RaddoppiaLascia o Raddoppiadi Jacques SapirIl governo greco oggi si trova a capo di un conflitto contro l’austerità, rappresentata in Grecia dalla “Troika”, cioè l’unione di FMI, BCE e Commissione europea. Giovedì 19 febbraio il governo greco ha annunciato, nella sua richiesta di proroga dei prestiti europei, la volontà di “collaborare strettamente con le istituzioni europee e con il Fondo Monetario Internazionale” e anche quella di “onorare i suoi obblighi finanziari nei confronti dei suoi creditori “. Si è impegnato a “finanziare pienamente le nuove misure, astenendosi da qualsiasi azione unilaterale che pregiudicherebbe gli obiettivi di bilancio, la ripresa economica e la stabilità finanziaria“, introducendo nel contempo una “flessibilità” che permetta delle “riforme sostanziali” al fine di “ripristinare il tenore di vita di milioni di cittadini greci” [1]. Le parole sembrano essere state progettate al millimetro. In realtà, il governo greco si è impegnato SOLO al mantenimento di un avanzo primario in pareggio, ma non rinuncia alla sua volontà di utilizzare il denaro destinato al pagamento degli interessi e al rimborso del debito per finanziare delle misure di tipo sociale. In realtà, non ci sono cambiamenti sostanziali. Ed è per questo che il governo tedesco ha già annunciato la sua opposizione a questa richiesta. Da oggi ci troviamo al cuore del problema. La Germania fa della Troika e dell’austerità, l’alfa e l’omega della sua politica, in quanto tali misure garantiscono il suo dominio in Europa. Facendo delle concessioni di pura forma, il governo greco smaschera l’atteggiamento tedesco e fa ricadere sulla Germania la responsabilità di un conflitto. [2] Poiché è improbabile che la Germania ceda su questo punto. In realtà, il governo greco ha teso una trappola alla Germania. Le sue concessioni di pura forma sottolineano la rigidità tedesca. Leggi tutto |
Elisabetta Teghil: Forse ce ne siamo dimenticate…..Forse ce ne siamo dimenticate…..di Elisabetta TeghilQuando, alcuni anni fa, è stato diffuso il rapporto Nato “Urban Operations in the Year 2020”, abbiamo sentito un brivido lungo la schiena e inquietudine serpeggiante si è impadronita di noi. Non che noi non sapessimo come si muove il neoliberismo, la violenza che mette e sa mettere in atto, la sua completa mancanza di scrupoli condotto dall’unica idea guida del profitto, però quando abbiamo letto le parole con cui il Rapporto spiegava quello che sarebbe successo di lì al 2020 e come il potere socio-economico-politico si sarebbe mosso, ci siamo sentite spiazzate. L’Operazione Terrestre o Operazione Urbana (UO-2020) all’orizzonte dell’anno 2020 esaminava la natura probabile dei campi di battaglia, i tipi di forze terrestri le loro caratteristiche e capacità. iIl “Rapporto Urban Operations in the Year
2020” era redatto dalla RTO (Studies
Analysis and Simulation Panel Group,
SAS-030) : |
Militant: L’insostenibile inutilità della testimonianzaL’insostenibile inutilità della testimonianzadi MilitantIn politica è meglio sbagliare che essere inutili. Inutili come la piazza pro-Tsipras di sabato a Roma, una piazza completamente ininfluente, incapace di aggregare alcunché, di rappresentare qualcosa, di porre un problema. Una piazza vecchia, sia all’anagrafe che nelle modalità, una manifestazione testimoniale che sarebbe stata irrilevante persino quando la sinistra riusciva ad orientare l’opinione pubblica, figuriamoci oggi che si autorappresenta come residuale anche quando appoggia un “vincitore”, almeno elettorale, come Tsipras. Non è colpa certo di chi ha manifestato, gesto addirittura audace vista la completa anti-patia che circondava quel tipo di mobilitazione (antipatia nel senso etimologico di impossibilità di provare passione verso qualcuno o qualcosa). Manifestanti sinceri, in cerca di uno spazio per esprimere il proprio rifiuto verso la UE e la NATO nonostante chi organizzi queste sfilate continui a dichiararsi più europeista del re e più atlantico di Obama. Vedere ancora i soliti Cento-Ferrero-Vendola-Camusso-Fassina-eccetera in prima linea descrive bene il senso del ridicolo. Mancavano Agnoletto e Bertinotti, ma magari c’erano pure, comunque si sarebbero trovati comodi nel loro habitat naturale, quello della pace sociale. Leggi tutto |
Giovanna Cracco: Europa: l’illusione socialdemocratica di Syriza e PodemosEuropa: l’illusione socialdemocratica di Syriza e Podemosdi Giovanna Cracco
Né Syriza né Podemos parlano di uscita dall’euro, al contrario, vogliono restarci. Entrambi sono unanimemente definiti, dalla politica e dai media, ‘sinistra radicale’, e già questo dovrebbe indurre a una prima riflessione. Leggi tutto |
Marco Assennato: Note sul dopo CharlieNote sul dopo Charliedi Marco Assennato
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Mario Tronti: SinistraSinistradi Mario TrontiPer gentile concessione di Mario Tronti e della casa editrice Ediesse, nella persona di Angelo Lana, pubblichiamo per il web questo saggio di filosofia politica contenuto nel volume Per la critica del presente, libro edito da Ediesse nel 2013 e di cui si consiglia la lettura. [lcd]
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Augusto Illuminati: No all'avventura libicaNo all'avventura libicadi Augusto IlluminatiSquillano le trombe, si provano gli elmetti (Onu, Nato, anonimi). Siamo alla vigilia di una guerra neo-coloniale sotto pretesto della minaccia terrorista: una guerra per far dimenticare la crisi europea e per sfogare il bullismo di Renzi.Nel 1911 Giolitti preparò con accortezza politica (un po’ meno militare) la conquista della Libia, per acchiappare l’ultima occasione disponibile per partecipare al banchetto coloniale sull’Africa. I nazionalisti erano già entusiasti, ai socialisti riformisti promise il suffragio universale (concesso un anno dopo) e, per mantenere i futuri equilibri elettorali, cominciò a rimettere in gioco i clerico-moderati, autoesclusisi dalla vita politica dopo il non expedit papale del 1868 e la presa di Roma. A tal scopo trattò con le due rappresentanze informali della Santa Sede, il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, presidente dell’Unione Elettorale Cattolica, e il Banco di Roma, braccio della finanza vaticana e dei palazzinari romani. A essi fu promessa, in cambio del sostegno alla spedizione, mano libera nello sfruttamento delle risorse libiche e un‘improbabile conversione degli indigeni alla vera fede. Il patto Gentiloni del 1913 chiuderà il cerchio. Oggi –siamo in clima recalcatiano di “eredi”, di Telemachi affezionati a padri di cui concupiscono l’eredità, tipo Fusaro di Gramsci– un altro Gentiloni, Paolo, rinnova i fasti africani e minaccia in tempi brevissimi, entro fine febbraio, un intervento contro l’Isis in Libia sotto egida multinazionale: non sarà certo l’Onu, troppo soggetta a veti, bensì la Nato (se Turchi e Greci non scassano) o qualche coalizione di volenterosi coglioni (willing arse-holes). Gentiloni crociato, come dicono i terroristi a Radio Sirte? Io userei un altro aggettivo… Leggi tutto |
ilsimplicissimus: Con la scusa dell’Isis passano gli F 35Con la scusa dell’Isis passano gli F 35di ilsimplicissimusE’ bastato dire Isis in Libia e organizzare un po’ di guerreggiamenti sulla carta dei giornali per dare modo al governo di confermare l’acquisto dei 90 F 35, superando di un balzo tutte le obiezioni ancorché l’acquisto di questi caccia rappresenti esattamente come prima un’intollerabile spreco di risorse, imposto dall’amico americano, per una macchina peggio che mediocre, insensata per una forza militare come la nostra, priva di ricadute tecnologiche e oltretutto superflua nello scenario di belligeranza che si va delineando. Anzi proprio in questa prospettiva sottrae risorse preziose a strumenti e sistemi ben più utili in caso di intervento. Per esempio mezzi corazzati efficienti e moderni di cui abbiamo solo qualche decina di esemplari in arsenale e mezzi blindati all’altezza della situazione. Questo per mostrare come la pochezza del ceto politico trasformi ogni strategia, opportunità e tragedia in gioco, trucco, presa in giro, magari a difesa a oltranza, bustarella per bustarella, dei lati più opachi di queste operazioni. Non c’è dubbio che con questi condottieri la sconfitta in pace e in guerra, è una certezza, tanto che non ci vuole un genio per ipotizzare come la stravagante e improvvida belligeranza di Pinotti e Gentiloni, avesse come scopo proprio quello di far passare l’acquisto degli aerei e poi dare a Renzi l’occasione di passare da saggio . Leggi tutto |
Militant: L’orologio rotto due volte al giorno ci racconta qualcosa di veroL’orologio rotto due volte al giorno ci racconta qualcosa di veroMilitantPurtroppo ogni tanto ci troviamo ad essere d’accordo con Giuliano Ferrara. Forse per il suo sguardo materialista delle vicende politiche, o per la sua impostazione comunista che emerge anche da strenuo difensore del berlusconismo – oggi renzismo – eppure riesce ad individuare il problema meglio di tanti supposti progressisti. In particolare, ci riferiamo al suo discorso sulla corruzione. In sostanza, Ferrara dice che non è questo il problema del paese, chissenefrega della corruzione, è un problema tecnico che andrebbe affrontato giuridicamente, non politicamente. Il problema è il sistema che non funziona, non il livello di corruzione dei suoi singoli rappresentanti. Certo, il suo punto di vista è di chi vorrebbe salvare ideologicamente il berlusconismo dal suo necessario corollario d’illegalità congenita, ma dopo vent’anni abbondanti di egemonia legalitaria, dopo aver mandato in soffitta la questione morale e la presunta “differenza antropologica”, è arrivato il momento di dire che si, della corruzione non ce ne frega davvero niente, che nel tempo ha assunto la funzione del classico specchietto per le allodole fuorviante e pacificante. Leggi tutto |
Enrico Grazzini: Grecia, una nuova moneta fiscale la salverà?Grecia, una nuova moneta fiscale la salverà?di Enrico GrazziniComunque vadano le trattative con la Troika, il governo Tsipras dovrà porsi certamente la questione se emettere o no una moneta nazionale parallela all'euro, possibilmente al posto della dracma. Su questo il Financial Times sembra avere tesi contrapposte. Ma per uscire dalla crisi di liquidità anche l'Italia dovrebbe emettere certificati di credito fiscali, non vi sono altre soluzioni
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Telmo Pievani: Un dialogo evolutoUn dialogo evolutoLaura Di Corcia intervista Telmo Pievani
Abbiamo posto queste domande a Telmo Pievani, filosofo della scienza ed epistemologo, grande conoscitore delle teorie evoluzionistiche che ci ha parlato di nuove frontiere, nello studio della nostra storia di uomini, di una selezione, operata a livello macro-individuale, fra gruppi, che tenderebbe a favorire gli individui cooperativi, a fare in modo che siano proprio loro (in apparente contraddizione con quanto sostenuto da Darwin nel suo L’origine della specie, 1859) a resistere nel tempo come modello vincente. Leggi tutto |
Nico Macce: Il vostro futuro è una nuova NorimbergaIl vostro futuro è una nuova Norimbergadi Nico Macce
Un anno denso di atrocità in quei luoghi e infarcito di menzogne e censure da parte dei principali media nostrani. Non è mia intenzione ripercorrere le tappe di questa vicenda. Ci sono siti e blog che sono già molto esaustivi. Piuttosto ritengo importante inquadrare questa sporca e irresponsabile guerra creata dai poli imperialisti USA e UE dell’Alleanza Atlantica, in un disegno più ampio che si va formando in Europa e più in generale a livello internazionale. Se menzionerò qualche dato è per i più pigri, che non hanno voglia di andarsi a documentare, ma che rischiano così di non avere la dimensione reale di quello che ritengo essere il rischio più grande di guerra su vasta scala che il pianeta stia correndo dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Leggi tutto |
Augusto Illuminati: Hatuey sceglie l’infernoHatuey sceglie l’infernoAugusto IlluminatiTira un brutto vento neo-coloniale: aiutiamo i migranti e i buoni indigeni vittime del terrorismo Isis, riportiamo controvoglia e con benedizione sovranazionale i nostri stivaloni nelle sabbie libiche. Un nuovo intervento pacificatore è alle porte e il repertorio delle giustificazioni non differisce sostanzialmente da quello solito – dalla conquista delle Americhe alle gesta genocide di Graziani, cui del resto abbiamo dedicato a spese pubbliche un mausoleo ad Affile. E allora facciamo memoria. Nella galleria degli orrori tracciata da Bartolomé de Las Casas (Brevísima relación de la destrucción de las Indias) spicca il capitoletto dedicato a Cuba: quando gli spagnoli sbarcarono nell’isola nel 1511, si comportarono forse più crudelmente che negli altri luoghi, scontrandosi con i Taínos, alla cui testa si era posto il cacique Hatuey, fuggito dalla già invasa Hispaniola (Haiti). Domandando i cubani chi fosse il Dio degli aggressori, Hatuey mostrò un canestro pieno d’oro e di gioielli e disse: ecco il Dio che i cristiani adorano e che vogliono procurarsi soggiogandoci e uccidendoci. Per scansare quella funesta cupidigia Hatuey gettò poi il canestro nel fiume e cercò di sfuggire e di resistere all’avanzata dei conquistadores. Alla fine fu catturato e condannato al rogo. Leggi tutto |
Giorgio Lonardi: Politica e interesse nel “conflitto di tutte le cose”Politica e interesse nel “conflitto di tutte le cose”di Giorgio Lonardi*«Io non approvo affatto il tipo di costituzione che gli Ateniesi si sono scelti, per questo motivo: perché, scegliendo questo tipo di costituzione, hanno voluto che fosse la plebaglia ad aver la meglio sulla gente per bene. Di qui la mia disapprovazione. .. a quanto sembra, in questa città i poveri e la plebaglia contano più dei nobili e dei ricchi. È infatti il popolo che fa andare avanti la città; i timonieri, i capirematori, i comandanti in seconda, i manovratori, i timonieri». Così si esprimeva nella Grecia del V secolo a.C. un aristocratico (lo Pseudosenofonte) che descrive con disprezzo, frammisto a una profonda penetrazione analitica, la Costituzione democratica che gli ateniesi si erano dati. Già duemilacinquecento anni or sono, nella prima democrazia della storia, si era consapevoli del principio in base al quale il bene comune è una chimera e la società politica trae senso e significato dalla competizione tra le classi sociali: chi primeggia detta le regole e comanda la nave, secondo il celebre detto del sofista Trasimaco, per cui la giustizia altro non è che l’utile del più forte. Leggi tutto |
Jacques Sapir: L’Accordo Grecia-EurogruppoL’Accordo Grecia-Eurogruppodi Jacques SapirJacques Sapir interviene nel contrastato dibattito sull’accordo tra la Grecia e l’Eurogruppo: nel breve termine si è evitato il caos e sono stati guadagnati quattro mesi di bilancio primario in pareggio invece che in avanzo, ma questo tempo va impiegato per preparare il Grexit, perché l’allenza europea anti-austerità è un’illusione e soltanto un’uscita dall’euro potrà mettere fine alla politica tedesca dell’austerità L’accordo raggiunto venerdì 20 febbraio tra la Grecia e l’Eurogruppo suscita commenti contrastanti. Per comprendere questo accordo e per analizzarlo è necessario situarlo nel suo contesto, sia nel breve che nel lungo termine.
Un accordo temporaneo Questo accordo aveva lo scopo di evitare una crisi immediata. Il governo di Alexis Tsipras vi si era impegnato. Una crisi a meno di un mese dall’ascesa al potere probabilmente avrebbe provocato il caos. Inoltre, l’accordo merita di essere considerato nei dettagli. C’è molto di più di quello che dice Paul Krugman nel suo post per il New York Times. In realtà, la Grecia ha ottenuto diverse cose: Leggi tutto |
Alberto Bagnai: VaroufakisVaroufakisdi Alberto Bagnai
Un compagno economista mi ha proposto il video
qua sopra. Ho condiviso seco lui ed altri illustri
politici ed economisti di sinistra alcune
considerazioni, che mi pregio di sottoporre alla
vostra riverita attenzione. Faccio un cut and paste,
così famo prima, eliminando dettagli che
potrebbero farvi riconoscere gli interlocutori... Io mi sto spaccando da cinque anni per informare, e se fossimo stati in dieci i risultati sarebbero stati cento volte tanto (guardate quanto poco mi considero). Voi vi state chiedendo quale sia e se sia efficace la strategia di un politico che promette una cosa (restare nell'euro) e (forse) vuole farne un'altra, cioè di uno che nella migliore delle ipotesi è un paternalista alla Padoa Schioppa, nell'ipotesi intermedia un coglione, nella peggiore un ascaro della Bce. Sinceramente trasecolo (e mi rammaricherei per i
cinque anni buttati al cesso, se non mi fossi comunque
divertito). Leggi
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Pasquale Cicalese: L'Italia ha perso nella guerra tra capitaliL'Italia ha perso nella guerra tra capitalidi Pasquale Cicalese
Abbiamo perso la guerra, perché non l’abbiamo mai combattuta. Resa senza condizioni, sin dal 1992, quando si decise la fine della Prima Repubblica fondata sul ruolo dei partiti nati dalla Resistenza e si decise, in ossequio a Washington e Berlino, di smantellare i colossi pubblici. Leggi tutto |
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Militant: La nuova frontiera radicale del capitalismo sostenibileLa nuova frontiera radicale del capitalismo sostenibileMilitant
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Luca Cangianti: Il viaggio dell’eroe e la coscienza di classeIl viaggio dell’eroe e la coscienza di classedi Luca Cangianti
Tre storie gestaltiche Nel film Tutti a casa il sottotenente Alberto Innocenzi (Alberto Sordi), dopo il collasso dell’8 settembre 1943, intraprende un viaggio drammatico e picaresco attraverso l’Italia sconvolta dalla guerra e invasa dai nazisti. Innocenzi all’inizio si comporta da opportunista, ma il corso degli eventi lo cambia progressivamente. Nel finale, di fronte all’assassinio del suo compagno, ha uno scatto di dignità e decide di non subire più la violenza dell’oppressore. Prende coscienza, s’impossessa di una mitragliatrice e inizia a combattere: l’inquadratura si allarga sulle azioni coordinate di una brigata partigiana; l’eroe non è più solo, è parte di una comunità più grande che sfida il potere e crea a una nuova società. Leggi tutto |
La tragedia greca: l’Europa a un bivio? Andrea Fumagalli:La tragedia greca: l’Europa a un bivio?di Andrea FumagalliIn questi giorni si è concluso il primo round della trattativa tra governo greco ed Eurogruppo. Presentiamo qui una prima analisi dei risultati raggiunti, delle opportunità guadagnate e delle eventuali occasioni perse. L’intento è quello di problematizzare con lucidità l’attuale fase, importante e delicata, evitando di farsi cogliere dal disfattismo o viceversa dall’euforia. Il presente contributo si è avvalso di un fruttifero scambio di opinioni con Christian Marazzi.
La successione degli eventi Cominciamo con i fatti. Perché un minimo di informazione è necessaria, per capire di che stiamo parlando. Il 4 febbraio 2015 la Bce decide di non accettare più come garanzia “collaterale” i titoli di stato greci per fornire la liquidità necessaria al sistema creditizio greco al fine di far fronte alle normali operazioni bancarie. Di fatto, un drastico taglio alla liquidità greca che incentiva la fuga di capitali all’estero. Di fatto, un atto di terrorismo economico per condizionare la trattativa che si sarebbe aperta da lì a poco. Il governo greco inizia così la trattativa con una pistola puntata alla tempia. Leggi tutto |
TTIP contro Commercio Equo e SolidaleTTIP contro Commercio Equo e SolidalePiù del 97% degli intervistati di un sondaggio ufficiale dell’Unione Europea ha respinto l’accordo TTIP dopo che Barack Obama e 29 capi di governo dell’Unione europea l’avevano sostenuto lo scorso anno. TTIP under pressure from protesters as Brussels promises extra safeguards, Guardian, 19 febbraio 2015 I profitti della crescita economica vengono sempre più spesso captati da un ristrettissimo numero di persone – nel 2016 l’1% della popolazione mondiale possiederà più del restante 99% – in grado di manipolare a proprio vantaggio i processi decisionali sempre meno trasparenti delle istituzioni internazionali. Quello di cui abbiamo bisogno è una società equa e solidale che promuova un commercio, consumo, produzione, finanza equi e solidali. Ossia: più decentramento (autonomia, federalismo), più open source (trasparenza), redistribuzione delle ricchezze mondiali e fine del giogo debitorio, più partecipazione democratica, più giustizia (la legge sia uguale per tutti) e, non ultimo, maggiore senso di responsabilità nei confronti del nostro pianeta e degli esseri viventi che lo abitano. Leggi tutto |
Alessandra Daniele: Il paradosso dei gemelliIl paradosso dei gemellidi Alessandra DanieleMatteo è un cazzaro. Fa promesse che non potrà mai mantenere, solo per rastrellare più voti che può dove può. Niente di quello che promette è realizzabile, a parte una riduzione dei diritti, un regresso al secolo passato. Matteo è un reazionario che si finge un rinnovatore, un pollo d’allevamento che si spaccia per un outsider. Matteo è telegenico. Non perché sia bello, è un bamboccio grasso e sudaticcio, ma ha l’aria familiare, sembra un cugino. La sua prima apparizione televisiva risale a un quiz Mediaset degli anni 80. Oggi occupa tutti gli spazi televisivi che può per pompare la sua immagine, perché in fondo solo d’immagine consiste. Matteo è un bulletto. Leggi tutto |
Luca Ricolfi: Gli squilibri mai corretti e il silenzio dell’EuropaGli squilibri mai corretti e il silenzio dell’Europadi Luca RicolfiTre cose sembrano chiare, per ora. La prima è che la Grecia non abbandonerà l’euro. La seconda è che l’Europa le presterà altri soldi. La terza è che i politici, greci ed europei, faranno di tutto per nascondere la verità alle rispettive opinioni pubbliche. La verità, infatti, è indigeribile sia per Tsipras, sia per gli altri governi europei. Per questi ultimi, e in particolare per quelli che hanno dovuto inghiottire le amare medicine (austerità e riforme) imposte dalla Troika, sarà dura spiegare l’ennesimo salvataggio della Grecia. È possibile che le loro opinioni pubbliche non capiscano (o capiscano fin troppo bene), e che in Paesi come la Spagna, il Portogallo e forse anche l’Italia, monti la tentazione di fare come in Grecia, e cresca il consenso ai partiti anti-uro. Per Tsipras, d’altro canto, sarà dura nascondere che il prestito che si accinge a ricevere dall’Europa ha un prezzo politico, e che il suo governo avrà le mani legate più o meno quanto quelli che l’hanno preceduto. Leggi tutto |
Luigi Pandolfi: L'ipocrisia di Bruxelles sui debiti di AteneL'ipocrisia di Bruxelles sui debiti di Atenedi Luigi PandolfiA proposito della trattativa tra Atene e Bruxelles ci sono dei “non detti” che, obiettivamente, impediscono un discernimento consapevole della reale posta in gioco. Da più parti è stato sostenuto, a ragione, che la partita è tutta politica, che la stessa travalica i confini della Grecia e rimanda all’attuale modello di costruzione Europea. Tutto vero. Ci sono elementi, tuttavia, che potrebbero corroborare tale assunto? Si, vediamo quali. In campagna elettorale Syriza aveva rivendicato il diritto della Grecia a chiedere una moratoria sul proprio debito. La tesi era questa: il paese non è più nelle condizioni di sopportare politiche di austerità per garantire la sostenibilità di un debito che per gran parte, ormai, è da considerarsi impagabile. Anziché pretendere ulteriori salassi a danno del popolo greco, le istituzioni Europee farebbero bene, pertanto, a prendere in considerazione l’ipotesi di un taglio del suo valore nominale, ovvero quella di una sua generosa ristrutturazione. Idea peregrina o soluzione plausibile? Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare qualche passo indietro, riportando alla luce un paio di passaggi cruciali, illuminanti, di questa vicenda. Leggi tutto |
Stefano Lucarelli: I luoghi dell’etica economicaI luoghi dell’etica economica[Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo la postfazione al volume L’Europa dei territori. Etica economica e sviluppo sociale nella crisi a cura di Emanuele Leonardi e Stefano Lucarelli, Orthotes, 2014] di Stefano Lucarelli
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Massimo Zucchetti: Il MUOS è US Navy, non NATOIl MUOS è US Navy, non NATOEd è un pericolo, non una difesa.Massimo Zucchetti
A volte capita ai noi scriventi sui quotidiani di dover essere costretti, da — diciamo — indicazioni editoriali dall’alto a dover scrivere di cose delle quali non sappiamo assolutamente nulla: allora ci si arrangia come si può, e magari — purtroppo — si costruisce tutto il proprio pezzo su affermazioni di base che sono false. Angelo Panebianco firma addirittura un editoriale sul Corriere della Sera, noto quotidiano a diffusione nazionale, dal titolo: Sentenze miopi e tagli sbagliati, le armi puntate contro di noi Non entro nel merito della prima parte dell’articolo, tutto in soccorso e difesa della Difesa, tutto pieno di rimpianto sul “c’eravamo poco armati”, tutto ardente di nuovo spirito guerriero verso Tripoli bel suol d’amore, tutto scandalizzato su come molti deputati abbiano osato esprimere addirittura la loro “opposizione di principio” verso l’acquisto degli F-35, nota arma antiterroristica efficiente e a basso costo: il tutto in questo Grave Momento in cui l’ISIS — impresa con startup USA — minaccia di invadere Roma. Leggi tutto |
Statis Kovelathis: L'alternativa in GreciaL'alternativa in Greciadi Statis Kovelathis*
Cominciamo con un fatto che dovrebbe essere indiscutibile: venerdì il governo greco è stato trascinato in un accordo con l’Eurogruppo che equivale ad una precipitosa ritirata. Il regime del memorandum sarà prorogato, l’accordo sul prestito e la totalità del debito sono riconosciuti, la “supervisione”, altra parola per indicare il governo della troika, sarà continuata sotto altro nome, e vi sono ora ben poche possibilità che il programma di Syriza possa essere attuato. Un fallimento così totale non è, e non può essere, una questione di fortuna, o il risultato di una tattica mal concepita. Esso rappresenta la sconfitta di una linea politica ben precisa che ha ispirato la strategia del governo.
L’Accordo di Venerdì Nello spirito di un mandato popolare per il rovesciamento del regime del memorandum e la liberazione dal debito, la parte greca è entrata nel negoziato respingendo la proroga dell’attuale “programma”, concordato con il governo Samaras, e rifiutando la tranche del prestito di 7 miliardi di €, ad eccezione del profitto di 1,9 miliardi di € sui titoli greci, a cui aveva diritto. Leggi tutto |
Alberto Prunetti: Nous sommes StephanNous sommes Stephandi (uno pseudo) Alberto PrunettiFinalmente dopo giorni di attesa sono arrivate le motivazioni della sentenza della Cassazione sul processo Eternit. Sono 148 lunghe pagine colme di considerazioni giuridiche che i giornali stanno riassumendo con uno strano senso di stupore e meraviglia. Non vedo di che stupirsi. A quanto pare, un minuto dopo aver fatto un fallimento strategico la Eternit non aveva altri obblighi verso il territorio che aveva inquinato per anni. E quindici anni dopo esser scappata all’estero, la multinazionale dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny era ormai aldilà del bene e del male e quindi ingiudicabile rispetto alla morte dei suoi lavoratori. Mi sembra doveroso. Il processo non andava neanche fatto. A saperlo, i manager della Eternit potevano quasi rimanere in Italia. O almeno lasciare le valigie al deposito bagagli. Una sentenza che farà testo. Ne tenga conto chi sta facendo start-up d’impresa. Gli imprenditori adesso possono ritornare. Tanto più che qui ora si licenzia a nastro, abbiamo asfaltato l’asfaltabile e il nuovo progetto di legge sui reati ambientali pare sia stato rottamato prima ancora di passare sulla Gazzetta ufficiale. Leggi tutto |
Donatella Di Cesare: I “Quaderni neri” e l’etica della letturaI “Quaderni neri” e l’etica della letturaDonatella Di CesareIntervengo su questo tema senza molto entusiasmo, perché non ho una particolare predilezione per le polemiche. Da quando ho pubblicato il primo articolo su questo tema (Heidegger, das Sein und die Juden, “Information Philosophie” 2, 2014), e quindi il libro Heidegger e gli ebrei. I “Quaderni neri”, Bollati Boringhieri, Torino 2014, mi sono resa conto della necessità di prendere parte a un dibattito, talvolta anche acceso. E così è stato. In questo periodo non passa d’altronde giorno che in Italia, in Francia, in Germania, in Israele (meno, per ora, negli Stati Uniti), la discussione critica non coinvolga nuove voci e non si estenda a temi ulteriori. L’apice è stato forse il convegno “Heidegger et le juifs” che si è tenuto a Parigi tra il 22 e il 25 gennaio. Certo, per dibattere, devono essere date le condizioni. Non sembra questo il caso del breve scritto pubblicato da Andrea Zhok, infelice già nel titolo: “La deludente verità dell’antisemitismo di Heidegger”. C’è un antisemitismo la cui verità sarebbe deludente? Ma torniamo alla tesi di Zhok. Dopo fumose argomentazioni, improbabili traduzioni (Menschentümlichkeit = modo d’essere dell’umanità, Machenschaft = dominio manipolativo), un linguaggio filosofico impreciso (fatale e destinale usati come sinonimi), giudizi sommari e non motivati, si evince la sua tesi nelle ultime righe: “La deludente verità dell’antisemitismo di Heidegger non è nulla di demoniaco ed indicibile, nulla di controverso, ma magari ardimentoso, no, si tratta, mestamente, dell’unica cosa che a un filosofo non si può perdonare: la superficialità”. Leggi tutto |
Alessandro Dal Lago: L'accanimento neo-colonialeL'accanimento neo-colonialedi Alessandro Dal LagoIl vento s’è portato via tutte le sciocchezze dette
e scritte per motivare, quattro anni fa,
l’intervento
Nato in Libia. La disinformazione, le chiacchiere
anti-pacifiste dei guerrieri da salotto, l’enfasi
nazionalistica e pseudo-umanitaria che spingeva
l’allora opposizione di centro-sinistra a premere
su
Berlusconi per far la guerra al suo ex-amico
Gheddafi. E oggi la stessa retorica bellicista
prorompe dalle
parole di due ministri come Gentiloni e Pinotti.
Con la differenza che il bersaglio non è più un
dittatore indebolito e destinato
prevedibilmente a fare una fine orrenda, ma un
nemico in larga parte
sconosciuto e che appare ubiquo e capace di
mobilitare alleati in mezzo mondo, dal Maghreb
all’Iraq. |
M.Cento e R.Ferrari: Il capitale «apre» i confini: accumulazione e crisi del globale in Rosa LuxemburgIl capitale «apre» i confini: accumulazione e crisi del globale in Rosa Luxemburgdi Michele Cento e Roberta FerrariDopo l’introduzione al seminario dedicato a Riforma e Rivoluzione di Rosa Luxemburg che ∫connessioni precarie ha organizzato lo scorso autunno, pubblichiamo la seconda parte dedicata a una lettura fedele ma libera dell’accumulazione del capitale. Lo scopo principale non è tanto una filologia politicamente corretta dell’opera di Luxemburg, ma la presentazione di alcuni spunti che partendo dalla sua analisi siano all’altezza della sua intelligenza e della sua coerenza. «…esige un’illimitata libertà di movimento…e perciò una possibilità sconfinata di disporre di forza lavoro addizionale»
Fin qui, rientreremmo però ancora nell’ambito del «classico», inteso appunto come testo capace di parlare al presente. Un ambito irto di confini interpretativi, che vigila sulle letture dell’opera e le vaglia scrupolosamente. Leggi tutto |
Salvatore Biasco: Concorrenza fiscale o regolazione fiscale del Capitalismo?Concorrenza fiscale o regolazione fiscale del Capitalismo?Un bilancio europeo1di Salvatore Biasco
E’ bene iniziare con una sintesi su ciò che tratta il saggio. Non é di percezione comune nella sinistra che in campo fiscale si giochino pezzi della regolazione del capitalismo mondiale. Ed é sfuggito a molti che - sempre in campo fiscale - é stata varata l’unica vera regola mondiale da molti anni a questa parte, siglata da un concerto di paesi a ottobre 2014, quella che porta allo scambio automatico di informazioni tra amministrazioni fiscali (di cui dirò). Pur essendo una rivoluzione da non sottovalutare, che pone qualche serio problema ai grandi patrimoni, a evasori e al denaro sporco, é una regola incompleta. Non pone, infatti, altrettanti problemi alla capacità della multinazionali di sfuggire legalmente alla tassazione, di sottrarre quest’ultima al paese in cui hanno prodotto reddito e sostanzialmente tenerla per sé, Non solo un danno di gettito, ma un'alterazione conseguente della concorrenza a proprio favore. Dovrà pure essere affrontata una situazione che vede imprese come Amazon, Apple, Starbrook e tantissime altre riuscire a pagare, sì e no, il 2% sui propri profitti, mentre altre sono soggette a tassazione piena e il lavoro é ipertassato. Si insiste molto sulla perdita di efficacia dello Stato nazionale di fronte alla globalizzazione finanziaria. Ma, in questo campo, é così solo in parte. Gli Stati nazionali (soprattutto europei) non hanno perso potere impositivo a causa della globalizzazione, ma a causa della competizione fiscale. Leggi tutto |
Miguel Mellino: Syriza, l’Europa e la dura legge del MinotauroSyriza, l’Europa e la dura legge del MinotauroNote sulla congiuntura attuale a partire da “Il Minotauro globale” di Yanis Varoufakisdi Miguel MellinoPolitica e mitologia Yanis Varoufakis è balzato definitivamente alla ribalta dopo la vittoria di Syriza in Grecia. L’arrivo di Varoufakis nei labirinti del potere UE – come ministro delle finanze del governo Tsipras – può essere considerato come uno degli effetti più rilevanti del ciclo di lotte anti-austerity che è andato sviluppandosi nell’Europa meridiana, ma non solo, negli ultimi anni. La vittoria di Syriza pone l’UE come mai prima di fronte a un bivio: perseverare in modo diabolico nel proprio dispotismo neoliberista, e confermare così la sua guerra di classe alle diverse popolazioni europee, o cominciare a cedere a un movimento che prima o poi non potrà più contenere, se non ricorrendo a forme di violenza sempre più esplicite. Tsipras e Varoufakis rappresentano oggi qualcosa come il “punto nodale”, per riprendere qui un noto concetto lacaniano, dell’attuale scontro tra l’Europa costituita e l’Europa costituente. Al di là della mitologia costruita dai media soprattutto italiani sui “sembianti” di questi due uomini – ritratti spesso insieme, e che vanno da uno Tsipras cresciuto al “caldo del movimento no global” e della “tradizione della sinistra italiana” (come se questo di per sé fosse garanzia di qualcosa), a un Varoufakis “diverso” perché arrivato in moto al vertice dell’Eurogruppo (in un ibrido tra James Dean e Che Guevara) – sappiamo ancora poco del modo in cui intendono portare avanti la richiesta di una svolta anti-austerity in Europa per affidare unicamente al loro operato nell’ambito delle istituzioni comunitarie, ovvero alla “polizia” (per stare al modo in cui Jacques Ranciére ha definito le istituzioni sovrane moderne), il nostro futuro “politico”. E questo, ovviamente, al di là della buona volontà di entrambi. Forse si può ricavare qualche indizio in più di ciò che potrà accadere da una lettura del libro più importante di Yanis Varoufakis Il Minotauro globale (Asterios, 2012), rimasto misteriosamente in secondo piano (quasi mai citato) negli attuali dibattiti. Leggi tutto |
David Casanova: Te ne accorgi solo dopo 25 anni. Ma nel frattempo sono andati avantiTe ne accorgi solo dopo 25 anni. Ma nel frattempo sono andati avantiIl caso delle privatizzazioni italianedi David CasanovaSiamo giunti, quasi inconsapevolmente, ad un situazione paradossale, venticinque anni fa neppure lontanamente immaginabile. Chi si sarebbe mai immaginato di pagare in toto l'acqua, lo smaltimento dei rifiuti, un'imposta sulla prima casa, addirittura l'illuminazione pubblica! Dico venticinque anni fa non a caso, dal momento che a inizio anni '90 in Italia le cose cambiano completamente, in maniera oserei dire violenta e repentina sotto la collaudata minaccia della "shockdoctrine" . Lo scoppio dello scandalo di mani pulite fu detonatore di alcuni provvedimenti politici ed economici di impronta neoliberista che hanno segnato e stanno segnando la vita repubblicana e dei suoi cittadini in maniera indelebile. Il tormentone di tangentopoli iniziò a inizio 1992, comportò un enorme shock politico al quale si rispose con i governi Amato (1992-1993) e Ciampi (1993-1994). Leggi tutto |
Roberto Finelli: Il controtempo di una prassi radicaleIl controtempo di una prassi radicaleRoberto Finelli«Insorgenze» di Mario Pezzella per Jaca Book. Il culto del denaro e del profitto. Una sofisticata analisi della società contemporanea Mario Pezzella è da sempre un intellettuale raffinato e a tutto tondo, di come ormai ne compaiono sempre più raramente. Studioso di filosofia, letteratura, estetica, cinema, traduttore dal tedesco e dal francese, frequentatore dell’impegno politico e civile, ha sempre stretto queste diversità di campi e discipline nell’unità del radicalismo critico, d’ispirazione marxiana. Ricercando con ostinazione e acume vie d’uscita possibili dalla gabbia d’acciaio e dalla regressione, economica, ma, non di meno, morale, psicologica e antropologica indotta dalla diffusione, a piene mani, sulla scena mondiale dell’unica civiltà del «Capitale». Fedele a queste istanze, con una coerenza di percorso che conduce frequentemente alla solitudine e al disconoscimento, Pezzella ripropone oggi la ricchezza della sua riflessione estetico-filosofico-politica nel suo ultimo volume, Insorgenze, pubblicato da Jaca Book. La tesi fondamentale del libro, di contro a letture solo economicistiche del mondo contemporaneo e presenti ancora in un certo marxismo sempre più residuale, è sulla natura teologica, «spirituale», del capitalismo globalizzato nel quale viviamo. L’anima del capitale è infatti «astratta», immateriale, volta solo al profitto e alla sua accumulazione: alla crescita della sua quantità iniziale di denaro e all’espansione, sempre più ampia, di questo ciclo. Pena la progressiva emarginazione ed espulsione dal mercato a motivo della concorrenza degli altri capitali. Leggi tutto |
Paolo Cardena: Unite i puntiniUnite i puntiniPaolo CardenaVe la faccio breve... Vi ricordate il caso
Cipro, nei primi mesi del 2013? Da quelle parti, a quei tempi (ma anche dopo, a
dire il vero),
il sistema bancario era prossimo al collasso. Come è
andata a finire è cosa nota. |
Nicola Lagioia: Cosa si nasconde dietro le nostre rabbie quotidianeCosa si nasconde dietro le nostre rabbie quotidianeNicola Lagioia
Molti di quelli che fino al mese scorso piazzavano l’icona Je suis Charlie sulle foto del loro profilo Twitter o Facebook non si sono fatti problemi a scagliarsi qualche giorno fa contro Alessandro Siani. Il comico, in nome di un cattivo gusto che non arriva ai talloni di quello sfoderato dal settimanale satirico francese, ha canzonato in diretta nazionale un ragazzino obeso. Non amo la comicità di Siani, mi sembra morda poco e grossolanamente. Ma non posso non notare la contraddizione in chi, sentendosi ferito da un’offesa rivolta ad altri (”ma ci entri nella poltrona?”, che se volete è la versione moscia del Benigni prebeatificazione, quando diceva di Giuliano Ferrara “pensa che vita senza toccarselo mai, non ci arriva mica!”) non vede l’ora di ferire a sua volta augurando il decesso o la reclusione coatta all’autore dell’offesa. Non è la riprovazione di per sé a sembrarmi rivelatoria, ma la violenza con cui è espressa. Il caso di Siani è solo l’ennesimo in cui, crepato il vaso di Pandora del politicamente corretto, ne vengono fuori strani spettri. Leggi tutto |
Fabrizio Marchi: Nani, ballerine e serviNani, ballerine e serviFabrizio MarchiNani, ballerine e servi conclamati. Sto naturalmente parlando della quasi totalità dell’attuale classe politica che governa (per conto terzi…) direttamente o indirettamente questo paese. Lo sapevamo già ma il voto di ieri alla Camera sul (mancato) riconoscimento dello Stato di Palestina lo conferma ancora una volta, qualora ce ne fosse stato bisogno. Unica eccezione - va doverosamente registrato – quella del M5S, cioè l’unica forza politica, pur con tutte le sue strutturali contraddizioni, che ha chiesto il riconoscimento immediato dello Stato palestinese, senza se e senza ma, come si suol dire. Il partito unico che ci governa (ivi compresa la Lega Nord e il cespuglio “rosafuxia” alla “sinistra” del PD, cioè Sel) i cui esponenti fingono di litigare nei vari talk-show, non è stato neanche capace di votare quella che di fatto sarebbe stata poco più di una mozione di intenti (ma con un suo valore simbolico) e che non avrebbe comunque comportato nessuna ricaduta concreta sulla realtà della cosiddetta “crisi” israelo palestinese, cioè l’occupazione neocoloniale e razzista a cui è sottoposto da decenni il popolo palestinese da parte dello stato di Israele e di tutti i suoi governi, nessuno escluso. Leggi tutto |
Lelio Demichelis:La macchina del consenso al servizio dei potentidi Lelio DemichelisIeri c’era la propaganda, oggi ci sono le spinte gentili con cui gli architetti delle decisioni ci indirizzano nel prendere le decisioni “giuste” per chi comanda Oligarchia. Ma anche élite, aristocrazia, tecnocrazia. Concetti ovviamente diversi ma molto simili negli effetti che producono contro la democrazia. Ma sempre più con il nostro consenso. Dalla Repubblica dei filosofi di Platone alle tecnocrazie europee al governo autoreferenziale di Renzi – passando per le analisi di Mosca, Pareto, Michels, Wright Mills, Lasch e arrivando a Canfora e Zagrebelsky – questa sembra purtroppo la legge ferrea del potere. Perché anche l’oligarchia ha una propria macchina del consenso per sé. Efficientissima. Collaudata per secoli. Si veste di egemonia e di dominio. Indossa spesso una maschera democratica o si declina virtuosamente in classe dirigente o in neoborghesia. Si legittima incessantemente e agisce attraverso una sorta di foucaultiana microfisica di poteri e saperi oligarchici. Ed è biopotere. Scriveva nel 1928 Edward Bernays (nipote di Freud e consulente di governi e di grandi imprese, grande teorizzatore e produttore di propaganda) che la manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini della gente ha un ruolo importante e necessario soprattutto in una democrazia, per dare ordine al caos. Leggi tutto |
Christian Marazzi: L’eterno ritorno della crisiL’eterno ritorno della crisidi Christian MarazziIn questi giorni sui due maggiori giornali economico-finanziari, l’Economist e ilFinancial Times, sono apparsi articoli su quello che gli economisti chiamano losquilibrio fondamentale, quella situazione in cui alcuni paesi importano eccessivamente mentre altri esportano anch’essi eccessivamente, utilizzando però i ricavi di queste esportazioni non per investire al loro interno, bensì per finanziare i deficit e i debiti dei paesi importatori. E’ precisamente questo squilibrio fondamentale che, a partire dagli anni ’80, ha portato gli Stati Uniti a gonfiare l’indebitamento pubblico e, soprattutto, quello privato attraverso quella ingegneria finanziaria ipertossica che, nel 2008, ha fatto esplodere la bolla dei subprime, innescando una crisi globale senza precedenti. Uno squilibrio simile lo si è avuto in Europa con i surplus della bilancia commerciale tedesca e con l’indebitamento pubblico e privato delle economie cosiddette periferiche, uno squilibrio anch’esso fondamentale che ha portato alla crisi dei debiti sovrani e a tutto quello che ne è seguito, ossia le tristi misure d’austerità che non hanno fatto altro che aumentare i debiti pubblici. Sembrava che nel corso di questi anni di crisi lo squilibrio si fosse attenuato, come dimostrato dalla riduzione del deficit commerciale americano. E invece le cose stanno altrimenti, con l’Europa che ha un surplus commerciale trainato dalle esportazioni soprattutto tedesche (verso gli USA, ma anche verso la Cina e la Russia), e una Cina che, seppur in perdita di velocità, continua comunque ad esportare più di quanto importa, ma soprattutto con questi paesi che, invece di investire al loro interno, continuano a preferire gli investimenti speculativi dei loro risparmi all’estero. Leggi tutto |
Alessandro Zabban: Sharing Economy: come il capitale assorbe la sua criticaSharing Economy: come il capitale assorbe la sua criticadi Alessandro Zabban
Tutti questi pressanti imperativi sociali, efficacemente descritti nella scena iniziale di Trainspotting e a cui il protagonista Mark Renton cerca disperatamente di fuggire, sulle note di Lust for Life di Iggy Pop, in nome di una vita più autentica e più libera, sono già il passato. Il sistema non ti chiede più di rispettare un orizzonte normativo ristretto e monotono; al contrario: la società e le forme economiche che la sorreggono gridano in coro la tua libertà rispetto alle istituzioni tradizionali, la tua autonomia e autenticità rispetto all’automatismo fordista, la tua originalità rispetto al livellamento massimalista prodotto dal welfare state, la tua flessibilità rispetto alla ripetitività del posto fisso. La nuova economia parla il linguaggio anglofono della flexibility, della competitiveness, e più recente della sharing economy. La nuova narrazione liberista inventa un sistema ideologico complesso e raffinato che relega le vecchie forme del lavoro, stabili e protette, nel reame della noia e alle quali contrappone le eccitanti innovazioni “smart” del capitalismo globalizzato. Peccato che proprio dietro queste presunte nuove frontiere delle liberazione si nascondano condizioni lavorative decisamente deteriorate e la revoca dei più basilari dei diritti in un contesto di proliferazione dello sfruttamento e di crescita delle disuguaglianze. Leggi tutto |
Gennaro Zezza: Euroexit e salariEuroexit e salariGennaro Zezza
*** L’intervento di Realfonzo e Viscione sulle possibili conseguenze di una uscita dell’Italia dall’eurozona sta suscitando un certo dibattito. Il commento di Salvatore Biasco prefigura scenari apocalittici, dati dalle ripercussioni sui bilanci bancari del deprezzamento delle attività finanziarie in “nuove valute”. La redazione di Keynes blog sembra concordare con Biasco sulle conseguenze catastrofiche, per il sistema finanziario internazionale, di una rottura della eurozona, ed enfatizza il modesto impatto che la svalutazione di una “nuova valuta” avrebbe sulla crescita. Leggi tutto |
Fabio Vander: La scesa in campo di Landini e la sinistra italianaLa scesa in campo di Landini e la sinistra italianadi Fabio VanderL’intervento di Maurizio Landini in forma di intervista al «Fatto quotidiano» di domenica 22 febbraio, è importante, ma richiede da subito approfondimenti e precisazioni. Importante che si muova qualcosa a sinistra. Era il segnale che molti aspettavano. Dopo aver passato autunno e inverno con mobilitazioni di piazza (manifestazione del 25 ottobre, sciopero Cgil-Uil, sciopero “sociale”, mobilitazioni pro-Grecia di Tsipras, ecc.), era evidente che mancava il precipitato politico di tutto ciò. Non si riusciva mai ad arrivare al punto. L’assenza della sinistra sulla scena politica italiana si è fatta sempre più grave. L’intero panorama politico del Paese ne ha risentito e ne risente. Il successo di Renzi è anche se non soprattutto conseguenza di questo. Cioè del combinato disposto del fallimento della sinistra interna al PD, quella di Bersani, che nel 2013 ha perso l’ennesima sfida elettorale, come della inesistenza della sinistra radicale, per colpa di Vendola e Ferrero, di Sel e di Rc. Come prevedibile non era con le manifestazioni di piazza che si poteva surrogare alla mancanza della sinistra. Né con iniziative “dal basso” come la raccolta di firme per un referendum contro la legge Fornero sulle pensioni. Anche qui puntualmente fallita. La cosa è passata anzi sotto silenzio. Non sarebbe invece il caso di parlarne? La lezione andrebbe imparata. E invece si sente dalla Camusso ventilare la proposta di raccolta di firme contro lo Jobs Act ed eventualmente un altro referendum. Leggi tutto |
ilsimplicissimus: Si Salvini chi puòSi Salvini chi puòdi ilsimplicissimusUna cosa mi ha sorpreso in questa domenica mattina: che non si riesce a trovare un giornale, un sito, un blog della cosiddetta area di sinistra dove non si dica, si ribadisca, si gridi “Mai con Salvini”. Dove cioè non venga enfatizzato ciò che dovrebbe essere ovvio. E’ come se negli anni ’70 L’Unità o Paese Sera se ne fossero usciti con un titolo “Mai con Almirante” che avrebbe sconcertato i militanti del Pci dando rilievo di sconcertante novità a qualcosa di scontato. Il fatto è che Salvini, nel tentativo di costruire la sua Alba Dorata all’italiana e dare legittimità al razzismo più ipocrita e al fascismo orfano dei fasti berlusconiani, dice cose riguardo all’Europa e all’euro che fanno parte della cattiva coscienza della sinistra continentale e italiana, si appropria di temi che avrebbero dovuto essere fin dall’inizio della crisi patrimonio di chi difende il lavoro contro il capitale, il pubblico contro il privato di rapina. E che adesso in molta parte del continente vengono paradossalmente sostenuti da chi difende il capitale e il privato di rapina o di evasione contro l’uguaglianza e il principio di solidarietà. Da chi fa atto di fede negli stessi teoremi neoliberisti illudendosi di poter contrastare il potere neo liberista e ricavarsi una tana al riparo dalle intemperie dell’impoverimento generale. Insomma stantii pasticcini da bar. Così ancora di più quel “mai con Salvini” appare come una excusatio non petita che nasconde e rivela insieme l’accusatio manifesta. Leggi tutto |
Alessandro Dal Lago: L’ordine cupo del CaliffatoL’ordine cupo del CaliffatoAlessandro Dal LagoTutto è cominciato con la guerra che Saddam Hussein, in nome e con i soldi dell’occidente, scatenò contro l’Iran nel 1981. L’esito del conflitto, terminato nel 1988, non fu solo il rafforzamento dei mullah al potere a Teheran, ma la crisi finanziaria dell’Iraq, che, nel 1990 invase il Kuwait, il principale paese creditore. La guerra del 1991, le sanzioni, l’invasione anglo-americana del 2003, la guerriglia e il conflitto tra sunniti e sciiti hanno finito per distruggere lo stato iracheno, spianando la strada all’estremismo sunnita, ad Al-Qaeda e all’Isis. L’Iraq rappresenta la prova della fallimentare strategia americana nel mondo arabo e islamico dopo il 1989. Se Osama bin Laden è stato il risultato della reazione americana all’invasione russa dell’Afghanistan, il Califfo è la conseguenza diretta dell’appoggio dei neo-cons a chiunque combattesse i cosiddetti «stati canaglia», ovvero l’Iraq e la Siria. Le fotografie del senatore Mc Cain accanto ai ribelli siriani, con cui ha avuto diversi incontri, spiegano meglio di qualsiasi analisi una specialità della politica americana: allearsi con i propri nemici. Leggi tutto |
Akis Gavriilidis: Questa non è Sparta, questa è SalaminaQuesta non è Sparta, questa è SalaminaEurogruppo, eurocentrismo, nomadismoAkis Gavriilidis
— Il potere non è una cosa, né una sostanza, ma è la capacità di agire sulle azioni (Foucault) — Una buona strategia consiste nel non cercare di schiacciare le forze del tuo avversario ma nell’usarle, specialmente quando quelle forze sono drasticamente superiori alle tue (precetto tradizionale delle arti marziali asiatiche). Leggi tutto |
Franco Berardi: L'Unione Europea è mortaL'Unione Europea è mortadi Franco BerardiCome sbarazzarsi del cadavere e ricominciare il processo di costruzione dell'Unione
Per il 18 marzo è convocata una dimostrazione nella città di Francoforte, per festeggiare l’inaugurazione della nuova sede della Banca Centrale europea il cui costo ammonta a 1.3 miliardi di euro. Come si svolgeranno questi festeggiamenti? La tradizione politica dalla quale provengo si è ispirata a un principio preliminare: la rivendicazione di sovranità nazionale è regressiva, apre la strada al nazionalismo e perde di vista la sola cosa interessante, che è la trasformazione dell’Unione nel suo complesso. In un articolo uscito in transversal.at Toni Negri e Raul Sanchez Cedillo ripropongono questa impostazione. Dapprima correttamente descrivono la natura truffaldina del debito: "L’Europa della troika vuol far pagare il debito alle moltitudini europee e, della capacità di pagare questo debito, fa la misura della democrazia ed anche del grado di europeismo. Ma tutti coloro che si muovono su un fronte democratico pensano piuttosto che questa misura sia infame perché i debiti che oggi sono imputati ai popoli son stati fatti da coloro che in tutti questi anni hanno governato. Questi debiti hanno rimpinguato le classi dirigenti, " Leggi tutto |
Domenico Gallo: micromega Indebolire il giudice rafforza la giustizia?Indebolire il giudice rafforza la giustizia?La riforma della responsabilità civiledi Domenico Gallo
Quello che stupisce in questo sondaggio non è che l'86% ha risposto di essere d'accordo, ma che il 14% si è espresso in disaccordo. Se si pone la domanda in questi termini il 100% degli intervistati dovrebbe rispondere sì. Non a caso in un tribunale una domanda del genere non sarebbe stata ammessa. Il codice infatti vieta di porre ai testimoni domande che tendono a suggerire la risposta. In effetti la divulgazione della riforma sulla
responsabilità civile ai magistrati, più che far
conoscere al pubblico i contenuti del
provvedimento, tende a trasmettere dei messaggi
rassicuranti all'opinione pubblica. D'ora in poi i
cittadini saranno maggiormente tutelati rispetto
agli abusi dei magistrati. In realtà le modifiche alla disciplina della responsabilità civile dei magistrati implicano che la domanda sia rovesciata, la domanda giusta da porre ai cittadini è: indebolire il giudice, rafforza la giustizia? Leggi tutto |
Comidad: Con la "buona scuola" Renzi ci salva dall'ISISCon la "buona scuola" Renzi ci salva dall'ISISComidadLa propaganda di Renzi è basata su espedienti piuttosto elementari, tra cui il dire ad ognuno ciò che vorrebbe sentire. Per compiacere un po' gli insegnanti prima di rifilargli il bidone, Renzi ha anche dichiarato che bisogna smetterla di dare sempre la colpa agli insegnanti e mai ai ragazzi che non studiano. Con questo generico appello al rigore degli studi, Renzi può rifilare la fregatura, attraverso il solito slogan della "meritocrazia". Basta con l'ugualitarismo fra gli insegnanti, occorre premiare il "merito". Sapere cosa sia il "merito" non è affatto importante. Anzi, l'ineffabilità del concetto favorisce ancora di più la competizione fra i docenti, i quali imparano alla svelta che possono emergere soltanto cercando di mettere nei guai i loro colleghi, magari strumentalizzando allo scopo anche gli studenti, sempre entusiasti di accedere alla sensazione di potere offerta dall'opportunità di inserirsi nelle beghe degli adulti. La metafisica del merito riconduce quindi ad una pratica molto concreta: il mobbing reciproco. Dalla Scuola pseudo-idillio di venti anni fa, si è passati all'attuale Scuola/inferno, inaugurata dal ministro Luigi Berlinguer con le leggi sulla autonomia scolastica e sullo "Statuto degli Studenti". Gli insegnanti si scannano fra di loro nella speranza di accedere allo staff dirigenziale, al quale si prospetta il futuro privilegio non solo di maggiori guadagni, ma soprattutto di non entrare in classe; oppure si scannano nella vana illusione di essere cooptati nell'Olimpo dell'istruzione para-universitaria. Leggi tutto |
ilsimplicissimus: Tsipras in formato PdfTsipras in formato Pdfdi ilsimplicissimusIl popolo della sinistra non finisce mai di stupirmi: c’è gente, molta gente, di buona volontà che fa le capriole, scala erte pareti di specchi evoca miraggi da assetati pur di allontanare da sé l’amaro calice della sconfitta di Tsipras, illudendosi che questa è solo una fase iniziale del braccio di ferro con l’Europa. Non si vede perché il governo greco si sia arreso praticamente su tutto sotto il peso ricattatorio della Bce nel momento più delicato per lui e possa invece resistere fra quattro mesi o fra quattro anni quando le medesime forme di pressione ed estorsione saranno di nuovo gettate sul piatto della bilancia: un Paese mantenuto costantemente sull’orlo del default si troverà sempre, per anni e forse per decenni, sull’orlo di scelte impossibili. La cosa è talmente chiara che viene persino evidenziata da un incidente oscuro e inquietante: il documento con cui il governo Greco ha presentato le sue “riforme” o meglio le sue rese, porta la firma digitale di uno sconosciuto burocrate di Bruxelles, tale Declan Costello ( a volte nei nomi c’è un destino) e non quella del ministro delle finanze di Atene, Varoufakis. In un primo momento un portavoce della commissione Ue ha detto che si trattava di un equivoco perché la firma digitale era solo quella di chi aveva trasformato il file word in Pdf. Leggi tutto |
Giorgio Mascitelli: Il dissidioIl dissidioGiorgio MascitelliLe dichiarazioni di Romano Prodi a proposito della situazione libica, ossia che il caos attuale è il prodotto della guerra di quattro anni fa e che quella guerra, alla quale l’Italia si accodò, era rivolta contro gli interessi italiani, non sono affatto da trascurare perché contengono una critica, nemmeno troppo implicita, all’operato di Napolitano, che di quell’intervento fu il regista, vista la manifesta incapacità dell’allora presidente del consiglio Berlusconi di prendere una qualsiasi decisione. Benché l’uscita del Professore verosimilmente non avesse una finalità polemica, ma fosse volta a riportare i bollenti spiriti di qualche ministro di Renzi a temperature più realistiche, è innegabile che l’intervento in senato di Napolitano, in cui attribuiva la colpa del caos alle debolezze di uno stato libico mai veramente esistito e al troppo rapido disimpegno delle forze vincitrici nel dopoguerra, costituisca una risposta a quelle critiche. Leggi tutto |