Piotr: La strategia del cane pazzoLa strategia del cane pazzodi PiotrLa prospettiva di escalation in Ucraina non spaventa la Russia ma terrorizza l'Europa. Il motivo è elementare. Ma perché i Frankenstein sono liberati?
2. E i più terrorizzati sono, giustamente, i Tedeschi. Così la signora Merkel si è lanciata di persona in un giro frenetico di incontri diplomatici, col timore che sia però troppo tardi. Infatti sa benissimo che la pace doveva essere negoziata un anno fa, prima della guerra. Ma allora noi eravamo sicuri che la junta avrebbe facilmente vinto e potevamo tenere bordone agli Usa e far finta di non vedere le svastiche. Abbiamo dei dirigenti metà venduti e metà ottusi.
3. La Merkel si è portata in giro lo chaperon Hollande. Qualcuno ha detto per non dare l'impressione di un nuovo patto Ribbentrop-Molotov (come ha subito insinuato il califfo McCain). Ma ci sono altri motivi. Deve fare vedere agli Americani che il negoziato a oltranza è quanto vuole il nucleo della UE. In teoria ci saremmo anche noi italiani, ma in quanto a iniziativa diplomatica è dalla fine della Prima Repubblica che non contiamo niente. Leggi tutto |
Luca Lenzini: Un intellettuale, un letterato, dunque un nienteUn intellettuale, un letterato, dunque un nientedi Luca Lenzini
Ma oggi, bisognava pur rispondere e allora cominciavano i problemi. Almeno per me, che in molti anni di studi su Fortini poeta e intellettuale mi sono sempre rifiutato alla sintesi. Rifiutato perché intimorito dalla complessità e molteplicità dell’opera, atterrito dai nessi con gigantesche questioni storiche e sociali; ma anche perché consapevole di non disporre di altro strumento, per tentare di capire qualcosa del suo sterminato lavoro, di quello parziale, partigiano e imperfetto, imparato molto approssimativamente proprio da lui e da alcuni altri: ovvero il saggio – quindi solo assaggi, domande parziali, interrogazioni empiriche, commenti a singoli testi, interpretazioni provvisorie. Nessuna sintesi (Fortini chi?...). Leggi tutto |
Rino Genovese: L’eterno compromesso storicoL’eterno compromesso storicodi Rino GenoveseNeanche noi, che mai abbiamo nutrito particolare simpatia per i democristiani, potremmo dire male del nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non sappiamo come riuscirà a interpretare il suo ruolo, ma la persona è senza dubbio, per la sua stessa biografia, la migliore nelle condizioni date. Se si pensa che abbiamo, una volta di più, scampato l’elezione di Giuliano Amato, il furbo compare di Bettino Craxi, possiamo dirci contenti per come sono andate le cose. Mattarella non ci dispiace perfino per la sua creatura, il famoso mattarellum: una legge elettorale che era un misto di maggioritario e di proporzionale e che, con il senno del poi, appare un compromesso di tutto rispetto: non ti concedo il doppio turno nei collegi uninominali (che avrebbe reso quella legge un maggioritario puro alla francese) ma t’invento la doppia scheda, con una correzione proporzionale, e in più, per rafforzare quest’ultima, ti ci metto il meccanismo barocco dello “scorporo”. Leggi tutto |
Pierluigi Fagan: Grecia, le reti e i maestri dei nodiGrecia, le reti e i maestri dei nodidi Pierluigi FaganNessuno mai più potrà controllare tutto, solo il tutto potrà auto-controllarsi connettendosi in reti di assetto variabile, ordinate da un certo numero di nodi Due settimane fa, anticipavamo l'invidiabile posizione internazionale in cui si sarebbe venuta a trovare la Grecia di Syriza. Puntualmente, si è verificata l'apertura di Putin proprio ieri. Si fa fatica a trovare commenti che aiutino a capire le cose del nuovo mondo complesso, proprio perché pochissimi hanno capito che tipo di mondo è. Il gioco è questo: Tsipras-Vaurofakis vanno davanti ai tedeschi ed i primi, come i secondi, mostrano le carte, carte molto distanti, inconciliabili. Una torma di confusionari comincia a discettare sul default greco e/o sulla necessità di uscire dall'euro. Ma più pragmaticamente, ecco che Putin vede un posticino pieno di isolotti appena fuori il Bosforo, all'entrata di quel Mediterraneo in cui tiene una piccola, precaria ed assediata base sulle coste siriane, vede che gli amici greci hanno un problemino di qualche spicciolo di miliardi di euro e si offre per una chiacchierata. Leggi tutto |
Diego Fusaro: Tsipras e la cravatta di RenziTsipras e la cravatta di Renzidi Diego FusaroRicordiamo tutti il patetico siparietto tra Renzi e Tsipras al termine dell’incontro a palazzo Chigi non molto tempo fa. Il rottamatore postmoderno rammenta che Tsipras ha detto che non metterà la cravatta finché la Grecia non uscirà dalla crisi. E, allora, gliene dona una di sua mano (non si sa chi l’abbia pagata, ma non è difficile immaginarlo). Con il pacchetto tra le mani, Renzi esclama: „noi vogliamo dare una mano vera alla Grecia, che non vuol dire dare sempre ragione, ma siamo sicuri che ne uscirà e quando accadrà ci piacerebbe che il premier indossare una cravatta italiana“. Ed è così che ora anche Tsipras ha la sua cravatta, dono al quale ha risposto con un disco di canzoni tipiche greche. Fin qui nulla di strano, se non forse il carattere poco serio del siparietto, che ripropone in altra forma la scarsa serietà dei più noti „selfie“ del rottamatore. La novità, però, arriva in questi ultimissimi giorni. Renzi ha commentato così la mossa di mercoledì della Banca centrale europea, che ha deciso di non accettare più i titoli di Stato ellenici detenuti dalle banche del Paese in cambio di liquidità: “decisione della Bce legittima e opportuna”. Leggi tutto |
Domenico Moro: La tendenza alla guerra dell'Occidente e il radicalismo islamicoLa tendenza alla guerra dell'Occidente e il radicalismo islamicoDomenico Moro“…credo che gli sforzi per
rovesciare
il regime di Assad
abbiano portato denaro in molte
direzioni.
(..)
Per questo Qatar, Arabia Saudita e
altri devono
essere coinvolti
per combattere le frange estremiste
sunnite.”
Daniel Benjamin, ex capo
antiterrorismo del
Dipartimento di Stato Usa
"La religione è il sospiro della
creatura
oppressa,
il sentimento di un mondo senza
cuore,
così come è lo spirito di una
condizione priva di spirito.
È l'oppio dei popoli.
Eliminare la religione in quanto
illusoria
felicità del popolo
vuol dire esigerne la felicità
reale."
Karl Marx, Per la critica della
filosofia del
diritto di Hegel
Il nemico è alle porte, anzi è già al di qua delle nostre porte. Questo ci dicono governi e mass media europei. Il concetto indiscusso, dopo l’attacco a Charlie Hebdo, è che l’Occidente, con i suoi valori di libertà, di opinione e di espressione, è stato gravemente colpito dal bestiale estremismo islamico. Di conseguenza, bisogna prepararsi alla guerra interna ed esterna. La netta sensazione è che si stia aprendo una altra fase della guerra al terrore iniziata da Bush dopo l’11 settembre 2001 e di fatto mai terminata. Non a caso, in riferimento agli eventi di Parigi, si parla di 11 settembre europeo e Matteo Renzi ha colto l’occasione per dichiarare la disponibilità dell’Italia ad un intervento militare in Libia, sia pure sotto il “cappello” Onu, a poco più di cento anni dalla invasione coloniale del 1911. Anche in questo caso però, come in ogni guerra, di qualunque tipo essa sia, la prima vittima è la verità. Per questo, è fondamentale sollevare il velo dell’ipocrisia che impera sovrana e andare alla realtà dei fatti. Un obiettivo che, però, è complicato dal mutamento del quadro storico, caratterizzato da fenomeni che un tempo avevano un ruolo meno importante e soprattutto regionale, a partire dal radicalismo musulmano. Leggi tutto |
Quarantotto: Ucraina e Grecia: la violazione "internazionalista" del principio di non ingerenza e la religione guerrafondaia del Free-TradeUcraina e Grecia: la violazione "internazionalista" del principio di non ingerenza e la religione guerrafondaia del Free-Tradedi Quarantotto
1. La questione ucraina va ripercorsa dal suo inizio. E lo faremo riassumendo i passaggi fondamentali del noto post di Riccardo Seremedi "Ucraina Dies Irae" (che in effetti è un quasi-trattato sulla materia, data l'enorme ed esauriente mole di notizie, links e connessioni che vi sono contenute). E dunque: a) La crisi ucraina – come si ricorderà - è iniziata con il rifiuto del presidente Yanukovich di aderire all'Accordo di Libero Scambio (DCFTA) di fine novembre 2013 a Vilnius; sono seguite giornate convulse nelle quali la cosidetta “Euromaidan” si è popolata magicamente di persone, spesso reclutate per pochi dollari l'ora, con migliaia di vessilli UE nuovi di zecca spuntati da chissà dove... Leggi tutto |
Guglielmo Forges Davanzati: La crisi greca, la recessione italiana e le contraddizioni dell’EurozonaLa crisi greca, la recessione italiana e le contraddizioni dell’Eurozonadi Guglielmo Forges DavanzatiLa crisi greca è la più eclatante manifestazione del fatto che l’Unione monetaria europea non può che generare impoverimento crescente delle aree deboli. La spirale perversa nella quale è precipitata l’economia ellenica è molto simile a quella che caratterizza la nostra economia. In questo scenario, e contrariamente alla posizione assunta dal governo Renzi, dovrebbe essere interesse anche nostro sostenere il programma di revisione dell’architettura istituzionale europea che Syriza propone "Il libero scambio porta inevitabilmente alla concentrazione spaziale della produzione industriale – un processo di polarizzazione che inibisce la crescita di queste attività in alcune aree e le concentra in altre” (N.Kaldor, The foundation of free trade theory, 1980).
Le affinità fra i due Paesi non sono marginali, sebbene lo siano, ovviamente, con ordini di grandezza assai diversi. Fra queste, l’elevato debito pubblico, l’elevata evasione fiscale1, l’elevata disoccupazione (prevalentemente giovanile) e soprattutto una specializzazione produttiva in settori a bassa intensità tecnologica accomunano le due economie2. In particolare, l’Italia, a differenza della Grecia, non ha mai sperimentato tassi di crescita negativi nell’ordine dell’8% (come accaduto in Grecia nel 2011), né ha mai fatto registrare un rapporto debito pubblico/Pil del 175% (come nella Grecia del 2014), attestandosi questo rapporto, ad oggi, al 135%. Ma soprattutto, mentre la Grecia ha sempre avuto una specializzazione produttiva in settori a bassa intensità tecnologica (agricoltura e turismo, in primis), l’economia italiana è stata un’economia industriale, per poi sperimentare, almeno a partire dall’inizio degli anni novanta, un intenso processo di deindustrializzazione che la rende ora sempre più simile a quella greca. Leggi tutto |
I furbetti del quartierino reloadedI furbetti del quartierino reloaded"Terza Repubblica": il buongiorno si vede dal mattino... Si rivela profetico l'articolo dell'altro ieri di Piemme: ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE. Il caso delle banche popolari . Apprendiamo oggi che la
Consob (Commissione Nazionale per le Società e la
Borsa) ha avviato un'inchiesta per
«operazioni anomale da parte di investitori che
sapevano il come e il quando della riforma del
governo sulle banche popolari e hanno speculato
sui titoli delle banche popolari, lucrando circa
dieci milioni di euro». Piemme segnalava che il fondo Algebris di proprietà dell'amico e consulente di Renzi Davide Serra era uno di quelli che aveva inopinatamente investito acquistando in anticipo azioni delle Banche popolari: Leggi tutto |
Fredric Jameson: Sul potere del negativoSul potere del negativodi Fredric JamesonCosì, dopo tutto, il potere del negativo finisce per essere post-modernità: non è di certo, secondo questi splendidi saggi, il potente motore della storia celebrato da Hegel. Piuttosto, è la rottura della storia, un inquietante perpetuo presente nel quale nessuno sa quello che sta per succedere (la "cosa che non hai visto") e in effetti nessuno sa se sta per succedere una certa cosa. E' veramente la realizzazione dello slogan "no future", e giustifica la combinazione di così tanti disparati argomenti, dall'architettura al capitale finanziario (nello stesso saggio), dalla distopia ad Occupy, dalla disoccupazione permanente all'ironia. Presente permanente significa che nessuno può ricordare cosa fosse la catastrofe, e che quindi non ci può essere un accordo tematico circa quello che siamo ora, e certamente nessuna previsione plausibile sui possibili futuri, se non nella misura in cui non ne abbiamo nessuno. Il solo argomento che ci rimane è il tempo stesso, o piuttosto questa particolare temporalità di un presente senza passato e senza futuro, che non somiglia molto all'eternità e che, nonostante Paul de Man ed i romantici tedeschi, non mi sembra possa rivendicare il termine "ironia". Ho sempre amato l'idea della "House" di Rachel Whiteread (l'idea, perché non l'ho mai vista, ed ora non potrò più vederla): quello che dovrebbe essere demolito è comunque perfettamente logico ed è come se costituisse la struttura del lavoro stesso.Ecco, una fila di case abbandonate, tutte da demolire e senza neppure più uno squatter come abitante: questa è la crisi stessa ed il suo niente - solo l'incarnazione spettrale (o la disincarnazione) della disoccupazione strutturale, come la prevede Aaron Benanav per l'attuale capitalismo, e che viene spesso citato nei diversi saggi di questa raccolta. Leggi tutto |
Roberto Prinzi: Bahrein, scontri nel quarto anniversario della rivoltaBahrein, scontri nel quarto anniversario della rivoltadi Roberto PrinziCentinaia di manifestanti hanno attraversato oggi la capitale Manama in ricordo dell’inizio delle proteste del 2011. Il corteo è stato disperso con gas lacrimogeni e pallottole ricoperte di gomma. Nulla è cambiato nel piccolo arcipelago, difeso da Arabia Saudita e Occidente in chiave anti-iraniana Roma, 14 febbraio 2015, Nena News – Storia di una repressione annunciata. L’aveva promessa ieri il capo della pubblica sicurezza, il maggior generale Tareq al-Hassan: “saranno presi provvedimenti contro chi semina il terrore tra i cittadini e mette a repentaglio la stabilità della nazione”. E così, alle sue parole, sono seguiti immediatamente i fatti: forze ingenti di polizia schierate a Manama hanno sparato stamattina gas lacrimogeni e proiettili ricoperti di gomma sulle centinaia di manifestanti scese per le strade della capitale in occasione del quarto anniversario della rivolta del 2011. A promuovere la protesta, dal nome “Sciopero di sfida, è stato un gruppo di giovani cibernauti raccolti nella sigla “Coalizione 14 febbraio”. Gli uomini e le donne del corteo, con in mano le bandiere del Bahrein e con cartelli su cui c’era scritto “Abbasso Hamad” [il riferimento è il re Hamad al-Khalifa, ndr], hanno provato ad avanzare verso il centro della capitale, fulcro delle proteste delle 2011. Tuttavia, il loro cammino è stato interrotto dalla massiccia presenza di forze dell’ordine in tenuta antisommossa che hanno disperso il corteo lanciando gas lacrimogeni, bombe stordenti e sparando proiettili ricoperti di gomma. I manifestanti avrebbero risposto a quel punto lanciando pietre, bruciando pneumatici e bloccando le strade con i cassonetti dell’immondizia. Non è stato ancora reso noto il bilancio degli scontri di oggi sebbene le prime informazioni escludano la presenza di vittime. Notizia, però, che al momento non è possibile verificare. Leggi tutto |
Mario Nuti: Tra l’ottimismo e la catastrofeTra l’ottimismo e la catastrofeMario NutiIl calo del petrolio e dell’euro e la decisione della Bce possono dare un aiuto alla crescita, anche se non sono privi di qualche controindicazione. Il nuovo governo di Atene ha avanzato proposte molto ragionevoli, ma per ora accolte con ostilità: se si dovesse decidere di abbandonare la Grecia provocandone l’uscita dall’euro, la situazione potrebbe precipitare
In primo luogo, il rafforzamento della tendenza già manifestatasi della caduta del prezzo del petrolio. Da metà giugno del 2014 a fine gennaio 2015 il prezzo del greggio infatti è diminuito di ben il 60 per cento, riducendo i costi energetici delle imprese dell’Eurozona nonostante la contemporanea ma molto inferiore svalutazione dell’euro rispetto al dollaro (di cui si parla più avanti). Stime quantitative dell’effetto di questa riduzione dei costi sul tasso di sviluppo del Pil sono incerte e variano intorno allo 0,5%-0.8%, ma indubbiamente l’effetto positivo c’è e non è trascurabile. Il secondo motivo di moderato ottimismo è la decisione della Bce del 22 gennaio scorso sull’allentamento monetario (Quantitative Easing, o QE), sia pure con la disapprovazione del presidente della Bundesbank Jens Weidmann e di altri rappresentanti di paesi nordici in minoranza: 60 miliardi di euro al mese per 19 mesi, da marzo 2015 al settembre 2016, e se necessario anche oltre, fino a quando non sarà raggiunto l’obiettivo di un tasso d’inflazione dell’Eurozona “vicino ma inferiore al 2 per cento”. Questo ammontare include altri interventi già decisi in precedenza, per cui in realtà non si tratta di 1140 miliardi ma di circa 900 miliardi aggiuntivi. E l’effetto sorpresa (importante ad esempio nella recente rivalutazione del franco svizzero) è stato diluito da mesi, anzi da anni, di discussioni e controversie. Tuttavia l’ammontare dell’intervento è stato pur sempre maggiore delle aspettative, che erano dell’ordine di 500 miliardi, per cui i mercati sono stati sorpresi lo stesso. L’assunzione da parte delle Banche centrali nazionali del rischio di default eventuale sull’80% dei titoli del loro paese acquistati dalla Bce è un limite importante all’unione monetaria ma un prezzo accettabile per questo massiccio intervento. Leggi tutto |
Andrea Zhok: Il mestiere di pensare e il ruolo pubblico della filosofiaIl mestiere di pensare e il ruolo pubblico della filosofiadi Andrea Zhok
1. Diagnosi e ricette Marconi pone una questione importante, concernente la natura pubblica del filosofare. Egli ritiene che la filosofia accademica sia oggi assai meno comunicativa verso il pubblico colto di quanto fosse in altri periodi storici, anche recenti (p. 6), e che la filosofia sia di fatto “in buona parte sparita dall’orizzonte delle persone colte” (p. 8). La diagnosi che viene fornita di questo processo è la seguente: secondo l’autore si tratterebbe di un’evoluzione obbligata, dovuta al naturale processo di specializzazione accademica. Il crescere di una letteratura specialistica sarebbe parte costitutiva della rispettabilità dell’odierno lavoro accademico e sarebbe inevitabile il crearsi di una produzione filosofica sempre più numerosa, tecnica e circoscritta. Leggi tutto |
Piotr: La guerra è la sola igiene del mondo?La guerra è la sola igiene del mondo?Prospettive 2015di PiotrLa crisi sistemica sul piano inclinato del dollaro, dell'Ucraina, dell'egemonia USA e della tentazione della guerra
Due parole sul metodo Come al solito non uso una sfera di cristallo, ma un po' di logica applicata ai fatti. Alcuni sono fatti certi, altri sono il risultato di incroci di fonti informative di diversa provenienza e di diversa tendenza. Non ho servizi di intelligence a mia disposizione e quindi mi devo accontentare. Quelli che invece si accontentano di una sola fonte, di fatto si accontentano anche di essere ricettori passivi di servizi di intelligence. Data l'origine promiscua delle mie informazioni, requisito essenziale è non fare il tifo per una parte, ma cercare di essere un lettore equilibrato. Ciò non vuol dire che il mio cuore non stia dalla parte degli aggrediti, degli umiliati e degli offesi. L'osservatore puramente razionale e neutrale è una mostruosa finzione al servizio del pensiero dominante. Essere equilibrato nell'osservazione e nell'analisi non vuol dire essere indifferente, bensì analizzare con disincanto il maggior numero possibile di linee di forza in gioco per poter intervenire a vantaggio degli aggrediti, degli umiliati e degli offesi. Leggi tutto |
M.Badiale e F.Tringali: Cosa ha davvero in mente VaroufakisCosa ha davvero in mente VaroufakisMarino Badiale e Fabrizio TringaliPoco dopo l'uscita del nostro libro sull'euro, l'editore ci regalò alcune copie di un recente testo sulla crisi: Y.Varoufakis, Il Minotauro globale, Asterios 2012. L'autore era un professore greco, proprio colui che oggi è sulle prime pagine di tutti i giornali, in quanto nuovo ministro delle finanze del paese ellenico. Scoprimmo poi che “Il minotauro globale” è la versione rivista di una parte di un grosso volume che Varoufakis ha scritto assieme a J.Halevi e N.J.Theocarakis: Modern Political Economics, Routledge 2011. Nella prima parte esso ripercorre criticamente l'intera storia del pensiero economico, cercando di individuare le acquisizioni conoscitive che possono ancora essere utili (e che talvolta gli sviluppi successivi mettono da parte), senza però tacere gli ostacoli e le contraddizioni inevitabili che emergono ogni qual volta si tenti di costringere la complessa dinamica sociale nel letto di Procuste di una sistema formalizzato. Leggi tutto |
Rino Genovese: Disavventure dell’universalismoDisavventure dell’universalismoRino GenoveseLa caratteristica del mondo contemporaneo non sta nella sua sussunzione sotto un unico principio di dominio – che lo si chiami “forma merce”, “astrazione monetaria”, “capitale finanziario” etc. – ma nella pluralità delle forme di potere: cosicché si deve parlare di una indecidibilità dei punti d’attacco delle risposte possibili da parte degli oppressi, che fino a una trentina d’anni fa potevano ancora ritenere, dalla Cina all’Angola passando per i movimenti di opposizione nei paesi occidentali, di essere parte di un’unica lotta a molte facce contro l’imperialismo. L’emergere delle culture, il ritorno alle identità collettive inventate o reinventate, non è un effetto di trompe-l’œil. Al contrario, è il segno della crisi irreversibile di un modello di lettura del mondo sostanzialmente economicistico, in quanto tale subalterno, nell’uso degli strumenti analitici, a quel capitale globalizzato che vorrebbe denunciare. I massimi esaltatori del capitalismo sono oggi proprio i critici affascinati dalla sua pura potenza. Ma il capitalismo resterebbe del tutto astratto, non potrebbe incarnarsi in alcuna situazione concreta, se le culture “altre” non lo avessero ibridato, dando vita a un impasto né moderno né occidentale, in cui si ritrovano le antiche tradizioni orientali, una dittatura veterocomunista come quella cinese, il regime nazional-populista postsovietico, le monarchie assolute del mondo arabo, una repubblica islamica come quella iraniana sciita: il che rende le democrazie occidentali tendenzialmente minoritarie (specialmente se si pensa al sorpasso, in via di realizzazione, della Cina sugli Stati Uniti). Leggi tutto |
Paul Virilio: Guerra impuraGuerra impuradi Paul Virilio
Venticinque anni dopo, sono costretti ad ammettere che la corsa agli armamenti tipica della «guerra pura» ha cancellato non soltanto l’Unione Sovietica, che è implosa, ma anche l’idea stessa della «grande guerra classica», la guerra clausewitziana, prolungamento della politica con altri mezzi. Questa dissoluzione ha condotto il nostro mondo direttamente tra le braccia del terrore, del disequilibrio terrorista e della proliferazione nucleare che, purtroppo, impariamo a conoscere ogni giorno di più. La copertura antimissilistica globale degli americani – quella sorta di ombrello o parafulmine che Bush sta proponendo a tutti nel mondo – mi pare esemplifichi bene il grado di squilibrio e il delirio geostrategico di cui siamo vittime. Incredibile e degna di nota, a mio avviso, anche la risposta di Vladimir Putin alle proposte americane, una risposta su cui non si è discusso a dovere. Che cosa ha detto, in sostanza, Putin? Ha proposto di installare i radar di questo scudo globale… in Russia e Azerbaigian. Non poteva essere più chiaro. Così, dopo la «grande guerra classica» e politica ci ritroviamo adesso alle prese con una guerra asimmetrica e transpolitica. Leggi tutto |
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