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Apr 29, 2015, 4:24:34 AM4/29/15
to sante gorini

Fabio Milazzo: Marco Ambra: TESTE E COLLI

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Marco Ambra: TESTE E COLLI

di Fabio Milazzo

Marco Ambra (a cura di), Teste e colli. Cronache dell’istruzione ai tempi della Buona Scuola, collana gli ebook de «Il lavoro culturale», 2015.

scuola
                    italianoQual è il genere letterario all’altezza di una riforma della scuola che a priori si auto-identifica come #buona e che viene presentata e illustrata attraverso slides? Come analizzare la scuola di un Paese in cui un sottosegretario all’istruzione descrive i suoi docenti, in particolare quelli che si occupano di una funzione gravosa e delicata come il sostegno agli alunni con «Bisogni educativi speciali», come  dei furbetti che fanno uso di una «scorciatoia “per passare di ruolo”»? (1) Attraverso quello che Marco Ambra, insegnante di Storia e Filosofia, con specializzazione nel sostegno, redattore del blog lavoroculturale.org, definisce «un lavoro eterogeneo, […] che si dibatte fra non-fiction creativa, saggio di approfondimento, caustica invettiva, articolo giornalistico, intervista e glossario» (p.5). Insomma, quello che Wu Ming 1 identificherebbe come: «Un oggetto letterario del quinto tipo» (p.5).

Ed è proprio ciò che rappresenta l’ebook collettivo Teste e colli. Cronache dell’istruzione ai tempi della Buona Scuola (2), un progetto editoriale de «il lavoro culturale» che prova – e secondo noi riesce con successo – a cartografare i territori e gli spazi in cui si dibatte la scuola ai tempi dello «Storytelling» (3). Leggi tutto


Marino Badiale: Serena indifferenza

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Serena indifferenza

di Marino Badiale

Genova G8 2001 Stadio CarliniUno dei problemi del nostro paese, del quale abbiamo più volte parlato, è la chiusura mentale e la staticità culturale delle quali danno prova le forze di opposizione radicale, che chiameremo brevemente “antisistemiche”. Si tratta di un problema serio, perché, nella situazione attuale, sarebbe essenziale la nascita di una forza politica di autentica opposizione, capace di radicarsi nella società e di stimolare un autentico rinnovamento politico, culturale e morale. Purtroppo, la chiusura mentale delle forze antisistemiche rappresenta un ostacolo (uno dei tanti) a questi sviluppi, così necessari.

Le discussioni sull'euro sono un esempio di questi problemi. La grande difficoltà nella quale si sono trovati quelli come noi, che da anni si sforzano di mettere questo tema al centro del dibattito delle forze antisistemiche, ci ha mostrato con chiarezza quanto forti siano i “vincoli interni”, chiamiamoli così, nelle menti di molte delle persone che ruotano attorno a quel mondo. Per fortuna, da qualche tempo le cose sembra stiano migliorando. Il lavoro di tante persone, gruppi, siti, dai più noti come Goofynomics, a “Voci dall'estero”, a “Orizzonte 48”, all'ARS , a “Sollevazione”, per finire, si parva licet, con un piccolo blog come il nostro, ha finito per immettere nel dibattito una serie di idee, concetti, conoscenze che dovrebbero rendere difficile l'adagiarsi su schemi di pensiero e argomentazioni ormai obsolete.

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Andrea Fumagalli: Il riscatto del debito

alfabeta

Il riscatto del debito

Andrea Fumagalli

Manara Maestro Erotismo PCCNuove frontiere di comando e di subalternità (di sussunzione?) si stanno prepotentemente affacciando alla ribalta del nuovo millennio. Non è altro che il “lato oscuro” (dark side) del rapporto capitale-lavoro, il quale è sottoposto a una torsione come raramente si è verificata nella storia contemporanea, soprattutto in Europa e in Italia.

Il rapporto di sfruttamento oggi fuoriesce dal semplice atto lavorativo per andare a intaccare una sfera molto più vasta, quella della vita, o meglio, del modo di vivere. Non è più immediatamente riscontrabile nel rapporto diretto: essere umano (forza-lavoro) vs “macchina”, lavoro vivo vs lavoro morto. Oggi sempre più assistiamo al divenire macchinico dell’umano e viceversa, in un connubio dove è difficile delineare una netta separazione tra la coscienza umana e il mondo artificiale. Da questo punto di vista, lo sfruttamento è sempre più auto-sfruttamento e se, da un lato, tracima verso forme di lavoro gratuito non pagato, rompendone, in tal modo, la gabbia salariale, [ma non nel senso che molti di noi auspicavano con la parola d’ordine del “rifiuto del lavoro (salariato), anzi], dall’altro, lo alimenta tramite nuove forme di precarietà di vita e di indebitamento.

Il nuovo libro di Andrew Ross, Creditocrazia e rifiuto del debito illegittimo (ombre corte, 2015) analizza il rapporto debito-credito come nuovo strumento e dispositivo centrale nel processo di governance neoliberista (quindi di sfruttamento). Diversamente da Maurizio Lazzarato (La fabbrica dell’uomo indebitato, Derive Approdi, 2012), Andrew Ross sottolinea come la condizione debitoria non rappresenti un fine in sé per perpetuare il dominio dell’uomo sull’uomo ma piuttosto uno strumento per consentire una maggior dipendenza del lavoro dal capitale all’interno del processo di valorizzazione contemporaneo.

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Ilaria Agostini: La borsa valori dell’urbanistica

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La borsa valori dell’urbanistica

di Ilaria Agostini

Un nuovo libro di Paolo Berdini "Le città fallite. I grandi comuni italiani e la crisi del welfare urbano" (Donzelli), un efficace panorama dei misfatti dell'urbanistica neoliberista, iniziata negli anni di Craxi e proseguita in quelli di Berlusconi e del suo erede, Matteo Renzi.  Il manifesto, 22 aprile 2015

Che il possibile fallimento del comune di Roma e degli altri centottanta comuni italiani sia il risultato coerente e legittimo di un sistema economico-politico esso stesso fallimentare, e non l’accidentale disfatta legata al malaffare o alle ruberie di qualche amministratore, è illustrato con lucidità nell’ultimo libro di Paolo Berdini: Le città fallite. I grandi comuni italiani e la crisi del welfare urbano (Donzelli). Con dovizia di esempi l’autore dimostra come, nel «ventennio liberista», la gestione della polis – l’urbanistica – abbia acquisito assoluta centralità nelle scelte politiche di un paese in cui il «mattone di carta» e la privatizzazione dei servizi al cittadino hanno aggravato la miope scelta dell’edilizia come motore dell’economia nazionale.

Il condono craxiano, il primo della tripletta 1985-1994-2003, è «lo spartiacque». A distanza di pochi anni, nel pieno di «Mani pulite» e in «clima di fastidio per le regole», la legge 179 del 1992 introduce nella pratica urbanistica la contrattazione pubblico-privato «che diventa immediatamente arbitrio»: l’interesse comune è, da allora, legalmente sottordinato all’interesse dei particolari. Leggi tutto


Ma il mercato non vale, per Expo?

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Ma il mercato non vale, per Expo?

Ora, la storia che “i giovani rifiutano i contratti per l’Expo” era una solenne idiozia. I dati sui numeri di assunzioni, di rifiuti, i contratti e le retribuzioni offerti erano totalmente infondati. E fin qua, ordinario giornalismo all’italiana con contorno di editorialisti che, dall’alto di una carriera di garanzie e sicurezza economica, a loro tempo alla portata di quasi tutti, sparano luoghi comuni a caso sui giovani choosy. Insomma, nulla su cui perdere tempo.

Rimane invece da analizzare l’idea che sta alla base della polemica. E cioè: “Come osi rifiutare un lavoro? Con la crisi, la disoccupazione e tutto il resto, come ti permetti di rifiutare un qualsiasi lavoro, addirittura pagato? Quando ci sono frotte di persone disperate che ammazzerebbero per un lavoro, tu sputi in faccia a chi ti dà l’opportunità di lavorare?

Bene, la risposta è molto semplice; tra l’altro l’avrete già sentita e, anche spesso, citata a sproposito anche dai suddetti eroi dalla pensione pronta e dal sopracciglio alzato facile: la risposta è “IL MERCATO”. Leggi tutto


Sudore, dolore, rabbia. Un viaggio nella fabbrica globale

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Sudore, dolore, rabbia

Un viaggio nella fabbrica globale

Ci sono saggi e inchieste che vale la pena leggere, poiché capaci di illustrare le dinamiche economiche e politiche che formano i più importanti processi sociali del nostro tempo a partire dalle esperienza materiali di vita dei soggetti che ne sono toccati. Testi come quello di di Pun Ngai, Lu Huilin, Guo Yuhua e Shen Yuan “Nella fabbrica globale. Vite al lavoro e resistenze operaie nei laboratori della Foxconn” (ed.OmbreCorte, 2015, 20euro, edizione italiana a cura di Devi Sacchetto e Ferruccio Gambino), che descrivono cosa succede in quel mondo apparentemente lontano e invece così vicino come la Cina su temi come la dialettica formazione/lavoro, le relazioni industriali e le lotte sociali che ne derivano, ragionati e descritti nell'ottica dell'analisi del ruolo che questi assumono nella Cina parte integrante e attore decisivo del sistema-mondo.

Da sfondo alle descrizioni minuziose delle modalità e dei sistemi di sfruttamento organizzati delle “vite al lavoro” di cui si parla nel titolo, c'è infatti uno sguardo globale complessivo, che incardina la situazione specifica alle dinamiche della globalizzazione neoliberista. E' innegabile che la Cina intesa come “fabbrica del mondo”, come luogo centrale del sistema della produzione votata all'export e ai bassi salari, sia uno dei temi centrali di studio della nostra epoca di economisti, sociologi, scienziati politici di ogni orientamento volti a emettere previsioni su quello che sarà il nuovo ordine mondiale del XXI secolo che si sostituirà al caos attuale dovuto al crollo verticale del momento unipolare americano. Leggi tutto


Leonardo Mazzei: La bisca

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La bisca

Lo Stato italiano scommette in derivati e perde decine di miliardi

di Leonardo Mazzei

cardsharpsSolo negli ultimi 4 anni il debito pubblico italiano è salito di 16,95 miliardi di euro per le scommesse perse sui contratti derivati compiute dal Ministero dell'Economia nelle bische del capitalismo-casinò. C'è di peggio: le perdite future sono ad oggi calcolate in 42,06 miliardi (fonte: il Sole 24 Ore). Perché queste scommesse? Perché queste perdite? Chi sono gli scommettitori? Qual è il volto dei biscazzieri?

Spesso si parla dello Stato biscazziere, colui che gestisce il gioco d'azzardo nazionale traendone benefici economici non piccoli. Ma c'è anche un altro Stato, quello che nella bisca ci va come un giocatore qualunque per farsi spennare dal biscazziere di turno. In questo caso la bisca è quella globale del capitalismo-casinò, mentre il biscazziere è normalmente un signore ben vestito che rappresenta gli interessi di qualche grande banca d'affari, solitamente americana.

In queste bische non si va per giocarsi qualche spicciolo, ma per concludere affari miliardari, con la firma di contratti derivati. Ora, cos'è un derivato? Come dice la parola, il derivato è un prodotto finanziario il cui prezzo deriva dal valore di qualcos'altro, il cosiddetto "sottostante". La sottoscrizione di un derivato altro non è che l'accettazione di una scommessa sull'andamento di quest'ultimo. Leggi tutto


Mario Pezzella: Il capitale è ormai un simulacro

manifesto

Il capitale è ormai un simulacro

Mario Pezzella

«Un parricidio compiuto. Il confronto finale di Marx con Hegel» di Roberto Finelli, per Jaca Book. Il fenomeno originante dell'economia capitalistica è l’astrazione: svuota ogni essere umano asservito come forza-lavoro e lo colloca in una povertà assoluta, di totale desolazione

marx hegel
                    small 1Come rileg­gere Marx dopo la crisi eco­no­mica del nostro pre­sente e la rivo­lu­zione pas­siva, che ha distorto in forma neo­li­be­ri­sta le istanze di eman­ci­pa­zione degli anni Ses­santa del Nove­cento?

Que­sta è la domanda di par­tenza di Roberto Finelli nel libro Un par­ri­ci­dio com­piuto. Il con­fronto finale di Marx con Hegel (Jaca Book, pp.404. euro 35). Di con­tro ai più tra­di­zio­nali mar­xi­smi della con­trad­di­zione e dell’alie­na­zione, l’autore pone al cen­tro dell’opera del filo­sofo di Tre­viri un cre­scente affer­marsi dell’astrazione in ogni piega del reale. Il mar­xi­smo della con­trad­di­zione si muo­veva secondo la dia­let­tica del rove­scia­mento: esso sot­to­li­neava il con­tra­sto tra forze pro­dut­tive e rap­porti di pro­du­zione, che con­duce al crollo dell’ordine capi­ta­li­stico. È la stessa forza lavoro ad essere il motore del rove­scia­mento. Nello svi­luppo del capi­tale, perde i suoi carat­teri qua­li­ta­tivi, dif­fe­ren­zianti; ma pro­prio per que­sto – supe­rando ogni limite indi­vi­dua­li­stico — diviene sog­getto col­let­tivo all’altezza dei mezzi di pro­du­zione creati dal capitale.

Dal «mar­xi­smo della con­trad­di­zione» Finelli prende con­gedo. Il feno­meno ori­gi­nante del capi­tale è l’astrazione, che svuota ogni essere umano asser­vito come forza-lavoro; essa non crea una vir­tua­lità rivo­lu­zio­na­ria ma tende a col­lo­carlo in una povertà asso­luta, di totale deso­la­zione: «sog­get­ti­vità povera, fino alla vuo­tezza di sé». L’enfasi del capi­ta­li­smo attuale sull’individuo «impren­di­tore di se stesso», il pas­sag­gio dal lavoro cor­po­reo al lavoro imma­te­riale, non mutano la deso­la­zione del lavo­ra­tore domi­nato: le nuove ideo­lo­gie del capi­tale esal­tano un’apparenza sociale di libe­ra­zione, che appar­tiene alla rivo­lu­zione pas­siva, del capi­ta­li­smo di fine ’900. Finelli la defi­ni­sce un simu­la­cro, com­piendo un sot­tile détour­ne­ment su un ter­mine amato dalla filo­so­fia post­mo­derna: il simu­la­cro non è alleg­ge­ri­mento dell’essere, ma sin­tomo sociale del capi­tale. Leggi tutto


Giorgio Riolo: Edoardo Galeano, un critico antisistema

poliscritture

Eduardo Galeano, un critico antisistema

di Giorgio Riolo

galeano 1Ci sono opere e persone che, al di là del valore intrinseco, grande o piccolo, non importa, svolgono un ruolo formidabile nel contesto storico in cui sorgono. Diventano metafore di un moto storico, di un cammino in corso.

Diciamo subito che il valore letterario e di contenuti degli scritti di Galeano era veramente grande. Fossero libri o i suoi tipici folgoranti pezzi giornalistici, egli mostrava quale forza si può celare nella penna, se la si sa usare e a qual fine usarla. Sciascia ricorreva a questa metafora della penna come spada, pensando al suo ruolo di scrittore e di intellettuale. Impensabilmente coincidente con quello che l’analfabeta bracciante siciliano riteneva a proposito del valore, dell’importanza della cosa scritta. Ma oggi con il minimalismo, la ciarlataneria chiassosa, le parole in libertà, in ogni dove (la falsa democrazia del Twitter, Facebook e minchiate varie), tutto ciò assume distanza, alterità omerica, biblica.

La cultura, la letteratura, la grande arte non cambiano il mondo, sicuramente. Ma è sacrosanto che esse contribuiscano a preparare, a invogliare, a spingere gli esseri umani a “desiderare” un altro mondo, a cambiare la propria vita e la vita quindi dei gruppi associati. L’antropologia culturale viene prima della politica, sostanzia la politica e la spinge in avanti. Non al contrario, come taluni bonzi si ostinano a pensare e a praticare. Il risultato necessario, di causa ed effetto, come il giorno segue alla notte, è inevitabilmente la malapolitica. Leggi tutto


Alberto Bagnai: Fondo monetario, Dr Jekyll e Mr Hyde

fattoquotidiano

Fondo monetario, Dr Jekyll e Mr Hyde

Adatta messaggi a diktat della politica

di Alberto Bagnai

Il Fondo si smentisce spesso: l’austerità fa male, ma in Grecia no, la flessibilità crea disoccupati e deprime i salari, però va applicata. Motivo: i “tecnici” sono al servizio delle potenze globali o locali dominanti

“Contrordine compagni”. Il popolo di Twitter ha salutato con uno sberleffo la notizia fornita dal ilfattoquotidiano.it il 10 aprile scorso: il Fondo monetario internazionale (Fmi) ci avrebbe ripensato, “liberalizzare il mercato non spinge l’economia”. Nota Mauro Del Corno che questa presa di posizione, sostenuta nell’ultimo numero del World Economic Outlook (Weo), azzoppa il principale cavallo di battaglia dell’ideologia liberista, inforcato dal compagno Renzi per farci adottare il Jobs Act. Il lettore potrebbe essere colto da un certo sgomento: “Ma come!? Istituzioni così prestigiose sconfessano l’anno dopo ciò su cui spergiuravano l’anno prima? Allora è vero che nel procelloso mare della crisi siamo privi di bussola, perché, come amano ripetere gli epistemologi da bar, l’economia non è una scienza! Certo – concluderà il lettore – siamo proprio messi male!”. Ci sentiamo di rassicurarlo: la verità è che siamo messi peggio, perché a livello scientifico non c’è stato alcun cambiamento di rotta. Che le riforme del mercato del lavoro a base di flessibilità fossero come la Corazzata Kotiomkin di fantozziana memoria (“92 minuti di applausi”) gli studi specialistici lo avevano appurato da tempo e senza appello. Leggi tutto


Elisabetta Teghil: “Dimenticanze?”

coordinamenta

“Dimenticanze?”

di Elisabetta Teghil

Il Patriarcato  è un tipo di organizzazione sociale  e  familiare in cui, in senso riduttivo, i figli entrano a far parte del gruppo cui appartiene il padre, da cui prendono il nome e i diritti che essi a loro volta trasmettono ai discendenti diretti o prossimi nella linea maschile, in senso espansivo, è un tipo di organizzazione sociale in cui al genere maschile viene riconosciuto un ruolo di comando, di guida e di riferimento in una struttura gerarchizzata e piramidale in cui il femminile ha un ruolo subalterno.

Il sesso, strettamente inteso come fisicità, non avrebbe niente a che fare con il maschile ed il femminile che sono precise costruzioni sociali, ma è successo e succede che questa identificazione  e sovrapposizione sia voluta e strutturata sin dalla nascita. I bambini/e interiorizzano prestissimo il ruolo che  viene loro assegnato dal sociale e identificano se stessi/e con il ruolo sessuato che viene loro destinato in base al sesso biologico. Il ruolo sessuato viene così fatto proprio prima ancora della consapevolezza e della conoscenza del sesso biologico. Leggi tutto


Luca Baiada: 25 aprile: che cos’è una Liberazione?

carmilla

25 aprile: che cos’è una Liberazione?*

di Luca Baiada

le donne
                    della resistenza 586x417A settant’anni dalla Liberazione e a cento dalla grande guerra, la Germania è forte e detta legge a un continente. E poi dice che il crimine non paga.

«Sulle rive dei fiumi di Babilonia ci siamo seduti / e abbiamo pianto al ricordo di Sion». Così comincia il Salmo 137, uno dei più celebri.

Ha perso la moglie e i figli, Giuseppe Verdi, ed è allo stremo delle forze. Ai moti rivoluzionari è seguita la repressione, è povero e solo, medita il suicidio. Il libretto del Nabucco, che gli hanno proposto di musicare, è aperto alla pagina di un coro ispirato a quel Salmo: «Va pensiero sull’ali dorate…». Col cuore in subbuglio scrive e scrive, e presto l’opera è compiuta: la sua vita è salva, il Nabucco infiammerà i teatri e sarà monito. Non solo le bombe di Felice Orsini, anche quelle parole, «o mia patria sì bella e perduta», diranno all’Europa l’urgenza della questione italiana. Anche dopo l’8 settembre 1943 qualcuno giurerà di aver sentito quel coro: dalle voci dei soldati, chiusi nei carri in corsa verso il Brennero. A immaginare quei treni che si arrampicano sulle Alpi pieni di uomini, vengono i brividi. Seicentomila, deportati come schiavi in Germania. Davvero cantavano quel coro, passando il confine? È nobilmente reale che sia stato udito, ma se i suoi rintocchi avessero abitato più le orecchie di chi lo sentiva, che le bocche affamate di chi era trascinato via, sarebbe un cortocircuito percettivo formidabile. Leggi tutto


Quarantotto: Welfare, spesa pubblica, pensioni e crescita

orizzonte48

Welfare, spesa pubblica, pensioni e crescita

Inganno senza fine

di Quarantotto

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 1. Dunque, secondo Eurostat, l'Istat dell'Unione europea, l'Italia ha una delle più basse spese pubbliche pro-capite in €uropa. Capirete, dunque, che un paese che si trovi a "dover" riprendere a crescere per poter far quadrare i conti, - cioè, in soldoni, a dover avere un PIL finalmente in crescita (dopo tre anni consecutivi di recessione indotta da manovre fiscali) per garantirsi un gettito crescente e rispettare i limiti di deficit strutturale di medio termine (flessibilizzati dall'UEM)- non "dovrebbe" procedere a tagli della spesa pubblica.

Neppure per garantire un'attenuazione della pressione fiscale che, peraltro, è proclamata a voce...ma non risponde alle attuali indicazioni del DEF. 

Come potere vedere qui, effettuati corretti ed elementari calcoli sul rapporto tra PIL e entrate dello Stato (che, a onor del vero, non includono soltanto quelle tributarie, sebbene le privatizzazioni tendano a intaccare notevolmente le altre voci di entrate, in specie da dividendi): Leggi tutto


Daniel Zamora: Michel Foucault: liberalismo e critica

lavoro
                      culturale

Michel Foucault: liberalismo e critica

di Daniel Zamora

Michel
                        Foucault painted portrait Credit thierry ehrmann
                        Creative CommonsNel dicembre scorso Daniel Zamora, un giovane studioso belga, ha rilasciato un’intervista al settimanale francese «Ballast» dal titolo ambiguamente provocatorio “Peut-on critiquer Foucault?”.

L’intervista, concessa in occasione dell’uscita del volume – a cura dello stesso Daniel Zamora – Critiquer Foucault. Les années 1980 et la tentation néolibérale (Aden Editions, 2014) e tradotta poi in inglese qui dalla rivista Jacobin, ha originato un vivace dibattito (qui un riepilogo) che ha avuto risonanza anche Oltreoceano (qui e qui).

 

C’è un grande equivoco di fondo nel dibattito contemporaneo attorno alla figura di Foucault. Si tratta della sua storicizzazione e canonizzazione all’interno di una tradizione di pensiero sezionata in categorie predeterminate, dalla quale discende la crescente volontà filologico-esegetica dei sempre più numerosi foucaultiani sparsi per il mondo, o – a contrario – la critica serrata a singoli passaggi e interpretazioni testuali, magari relativi all’antichità. Zamora si innesta su questo terreno scivoloso con una “vecchia” innovazione, più affine all’intervento militante contemporaneo che all’analisi a distanza: la critica del portato politico e della ricaduta sociale all’interno di una cornice ideologica ben circoscritta. All’apparenza distanti, queste due strategie riposano su un medesimo presupposto: il passaggio dal lavoro con i testi e il pensiero di Foucault al lavoro sui testi e il pensiero stessi. Leggi tutto

 

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tonino

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May 3, 2015, 5:00:11 PM5/3/15
to sante gorini

Jacques Sapir: La Grecia e l’Arroganza Europea

vocidallestero

La Grecia e l’Arroganza Europea

di Jacques Sapir

Jacques Sapir prevede i prossimi passi della crisi greca.  I paesi dell’eurozona giocano duro e mettono la Grecia all’angolo. Varoufakis è convinto di potersi giocare le sue carte, perché se la Grecia esce dall’euro chi ha più da perdere è proprio l’eurozona. Ma per gli eurocrati la questione non è razionale: è ideologica. Andranno avanti fino alle estreme conseguenze, fino al disastro o alla completa sottomissione di Syriza e della democrazia greca intera

La questione di un possibile default della Grecia nei prossimi giorni o settimane è ormai all’ordine del giorno. Ma questa questione è talvolta confusa con quella della liquidità interna. Come spesso accade, questa questione è attualmente il principale strumento politico usato dall’eurogruppo per strangolare la Grecia e cercare di imporre politiche che sono state rifiutate dagli elettori il 25 gennaio. Questo già dice molto sul concetto di democrazia dei principali leader europei e particolarmente di M. Jean-Claude Juncker (un recidivo in questo campo, che aveva dichiarato, dopo le elezioni del 25 gennaio: “non ci possono essere scelte democratiche che vanno contro i trattati europei” [1]) e M. Moscovici. Aggiungiamo che le recenti dichiarazioni di Schäuble [2] sono perfettamente in sintonia. Si può constatare che per i leader dell’Unione Europea la parola «democrazia» è soltanto uno slogan privo di contenuti . Leggi tutto


Comidad: TTIP: La finanziarizzazione del pensiero

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TTIP: La finanziarizzazione del pensiero

di Comidad

La conferenza stampa congiunta di Renzi e Obama della scorsa settimana si è risolta nella solita esibizione di protervia lobbistica, allestendo una sorta di spot pubblicitario sul Transatlantic Trade and Investment Partnership; con l'aggiunta di un minispot nello spot, sull'Expo di Milano. Nello squallore generale della rappresentazione - resa ancora più desolante da quegli atteggiamenti da amiconi che sono diventati d'obbligo in questo tipo di appuntamenti internazionali -, sono risultate comunque istruttive le argomentazioni di Obama a sostegno del TTIP. Alla domanda di un giornalista circa eventuali opposizioni di esponenti democratici del Congresso Usa al TTIP, Obama ha replicato che, data la scontata contrarietà dei sindacati americani al nuovo accordo commerciale, sarà inevitabile che anche alcuni congressmen del suo partito si affianchino a queste proteste sindacali. Da parte di un presidente "di sinistra" dovrebbe risultare stonato questo atteggiamento di disprezzo preventivo verso l'opinione dei sindacati, che sarebbero sempre spaventati dalla mitica "competizione". Per compensare la contraddizione, Obama ha sottolineato di non essere stato eletto dalle camere di commercio, ma dai lavoratori. Obama ha quindi offerto all'uditorio soltanto una garanzia personale, da testimonial pubblicitario qual è.

Nè Obama, né tantomeno Renzi, si sono dunque minimamente degnati di rispondere alle tante obiezioni concrete che sono state mosse al TTIP, il quale, in base ai proclami ufficiali, apparirebbe come un accordo stranamente "superfluo", dato che il libero scambio tra le due sponde dell'Atlantico già c'è. Non si tratta perciò di aumentare la "competizione", ma, al contrario, di favorire la sempiterna caccia ad ulteriori privilegi fiscali ed immunità legali da parte delle corporation multinazionali. Leggi tutto


Militant: Expo 2015: tutti i perché della lotta

militant

Expo 2015: tutti i perché della lotta

Militant

L’Esposizione universale che comincerà il 1° maggio e terminerà il 31 ottobre si intitolerà “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”. Sostituendo le parole pianeta e vita con il termine capitalismo, appare evidente come la vetrina dell’Expo rappresenti il crogiolo di tutte le contraddizioni, l’ennesimo gigante fieristico che serve a rilanciare gli interessi capitalistici italiani e non solo. L’azionariato di Expo spa è composto per il 40% dal Ministero dell’Economia, per il 20% dalla Regione Lombardia, il 20% per il Comune di Milano, il 10% per la Provincia di Milano e il 10% dalla Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato. Dunque a partecipazione in maggioranza pubblica mentre partner ufficiali quali Enel, Telecom, Fiat-Chrysler, Intesa-San Paolo, Samsung e Selex (facente parte del Gruppo Finmeccanica) parteciperanno in misura minima per quanto riguarda le spese, ma in misura enorme per quanto riguarda i profitti e visibilità. Parliamo di un Consiglio di amministrazione presieduto dalla vicepresidente di Confindustria che è anche a capo del Gruppo Bracco (operante nel settore chimico farmaceutico). Perfino il terreno su cui sorge, circa 100 ettari, è di proprietà della Arexpo Spa (divisa in quote tra Regione, Comune di Milano, Comune di Rho, Provincia e Fondazione Fiera), la quale ha ceduto i diritti di superficie al grande evento fino al 2016. “Portano soldi, fanno girare l’economia”: questa l’opinione comune. Leggi tutto


Edoardo Greblo: Di cosa parliamo quando parliamo di sinistra?

scenari

Di cosa parliamo quando parliamo di sinistra?

Edoardo Greblo*

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                    n83q2lvG1J1tes5iko1 1280Parafrasando Riggan Thomson, che in Birdman dirige e interpreta la celebre pièce di Raymond Carver Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, ci si potrebbe chiedere: di cosa parliamo quando parliamo di sinistra? L’universo della sinistra è infatti quanto di più pluralistico si possa immaginare, poiché al suo interno convivono uno spirito statalistico e uno individualistico, una vocazione libertaria e una autoritaria, una tendenza produttivistica e una ecologista, una inclinazione universalistica e una localistica, una inclinazione alla scientificità e una all’utopismo, una propensione rivoluzionaria e una riformista. Il che spiega come sia difficile, se non impossibile, individuare una qualche continuità organizzativa e ideologica tra le varie forze che si sono storicamente collocate a sinistra dello schieramento politico, oltre che il tasso altissimo di conflittualità tra le sue diverse anime, spintosi talvolta sino a divaricazioni laceranti.

Eppure, nonostante ciò, è possibile individuare una caratteristica definitoria in grado di unificare una costellazione di forze i cui ideali si presentano così radicalmente diversificati: si tratta dell’idea che la sinistra non sia solo una delle parti che alimentano la vita democratica, non sia solo, cioè, il luogo dello spazio politico contrapposto a quell’altro luogo dello spazio politico che è occupato dalla destra. E questo perché la vita della sinistra coincide con la vita della politica, nel senso che essa è la “parte” che attribuisce alla politica il compito di imporre regole e norme all’economia e al sistema sociale, mentre la destra, al contrario, ritiene che la politica sia un male necessario e che la sua funzione ordinativa vada ridotta allo stretto necessario. Leggi tutto


Luciano Vasapollo: Cuba ha scelto il male minore

controlacrisi

Cuba ha scelto il male minore

Nel caos mondiale il Sud America offre il quadro più saldo

F. Sebastiani intervista Luciano Vasapollo

socialismoLuciano Vasapollo, professore di Metodi di Analisi dei Sistemi Economici, Sapienza Università di Roma; Delegato del Rettore per i Rapporti Internazionali con l’ America Latina e i paesi dei Caraibi direttore Riviste PROTEO e NUESTRA AMERICA; direttore di CESTES centro studi dell’USB-Unione Sindacale di Base; Coordinatore, con Rita Martufi, del Capitolo Italiano della Rete Internazionale di Intellettuali, Artisti, Movimenti sociali in Difesa dell’ Umanità .

 

La nuova fase di relazioni diplomatiche tra USA e Cuba arrivano in uno scenario internazionale che dire caotico è davvero poco.

Il sistema capitalista utilizza tutti i metodi a sua disposizione per risolvere le crisi. Penso che questa sia una crisi di sistema, è la crisi del modello capitalista e non hanno ancora trovato il modo per risolverla. Dobbiamo dire che, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino ad oggi, ci sono state molte guerre di espansione imperialista in tutto il mondo. Il XXI secolo è caratterizzato da una forte competizione globale inter-imperialista nella quale gioca ancora un ruolo centrale quello degli USA, ma va rafforzandosi anche l'imperialismo europeo che oggi come oggi, per noi, ha un forte impatto economico, commerciale e sociale. Le cose non sono necessariamente quello che appaiono. Leggi tutto


∫connessioni precarie: L’ultima strage

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                      precarie

L’ultima strage

∫connessioni precarie

libertc3a0 di
                    movimentoL’ultima strage avvenuta nel canale di Sicilia impone di aprire un dibattito serio prima di tutto nei movimenti, esistenti o in via di organizzazione, che si pongono l’obiettivo di una trasformazione delle condizioni presenti. Così come sul piano del debito e delle politiche sociali il caso greco ha riaperto una discussione sul tema del rapporto tra movimenti e istituzioni e, di rimando, sul significato di una politica europea, ciò che avviene ormai regolarmente nel mar Mediterraneo deve essere assunto come punto di partenza per scuotere i discorsi, gli equilibri e i ragionamenti sulla posizione politica delle migrazioni e della mobilità. Muovendo da una constatazione: in questo caso a costituire i movimenti non sono le tranquillizzanti forme organizzate del dissenso sociale, ma sono le centinaia di migliaia di uomini e donne che fanno della mobilità il loro radicale e ingovernabile appello alla libertà. Da qui bisogna partire, e qui bisogna tornare, per costruire una prospettiva finalmente nuova. Bisogna però non farsi illusioni: non c’è, e non ci sarà, una soluzione né immediata né semplice. C’è però una grande differenza tra il convivere con questi disastri continuando a inseguire chimere consolatorie e comprendere che l’iniziativa politica deve fare i conti con la realtà materiale dei processi globali. In questo caso, la misura della tragedia non deve cancellare le aspirazioni e il coraggio di chi è disposto a sfidarla pur di raggiungere il proprio obiettivo di libertà. Non possiamo permettere a strutture criminali ben organizzate e perfettamente in grado di trarre vantaggio da un quadro normativo ugualmente responsabile di deviare il nostro sguardo dai veri protagonisti di queste vicende. Leggi tutto


Manlio Dinucci: "All'interno di un vuoto politico il problema più grande è l'informazione"

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"All'interno di un vuoto politico il problema più grande è l'informazione"

Sputnik Italia intervista Manlio Dinucci*

 

- Lei ritiene che tra le attuali forze politiche ci sia l'opportunità di aprire un dibattito sull'adesione dell'Italia alla Nato, a fronte del protratto silenzio degli scorsi decenni?

Nell'ambiente politico non è assolutamente in discussione che la Nato serva a proteggere la nostra democrazia, come non è in dubbio che la più grande democrazia del mondo sia quella degli Stati Uniti d'America. La cosa ancora peggiore è che queste idee, in una sorta di rovesciamento di fronte, hanno trovato molto più spazio in quella che noi abbiamo finora definito la sinistra, che non nella destra.

Ricordiamo che quando si preparava la guerra alla Libia, Berlusconi cercava di frenare e poi fu sicuramente posto sotto pressione anche attraverso minacce a Mediaset. Berlusconi frenava sulla base non di uomo pacifista, ma di uomo d'affari che comprendeva che sarebbe stato un danno per il nostro paese rompere il patto d'amicizia e non aggressione con Gheddafi. Non dimentichiamoci che i portabandiera dell'attacco alla Libia furono Bersani e il PD, sotto l'egida del presidente Napolitano. Bersani, addirittura, accolse la partenza dei cacciabombardieri con la storica frase: "Alla buon'ora". Porteremo avanti questa battaglia trasversale, però senza scoraggiamenti né facili ottimismi, perché agiamo all'interno di un vuoto politico, comprendente anche i vertici del M5S. Invece, tra gli aderenti e i militanti del Movimento potrebbe esserci spazio per creare una coalizione trasversale. Leggi tutto


ilsimplicissimus: Ucciso dal fuoco nemico a nostra insaputa

ilsimplicissimus

Ucciso dal fuoco nemico a nostra insaputa

di ilsimplicissimus

Bisognerebbe aver perso il naso per non sentire gli odori nauseabondi che salgono dall’ultima vicenda di fuoco amico, l’uccisione a colpi di drone di un cooperante italiano in Pakistan. Innanzitutto perché l’attacco Usa al presunto covo di Al Qaeda in cui ha perso la vita Lo Porto era avvenuto a gennaio e la certezza della sua identità è stata raggiunta, secondo le fonti ufficiali, ai primi di marzo: dunque Obama sapeva quando ha incontrato Renzi a Washington e ha taciuto in totale disprezzo dell’Italia oppure l’ha detto al nostro premier il quale si è ben guardato dal farne cenno in totale disprezzo degli italiani. Quello stesso dimostrato dai media che evitano di porsi questo elementare interrogativo.

Già questo allunga ombre molto inquietanti su una vicenda che non sta in piedi da qualsiasi parte la si guardi e che purtroppo non è che un singolo caso di storture e inganni assai più globali e radicali. Per esempio come mai, dopo mesi di presunte e pazienti indagini (centinaia di ore di sorveglianza, recita il mea culpa ufficiale)  è stato attaccato a colpi di drone un covo terrorista, senza nemmeno sospettare che lì vi erano due rapiti storici come appunto l’italiano Lo Porto e l’americano Weinstein? E come mai adesso si conoscono le identità degli uccisi dal dna? Che sistema è quello di sparare praticamente alla cieca, come in un videogioco e solo dopo inviare una squadra terrestre per vedere se si è fatto centro e chi si è fatto fuori? Leggi tutto


Aldo Giannuli: Il nodo del fisco

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Il nodo del fisco

di Aldo Giannuli

Per quanto possa sembrare scandaloso al lettore europeo, la legislazione americana prevede una tassazione “regressiva” sul reddito, per cui i lavoratori dipendenti pagano le tasse per una aliquota del 35% mentre i redditi superiori al milione di dollari annuo pagano il 15% (1). Questo in ossequio al mantra neo liberista, per cui sono i ricchi a consumare ed investire, quindi devono pagare meno tasse degli altri, perchè così investono e stiamo meglio tutti.

Infatti, i ricchi investono, ma in altri titoli finanziari per fare altro denaro che reinvestiranno in altri titoli finanziari e così via, senza che questo crei un solo posto di lavoro. La cosa, a pensarci bene, fa un po’ ribrezzo, al punto che persino quel gentiluomo di Warren Buffet si è detto stufo di pagare tasse percentualmente inferiori a quelle della sua segretaria.

Anche il Presidente della Francia, Françoise Hollande (2), minacciava sfracelli tributari contro i ricchi (per la verità, lo ha fatto un po’ meno in occasione della sua visita alla City a Londra, quando ha spiegato che non ce l’ha con la finanza). E dunque si levi il grido: “Tasse ai ricchi!”. Giustissimo, ma come? Leggi tutto


Norbert Trenkle: Critica dell'Illuminismo: 8 Tesi.

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Critica dell'Illuminismo: 8 Tesi.

di Norbert Trenkle

illumini225255b525255d1 - La "Dialettica dell'illuminismo" ci ha reso senza dubbio consapevoli del lato irrazionale della ragione illuminista. L'origine di un tale carattere bifronte, per Horkheimer e Adorno, va riferito al mancato distacco con la natura. L'Illuminismo, ragione moderna e razionale, la cui nascita viene fatta risalire all'antica Grecia, sarebbe il risultato di uno sforzo degli uomini volto a superare la loro paura nei confronti della natura - distinguendosi però anche dal mito, che rappresentava già un primo modo di gestire una tale paura. Nella misura in cui il mito possiede ancora i tratti di un adattamento alla natura e alle sue forze (mimesi), l'Illuminismo ne prende nettamente le distanze. La genesi dell'individuo auto-identico e razionale si fonda allora sulla negazione del fatto che egli si trovi sotto l'influenza della natura, ed è proprio una tale negazione ad essere la fonte della violenza e dell'irrazionale, ed a costituire di conseguenza il lato oscuro dell'Illuminismo sempre pronto a riemergere in qualsiasi momento. Il pericolo principale risiede nel brusco ritorno di questo rimosso. L'Illuminismo, così come la società fondata su di esso, rimane in questo modo una costruzione precaria. Per il suo completamento, occorrerebbe che gli individui e la società riflettessero sul rimoso e che avesse luogo una riconciliazione con la natura interna ed esterna.

 

2 - L'enorme salto qualitativo compiuto dalla "Dialettica dell'Illuminismo", sta nel fatto che analizza "l'altro della ragione" e la minaccia che esso rappresenta. Ovviamente, anche il pensiero razionalista volgare non ha mai perso di vista il fatto che la ragione si trova costantemente sotto la minaccia di una possibile insorgenza dell'irrazionale, ma lo interpreta in maniera puramente leggittimatrice. Leggi tutto


Lapo Berti: La legge del più forte

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La legge del più forte

Democrazia: ultima chiamata

di Lapo Berti

Perché il salvataggio delle banche è stato anteposto o, addirittura, contrapposto al salvataggio delle persone? C’è una sola risposta possibile: perché è prevalsa la legge del più forte. Una domanda semplice, forse banale, e una una risposta altrettanto semplice, che ai più appariranno ovvie. Ma che ovvie non sono

TogliattiNenniSaragat353 300Si poteva pensare che due secoli abbondanti di costituzionalismo e di espansione democratica avessero definitivamente espunto dal nostro orizzonte sociale l’esercizio senza limiti del potere, secondo la legge elementare del più forte. Sembrava che il potere assoluto e l’esercizio arbitrario della forza fossero stati definitivamente sottratti al sovrano assoluto e consegnati nelle mani del popolo, reso finalmente sovrano, che lo avrebbe esercitato nel rispetto della libertà di tutti. Si poteva supporre che nessun altro potere avesse diritto di cittadinanza all’interno del contesto democratico. La sopraffazione era bandita dalla sfera delle relazioni sociali. La democrazia rappresentativa doveva garantire che il popolo potesse eleggere i propri rappresentanti che avrebbero esercitato il potere di decidere per tutti nell’esclusivo interesse dei cittadini e secondo la volontà democraticamente espressa. L’unico potere che potesse essere legittimamente esercitato era, dunque, quello conferito dalla delega del popolo.

Non è così e, forse, non lo è mai stato. Il sogno della democrazia si è da tempo trasformato in un sonno tormentato da incubi. E i bruschi risvegli, che sempre più spesso ci toccano, ci disvelano un mondo in cui di democratico in senso proprio non c’è praticamente nulla, specialmente se guardiamo alla sostanza del processo democratico, che dovrebbe investire il modo in cui vengono prese le decisioni che coinvolgono le condizioni e l’interesse di tutti e che, quindi, dovrebbero quanto meno rispettare la volontà della maggioranza. Leggi tutto


Roberto Ciccarelli: Tutto è comune, anche Dio

alfabeta

Tutto è comune, anche Dio

Roberto Ciccarelli

Picasso IV
                    13Del comune, o per farla finita con i beni comuni. Potrebbe essere questo il titolo alternativo alla nuova monumentale opera di Pierre Dardot e Christian Laval: Del comune o della rivoluzione nel XXI secolo (DeriveApprodi, 2015). La polemica non è solo teorica, ma politica. Non si attacca la stagione dei movimenti sociali a partire dal referendum sull’acqua del 2011, né si liquidano i beni comuni per riaffermare il ruolo dello Stato o del mercato.

Dardot e Laval propongono una teoria dell’istituzione, del diritto all’uso e di una prassi socio-politica per liberare il principio del “Comune” dalla reificazione giuridica di “bene”, vale a dire dalla sua principale contraddizione. Lo Stato e il mercato non sono gli angelici portatori di un verbo impersonale al servizio di tutti, ma i vettori della normalizzazione o della distruzione dell’agire comune.

Nella prefazione alla traduzione italiana, Stefano Rodotà ricorda che i “beni comuni” rappresentano una nuova tassonomia dei beni il cui scopo è esprimere la personalità di ciascuno e permettere l’esercizio dei diritti fondamentali. I “beni comuni” rappresentano inoltre una dislocazione del diritto dall’ambito proprietario e mercantile a quello dell’uso collettivo. Legittimamente, scrivono Dardot e Laval all’altro capo del volume, questa teoria vorrebbe liberare ciò che comune agli uomini dal comando dello Stato e dalla proprietà privata. Il suo problema è che continua a usare la categoria giuridica di “bene comune” (o di “beni comuni”) che ha logicamente bisogno di uno Stato. Leggi tutto


Elisabetta Teghil: “Mercanti di morte”

coordinamenta

“Mercanti di morte”

di Elisabetta Teghil

Come al solito e come sempre, quando succede una tragedia più grande di quelle che quotidianamente attraversano il nostro presente, allora tante e tanti si sbracciano in cordoglio peloso, lacrime istituzionali, interesse simulato e strumentale. Un barcone stipato di migranti si è rovesciato nel mediterraneo due giorni fa, il bilancio dei morti/e è pesante, ma fa effetto perché sono morti tutti/e in una volta…si sa il numero fa notizia, ma ne muoiono quotidianamente in quantità minore e passano così in un silenzio noncurante.

“Una tragedia immensa”(Enrico Letta, Pd, presidente del consiglio, tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013)

“Provo vergogna e orrore; è necessario rivedere le leggi anti-accoglienza” (Giorgio Napolitano,Pd, presidente della repubblica, tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 )

“…L’escalation dei viaggi della morte è il segno che siamo in presenza di un’organizzazione criminale che sta facendo tanti soldi e rovinando tante vite. Il nostro Paese non può consentire che si faccia commercio di vite umane e noi li prenderemo. Questo chiediamo alla comunità internazionale”…..“Anche oggi un’operazione delle forze di polizia e dell’ordine italiane ha portato all’arresto di altre 24 persone, siamo a 1.002 in totale” ( Matteo Renzi, Pd, presidente del consiglio, sul ribaltamento del barcone del 19 aprile 2015.) Leggi tutto


Aldo Giannuli: Renzi è ai limiti del colpo di Stato. Intervenga Mattarella

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Renzi è ai limiti del colpo di Stato. Intervenga Mattarella

Aldo Giannuli

La vicenda della legge elettorale sta andando oltre ogni limite costituzionale. Un Parlamento eletto grazie ad un sistema elettorale incostituzionale e nel quale quasi un quinto degli eletti ha cambiato bandiera, sta per varare una legge elettorale che ha gli stessi difetti di incostituzionalità.

Per di più questa è opera di un solo partito che, grazie al premio di maggioranza ed ai cambi di casacca, ha trasformato il suo 25% in una probabile maggioranza di seggi, che non si capisce chi rappresentino, anche perché una parte importante dei deputati di quello stesso partito è contraria e gli elettori avevano votato per quelli che oggi sono in minoranza.

Già questo è un quadro di totale anomalia, che segnala la degenerazione autoritaria delle nostre istituzioni. Leggi tutto

 

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