
Il vaccino per il covid19 ai minorenni? Cosa dice
(veramente) la scienza
di Francesco Corrado
Dopo aver trattato del problema della mancanza di farmacovigilanza
attiva e della vaccinazione per gli
immuni passiamo al problema della vaccinazione
anticovid19 per i bambini.
Per introdurre il lettore al tema riportiamo alcuni
commenti di professionisti convocati dal senatore Siri
nella sala Caduti di Nassiriya del
Senato, per un confronto sulla vaccinazione anti covid19
in età pediatrica. Riporteremo solo due pareri: quello
del matematico Maurizio
Rainisio che si occupa di studi in materia medica e
quello del pediatra Rocco Russo il quale è stato l’unico
dei vari invitati a
sostenere la validità di una vaccinazione generalizzata
per i giovani. Con questa scelta ci limiteremo
all’aspetto epidemiologico
sorvolando su considerazioni mediche (attinenti agli
affetti secondari) e giuridiche di cui, per motivi di
spazio, non possiamo trattare in questa
sede.
Il primo a parlare è Rainisio.
“Comincio con questa slide in
cui si vede la mortalità
da covid divisa per fasce di età e per sesso come da
dati riportati dall’ISS (qui si parla di mortalità
rispetto alla popolazione
totale per fasce di età nda). Vediamo che nelle
fasce più giovani fino a 60 anni la mortalità è
quasi irrilevante. Aumenta
improvvisamente da 60 fino a 90 anni per raggiungere
dei valori veramente alti per i maschi sopra i 90
anni. Di questi ne sono morti veramente tanti,
cioè 1 su 26 che è una cifra abbastanza spaventosa.
Quello che non spaventa per
niente sono le cifre che riguardano i
giovani. Se prendiamo le età da 0 a 19 anni, per
tutta la durata dell’epidemia, abbiamo avuto 26
decessi su 10,5 milioni di soggetti
cioè uno su 400.000. Ricordiamo: i maschi oltre i 90
anni hanno avuto una mortalità di 1 su 26 e le
femmine oltre i 90 anni di 1 su 36.
Questo serve per dire che appunto la mortalità tra i
giovani è inesistente. Anche perché i bambini morti
avevano già altri
problemi di salute non erano bambini sani che sono
morti da un giorno all’altro.

Questo si riflette pure sui
dati di morbilità. L’ISS
fornisce dati sui casi critici (terapie intensive) e
severi (ospedalizzazioni). Ultimamente questi dati,
rispetto ai giovani, sono diventati
inaffidabili: da gennaio fino all’inizio di giugno
questi numeri erano molto bassi tra i 4 per i
bambini fino a 10 anni ed i 7 per i bambini tra
i 10 ed i 19 anni. Nel senso che in questo periodo
il numero di bambini ricoverati per covid era
costantemente intorno a queste cifre.
All’inizio di giugno queste cifre sono balzate in
alto verso delle cifre che per me sono impossibili e
penso che siano sbagliate. Ho interessato
l’ISS di questo ma non ho avuto nessun riscontro.
Questo dato ci dice che non
solo la mortalità ma anche la
malattia in forma grave data dalla covid19 sia molto
rara nei giovanissimi. Vediamo quindi quali
potrebbero essere i rischi attribuiti al vaccino.
Ebbene non si sa, la Pfizer ha arruolato 1000
ragazzi tra i 12 ed i 15 anni e 77 tra i 16 ed i 18
anni (nessuno di età inferiore!) , abbiamo
dei numeri che sono troppo piccoli per poter
valutare in qualsiasi modo la sicurezza del farmaco.
Esempio: se avessimo degli affetti avversi gravi in
un caso su 10.000, avendo come base di analisi un
campione di 1000 la possibilità di vedere un evento
avverso per due volte (che quindi
provochi allarme) sarebbero dello 0,5%, quindi
questi studi ci dicono che abbiamo una bassissima
probabilità di vedere un’incidenza che
sembra bassissima, ma che non lo è se la rapportiamo
ai 10 milioni di bambini di cui parliamo.
Parlando del rapporto rischio
beneficio che è il dato
più importante, vediamo che il beneficio derivante
potrebbe essere di risparmiare un decesso ogni
400.000 abitanti, mentre per quanto riguarda
gli aventi avversi non siamo in grado di escludere
eventi avversi infrequenti ma importanti come quelli
che hanno una possibilità di 1 su
10.000 di accadere.
A questo aggiungo un
editoriale del British Medical Journal che
spiega che non vaccinare i bambini avrebbe effetti
benefici. Infatti secondo il board la malattia, che
per i giovani non è grave, darebbe loro
un’immunità che durerebbe per tutta la vita e se in
futuro dovessero contrarre la malattia essa sarebbe
molto lieve. Le considerazioni di
tipo etico e clinico le faranno gli altri.”
Dopo l’intervento di Rainisio viene invitato a parlare
Rocco Russo che si occupa di vaccinazioni nell’ambito
della Società
Italiana Pediatria (11.000 pediatri) che ci travolgerà
con la scientificità delle sue argomentazioni.
“Io devo dichiarare subito un
conflitto di interessi (in suo
onore chiariamo che è una battuta nda) in quanto
sono vaccinato, ho fatto vaccinare i miei due
figlioli e mia moglie. Questa è una
scelta consapevole alla luce sia del momento storico
che stiamo vivendo, noi viviamo una guerra
caratterizzata da questa pandemia che sta mettendo
in
ginocchio i sistemi sanitari, non solo quello
italiano, però visto che parliamo anche di numeri,
noi sappiamo che è vero che i bambini
non sono coinvolti in misura attiva e rilevante con
complicanze nella malattia. Ma questo per noi, in
questo momento storico, deve essere
un’opportunità, che questo virus ci dà, per poter
mettere in atto strategie vaccinali che possono
anche essere utili a contenere
la diffusione dello stesso virus e comunque ad
evitare complicanze anche nella stessa fascia
pediatrica. Visto che parlavamo di dati c’e uno
studio di Nature in cui si sono analizzate 12.000
cartelle cliniche di soggetti al di sotto dei 18
anni ed hanno rilevato che la sintomatologia nella
fascia pediatrica è diversa rispetto a quella degli
adulti. Nel 17% dei casi i ragazzi finivano in
terapie intensive e nel 4% avevano bisogno
della ventilazione meccanica (questi dati sono
smentiti da altri studi).
Il problema come società
scientifica è la nostra
strategia di essere in linea prima di tutto con
quelle che sono le raccomandazioni ministeriali, con
quelle che sono le indicazioni degli organi
regolatori vigenti nel nostro paese come a livello
europeo come l’EMA e la stessa AIFA. E questo penso
che sia il primo punto da cui partire per
portare avanti una strategia condivisa rispetto
all’obbiettivo che è quello del contrasto alla
pandemia.”
Russo continua con un altro paio di supercazzole sulla
“guerra” al terribile morbo ma la scientificità delle
sue affermazioni
è quella che è. Negli interventi successivi i relatori
mettono in chiaro che non sono stati effettuati alcuni
tipi di studio sulla
sicurezza dei vaccini che sono normalmente necessari,
come gli studi sulle reazioni ad altri farmaci e per
questo hanno declinato ogni
responsabilità: la scelta è ricaduta tutta sul potere
politico e la scienza, come la buona pratica medica è
stata solo
evitata.
Per chiudere useremo la dichiarazione fatta a La7 di
Maddalena Loy della Rete nazionale scuola in presenza,
che riunisce centinaia di comitati in
tutto il paese:
“Siamo tutti assolutamente
schierati per il rientro a scuola
in presenza, abbiamo lottato contro le ingiustizie
antiscientifiche che sono state commesse per tutto
l’anno ed ora ci stiamo battendo contro
questo delirio della vaccinazione a tappeto sui più
giovani. Per più motivi: scientifici, etici e
giuridici. Le ragioni scientifiche
sono già specificate dall’ente vaccinale tedesco e
da quello inglese che hanno raccomandato di non
operare sui giovani perché non
sono state fatte valutazioni sui rischi; e su una
popolazione che rischia di morire da covid nello
0,0003% dei casi è impensabile
somministrare, con costi per lo stato enormi, delle
dosi di vaccini che non servono perché non
proteggono, dato che i giovani sono immuni dal
rischio di decesso. Infatti i 24 bambini morti in
Italia avevano quasi tutti altre patologie.
E’ la prima volta nella storia
che si chiede ad una fascia
sociale di vaccinarsi non per proteggere se stessa
ma per proteggere qualcun altro che è già vaccinato,
e la cosa gravissima è
che si sta facendo capire che questa vaccinazione è
vincolante per il rientro in classe in presenza.”
Amen.