Militant: Gli affari del signor Giulio Cesare, di Bertolt BrechtGli affari del signor Giulio Cesare, di Bertolt BrechtUna lezione di storia rivoluzionariadi MilitantNon è per promuovere un libro uscito quasi sessanta anni fa che segnaliamo oggi l’ultima opera, uscita postuma, di Bertolt Brecht. La notorietà dell’opera parla d’altronde da sè. Nonostante ciò, la lezione di storia presente nel romanzo brechtiano rimane una delle vette più alte della cultura occidentale, e allora ci sembra giusto ricordarla, in tempi in cui la storia – e la storiografia – vengono portate avanti secondo i canoni di una restaurazione concettuale pre-novecentesca, che ha fatto tabula rasa di un patrimonio culturale che per decenni si era imposto nell’intellegibilità del nostro passato. A differenza di ogni altra materia scientifica, l’oggetto della materia storica – la ricerca e l’interpretazione del nostro passato – non è il prodotto di un lavoro scientifico e per addetti ai lavori, ma il risultato dei rapporti di forza politici presenti in un determinato tempo e in un determinato spazio. Ciò che eravamo nel passato, le singole vicende e la comprensione più generale in cui inserirle, è sempre il frutto del presente. La riscrittura del nostro passato serve agli scopi politici di chi nel presente determina il pensiero generale. Leggi tutto |
ilsimplicissimus: Al terrorismo si risponde coi bavagliAl terrorismo si risponde coi bavaglidi ilsimplicissimusSono passate due settimane dalla strage nella redazione del Charlie Hebdo e della rivendicazione della libertà di satira e di espressione non è rimasto nulla, se non qualche dagherottipo precocemente ingiallito. Al contrario si sono rafforzate le pulsioni al controllo dell’informazione ufficialmente in funzione anti terroristica, sostanzialmente per limitare ulteriormente le libertà dei cittadini. In Francia è stato arrestato il comico Dieudonné per aver fatto dell’ironia sulla sfilata dei potenti a Parigi con l’accusa di apologia di terrorismo, mentre in Italia l’atmosfera dominante ha fatto sì che la Cassazione abbia messo il bavaglio ai giornali vietando la pubblicazione di virgolettati non solo delle intercettazioni, ma anche di brani di inchieste non più sottoposte a segreto d’ufficio. Questo mentre il Parlamento si sente più legittimato a varare una nuova norma sulla diffamazione e sul diritto di oblio che di fatto ucciderà la libera informazione in rete. E cose più o meno di questo tenore valgono per tutto il continente. Leggi tutto |
Gianpasquale Santomassimo: Uno scempio costituzionaleUno scempio costituzionaleGianpasquale SantomassimoStiamo uscendo dalla democrazia parlamentare, ma la cosa sembra non interessare a nessuno. Anche le opposizioni, interne ed esterne al partito di maggioranza relativa, agitano emendamenti su questioni abbastanza secondarie, come le preferenze, ma sembrano accettare il principio di fondo, lo stravolgimento della rappresentanza, il considerare le elezioni come pura e semplice investitura di un potere assoluto e senza controllo. Mi pare che l’opposizione all’Italicum, in Parlamento come nel discorso pubblico, guardi all’albero senza vedere la foresta, come si usava dire. L’evidenza è quella di una legge-truffa che dà a un solo partito, che rappresenterà in ogni caso una minoranza relativa sempre più esigua di fronte al crollo della partecipazione popolare, una consistenza parlamentare spropositata, che può consentire di fare il bello e il cattivo tempo, di nominare tutte le cariche istituzionali, di correggere e stravolgere la Costituzione a colpi di maggioranza. Leggi tutto |
Leonardo Mazzei: Quantitative easing: crescita o bolla?Quantitative easing: crescita o bolla?Un'analisi critica della mossa della Bcedi Leonardo Mazzei
Fa un po' sorridere, dunque, il trionfale commento di Padoan, che ha detto che «ora le famiglie possono cominciare a spendere». E perché mai? Il loro reddito è forse in risalita? Ma lasciamo perdere, che ad andar con gli zoppi si impara a zoppicare. Se poi lo zoppo è così ciarliero come il suo attuale principale, le conseguenze non possono essere che queste. Ma vediamo, sinteticamente per punti, la sostanza delle decisioni prese dalla Banca Centrale Europea.
1. Il Quantitative easing europeo (QE) ha da ieri una forma. Gli acquisti di titoli partiranno dal primo marzo e dureranno almeno fino a settembre 2016. Al ritmo di 60 miliardi al mese, per diciannove mesi, si arriverà così ad un totale di 1.140 miliardi. Leggi tutto |
Pierangelo Dacrema: Capitalismo e pulsione di morteCapitalismo e pulsione di mortedi Pierangelo Dacrema
Un circolo virtuoso: Bloomsbury Nel 1914 avviene il primo contatto tra Freud e Bloomsbury, il quartiere di Londra da cui prende il nome la singolare comunità di intellettuali che ha visto eccellere Virginia Woolf ed Edward M. Forster nel romanzo, Duncan Grant e Vanessa Bell nella pittura, Roger Fry e Clive Bell nella critica d’arte, Lytton Strachey nella biografia e nella storia, Desmond McCarthy nella critica letteraria, Leonard Woolf e J. M. Keynes nella politica e nell’economia. Keynes cita Freud nel terzo capitolo del suo folgorante Le conseguenze economiche della pace, quando traccia un ritratto dei protagonisti della Conferenza di Versailles e ci racconta di uno speciale complesso freudiano del presidente Wilson. Leggi tutto |
Riccardo Narducci: L’enigma dello Stato islamico: potere, soldi, guerraL’enigma dello Stato islamico: potere, soldi, guerraRiccardo Narducci
Essi ormai operano attraverso canali non bancari, trattando petrolio e contanti non tracciati. I corridoi principalmente battuti sono quelli dell’Iraq nord-occidentale e quello della Siria nord-orientale, lontani da controlli stranieri. Per comprendere meglio dove finiscano i proventi di Is, e quanto l’occidente debba realmente preoccuparsi di questo “Stato”, farò una premessa legata alla religione su cui questi terroristi fanno riferimento: l’Islam. Leggi tutto |
Gaia Giuliani: MonstersMonstersTracce per la decostruzione dell’immaginario distopico post-Charlie Hebdodi Gaia Giuliani
Mi voglio invece soffermare sulla costruzione del Noi – bianco, borghese, cristiano, ‘moralista’ e conservatore – e dei suoi nuovi abietti, i nuovi mostri ‘alieni’ ad una supposta civiltà occidentale che viene ora descritta quanto mai omogenea e solidale al suo interno. Ciò che vedo di solidale è solo il consenso dei potenti alle strategie neoliberiste di ristrutturazione economica, sociale e culturale, e a parte ciò, non molto altro, ‘nonostante i proclami’ – o forse sarebbe meglio dire ‘suffragate e sostenute dai proclami’ – su diritti, integrazione e uguaglianza di genere alla base dei finanziamenti europei alla ricerca e alle politiche nazionali e comunitarie. Leggi tutto |
Biagio Quattrocchi: Sulla rottura del dispositivo keynesianoSulla rottura del dispositivo keynesianodi Biagio Quattrocchi
La rilevanza e l’urgenza di questo dibattito, è data dalle condizioni materiali che si sono concretamente determinate in questi due paesi. Il punto non è quello di discutere su un piano di trascendenza se le relazioni poc’anzi accennate possono essere in assoluto pensate o agite. Qui, si tratta di comprendere che in questi due paesi, nella violenza dell’attuale crisi, le lotte sociali in qualche caso hanno spinto, in altri hanno direttamente assunto su di sé, questo nuovo e inedito piano dell’agire politico. Eludere queste questioni sarebbe come giocare a mosca cieca. Al contempo, eludere il rischio di un “riassorbimento” delle stesse lotte sul piano istituzionale sarebbe da stupidi. Leggi tutto |
Alberto Bagnai: Cosa sapete della Grecia? (fact checking)Cosa sapete della Grecia? (fact checking)di Alberto Bagnai
Ve ne parlerò dopo, ma qui voglio occuparmi di quello che a noi è arrivato attraverso i mezzi di comunicazione. Cosa vi hanno detto, questi mezzi di comunicazione, e voi cosa avete, quindi, potuto capire? Vi hanno detto che la Grecia era il più gran successo dell'euro. Forse ve ne siete dimenticati, ma prima che la Grecia venisse ridotta a un cumulo di macerie dalle politiche della troika, qualcuno disse che essa era stata il più gran successo dell'euro proprio perché l'euro l'aveva spinta ad adottare queste politiche. Quel qualcuno era Mario Monti: Quando quella persona disse quelle parole, la Grecia si trovava nella posizione evidenziata dal puntino rosso: Leggi tutto |
Vittorio Bonanni: Se la giraffa ha il collo cortoSe la giraffa ha il collo cortodi Vittorio BonanniI libri di Marco Revelli e Stefano Rodotà. I danni prodotto dal neoliberismo e la solidarietà come principio regolatore della vita socioeconomica nelle riflessioni più recenti dei due studiosi Gli ultimi trent’anni di economia iperliberista hanno cambiato strutturalmente il pianeta in tutte le sue sfaccettature. Pochi ricchi sono diventati sempre più ricchi. E tanti poveri sono diventati sempre più poveri senza essere per di più capaci di aiutarsi tra di loro realizzando quel regime solidale che alla fine dell’Ottocento ha fatto nascere a sinistra e poi nel mondo cattolico sindacati e leghe di mutuo soccorso. Un vero disastro sociale, dove i penultimi fanno la guerra agli ultimi invece di coalizzarsi per un obiettivo comune come è successo dopo la sconfitta del nazifascismo nell’“età dell’oro” – il trentennio 1945-75, chiamato così da Eric Hobsbawm –. La casa editrice Laterza, che negli ultimi anni in particolare ha dedicato molte sue pubblicazioni al contrasto di quello che una volta chiamavamo “il pensiero unico”, ha arricchito ultimamente il proprio catalogo con “La lotta di classe esiste e l’hanno vinta i ricchi”. Vero! del sociologo e storico Marco Revelli (pp. 96, euro 9,00) e con Solidarietà, un’utopia necessaria del giurista Stefano Rodotà (pp. 142, euro 14,00). Due uscite pressoché simultanee, quasi a testimoniare il legame forte che c’è tra questi due aspetti della crisi mondiale. Leggi tutto |
Paolo Ercolani: L’orizzonte perduto della trasformazioneL’orizzonte perduto della trasformazionePaolo Ercolani«Democrazia cercasi» di Stefano G. Azzarà per Imprimatur editore. Bonapartismo, esaltazione acritica dell’individualismo. Quanto la sinistra aderisce al liberismo La parabola che sale con immediatezza alla mente è quella raccontata da Kafka nel suo Il processo. In questo libro si narra di un uomo che giunge davanti alla porta della verità e della giustizia, e malgrado essa sia aperta egli decide di rivolgersi al custode (il potere frenante) chiedendo il permesso di poter entrare. Si può davvero chiedere il permesso per accedere a ciò che è nel diritto di ogni essere umano? Ma tant’è. Il custode nega quel permesso e l’uomo decide di sedersi per aspettare. Continuando periodicamente a richiedere un permesso che gli viene puntualmente negato, sempre con la solita spiegazione per cui non è ancora il momento. Passa un tempo lunghissimo, tanto che l’uomo ha potuto studiare le caratteristiche del custode con precisione certosina, fino a conoscere persino il numero delle pulci presenti nel suo collo di pelliccia. Il tempo è sovrano, forse l’unico dio di cui disponiamo in questa terra (e di cui vediamo e subiamo effetti ben tangibili). Leggi tutto |
Fabrizio Marchi: Cofferati: errare humanum est, perseverare autem diabolicumCofferati: errare humanum est, perseverare autem diabolicumFabrizio MarchiCorreva l’anno 2002 e la CGIL guidata da Sergio Cofferati aveva portato a Roma tre milioni di persone in difesa dell’articolo 18. Il gruppo dirigente dei DS, D’Alema e Fassino in testa, al di là delle dichiarazioni ufficiali, era molto preoccupato perché temeva ciò che in effetti era nell’aria già da tempo, e cioè la decisone di rompere da parte della sinistra interna e la costituzione di un nuovo grande partito della sinistra guidato proprio dall’allora leader della CGIL. Non quindi la separazione di una esigua minoranza, come fu ad esempio per il caso del gruppo del Manifesto in seguito trasformatosi in Pdup (che per la verità fu espulso) o il rassemblement stile “arcobaleno” di questa e quella nomenclatura di partito in cerca di ricollocazione (non che questi aspetti , comunque fisiologici, non fossero presenti anche allora, sia chiaro, però non erano preponderanti rispetto all’entità del processo in corso o a quello che sembrava essere tale…) ma la nascita di un nuovo grande partito rappresentativo della gran parte del mondo del lavoro dipendente, che avrebbe avuto nella CGIL il suo architrave. Leggi tutto |
Hans-Werner Sinn: Solo uscendo dall’euro la Grecia potrà abbandonare la sua “valle di lacrime”Solo uscendo dall’euro la Grecia potrà abbandonare la sua “valle di lacrime”Xenia Kounalaki
intervista Hans-Werner Sinn
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R.Realfonzo e A.Viscione: economiaepolitica Gli effetti di un’uscita dall’euro su crescita, occupazione e salariGli effetti di un’uscita dall’euro su crescita, occupazione e salariRiccardo Realfonzo e Angelantonio ViscioneL’analisi tecnica dimostra che hanno torto sia i catastrofisti sostenitori dell’euro senza se e senza ma sia gli ingenui teorici della moneta unica come origine di tutti i mali. L’euroexit potrebbe essere una strada per tornare a crescere, ma al tempo stesso cela gravi rischi, soprattutto per il mondo del lavoro. A ben vedere, tutto dipende da come si resta nell’euro e da come, eventualmente, se ne esce.
È dalla fine del 2007 che l’eurozona ha smesso di crescere e i processi di divergenza tra i Paesi centrali e quelli periferici si fanno sempre più impetuosi[1]. Continuando con le politiche economiche di austerità imposte dai Trattati la crisi dell’eurozona è solo questione di tempo[2]. D’altra parte, la permanenza dei paesi periferici nell’euro, nel quadro delle politiche restrittive, produce effetti sociali ed economici drammatici. Il caso italiano è eloquente: stiamo assistendo a un lento, progressivo, declino; con una economia ampiamente decresciuta, la disoccupazione dilagante, una distribuzione del reddito sempre più diseguale, la ritirata dello stato sociale. Certo, cambiare il segno delle politiche europee sarebbe senz’altro l’opzione migliore. Ma si tratta di una soluzione politicamente sempre meno probabile, dal momento che la Germania e i suoi paesi-satellite continuano a respingere ogni apertura in tal senso. Bisogna quindi domandarsi quali potrebbero essere le conseguenze di una fuoriuscita dall’euro. Naturalmente, non è semplice prevedere gli scenari successivi a una crisi dell’euro. Anche perché molto dipenderebbe dalla possibilità che l’euroexit coinvolga uno o più Paesi, e grande rilievo avrebbe il “peso” economico-politico di tali paesi. Ancora, le cose cambierebbero molto se le fuoriuscite fossero o meno coordinate e se sfociassero o meno in uno o più accordi di cambio. Ed è inutile dire che su tutto ciò per adesso si brancola nel buio. Leggi tutto |
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Alessandra Daniele: Il PattoIl Pattodi Alessandra DanieleE Ponzio Pilato disse agli apostoli: |
Domenico Moro: Quante (troppe) mistificazioni sul QE di DraghiQuante (troppe) mistificazioni sul QE di DraghiDomenico MoroLa decisione della Banca centrale europea, su ispirazione del presidente Draghi, di procedere per 19 mesi all’acquisto di un totale di 1.140 miliardi di euro in titoli privati e soprattutto di stato dell’area euro è stata presentatata come una misura tesa a rilanciare l’economia e l’occupazione. Si tratterebbe di una vera svolta rispetto alle tendenze precedenti, ispirate dalla Germania, contraria alle politiche espansive. Questa interpretazione, promossa dai governi come quello italiano e dalla stragrande maggioranza dei media, sono una palese mistificazione. Persino il nome, Quantitative easing (Qe), che richiama le operazioni di espansione monetaria condotte dalle Banche centrali di Usa (Fed) e Giappone, è fuorviante. Vediamo perché. In primo luogo, a differenza di quanto avvenuto negli Usa e in Giappone, gli acquisti di titoli di Stato non avverranno sul mercato primario, cioè acquistandoli direttamente dagli organi emittenti, cioè dai ministeri del Tesoro dei singoli stati. Gli acquisti verranno eseguiti sul mercato secondario. Il mercato secondario non è altro che le grandi banche della zona euro. Si tratta, quindi, dello stesso meccanismo già deciso da Draghi nel 2011, e basato sull’offerta di liquidità a tassi ridottissimi alle banche affinché acquistassero titoli di Stato. Leggi tutto |
Luigi Pandolfi: Quantitative easing, bazooka o pistola ad acqua?Quantitative easing, bazooka o pistola ad acqua?Luigi PandolfiPassata la prima ondata di euforia (compresa quella dei mercati) per l'annuncio di Mario Draghi sul Quantitative easing (QE), è tempo di ragionarci un po' su con più attenzione, andando, come si suole dire, in profondità. Il rischio, altrimenti, potrebbe essere quello di prendere fischi per fiaschi, pensando, ad esempio, che da marzo in poi saremo inondati da un fiume in piena di denaro che ci farà tutti più ricchi e contenti. Intanto, di cosa parliamo? Alla lettera il QE ("alleggerimento quantitativo") è un programma di acquisto di Titoli di Stato (e di altri strumenti finanziari) da parte di una banca centrale (in questo caso da parte della Bce), finalizzato ad immettere nuovo denaro nell'economia, ad incentivare i prestiti bancari verso le imprese e le famiglie, a far crescere l'inflazione. Per adesso, però, rimaniamo ai Titoli di Stato, poi, brevemente, ci occuperemo degli altri asset finanziari che potrebbero rientrare nell'operazione. Forse che attraverso tale operazione la Bce andrà a finanziare direttamente gli stati e, dunque, i loro investimenti, la loro spesa pubblica? Nemmeno per sogno. Il trilione di euro (per l'esattezza 1.140 miliardi) che Eurotower ha deciso di pompare ad un ritmo di 60 miliardi al mese per 19 mesi (da marzo prossimo a settembre 2016) avrà come destinatario, in via diretta, ancora una volta il sistema bancario, come coi "Piani di rifinanziamento a lungo termine" (Ltro e TLtro) del 2011, 2012 e 2014. Leggi tutto |
Sergio Cesaratto: Quantitative Easing. Dopo di me il diluvio?Quantitative Easing. Dopo di me il diluvio?Sergio Cesaratto
La domanda di Draghi Il Presidente della BCE è infatti da tempo perfettamente consapevole della natura vera dei problemi, come rivelato in un importante discorso tenuto a Jackson Hole nel settembre 2014 (Draghi 2014). In quel discorso egli sottolineò come il rischio di fare troppo per sostenere la domanda aggregata fosse assai minore di quello di fare troppo poco. Naturalmente tale perorazione fu accompagnata da quella alle riforme strutturali, ma questo era scontato. Più importante fu la denuncia della “crescita troppo lenta dei salari nei paesi non in crisi ciò che suggerisce una crescita fiacca della domanda” e degli spazi esistenti per la politica di bilancio laddove v’è un sostegno istituzionale della banca centrale, come negli Stati Uniti e in Giappone. Leggi tutto |
Francesco Garibaldo: Un libro di scritti di MinskyUn libro di scritti di MinskyFrancesco Garibaldo
Il lettore, oltre agli scritti di Minsky, dispone di tre saggi introduttivi che arricchiscono in modo significativo il contenuto di conoscenza del volume. Il primo saggio è stato scritto per questa edizione italiana da Riccardo Bellofiore e Laura Pennacchi; il secondo, la vera e propria prefazione, e il terzo, l’introduzione, sono stati scritti per l’edizione originale, rispettivamente da Dimitri Papadimitriou, presidente dell’Istituto Levy, e da Randall Wray, senior scholar dell’Istituto, oltre che professore di economia. Il saggio di Bellofiore e Pennacchi vuole aiutare i lettori italiani a “un possibile utile uso di Minsky oggi in Italia”, per usare le loro stesse parole. Il saggio di Papadimitriou illustra il contenuto dei sette capitoli del libro mentre quello di Wray contestualizza il volume nel dibattito statunitense. Leggi tutto |
Sergio Cesaratto: Le attese mediatiche del QELe attese mediatiche del QESergio CesarattoPubblichiamo pezzo uscito oggi su il manifesto. I redattori hanno tagliato un piccolo ma significativo punto: alla fine gli sprovveduti commentatori "sognatori" a cui mi riferisco sono del manifesto medesimo. Qui la versione originale Una volta Pierangelo Garegnani mi disse: “Keynes è stato un disastro per la teoria economica perché ha introdotto il termine aspettativa”, vale a dire l’idea che lo studio delle attese nutrite dai soggetti circa il futuro sia un elemento portante dell’economia politica. Compito della politica economica diventerebbe, dunque, quello di orientare le aspettative nella direzione desiderata. Molti economisti eterodossi vedono addirittura nell’incertezza in cui si formano le attese il vulnus del capitalismo. Sia nella versione ortodossa che eterodossa, quella di basare l’analisi economica sulle aspettative è una teoria assai debole che trascura i fatti reali, che sono invece quelli che dobbiamo studiare anche per spiegare la formazione delle aspettative. La diseguaglianza e la conseguente debolezza della domanda aggregata sono dal punto di vista eterodosso, per esempio, il vulnus reale del capitalismo e fonte di incertezza nelle decisioni di investimento. Da questo punto di vista il varo del QE da parte della BCE ci è apparso come un grande esercizio mediatico, in cui la centralità assegnata alle aspettative ben si adatta al grande proscenio della comunicazione in cui non c’è soluzione di continuità fra finzione e realtà. Leggi tutto |
Anna Lombroso: Devastare l’Adriatico, l’Italia imita la CroaziaDevastare l’Adriatico, l’Italia imita la Croaziadi Anna LombrosoPare sia ormai consolidata prassi incaricare saggi, tecnici, consulenti e esperti perché svolgano indagini, conducano approfondimenti, traggano conclusioni utili a indirizzare governi nazionali e locali in modo che vengano compiute le scelte più opportune per l’interesse generale. Per poi licenziarli, rimuoverli, smentirli e soprattutto gettare nel cestino della carta straccia i loro contributi, per lo più pagati profumatamente. Deve essere successo così anche con il rapporto redatto per conto della Regione Emilia Romagna da un panel di esperti chiamati a dire se i terremoti che hanno colpito la regione nel 2012 possano aver avuto come concausa le attività estrattive del petrolio (che nella regione si praticano da decenni) e, più in generale, trivellazioni e perforazioni del suolo, se in barba alla Costituzione si dà licenza di trivella ai petrolieri nazionali e esteri, dando concreta operatività alle disposizioni dell’articolo 38 dello “Sblocca Italia”, che permettono di applicare procedure semplificate per una serie di infrastrutture strategiche e per una intera categoria di interventi, senza che vengano individuate le priorità e senza che si applichi la Valutazione ambientale strategica (Via), trasferendo le competenze ora in capo alle Regioni, al Ministero dell’Ambiente. Leggi tutto |
Enrico Grazzini: micromega La moratoria del debito italiano è un'illusioneLa moratoria del debito italiano è un'illusioneMeglio emettere una nuova moneta stataledi Enrico Grazzini
L'Italia potrebbe invece uscire dalla deflazione e dalla crisi grazie all'emissione di una nuova moneta statale complementare all'euro. Occorre infatti che gli stati riprendano almeno in parte la loro autonomia in campo monetario, senza attendere l'approvazione preventiva della Commissione Europea, della BCE e del governo tedesco. La proposta di creare una nuova moneta statale parallela all'euro (senza però uscire dall'euro) avanzata da Luciano Gallino e da altri economisti va proprio in questa direzione [1]. Leggi tutto |
Akis Gavriilidis: I risultati delle elezioni grecheI risultati delle elezioni grecheGrande incertezza, situazione eccellentedi Akis Gavriilidis
*** 1. La mia seconda nota sulle elezioni greche, questa volta dopo che hanno avuto luogo, sarà necessariamente più frammentaria e impressionistica, oltre che più sentimentale. Il che (almeno spero) non significa che sarà superficiale. Il primo sentimento che viene alla mente è il sollievo. La gente che non vive in Grecia, o che non ha neppure avuto modo di visitarla occasionalmente negli anni scorsi, non ha neanche idea di quanto insostenibile fosse diventata l’amministrazione di Samaras, da un punto di vista politico, etico e persino estetico. È difficile spiegare il senso di soffocamento prodotto da questo dominio basato sulla paura, sull’odio, sull’autoavvilimento, su praticamente tutte le possibili passioni negative che sono state compensate, a livello immaginario, da un’overdose di vanità e autoglorificazione nazionalistica. Leggi tutto |
Michele Nobile: Deflazione e disoccupazione in EuropaDeflazione e disoccupazione in Europa… e i problemi che il quantitative easing non risolvedi Michele Nobile
Un colossale pappagallo zampe all'aria, con tutta l'apparenza d'essere morto: così la copertina di The economist rendeva lo stato dell'economia europea nell'ultima settimana di ottobre dell'anno appena trascorso. Nella stessa immagine, una piccola Angela Merkel osserva il pappagallo affermando: sta solo riposando (it's only resting). Di cosa potrebbe soffrire lo sventurato pappagallo? Di freddo, nonostante le temperature anomale dell'autunno. Freddo che in termini economici si chiama deflazione: The economist suggerisce dunque un paragone tra i prezzi e i parametri di temperatura entro cui si svolge la vita. Un certo livello d'inflazione nel processo economico è l'equivalente del sano riscaldamento del corpo nell'attività fisica: la crescita nominale dei prezzi e dei salari è indice di crescita dell'investimento e dell'occupazione, di vitalità economica. Viceversa, l'analogo della deflazione è il processo di congelamento, che causa sonnolenza, incoscienza e infine, se non si arresta, la morte. Ed è appunto questo il processo di cui può rimanere vittima il pappagallo, cioè l'economia europea. Infatti, se si osserva il
termometro dei prezzi al consumo, esso ci dice che la
temperatura media annua
nell'area dell'euro a ottobre era allo 0,4%, a
novembre a 0,3%, a dicembre -0,2% (ultimo dato del flash
Eurostat del 7 gennaio 2015). Leggi
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Raffaele Sciortino: Draghi’s drugDraghi’s drugdi Raffaele SciortinoAlla fine anche la Ue ha il suo Quantitative easing (alleggerimento quantitativo: acquisto sistematico da parte della Bce di titoli di stato e privati con immissione di liquidità nei circuiti finanziari). Diventato una misura quasi inevitabile stante la politica della dichiarazione compiuta portata avanti negli ultimi mesi dal presidente della Bce Draghi, i mercati finanziari non avrebbero tollerato un suo rinvio. L’incertezza verteva solo sull’entità della manovra e sul meccanismo di condivisione del rischio tra le diverse banche centrali. Ora, il risultato della negoziazione interna alla Bce -nella sostanza, Draghi contro la Bundesbank- sembra in qualche modo il frutto di uno scambio tra l’entità degli acquisti e il criterio di ripartizione del rischio. Da un lato, più di 1.100 miliardi di euro di acquisti almeno fino a settembre ’16 (sessanta miliardi al mese) soprattutto in titoli di stato in base alle quote che ogni paese detiene del capitale della Bce: un’immissione di liquidità più ampia del previsto che non può che compiacere le borse. Dall’altro, solo il 20% dei rischi (perdite, eventuali default) sarà a carico della Bce, il restante 80% a carico delle singole banche centrali nazionali: non c’è mutualizzazione né completa né spinta del debito e su questo l’opposizione tedesca è passata. Leggi tutto |
Alfonso Gianni: I pesanti compromessi di Super MarioI pesanti compromessi di Super Mariodi Alfonso GianniAlla fine, ma non senza pesanti compromessi, Mario Draghi ce l'ha fatta a piegare la opposizione della Bundesbank. Basta leggere i titoli dei più popolari giornali in Germania per capire che i tedeschi non l'hanno presa affatto bene e che fanno del puro terrorismo attorno alla fine che faranno i risparmi dei cittadini di quel paese. L'importo su cui si articola il Quantitative easing supera i mille miliardi (1.140 fino a settembre 2016), un po' più del doppio di quello che si prevedeva alla vigilia. Se la guardiamo da questo punto di vista l'autorevolezza di Mario Draghi ne esce rafforzata in tutti i sensi. Dopo il declino di Balottelli il titolo di Super Mario è solo appannaggio di Draghi. Ma i "ma" non mancano e il trionfalismo si smorza subito quando si guarda più da vicino la manovra. Innanzitutto, proprio come Draghi ci ha ripetuto più volte, dal momento che la politica monetaria non può tutto, non è affatto detto che l'inondazione di centinaia di miliardi di euro attraverso l'acquisto dei titoli di stato, al ritmo di quasi 60 miliardi al mese per 19 mesi, sia sufficiente a rilanciare l'economia e alzare l'inflazione attorno al 2% (l'obiettivo principale dell'attuale mission della Bce). Leggi tutto |
Rete dei Comunisti: Grecia versus Unione Europea. Il vero scontro inizia oraGrecia versus Unione Europea. Il vero scontro inizia oraRete dei ComunistiIeri in Grecia si è verificato un fatto politico importante le cui ripercussioni si vedranno in tutto il continente. Per la prima volta un partito di sinistra dichiaratamente in opposizione all’austerity ha vinto le elezioni in un paese europeo e potrà quindi governare, seppure in alleanza con una forza di destra. E’ molto positivo anche il fatto che, pur essendo stato l’elettorato greco polarizzato dallo scontro tra Syriza e Nuova Democrazia, il Partito Comunista di Grecia abbia aumentato la sua base di consenso e la sua forza parlamentare, a dimostrazione che l’organizzazione sociale e di classe giocano un ruolo fondamentale. La vittoria di Syriza evidenzia che dopo anni di imposizioni e diktat improntati ai sacrifici, ai tagli, ai licenziamenti di massa e al commissariamento dei singoli paesi da parte della Troika i popoli reagiscono e si orientano verso quelle forze politiche che, da una prospettive di sinistra, contrastano l’austerity e i meccanismi di massacro sociale. La vittoria di Syriza dimostra che un’inversione di tendenza è possibile e potrebbe fare da apripista ad un'affermazione di partiti di sinistra antiausterity anche in altri paesi europei, innanzitutto la Spagna e l’Irlanda (dove Podemos e Sinn Fein guidano i sondaggi) ma non solo. Leggi tutto |
Fabio Raimondi: Verità e politica in Althusser: genesi di una problematica (1947-1956)Verità e politica in Althusser: genesi di una problematica (1947-1956)Fabio RaimondiPochi si accorgono
dei vuoti,
ovverosia delle cose
(P. Volponi,
Corporale,
1974)
1. Asse portante della problematica entro cui Althusser misura il rapporto tra verità e politica è l’ipotesi che si possa costruire una scienza della storia e che, per farlo, sia necessario «pensare un trascendentale “dopo Hegel”» (cfr. Rametta, 111-113)1 . Secondo Althusser, Kant e Hegel non sono riusciti, per motivi diversi, a liberarsi del «trascendentalismo», facendo sfociare le loro filosofie nel campo dell’ideologia2 . Leggi tutto |
Christian Marazzi: Quale Grecia dopo la Grecia?Quale Grecia dopo la Grecia?di Christian MarazziIn questi anni di politiche d’austerità perseguite con cocciutaggine dalla troika, malgrado gli evidenti sconquassi sociali, economici e finanziari in paesi come la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Italia e, in misura diversa, la stessa Germania, si è spesso citato quel passaggio de La genealogia della morale in cui Nietzsche, parlando del debito come origine del denaro, ricorda come in tedesco schuld significhi sia debito che colpa. Pare che l’economista americano, premio Nobel, Paul Krugman, venuto a conoscenza di questa intuizione del filosofo tedesco, abbia esclamato: “ora mi è tutto chiaro”. Il che dovrebbe suonare come un invito agli economisti ad allargare il proprio sguardo disciplinare, cercando di capire come va il mondo oltre i loro modelli econometrici e la pura contabilità finanziaria. Sì, perché quel che è successo in Grecia, piaccia o meno, dimostra che contro la logica del debito come colpa ci si può opporre con la difesa della dignità, la forza dell’orgoglio contro la miseria della vergogna. Leggi tutto |
ilsimplicissimus: Leghisti e intelligenza: mission impossibleLeghisti e intelligenza: mission impossibledi ilsimplicissimusCome volevasi dimostrare: il blitz leghista in Lombardia contro le moschee, ma soprattutto contro la libertà di culto, avvilisce ancora una volta la costituzione e in definitiva limita la libertà delle persone, in questo caso quella di culto. Che questo avvenga sull’onda dell’indignazione per il Charlie Hebdo e dunque in nome della libertà d’espressione non è solo un paradosso, ma un segnale del disorientamento generale, delle antinomie che esso genera, sul quale campa magnificamente il potere finanziario ed economico, servendosi dei suoi emissari spesso travestiti da falsi oppositori. Ma mi ha colpito lo slogan con il quale è passata questa ennesima e insensata palingenesi della miseria umana, quello secondo cui l’Islam “non è una religione come le altre” per giustificare uno strappo e un’eccezione alla libertà. Sarebbe del tutto inutile chiedere a un leghista quali sarebbero queste altre religioni, in che senso quella mussulmana sarebbe differente per esempio dall’induismo o dallo scintoismo: tanto varrebbe chiederlo a ciappi prima di versargli la scatoletta. Leggi tutto |
Maurizio Sgroi: Quel sapore anni ’50 nel QE di SupermarioQuel sapore anni ’50 nel QE di Supermariodi Maurizio Sgroi
Travolto, soprattutto, dalla tecnicalità davvero barocca con la quale il Quantitative easing (QE) verrà declinato, il povero osservatore ha poche scelte: deve decidere se stare dalla parte di chi è soddisfatto o di chi non lo è, dovendosi peraltro confrontare con modalità di comunicazione che sembrano fatte apposta per celare piuttosto che per chiarire. Mi spiego. Leggo e rileggo il comunicato con il quale la Bce ha spiegato senso e dimensioni dell’operazione. Proprio all’inizio c’è scritto che “La Bce estende gli acquisti alle obbligazioni emesse da amministrazioni centrali dei paesi dell’area dell’euro, agenzie situate nell’area dell’euro e istituzioni europee” e che “gli acquisti mensili di attività ammonteranno nell’insieme a 60 miliardi di euro almeno fino a settembre 2016″. Uno perciò pensa che i 60 miliardi saranno spesi integralmente per comprare “obbligazioni emesse da amministrazioni centrali dei paesi dell’area dell’euro, agenzie situate nell’area dell’euro e istituzioni europee”. Leggi tutto |
Andrea Fumagalli: Quantitative Easing e elezioni greche: un cambio in Europa?Quantitative Easing e elezioni greche: un cambio in Europa?di Andrea Fumagalli
Non è facile, a caldo, rispondere. Ci proviamo, con tutte le cautele del caso, partendo dalle decisioni della BCE, non a caso varate tre giorni prima delle elezioni greche.
Svolta della BCE? Numerosi sono stati gli articoli che hanno presentato e commentato la svolta nella politica economica della BCE dopo la storica decisione dello scorso 22 gennaio di procedere all’acquisto di titoli finanziari (prevalentemente pubblici) per un ammontare di 60 miliardi di euro al mese, almeno sino a settembre 2016. In questa sede non entriamo nell’analisi dello scenario geo-economico globale in cui tale provvedimento si colloca. Lo ha già fatto egregiamente l’articolo di Raffaele Sciortino su queste stesse pagine. Ci limitiamo piuttosto a fare un’analisi critica dei commenti che lo hanno accompagnato, con particolare riferimento agli effetti e al caso italiano. Leggi tutto |
Augusto Illuminati: L’identità sacra del neoliberismoL’identità sacra del neoliberismoAugusto IlluminatiSentimus,
experimurque, nos aeternos
esse. La filosofia, a volte, sperimenta l’eterno; le religioni traggono forza dall’aspirazione atterrita a una durata indefinita. Figura, la prima, della pienezza di vita nel comune del noi; figura, la seconda, del timore della morte che isola ognuno e lo sottomette all’Altro, alla sovranità di un Dio o dello Stato. Sospiri di creature oppresse e grida di odio e servitù volontaria (che sono la stessa cosa) escono a fiotti dalle porte di chiese, moschee, sinagoghe, perfino Charlie è diventato la nuova divinità vudu dello spirito laico, il Baron Samedi del carnevale repubblicano. L’orrore sussurrato da Kurtz è quest’orgia di sangue, fanatismo, identità belluine e folle omologate che sfilano inalberando cartelli in cui ognuno dice sono questo o quell’altro, tutti testimoniando in serie di essere unici, come in un film dei Monty Python. Il lato buffo della situazione è che in Occidente la teologia politica sta tramontando, mentre resta rilevante nel Medio Oriente sunnita e sciita, con l’appendice del fondamentalismo ebraico, matrice storica di ogni confusione fra legge positiva e divina. Il coinvolgimento del sacro nello scontro di civiltà cade nella luce crepuscolare di una morte di Dio ormai secolare, rivelandosi maschera del nudo potere, praticamente esente da ogni aura devozionale nel suo mix sordido di sovranità e governamentalità. Leggi tutto |
Giuseppe Masala: Tsipras e la trappola DebitoTsipras e la trappola Debitodi Giuseppe MasalaTsipras non può fare miracoli, non può cambiare tutto a breve. Ecco come funzionano le trappole giuridiche del debito che strozza la Grecia Ragionando a mente fredda occorre comprendere una cosa: Tsipras non può fare miracoli, ovvero non può cambiare tutto nel breve termine. E non mi riferisco solo al fatto che Syriza dovrà allearsi con altri per raggiungere la maggioranza assoluta in Parlamento. Ahimè mi riferisco ai freddi numeri dell'economia o meglio ai freddi numeri della finanza. La Grecia si ritrova con oltre 200 miliardi di debito con la Trojka: circa 20 miliardi di euro con l'FMI, 50 miliardi con la BCE e oltre 150 miliardi con il Fondo Salva Stati (e dunque con l'Unione Europea). Ricordiamo che il Fondo europeo di stabilità finanziaria è in capo a una società di diritto lussemburghese, integrata nel reticolo privatistico della finanza mondiale e di conseguenza questo debito ha una seniority (scusate la parolaccia) particolare: è un debito non regolato da ordinamenti interni alla Grecia bensì stranieri, con norme non controllabili che decidono quali siano i crediti privilegiati. Leggi tutto |
Pino Cabras: #Tsipras, il gran botto nel Laboratorio Greco#Tsipras, il gran botto nel Laboratorio Grecodi Pino Cabras
Se gli va bene, scopre una nuova formula che potrà ogni volta padroneggiare. Se gli va male, può provare e riprovare ancora sulle cavie, e solo dopo potrà estendere le esperienze sicure su un sistema più vasto. Oppure può circondare di misure di sicurezza quel piccolo e scoppiettante laboratorio isolato. La Grecia è stata già altre volte un'officina per gli sperimentatori delle élite occidentali. Se ci pensiamo, negli stessi anni in cui in Italia gli ambienti atlantisti influenzavano la vita politica con la strategia della tensione e vari tentativi di colpo di Stato, ad Atene i militari andavano davvero al potere con un golpe, instaurando la Dittatura dei Colonnelli (1967-1974). Nella culla della civiltà europea si poté così sperimentare per qualche anno la soppressione delle normali libertà civili, lo scioglimento dei partiti politici, l'istituzione di tribunali militari speciali, il ricorso alla tortura e al confino per migliaia di oppositori. Leggi tutto |
Pasquale Cicalese: E se fosse la Cina lo scudo dell'ItaliaE se fosse la Cina lo scudo dell'Italia?di Pasquale Cicalese
Lo stesso giorno della dichiarazione del Governatore della Banca Centrale Cinese partiva l’operazione QE di Draghi che sanciva la definitiva annessione alla Germania e il commissariamento dell’Italia da parte della Trojka, con il fine ultimo tedesco di abbattere del tutto l’economia produttiva italiana, concorrente a quella tedesca, e prendersi l’oro di Bankitalia una volta che gli spread schizzeranno in alto provocando la crisi e la disgregazione dell’euro, con la probabile uscita tedesca, una volta completata la strategia di distruzione dell’Europa iniziata con il Piano Werner del 1972. Il lato debole di tale strategia è però la sua domanda interna e i troppi fronti imperialisti aperti per far piacere gli Usa, dai Balcani alla Russia. Le mire egemoniche e di grandezza dei tedeschi, per la terza volta, dopo la prima e la seconda guerra mondiale, si scontrano con i troppi fronti aperti. Leggi tutto |
Militant: La prova del nove del riformismo radicaleLa prova del nove del riformismo radicaledi MilitantIl primo dato evidente emerso dalla tornata elettorale greca è il rifiuto della popolazione ellenica dell’Unione Europea. Sia stato espresso appoggiando le forze progressiste come Syriza, quelle “rivoluzionarie” come il KKE, oppure le forze populiste e/o reazionarie quali Anel o Alba Dorata, oppure ancora non andando a votare, più del 50% dei cittadini greci ha espresso un netto ed epocale rifiuto per le politiche liberiste della UE. Un fatto decisivo, che per la prima volta rompe il fronte consensuale dell’europeismo liberista, mette in crisi una visione del mondo, quella egemone che vuole solo all’interno dei confini politici ed economici europeisti la possibilità del proprio sviluppo produttivo, sociale e compatibile con la democrazia. Le elezioni greche aprono una breccia potenzialmente deflagrante, che sarebbe sbagliato non cogliere nella sua interezza. Il partito vincitore, Syriza, non è certo un’avanguardia rivoluzionaria, e anzi nel tempo ha provveduto a moderare notevolmente le proprie posizioni politiche, ma cadremmo in errore se leggessimo la situazione nel suo complesso unicamente dal lato del programma elettorale di Tsipras & soci. Leggi tutto |
Marino Badiale: Caino for PresidentCaino for Presidentdi Marino BadialeNell'inserto economico del “Fatto Quotidiano” di mercoledì 21 gennaio c'è una intervista a Franco Bernabè, ex presidente telecom, che potete trovare qui. C'è un passaggio interessante dovuto al fatto che l'intervistatore (Giorgio Meletti) ha uno sprazzo di lucidità, insolito nella categoria dei giornalisti, e riesce a chiarire il senso delle parole dell'intervistato. Il passaggio è il seguente: “F.Bernabè. L'unica cosa che si può e si deve fare è liberare le energie per la creazione di nuove iniziative. La tecnologia ha fatto sì che oggi le soglie di accesso alla creazione di un'impresa si sono molto abbassate. Le opportunità ci sono, anche in Italia, bisogna mettere i giovani in condizione di coglierle. Leggi tutto |
Luigi Pandolfi: La dittatura del debito in Europa e le possibili vie di fugaLa dittatura del debito in Europa e le possibili vie di fugaLuigi Pandolfi
Prendiamo due paesi considerati agli antipodi dal punto di vista economico: la Germania e la Grecia. Nel periodo in esame, il primo fa registrare un balzo del proprio debito dal 65,2% al 78,4% (con una punta dell’81% nel 2012) della ricchezza nazionale, il secondo dal 107,4% al 175,1%.[2] Per quanto può valere sul piano economico, è impressionante però il divario tra i due paesi relativamente alla grandezza assoluta del proprio debito: 2.127 miliardi Euro la Germania (valore più alto dell’intera Unione), 317 miliardi la Grecia[3]. Leggi tutto |
A.Ferrara e S.Petrucciani: Le ragioni della democrazia (e della sua crisi)Le ragioni della democrazia (e della sua crisi)Giulio Azzolini intervista Alessandro Ferrara e Stefano PetruccianiProprio dopo essere diventata la forma di governo legittima per eccellenza, la democrazia è sempre più spesso percepita come un regime politico in grave crisi. A partire dai loro ultimi lavori – The Democratic Horizon (Cambridge University Press) e Democrazia (Einaudi) – Ferrara e Petrucciani affrontano in chiave filosofico-politica questo paradosso e molti altri problemi: dalla critica delle concezioni procedurali e competitive della democrazia alla proposta di un approccio normativo deliberativo, dal rischio di una deriva oligarchica e tecnocratica transnazionale fino alle conseguenze della crisi economica. Nella convinzione che oggi, per difendere la democrazia, riflettere sulle sue ragioni sia più utile che coniare nuovi slogan
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Guglielmo Forges Davanzati: Dipendenti pubblici troppo numerosi e poco produttiviDipendenti pubblici troppo numerosi e poco produttiviUna bugia!di Guglielmo Forges DavanzatiLa vicenda delle assenze dei vigili urbani di Roma ha accelerato il ddl Madia sulla “riforma del pubblico impiego”. Ma la strategia di ulteriore ‘dimagrimento’ del settore pubblico, controproducente per l’obiettivo della fuoriuscita dalla recessione, è giustificata con argomenti che non reggono alla prova dei fatti
Al netto di singoli casi di comportamenti eticamente censurabili e comunque punibili, stando alla normativa vigente, occorre considerare i possibili effetti macroeconomici che tali misure verosimilmente produrranno. E occorre anche preliminarmente considerare che il c.d. decreto Brunetta già contiene tutte le misure necessarie per consentire il licenziamento di dipendenti pubblici, in un quadro normativo nel quale il regime di sanzionamento dell’assenteismo è diverso fra settore privato e settore pubblico. Nel settore privato, la disciplina sulle assenze per malattia prevede che, per i primi tre giorni di assenza continuativa, l’indennità di malattia è a carico del datore di lavoro, con una percentuale di copertura definita dal contratto nazionale. A partire dal quarto giorno, l’Inps versa un’indennità non inferiore al 50 per cento della retribuzione, mentre la parte rimanente viene integrata dal datore di lavoro. Leggi tutto |