Newsletter Sinistrainrete

3 views
Skip to first unread message

tonino

unread,
Jan 29, 2015, 2:38:54 AM1/29/15
to sante gorini

Militant: Gli affari del signor Giulio Cesare, di Bertolt Brecht

militant

Gli affari del signor Giulio Cesare, di Bertolt Brecht

Una lezione di storia rivoluzionaria

di Militant

Non è per promuovere un libro uscito quasi sessanta anni fa che segnaliamo oggi l’ultima opera, uscita postuma, di Bertolt Brecht. La notorietà dell’opera parla d’altronde da sè. Nonostante ciò, la lezione di storia presente nel romanzo brechtiano rimane una delle vette più alte della cultura occidentale, e allora ci sembra giusto ricordarla, in tempi in cui la storia – e la storiografia – vengono portate avanti secondo i canoni di una restaurazione concettuale pre-novecentesca, che ha fatto tabula rasa di un patrimonio culturale che per decenni si era imposto nell’intellegibilità del nostro passato.

A differenza di ogni altra materia scientifica, l’oggetto della materia storica – la ricerca e l’interpretazione del nostro passato – non è il prodotto di un lavoro scientifico e per addetti ai lavori, ma il risultato dei rapporti di forza politici presenti in un determinato tempo e in un determinato spazio. Ciò che eravamo nel passato, le singole vicende e la comprensione più generale in cui inserirle, è sempre il frutto del presente. La riscrittura del nostro passato serve agli scopi politici di chi nel presente determina il pensiero generale. Leggi tutto


ilsimplicissimus: Al terrorismo si risponde coi bavagli

ilsimplicissimus

Al terrorismo si risponde coi bavagli

di ilsimplicissimus

Sono passate due settimane dalla strage nella redazione del Charlie Hebdo e della rivendicazione della libertà di satira e di espressione non è rimasto nulla, se non qualche dagherottipo precocemente ingiallito. Al contrario si sono rafforzate le pulsioni al controllo dell’informazione ufficialmente in funzione anti terroristica, sostanzialmente per limitare ulteriormente le libertà dei cittadini. In Francia è stato arrestato il comico Dieudonné per aver fatto dell’ironia sulla sfilata dei potenti a Parigi  con l’accusa di apologia di terrorismo, mentre in Italia l’atmosfera dominante ha fatto sì che la Cassazione abbia messo il bavaglio ai giornali vietando la pubblicazione di virgolettati non solo delle intercettazioni, ma anche di brani di inchieste non più sottoposte a segreto d’ufficio. Questo mentre il Parlamento si sente più legittimato a varare una nuova norma sulla diffamazione e sul diritto di oblio che di fatto ucciderà la libera informazione in rete. E cose più o meno di questo tenore valgono per tutto il continente. Leggi tutto


Gianpasquale Santomassimo: Uno scempio costituzionale

manifesto

Uno scempio costituzionale

Gianpasquale Santomassimo

Stiamo uscendo dalla demo­cra­zia par­la­men­tare, ma la cosa sem­bra non inte­res­sare a nes­suno. Anche le oppo­si­zioni, interne ed esterne al par­tito di mag­gio­ranza rela­tiva, agi­tano emen­da­menti su que­stioni abba­stanza secon­da­rie, come le pre­fe­renze, ma sem­brano accet­tare il prin­ci­pio di fondo, lo stra­vol­gi­mento della rap­pre­sen­tanza, il con­si­de­rare le ele­zioni come pura e sem­plice inve­sti­tura di un potere asso­luto e senza controllo.

Mi pare che l’opposizione all’Italicum, in Par­la­mento come nel discorso pub­blico, guardi all’albero senza vedere la fore­sta, come si usava dire. L’evidenza è quella di una legge-truffa che dà a un solo par­tito, che rap­pre­sen­terà in ogni caso una mino­ranza rela­tiva sem­pre più esi­gua di fronte al crollo della par­te­ci­pa­zione popo­lare, una con­si­stenza par­la­men­tare spro­po­si­tata, che può con­sen­tire di fare il bello e il cat­tivo tempo, di nomi­nare tutte le cari­che isti­tu­zio­nali, di cor­reg­gere e stra­vol­gere la Costi­tu­zione a colpi di maggioranza. Leggi tutto


Leonardo Mazzei: Quantitative easing: crescita o bolla?

sollevazione2

Quantitative easing: crescita o bolla?

Un'analisi critica della mossa della Bce

di Leonardo Mazzei

euro-dio«Crescita o bolla?» Prevedibilmente, la "seconda che hai detto". Tutto lascia pensare che le decisioni della Bce avranno ben poco effetto sull'economia reale. D'altronde, l'opinione di molti economisti è che le bolle speculative siano assolutamente necessarie. Nelle parole di Larry Summers, che fu anche ministro di Clinton, si tratta sì di una droga, ma di una droga assolutamente necessaria. Senza di essa il sistema si inceppa. E proprio parafrasando un noto slogan clintoniano, potremmo dire che "è il capitalismo-casinò, bellezza!».

Fa un po' sorridere, dunque, il trionfale commento di Padoan, che ha detto che «ora le famiglie possono cominciare a spendere». E perché mai? Il loro reddito è forse in risalita? Ma lasciamo perdere, che ad andar con gli zoppi si impara a zoppicare. Se poi lo zoppo è così ciarliero come il suo attuale principale, le conseguenze non possono essere che queste.

Ma vediamo, sinteticamente per punti, la sostanza delle decisioni prese dalla Banca Centrale Europea.

 

1. Il Quantitative easing europeo (QE) ha da ieri una forma.  Gli acquisti di titoli partiranno dal primo marzo e dureranno almeno fino a settembre 2016. Al ritmo di 60 miliardi al mese, per diciannove mesi, si arriverà così ad un totale di 1.140 miliardi. Leggi tutto


Pierangelo Dacrema: Capitalismo e pulsione di morte

tysm

Capitalismo e pulsione di morte

di Pierangelo Dacrema

capitalism1-608x400Può, l’economia, essere pane per la psicanalisi? Certo. Frutto dell’incantevole collegamento tra corpo e cervello, l’economia è pensiero tradotto in azione. E un cervello prigioniero di un corpo, che implica un corpo prigioniero di un cervello, è proprio  materia da psicanalisti.

 

Un circolo virtuoso: Bloomsbury

Nel 1914 avviene il primo contatto tra Freud e Bloomsbury, il quartiere di Londra da cui prende il nome la singolare comunità di intellettuali che ha visto eccellere Virginia Woolf  ed Edward  M. Forster nel romanzo, Duncan Grant e Vanessa Bell nella pittura, Roger Fry e Clive Bell nella critica d’arte, Lytton Strachey nella biografia e nella storia, Desmond McCarthy nella critica letteraria, Leonard Woolf e J. M. Keynes nella politica e nell’economia. Keynes cita Freud nel terzo capitolo del suo folgorante Le conseguenze economiche della pace, quando traccia un ritratto dei protagonisti della Conferenza di Versailles e ci racconta di uno speciale complesso freudiano del presidente Wilson. Leggi tutto


Riccardo Narducci: L’enigma dello Stato islamico: potere, soldi, guerra

philomath

L’enigma dello Stato islamico: potere, soldi, guerra

Riccardo Narducci

u1 3Nell’epoca della globalizzazione determinate vicende assumono una conformazione totalizzante: non siamo più legati soltanto a ciò che accade nel nostro Paese, ma crisi, conflitti, mercato, politica sono dinamiche che oltrepassano i confini nazionali. Fra queste non può che esserci la questione legata al cosiddetto Stato Islamico  الدولة الإسلامية‎ (al-Dawla al-Islāmiyya) detto anche “Isis” o “Is” costituitosi tra la Siria, la Libia e l’Iraq il 3 gennaio 2014. Il governo, ufficialmente un Califfato guidato dal califfo Abu Bakr al-Baghdali, ha posto la sua capitale nella città di Al-Raqqa, una propria moneta, il Dinaro dello Stato Islamico, un proprio inno nazionale e un proprio motto Bāqiya wa Tatamaddad “Consolidamento ed espansione”. I terroristi che hanno costituito questo nuovo sistema politico, gli jihadisti, riescono a gestire problematiche economiche enormi, legate ai costi della guerra e del terrorismo internazionale.

Essi ormai operano attraverso canali non bancari, trattando petrolio e contanti non tracciati. I corridoi principalmente battuti sono quelli dell’Iraq nord-occidentale e quello della Siria nord-orientale, lontani da controlli stranieri. Per comprendere meglio dove finiscano i proventi di Is, e quanto l’occidente debba realmente preoccuparsi di questo “Stato”, farò una premessa legata alla religione su cui questi terroristi fanno riferimento: l’Islam. Leggi tutto


Gaia Giuliani: Monsters

distopie

Monsters

Tracce per la decostruzione dell’immaginario distopico post-Charlie Hebdo

di Gaia Giuliani

john henry
                    fuseli - the nightmareNelle righe che seguiranno proverò, in linea e in dialogo con quanto scritto da Gabriele, a comprendere quanto dietro all’utopia della (ri)fondazione della comunità immaginata (dei buoni, dell’occidente) stia il delinearsi di una codificazione del mostruoso che, sin dall’11 Settembre, vede nel maschio musulmano non-bianco l’altro che per contrasto definisce il Noi. La letteratura critica è, per fortuna, molto vivace e tocca tantissimi temi – quello dell’islamofobia come eredità coloniale, della nuova fondazione dello stato ‘morale’ e conservatore mediante omonazionalismo e femonazionalismo (ossia la strumentalizzazione ideologica da parte del discorso nazionalista dei discorsi emancipazionisti delle formazioni gay e femministe) contro il barbaro immorale, il razzismo multiculturalista, le nuove forme di razzismo culturalizzate. Non sto ora a darne una descrizione approfondita, ma delle fantasie di bianchezza e delle gerarchie patriarcali ed eterosessiste abbiamo scritto in ciascuno dei brevi saggi apparsi in Distopie.

Mi voglio invece soffermare sulla costruzione del Noi – bianco, borghese, cristiano, ‘moralista’ e conservatore – e dei suoi nuovi abietti, i nuovi mostri ‘alieni’ ad una supposta civiltà occidentale che viene ora descritta quanto mai omogenea e solidale al suo interno.

Ciò che vedo di solidale è solo il consenso dei potenti alle strategie neoliberiste di ristrutturazione economica, sociale e culturale, e a parte ciò, non molto altro, ‘nonostante i proclami’ – o forse sarebbe meglio dire ‘suffragate e sostenute dai proclami’ – su diritti, integrazione e uguaglianza di genere alla base dei finanziamenti europei alla ricerca e alle politiche nazionali e comunitarie. Leggi tutto


Biagio Quattrocchi: Sulla rottura del dispositivo keynesiano

euronomade

Sulla rottura del dispositivo keynesiano

di Biagio Quattrocchi

16468080-abstract-word-cloud-for-post-keynesian-economics-with-related-tags-and-termsRecentemente Sandro Mezzadra e Toni Negri hanno aperto, per il collettivo Euronomade, una riflessione sulla concatenazione dell’imminente appuntamento elettorale in Grecia e su quello successivo, che si terrà in Spagna verso la fine dell’anno. La posta in gioco di questo doppio passaggio elettorale, senza nessuna retorica e senza alcuna particolare ingenua illusione, resta elevata. Non è in discussione né la rottura lineare del regime neoliberale europeo, né, nel tempo immediato, la definizione di un progetto compiutamente post-liberista su scala continentale. Ma si potrebbe trattare pur sempre di una rilevante rottura politica, qualora le più rosee previsioni elettorali per le due “nuove formazioni di sinistra” – Syriza e Podemos – dovessero essere confermate. Per cui, come scrivono gli autori: «questo non ci impedisce di cogliere la rilevanza che specifiche elezioni possono avere dal punto di vista della lotta di classe». Per noi, che pratichiamo la politica a partire dalla centralità delle lotte sociali, è in discussione innanzitutto la relazione tra queste lotte e la “verticalità” del soggetto politico. O, ancor più in là, il rapporto tra queste ultime due dimensioni dell’azione politica, quella istituzionale del governo e l’apertura di un terreno costituente per l’auto-organizzazione del Comune.

La rilevanza e l’urgenza di questo dibattito, è data dalle condizioni materiali che si sono concretamente determinate in questi due paesi. Il punto non è quello di discutere su un piano di trascendenza se le relazioni poc’anzi accennate possono essere in assoluto pensate o agite. Qui, si tratta di comprendere che in questi due paesi, nella violenza dell’attuale crisi, le lotte sociali in qualche caso hanno spinto, in altri hanno direttamente assunto su di sé, questo nuovo e inedito piano dell’agire politico. Eludere queste questioni sarebbe come giocare a mosca cieca. Al contempo, eludere il rischio di un “riassorbimento” delle stesse lotte sul piano istituzionale sarebbe da stupidi. Leggi tutto


Alberto Bagnai: Cosa sapete della Grecia? (fact checking)

goofynomics

Cosa sapete della Grecia? (fact checking)

di Alberto Bagnai

grecia-elezioni-675Nei prossimi giorni si parlerà molto di Grecia. Ma voi, della Grecia, cosa sapete? Se siete qui per la prima volta, è probabile che sappiate solo quello che avete potuto apprendere dai mezzi di comunicazione italiani.
L'associazione a/simmetrie segue da quando si è costituita (due anni or sono) la vicenda greca, e ha raccolto autorevoli testimonianze di prima mano, che trovate sul suo sito.

Ve ne parlerò dopo, ma qui voglio occuparmi di quello che a noi è arrivato attraverso i mezzi di comunicazione. Cosa vi hanno detto, questi mezzi di comunicazione, e voi cosa avete, quindi, potuto capire?

Vi hanno detto che la Grecia era il più gran successo dell'euro.

Forse ve ne siete dimenticati, ma prima che la Grecia venisse ridotta a un cumulo di macerie dalle politiche della troika, qualcuno disse che essa era stata il più gran successo dell'euro proprio perché l'euro l'aveva spinta ad adottare queste politiche. Quel qualcuno era Mario Monti:

Quando quella persona disse quelle parole, la Grecia si trovava nella posizione evidenziata dal puntino rosso:

Leggi tutto

Vittorio Bonanni: Se la giraffa ha il collo corto

rassegna
                      sind

Se la giraffa ha il collo corto

di Vittorio Bonanni

I libri di Marco Revelli e Stefano Rodotà. I danni prodotto dal neoliberismo e la solidarietà come principio regolatore della vita socioeconomica nelle riflessioni più recenti dei due studiosi

Gli ultimi trent’anni di economia iperliberista hanno cambiato strutturalmente il pianeta in tutte le sue sfaccettature. Pochi ricchi sono diventati sempre più ricchi. E tanti poveri sono diventati sempre più poveri senza essere per di più capaci di aiutarsi tra di loro realizzando quel regime solidale che alla fine dell’Ottocento ha fatto nascere a sinistra e poi nel mondo cattolico sindacati e leghe di mutuo soccorso. Un vero disastro sociale, dove i penultimi fanno la guerra agli ultimi invece di coalizzarsi per un obiettivo comune come è successo dopo la sconfitta del nazifascismo nell’“età dell’oro” – il trentennio 1945-75, chiamato così da Eric Hobsbawm –.

La casa editrice Laterza, che negli ultimi anni in particolare ha dedicato molte sue pubblicazioni al contrasto di quello che una volta chiamavamo “il pensiero unico”, ha arricchito ultimamente il proprio catalogo con “La lotta di classe esiste e l’hanno vinta i ricchi”. Vero! del sociologo e storico Marco Revelli (pp. 96, euro 9,00) e con Solidarietà, un’utopia necessaria del giurista Stefano Rodotà (pp. 142, euro 14,00). Due uscite pressoché simultanee, quasi a testimoniare il legame forte che c’è tra questi due aspetti della crisi mondiale. Leggi tutto


Paolo Ercolani: L’orizzonte perduto della trasformazione

manifesto

L’orizzonte perduto della trasformazione

Paolo Ercolani

«Democrazia cercasi» di Stefano G. Azzarà per Imprimatur editore. Bonapartismo, esaltazione acritica dell’individualismo. Quanto la sinistra aderisce al liberismo

La para­bola che sale con imme­dia­tezza alla mente è quella rac­con­tata da Kafka nel suo Il pro­cesso. In que­sto libro si narra di un uomo che giunge davanti alla porta della verità e della giu­sti­zia, e mal­grado essa sia aperta egli decide di rivol­gersi al custode (il potere fre­nante) chie­dendo il per­messo di poter entrare. Si può dav­vero chie­dere il per­messo per acce­dere a ciò che è nel diritto di ogni essere umano?

Ma tant’è. Il custode nega quel per­messo e l’uomo decide di sedersi per aspet­tare. Con­ti­nuando perio­di­ca­mente a richie­dere un per­messo che gli viene pun­tual­mente negato, sem­pre con la solita spie­ga­zione per cui non è ancora il momento.

Passa un tempo lun­ghis­simo, tanto che l’uomo ha potuto stu­diare le carat­te­ri­sti­che del custode con pre­ci­sione cer­to­sina, fino a cono­scere per­sino il numero delle pulci pre­senti nel suo collo di pel­lic­cia. Il tempo è sovrano, forse l’unico dio di cui dispo­niamo in que­sta terra (e di cui vediamo e subiamo effetti ben tangibili). Leggi tutto


Fabrizio Marchi: Cofferati: errare humanum est, perseverare autem diabolicum

linterferenza

Cofferati: errare humanum est, perseverare autem diabolicum

Fabrizio Marchi

Correva l’anno 2002 e la CGIL guidata da Sergio Cofferati aveva portato a Roma tre milioni di persone in difesa dell’articolo 18.

Il gruppo dirigente dei DS, D’Alema e Fassino in testa, al di là delle dichiarazioni ufficiali, era molto preoccupato perché temeva ciò che in effetti era nell’aria già da tempo, e cioè la decisone di rompere da parte della sinistra interna e la costituzione di un nuovo grande partito della sinistra guidato proprio dall’allora leader della CGIL.

Non quindi la separazione di una esigua minoranza, come fu ad esempio per il caso del gruppo del Manifesto in seguito trasformatosi in Pdup (che per la verità fu espulso) o il rassemblement stile “arcobaleno” di questa e quella nomenclatura di partito in cerca di ricollocazione (non che questi aspetti , comunque fisiologici, non fossero presenti anche allora, sia chiaro, però non erano preponderanti rispetto all’entità del processo in corso o a quello che sembrava essere tale…) ma la nascita di un nuovo grande partito rappresentativo della gran parte del mondo del lavoro dipendente, che avrebbe avuto nella CGIL il suo architrave. Leggi tutto


Hans-Werner Sinn: Solo uscendo dall’euro la Grecia potrà abbandonare la sua “valle di lacrime”

vocidallestero

Solo uscendo dall’euro la Grecia potrà abbandonare la sua “valle di lacrime”

Xenia Kounalaki intervista Hans-Werner Sinn

Mentre ancora parecchi giornalisti italiani straparlano dei greci come di un popolo “colpevole di quello che gli sta accadendo”, in un’intervista  al quotidiano greco Ekathimerini, persino il “falco” tedesco Hans-Werner Sinn afferma che la Grecia è crollata nella sua tremenda depressione a causa dell’adesione all’euro, un errore madornale, e sottolinea la follia di un’unione monetaria che, non prevedendo né l’uscita, né alcuna forma di flessibilità,  è diventata una trappola

L’economista tedesco Hans-Werner Sinn ha proposto a più riprese l’uscita della Grecia dall’eurozona. Il capo dell’Istituto per la ricerca economica (Ifo) di Monaco di Baviera considera una sua missione personale spiegare e interpretare in termini semplici la crisi del credito europeo, sia per i propri connazionali e sia per gli europei in generale, sollevando spesso accuse di eccessiva semplificazione e populismo. Leggi tutto


R.Realfonzo e A.Viscione: economiaepolitica Gli effetti di un’uscita dall’euro su crescita, occupazione e salari

economiaepolitica

Gli effetti di un’uscita dall’euro su crescita, occupazione e salari

Riccardo Realfonzo e Angelantonio Viscione

L’analisi tecnica dimostra che hanno torto sia i catastrofisti sostenitori dell’euro senza se e senza ma sia gli ingenui teorici della moneta unica come origine di tutti i mali. L’euroexit potrebbe essere una strada per tornare a crescere, ma al tempo stesso cela gravi rischi, soprattutto per il mondo del lavoro. A ben vedere, tutto dipende da come si resta nell’euro e da come, eventualmente, se ne esce.

arton149511. Con l’austerity l’euro non regge

È dalla fine del 2007 che l’eurozona ha smesso di crescere e i processi di divergenza tra i Paesi centrali e quelli periferici si fanno sempre più impetuosi[1]. Continuando con le politiche economiche di austerità imposte dai Trattati la crisi dell’eurozona è solo questione di tempo[2]. D’altra parte, la permanenza dei paesi periferici nell’euro, nel quadro delle politiche restrittive, produce effetti sociali ed economici drammatici. Il caso italiano è eloquente: stiamo assistendo a un lento, progressivo, declino; con una economia ampiamente decresciuta, la disoccupazione dilagante, una distribuzione del reddito sempre più diseguale, la ritirata dello stato sociale. Certo, cambiare il segno delle politiche europee sarebbe senz’altro l’opzione migliore. Ma si tratta di una soluzione politicamente sempre meno probabile, dal momento che la Germania e i suoi paesi-satellite continuano a respingere ogni apertura in tal senso. Bisogna quindi domandarsi quali potrebbero essere le conseguenze di una fuoriuscita dall’euro.

Naturalmente, non è semplice prevedere gli scenari successivi a una crisi dell’euro. Anche perché molto dipenderebbe dalla possibilità che l’euroexit coinvolga uno o più Paesi, e grande rilievo avrebbe il “peso” economico-politico di tali paesi. Ancora, le cose cambierebbero molto se le fuoriuscite fossero o meno coordinate e se sfociassero o meno in uno o più accordi di cambio. Ed è inutile dire che su tutto ciò per adesso si brancola nel buio. Leggi tutto


 

 

I più letti



Clicca qui se vuoi cancellarti

tonino

unread,
Jan 30, 2015, 7:22:46 AM1/30/15
to sante gorini

Alessandra Daniele: Il Patto

carmilla

Il Patto

di Alessandra Daniele

E Ponzio Pilato disse agli apostoli:
– So che voi siete i suoi seguaci, ma non vi nuocerò. Anzi, vi propongo un patto in suo nome. Il patto del Nazareno.
– Il Nazareno chi? – Chiese Pietro, prendendosi un’occhiataccia dagli altri apostoli.
– Siamo i suoi discepoli, lo ammettiamo, anzi ne siamo fieri – disse Giovanni – Niente patti. Fai pure crocifiggere anche noi. Sempre come alternativa a Barabba – aggiunse sarcastico.
– No, niente primarie. Né altre crocifissioni, per adesso – disse Ponzio Pilato – voglio un accordo.
Giovanni scosse la testa, e cominciò a salmodiare invettive apocalittiche.
Matteo lo fermò:
– Aspetta, sentiamo cosa propone.
– Ma non possiamo accordarci con lui, con l’Impero!
– Abbiamo una missione di rinnovamento. Le riforme si devono fare con chi ci sta. Ma tu preferisci farti mandare al diavolo da Locusto.
– Tu invece preferisci andarci direttamente, al diavolo. Leggi tutto


Domenico Moro: Quante (troppe) mistificazioni sul QE di Draghi

controlacrisi

Quante (troppe) mistificazioni sul QE di Draghi

Domenico Moro

La decisione della Banca centrale europea, su ispirazione del presidente Draghi, di procedere per 19 mesi all’acquisto di un totale di 1.140 miliardi di euro in titoli privati e soprattutto di stato dell’area euro è stata presentatata come una misura tesa a rilanciare l’economia e l’occupazione. Si tratterebbe di una vera svolta rispetto alle tendenze precedenti, ispirate dalla Germania, contraria alle politiche espansive. Questa interpretazione, promossa dai governi come quello italiano e dalla stragrande maggioranza dei media, sono una palese mistificazione. Persino il nome, Quantitative easing (Qe), che richiama le operazioni di espansione monetaria condotte dalle Banche centrali di Usa (Fed) e Giappone, è fuorviante. Vediamo perché.

In primo luogo, a differenza di quanto avvenuto negli Usa e in Giappone, gli acquisti di titoli di Stato non avverranno sul mercato primario, cioè acquistandoli direttamente dagli organi emittenti, cioè dai ministeri del Tesoro dei singoli stati. Gli acquisti verranno eseguiti sul mercato secondario. Il mercato secondario non è altro che le grandi banche della zona euro. Si tratta, quindi, dello stesso meccanismo già deciso da Draghi nel 2011, e basato sull’offerta di liquidità a tassi ridottissimi alle banche affinché acquistassero titoli di Stato. Leggi tutto


Luigi Pandolfi: Quantitative easing, bazooka o pistola ad acqua?

huffington post

Quantitative easing, bazooka o pistola ad acqua?

Luigi Pandolfi

Passata la prima ondata di euforia (compresa quella dei mercati) per l'annuncio di Mario Draghi sul Quantitative easing (QE), è tempo di ragionarci un po' su con più attenzione, andando, come si suole dire, in profondità. Il rischio, altrimenti, potrebbe essere quello di prendere fischi per fiaschi, pensando, ad esempio, che da marzo in poi saremo inondati da un fiume in piena di denaro che ci farà tutti più ricchi e contenti. Intanto, di cosa parliamo? Alla lettera il QE ("alleggerimento quantitativo") è un programma di acquisto di Titoli di Stato (e di altri strumenti finanziari) da parte di una banca centrale (in questo caso da parte della Bce), finalizzato ad immettere nuovo denaro nell'economia, ad incentivare i prestiti bancari verso le imprese e le famiglie, a far crescere l'inflazione.

Per adesso, però, rimaniamo ai Titoli di Stato, poi, brevemente, ci occuperemo degli altri asset finanziari che potrebbero rientrare nell'operazione. Forse che attraverso tale operazione la Bce andrà a finanziare direttamente gli stati e, dunque, i loro investimenti, la loro spesa pubblica? Nemmeno per sogno. Il trilione di euro (per l'esattezza 1.140 miliardi) che Eurotower ha deciso di pompare ad un ritmo di 60 miliardi al mese per 19 mesi (da marzo prossimo a settembre 2016) avrà come destinatario, in via diretta, ancora una volta il sistema bancario, come coi "Piani di rifinanziamento a lungo termine" (Ltro e TLtro) del 2011, 2012 e 2014. Leggi tutto


Sergio Cesaratto: Quantitative Easing. Dopo di me il diluvio?

economiaepolitica

Quantitative Easing. Dopo di me il diluvio?

Sergio Cesaratto

banconote-volanti-324Le promesse di ripresa dell’Eurozona per il 2014 non si sono materializzate, come i più avveduti si attendevano[1], mentre hanno preso concretezza quelle di deflazione. Durante il 2014 Draghi aveva ripetutamente annunciato misure più drastiche per sostenere l’Eurozona. Il 22 gennaio scorso ha annunciato il tanto atteso Quantitative Easing (QE) consistente in un piano di acquisti di titoli pubblici dell’Eurozona per 60 miliardi al mese sino (almeno) al settembre 2016.

 

La domanda di Draghi

Il Presidente della BCE è infatti da tempo perfettamente consapevole della natura vera dei problemi, come rivelato in un importante discorso tenuto a Jackson Hole nel settembre 2014 (Draghi 2014). In quel discorso egli sottolineò come il rischio di fare troppo per sostenere la domanda aggregata fosse assai minore di quello di fare troppo poco. Naturalmente tale perorazione fu accompagnata da quella alle riforme strutturali, ma questo era scontato. Più importante fu la denuncia della “crescita troppo lenta dei salari nei paesi non in crisi ciò che suggerisce una crescita fiacca della domanda” e degli spazi esistenti per la politica di bilancio laddove v’è un sostegno istituzionale della banca centrale, come negli Stati Uniti e in Giappone. Leggi tutto


Francesco Garibaldo: Un libro di scritti di Minsky

inchiesta

Un libro di scritti di Minsky

Francesco Garibaldo

minsky-aÈ uscita, per i tipi della casa editrice Ediesse, l’edizione italiana di una raccolta di scritti editi e inediti di Hyman Philip Minsky (1919-1996) pubblicata l’anno scorso negli Stati Uniti a cura del “Levy Economic Institute of Bard College”. Gli scritti, che spaziano dal 1965 al 1994, riguardano la lotta alla povertà, i problemi dello Stato Sociale e come raggiungere la piena occupazione.

Il lettore, oltre agli scritti di Minsky, dispone di tre saggi introduttivi che arricchiscono in modo significativo il contenuto di conoscenza del volume. Il primo saggio è stato scritto per questa edizione italiana da Riccardo Bellofiore e Laura Pennacchi; il secondo, la vera e propria prefazione, e il terzo, l’introduzione, sono stati scritti per l’edizione originale, rispettivamente da Dimitri Papadimitriou, presidente dell’Istituto Levy, e da Randall Wray, senior scholar dell’Istituto, oltre che professore di economia. Il saggio di Bellofiore e Pennacchi vuole aiutare i lettori italiani a “un possibile utile uso di Minsky oggi in Italia”, per usare le loro stesse parole. Il saggio di Papadimitriou illustra il contenuto dei sette capitoli del libro mentre quello di Wray contestualizza il volume nel dibattito statunitense. Leggi tutto


Sergio Cesaratto: Le attese mediatiche del QE

politica&econ

Le attese mediatiche del QE

Sergio Cesaratto

Pubblichiamo pezzo uscito oggi su il manifesto. I redattori hanno tagliato un piccolo ma significativo punto: alla fine gli sprovveduti commentatori "sognatori" a cui mi riferisco sono del manifesto medesimo. Qui la versione originale

Una volta Pierangelo Garegnani mi disse: “Keynes è stato un disastro per la teoria economica perché ha introdotto il termine aspettativa”, vale a dire l’idea che lo studio delle attese nutrite dai soggetti circa il futuro sia un elemento portante dell’economia politica. Compito della politica economica diventerebbe, dunque, quello di orientare le aspettative nella direzione desiderata. Molti economisti eterodossi vedono addirittura nell’incertezza in cui si formano le attese il vulnus del capitalismo. Sia nella versione ortodossa che eterodossa, quella di basare l’analisi economica sulle aspettative è una teoria assai debole che trascura i fatti reali, che sono invece quelli che dobbiamo studiare anche per spiegare la formazione delle aspettative. La diseguaglianza e la conseguente debolezza della domanda aggregata sono dal punto di vista eterodosso, per esempio, il vulnus reale del capitalismo e fonte di incertezza nelle decisioni di investimento.

Da questo punto di vista il varo del QE da parte della BCE ci è apparso come un grande esercizio mediatico, in cui la centralità assegnata alle aspettative ben si adatta al grande proscenio della comunicazione in cui non c’è soluzione di continuità fra finzione e realtà. Leggi tutto


Anna Lombroso: Devastare l’Adriatico, l’Italia imita la Croazia

ilsimplicissimus

Devastare l’Adriatico, l’Italia imita la Croazia

di Anna Lombroso

Pare sia ormai consolidata prassi incaricare saggi, tecnici, consulenti e esperti perché svolgano indagini, conducano approfondimenti, traggano conclusioni utili a indirizzare governi nazionali e locali in modo che vengano compiute le scelte più opportune per l’interesse generale. Per poi licenziarli, rimuoverli, smentirli e soprattutto gettare nel cestino della carta straccia i loro contributi, per lo più pagati profumatamente.

Deve essere successo così anche con il rapporto redatto per conto della Regione Emilia Romagna da un panel di esperti chiamati a dire se i terremoti che hanno colpito la regione nel 2012 possano aver avuto come concausa le attività estrattive del petrolio (che nella regione si praticano da decenni) e, più in generale, trivellazioni e perforazioni del suolo, se in barba alla Costituzione si dà licenza di trivella ai petrolieri nazionali e esteri,  dando  concreta operatività alle disposizioni dell’articolo 38 dello “Sblocca Italia”,  che permettono di applicare  procedure semplificate per una serie di infrastrutture strategiche e per una intera categoria di interventi, senza che vengano individuate le priorità e senza che si applichi la Valutazione ambientale strategica (Via), trasferendo  le competenze ora in capo alle Regioni, al Ministero dell’Ambiente. Leggi tutto


Enrico Grazzini: micromega La moratoria del debito italiano è un'illusione

micromega

La moratoria del debito italiano è un'illusione

Meglio emettere una nuova moneta statale

di Enrico Grazzini

merkel-renzi-riforme-510Le elezioni greche rappresentano una svolta storica. Syriza al governo contrasterà finalmente la Troika (UE, BCE, FMI) e cercherà di porre fine alla tragedia provocata dagli usurai pubblici e privati che prima hanno corrotto le classi dirigenti greche prestando irresponsabilmente denaro a fiumi, poi hanno succhiato il sangue del popolo greco riducendolo alla miseria. Viva Syriza! Tuttavia è ingenuo e semplicistico credere che la proposta avanzata da Alexis Tsipras in Grecia, cioè la moratoria del debito pubblico, possa essere una soluzione valida e ugualmente proponibile anche per l'Italia. Il debito pubblico italiano è troppo alto e non c'è alcuna possibilità di moratoria. L'euro ci strangola, è una moneta che serve solo alla finanza tedesca e del nord Europa. Ma uscire unilateralmente è come fare rientrare il dentifricio nel tubetto.

L'Italia potrebbe invece uscire dalla deflazione e dalla crisi grazie all'emissione di una nuova moneta statale complementare all'euro. Occorre infatti che gli stati riprendano almeno in parte la loro autonomia in campo monetario, senza attendere l'approvazione preventiva della Commissione Europea, della BCE e del governo tedesco. La proposta di creare una nuova moneta statale parallela all'euro (senza però uscire dall'euro) avanzata da Luciano Gallino e da altri economisti va proprio in questa direzione [1].

Leggi tutto

Akis Gavriilidis: I risultati delle elezioni greche

conness precarie

I risultati delle elezioni greche

Grande incertezza, situazione eccellente

di Akis Gavriilidis

o.265201Dopo il suo commento pre-elettorale, pubblichiamo un contributo di Akis Graviilidis sulla situazione greca dopo le elezioni e il giuramento del primo governo di SYRIZA. Quasi ironizzando sulle preoccupazioni di chi teme per i propri principi o per le proprie aspettative, Akis pone politicamente il problema delle possibilità aperte dal fatto della vittoria di Syriza. A noi questa annotazione politica pare decisamente importante. Prendere le mosse dal movimento che dal quel fatto può scaturire aiuta a evitare di ragionare sempre – in Grecia come altrove – come se nulla mai possa veramente cambiare, come se i soggetti politici siano sempre gli stessi. 

***

1. La mia seconda nota sulle elezioni greche, questa volta dopo che hanno avuto luogo, sarà necessariamente più frammentaria e impressionistica, oltre che più sentimentale. Il che (almeno spero) non significa che sarà superficiale.

Il primo sentimento che viene alla mente è il sollievo. La gente che non vive in Grecia, o che non ha neppure avuto modo di visitarla occasionalmente negli anni scorsi, non ha neanche idea di quanto insostenibile fosse diventata l’amministrazione di Samaras, da un punto di vista politico, etico e persino estetico. È difficile spiegare il senso di soffocamento prodotto da questo dominio basato sulla paura, sull’odio, sull’autoavvilimento, su praticamente tutte le possibili passioni negative che sono state compensate, a livello immaginario, da un’overdose di vanità e autoglorificazione nazionalistica. Leggi tutto


Michele Nobile: Deflazione e disoccupazione in Europa

utopiarossa2

Deflazione e disoccupazione in Europa

… e i problemi che il quantitative easing non risolve

di Michele Nobile

the-economist-25-10-2014La signora Merkel e il pappagallo congelato

Un colossale pappagallo zampe all'aria, con tutta l'apparenza d'essere morto: così la copertina di The economist rendeva lo stato dell'economia europea nell'ultima settimana di ottobre dell'anno appena trascorso. Nella stessa immagine, una piccola Angela Merkel osserva il pappagallo affermando: sta solo riposando (it's only resting).

Di cosa potrebbe soffrire lo sventurato pappagallo? Di freddo, nonostante le temperature anomale dell'autunno. Freddo che in termini economici si chiama deflazione: The economist suggerisce dunque un paragone tra i prezzi e i parametri di temperatura entro cui si svolge la vita. Un certo livello d'inflazione nel processo economico è l'equivalente del sano riscaldamento del corpo nell'attività fisica: la crescita nominale dei prezzi e dei salari è indice di crescita dell'investimento e dell'occupazione, di vitalità economica. Viceversa, l'analogo della deflazione è il processo di congelamento, che causa sonnolenza, incoscienza e infine, se non si arresta, la morte. Ed è appunto questo il processo di cui può rimanere vittima il pappagallo, cioè l'economia europea.

Infatti, se si osserva il termometro dei prezzi al consumo, esso ci dice che la temperatura media annua nell'area dell'euro a ottobre era allo 0,4%, a novembre a 0,3%, a dicembre -0,2% (ultimo dato del flash Eurostat del 7 gennaio 2015). Leggi tutto

Raffaele Sciortino: Draghi’s drug

infoaut2

Draghi’s drug

di Raffaele Sciortino

Alla fine anche la Ue ha il suo Quantitative easing (alleggerimento quantitativo: acquisto sistematico da parte della Bce di titoli di stato e privati con immissione di liquidità nei circuiti finanziari). Diventato una misura quasi inevitabile stante la politica della dichiarazione compiuta portata avanti negli ultimi mesi dal presidente della Bce Draghi, i mercati finanziari non avrebbero tollerato un suo rinvio. L’incertezza verteva solo sull’entità della manovra e sul meccanismo di condivisione del rischio tra le diverse banche centrali.

Ora, il risultato della negoziazione interna alla Bce -nella sostanza, Draghi contro la Bundesbank- sembra in qualche modo il frutto di uno scambio tra l’entità degli acquisti e il criterio di ripartizione del rischio. Da un lato, più di 1.100 miliardi di euro di acquisti almeno fino a settembre ’16 (sessanta miliardi al mese) soprattutto in titoli di stato in base alle quote che ogni paese detiene del capitale della Bce: un’immissione di liquidità più ampia del previsto che non può che compiacere le borse. Dall’altro, solo il 20% dei rischi (perdite, eventuali default) sarà a carico della Bce, il restante 80% a carico delle singole banche centrali nazionali: non c’è mutualizzazione né completa né spinta del debito e su questo l’opposizione tedesca è passata. Leggi tutto


Alfonso Gianni: I pesanti compromessi di Super Mario

huffington post

I pesanti compromessi di Super Mario

di Alfonso Gianni

Alla fine, ma non senza pesanti compromessi, Mario Draghi ce l'ha fatta a piegare la opposizione della Bundesbank. Basta leggere i titoli dei più popolari giornali in Germania per capire che i tedeschi non l'hanno presa affatto bene e che fanno del puro terrorismo attorno alla fine che faranno i risparmi dei cittadini di quel paese. L'importo su cui si articola il Quantitative easing supera i mille miliardi (1.140 fino a settembre 2016), un po' più del doppio di quello che si prevedeva alla vigilia. Se la guardiamo da questo punto di vista l'autorevolezza di Mario Draghi ne esce rafforzata in tutti i sensi. Dopo il declino di Balottelli il titolo di Super Mario è solo appannaggio di Draghi.

Ma i "ma" non mancano e il trionfalismo si smorza subito quando si guarda più da vicino la manovra. Innanzitutto, proprio come Draghi ci ha ripetuto più volte, dal momento che la politica monetaria non può tutto, non è affatto detto che l'inondazione di centinaia di miliardi di euro attraverso l'acquisto dei titoli di stato, al ritmo di quasi 60 miliardi al mese per 19 mesi, sia sufficiente a rilanciare l'economia e alzare l'inflazione attorno al 2% (l'obiettivo principale dell'attuale mission della Bce). Leggi tutto


Rete dei Comunisti: Grecia versus Unione Europea. Il vero scontro inizia ora

contropiano2

Grecia versus Unione Europea. Il vero scontro inizia ora

Rete dei Comunisti

Ieri in Grecia si è verificato un fatto politico importante le cui ripercussioni si vedranno in tutto il continente. Per la prima volta un partito di sinistra dichiaratamente in opposizione all’austerity ha vinto le elezioni in un paese europeo e potrà quindi governare, seppure in alleanza con una forza di destra. E’ molto positivo anche il fatto che, pur essendo stato l’elettorato greco polarizzato dallo scontro tra Syriza e Nuova Democrazia, il Partito Comunista di Grecia abbia aumentato la sua base di consenso e la sua forza parlamentare, a dimostrazione che l’organizzazione sociale e di classe giocano un ruolo fondamentale.

La vittoria di Syriza evidenzia che dopo anni di imposizioni e diktat improntati ai sacrifici, ai tagli, ai licenziamenti di massa e al commissariamento dei singoli paesi da parte della Troika i popoli reagiscono e si orientano verso quelle forze politiche che, da una prospettive di sinistra, contrastano l’austerity e i meccanismi di massacro sociale. La vittoria di Syriza dimostra che un’inversione di tendenza è possibile e potrebbe fare da apripista ad un'affermazione di partiti di sinistra antiausterity anche in altri paesi europei, innanzitutto la Spagna e l’Irlanda (dove Podemos e Sinn Fein guidano i sondaggi) ma non solo.  Leggi tutto


Fabio Raimondi: Verità e politica in Althusser: genesi di una problematica (1947-1956)

consecutio temporum

Verità e politica in Althusser: genesi di una problematica (1947-1956)

Fabio Raimondi

Pochi si accorgono dei vuoti, ovverosia delle cose
(P. Volponi, Corporale, 1974)

Bibliothèque-Nationale-de-France-ParisIl rapporto tra verità e politica è una costante della filosofia di Althusser. In questo saggio mi concentrerò, senza pretese di esaustività, sul periodo, poco studiato ma non per questo poco importante, che va dalla tesi di laurea su Hegel (1947), discussa dopo due anni dal ritorno dalla prigionia nei campi di concentramento tedeschi (cfr. Journal de captivité) e un anno prima di iscriversi al Partito comunista francese (cfr. Moulier-Boutang), fino al 1956: l’anno del XX Congresso del Pcus. Un intervallo decisivo per capire Althusser che, nel laboratorio di quegli anni, traccia i confini del proprio campo problematico ed elabora alcune categorie della propria filosofia.

 

1.

Asse portante della problematica entro cui Althusser misura il rapporto tra verità e politica è l’ipotesi che si possa costruire una scienza della storia e che, per farlo, sia necessario «pensare un trascendentale “dopo Hegel”» (cfr. Rametta, 111-113)1 .

Secondo Althusser, Kant e Hegel non sono riusciti, per motivi diversi, a liberarsi del «trascendentalismo», facendo sfociare le loro filosofie nel campo dell’ideologia2 .

Leggi tutto

 

 

I più letti

tonino

unread,
Feb 2, 2015, 9:51:02 AM2/2/15
to sante gorini

Christian Marazzi: Quale Grecia dopo la Grecia?

tysm

Quale Grecia dopo la Grecia?

di Christian Marazzi

In questi anni di politiche d’austerità perseguite con cocciutaggine dalla troika, malgrado gli evidenti sconquassi sociali, economici e finanziari in paesi come la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Italia e, in misura diversa, la stessa Germania, si è spesso citato quel passaggio de La genealogia della morale in cui Nietzsche, parlando del debito come origine del denaro, ricorda come in tedesco schuld significhi sia debito che colpa.

Pare che l’economista americano, premio Nobel, Paul Krugman, venuto a conoscenza di questa intuizione del filosofo tedesco, abbia esclamato: “ora mi è tutto chiaro”. Il che dovrebbe suonare come un invito agli economisti ad allargare il proprio sguardo disciplinare, cercando di capire come va il mondo oltre i loro modelli econometrici e la pura contabilità finanziaria.

Sì, perché quel che è successo in Grecia, piaccia o meno, dimostra che contro la logica del debito come colpa ci si può opporre con la difesa della dignità, la forza dell’orgoglio contro la miseria della vergogna. Leggi tutto


ilsimplicissimus: Leghisti e intelligenza: mission impossible

ilsimplicissimus

Leghisti e intelligenza: mission impossible

di ilsimplicissimus

Come volevasi dimostrare: il blitz leghista in Lombardia contro le moschee, ma soprattutto contro la libertà di culto, avvilisce ancora una volta la costituzione e in definitiva limita la libertà delle persone, in questo caso quella di culto. Che questo avvenga sull’onda dell’indignazione per il Charlie Hebdo e dunque in nome della libertà d’espressione non è solo un paradosso, ma un segnale del disorientamento generale, delle antinomie che esso genera, sul quale campa magnificamente il potere finanziario ed economico, servendosi dei suoi emissari spesso travestiti da falsi oppositori.

Ma mi ha colpito lo slogan con il quale è passata questa ennesima e insensata palingenesi della miseria umana, quello secondo cui l’Islam “non è una religione come le altre” per giustificare uno strappo e un’eccezione alla libertà. Sarebbe del tutto inutile chiedere a un leghista quali sarebbero queste altre religioni, in che senso quella mussulmana sarebbe differente per esempio dall’induismo o dallo scintoismo: tanto varrebbe chiederlo a ciappi prima di versargli la scatoletta. Leggi tutto


Maurizio Sgroi: Quel sapore anni ’50 nel QE di Supermario

the
                      walking

Quel sapore anni ’50 nel QE di Supermario

di Maurizio Sgroi

germaniaannozero5Chiunque si sia avventurato nell’esplorazione anche sommaria delle ultime decisioni della Bce temo sia naufragato nell’oceano di parole che le hanno accompagnate e nei commenti isterici che ne sono seguiti.

Travolto, soprattutto, dalla tecnicalità davvero barocca con la quale il Quantitative easing (QE) verrà declinato, il povero osservatore ha poche scelte: deve decidere se stare dalla parte di chi è soddisfatto o di chi non lo è, dovendosi peraltro confrontare con modalità di comunicazione che sembrano fatte apposta per celare piuttosto che per chiarire.

Mi spiego. Leggo e rileggo il comunicato con il quale la Bce ha spiegato senso e dimensioni dell’operazione. Proprio all’inizio c’è scritto che “La Bce estende gli acquisti alle obbligazioni emesse da amministrazioni centrali dei paesi dell’area dell’euro, agenzie situate nell’area dell’euro e istituzioni europee” e che “gli acquisti mensili di attività ammonteranno nell’insieme a 60 miliardi di euro almeno fino a settembre 2016″.

Uno perciò pensa che i 60 miliardi saranno spesi integralmente per comprare “obbligazioni emesse da amministrazioni centrali dei paesi dell’area dell’euro, agenzie situate nell’area dell’euro e istituzioni europee”. Leggi tutto


Andrea Fumagalli: Quantitative Easing e elezioni greche: un cambio in Europa?

quaderni s precario

Quantitative Easing e elezioni greche: un cambio in Europa?

di Andrea Fumagalli

1420311126-grecia48La settimana appena trascorsa verrà probabilmente definita storica per l’Europa. La decisione della BCE di finanziare, in modo diretto, alla faccia del Trattato di Maastricht, il debito pubblico dei paesi dell’Unione e la vittoria di Syriza alle elezioni greche, con la messa in discussione delle politiche di austerity finora pervicacemente perseguite dall’oligarchia economico-finanziaria, possono segnare un momento di svolta?

Non è facile, a caldo, rispondere. Ci proviamo, con tutte le cautele del caso, partendo dalle decisioni della BCE, non a caso varate tre giorni prima delle elezioni greche.

 

Svolta della BCE?

Numerosi sono stati gli articoli che hanno presentato e commentato la svolta nella politica economica della BCE dopo la storica decisione dello scorso 22 gennaio di procedere all’acquisto di titoli finanziari (prevalentemente pubblici) per un ammontare di 60 miliardi di euro al mese, almeno sino a settembre 2016. In questa sede non entriamo nell’analisi dello scenario geo-economico globale in cui tale provvedimento si colloca. Lo ha già fatto egregiamente l’articolo di Raffaele Sciortino su queste stesse pagine. Ci limitiamo piuttosto a fare un’analisi critica dei commenti che lo hanno accompagnato, con particolare riferimento agli effetti e al caso italiano. Leggi tutto


Augusto Illuminati: L’identità sacra del neoliberismo

alfabeta

L’identità sacra del neoliberismo

Augusto Illuminati

Sentimus, experimurque, nos aeternos esse.
Spinoza, Ethica V, prop. 23, sch.

La filosofia, a volte, sperimenta l’eterno; le religioni traggono forza dall’aspirazione atterrita a una durata indefinita. Figura, la prima, della pienezza di vita nel comune del noi; figura, la seconda, del timore della morte che isola ognuno e lo sottomette all’Altro, alla sovranità di un Dio o dello Stato. Sospiri di creature oppresse e grida di odio e servitù volontaria (che sono la stessa cosa) escono a fiotti dalle porte di chiese, moschee, sinagoghe, perfino Charlie è diventato la nuova divinità vudu dello spirito laico, il Baron Samedi del carnevale repubblicano. L’orrore sussurrato da Kurtz è quest’orgia di sangue, fanatismo, identità belluine e folle omologate che sfilano inalberando cartelli in cui ognuno dice sono questo o quell’altro, tutti testimoniando in serie di essere unici, come in un film dei Monty Python.

Il lato buffo della situazione è che in Occidente la teologia politica sta tramontando, mentre resta rilevante nel Medio Oriente sunnita e sciita, con l’appendice del fondamentalismo ebraico, matrice storica di ogni confusione fra legge positiva e divina. Il coinvolgimento del sacro nello scontro di civiltà cade nella luce crepuscolare di una morte di Dio ormai secolare, rivelandosi maschera del nudo potere, praticamente esente da ogni aura devozionale nel suo mix sordido di sovranità e governamentalità. Leggi tutto


Giuseppe Masala: Tsipras e la trappola Debito

megachip

Tsipras e la trappola Debito

di Giuseppe Masala

Tsipras non può fare miracoli, non può cambiare tutto a breve. Ecco come funzionano le trappole giuridiche del debito che strozza la Grecia

Ragionando a mente fredda occorre comprendere una cosa: Tsipras non può fare miracoli, ovvero non può cambiare tutto nel breve termine. E non mi riferisco solo al fatto che Syriza dovrà allearsi con altri per raggiungere la maggioranza assoluta in Parlamento.

Ahimè mi riferisco ai freddi numeri dell'economia o meglio ai freddi numeri della finanza. La Grecia si ritrova con oltre 200 miliardi di debito con la Trojka: circa 20 miliardi di euro con l'FMI, 50 miliardi con la BCE e oltre 150 miliardi con il Fondo Salva Stati (e dunque con l'Unione Europea). Ricordiamo che il Fondo europeo di stabilità finanziaria è in capo a una società di diritto lussemburghese, integrata nel reticolo privatistico della finanza mondiale e di conseguenza questo debito ha una seniority (scusate la parolaccia) particolare: è un debito non regolato da ordinamenti interni alla Grecia bensì stranieri, con norme non controllabili che decidono quali siano i crediti privilegiati. Leggi tutto


Pino Cabras: #Tsipras, il gran botto nel Laboratorio Greco

megachip

#Tsipras, il gran botto nel Laboratorio Greco

di Pino Cabras

news 231180Se consideriamo la Grecia come un laboratorio, così come in molti fanno da anni, in occasione della vittoria di Tsipras abbiamo assistito all'incendio di molti alambicchi. Chi conduce l'esperimento, specie se si tratta di un test pericoloso, corre anche il rischio di collaudare qualcosa che non risponde ai suoi modelli di partenza: mette nel conto di sacrificare risorse, forzare i limiti, spingere al massimo le resistenze, scoprire cosa brucia subito e cosa provoca ritorni di fiamma imprevisti.

Se gli va bene, scopre una nuova formula che potrà ogni volta padroneggiare. Se gli va male, può provare e riprovare ancora sulle cavie, e solo dopo potrà estendere le esperienze sicure su un sistema più vasto. Oppure può circondare di misure di sicurezza quel piccolo e scoppiettante laboratorio isolato.

La Grecia è stata già altre volte un'officina per gli sperimentatori delle élite occidentali. Se ci pensiamo, negli stessi anni in cui in Italia gli ambienti atlantisti influenzavano la vita politica con la strategia della tensione e vari tentativi di colpo di Stato, ad Atene i militari andavano davvero al potere con un golpe, instaurando la Dittatura dei Colonnelli (1967-1974). Nella culla della civiltà europea si poté così sperimentare per qualche anno la soppressione delle normali libertà civili, lo scioglimento dei partiti politici, l'istituzione di tribunali militari speciali, il ricorso alla tortura e al confino per migliaia di oppositori.

Leggi tutto

Pasquale Cicalese: E se fosse la Cina lo scudo dell'Italia

marx xxi

E se fosse la Cina lo scudo dell'Italia?

di Pasquale Cicalese

cina-141015081732 big"Continuiamo a comprare partecipazioni in società italiane, ma ora siamo attenti a rimanere al di sotto della soglia del 2% in modo che non siamo obbligati a comunicarlo; deteniamo asset italiani, tra azioni e titoli di stato, pari a 100 miliardi di euro e continueremo". Zhou Xiaochuan, Governatore Banca Centrale Cinese, Davos 22 gennaio. Fonte: Milanofinanza  on line, 22 gennaio.

Lo stesso giorno della dichiarazione del Governatore della Banca Centrale Cinese partiva l’operazione QE di Draghi che sanciva la definitiva annessione alla Germania e il commissariamento dell’Italia da parte della Trojka, con il fine ultimo tedesco di abbattere del tutto l’economia produttiva italiana, concorrente a quella tedesca, e prendersi l’oro di Bankitalia una volta che gli spread schizzeranno in alto provocando la crisi e la disgregazione dell’euro, con la probabile uscita tedesca, una volta completata la strategia di distruzione dell’Europa  iniziata con il Piano Werner del 1972.

Il lato debole di tale strategia è però la sua domanda interna e i troppi fronti imperialisti aperti per far piacere gli Usa, dai Balcani alla Russia. Le mire egemoniche e di grandezza dei tedeschi, per la terza volta, dopo la prima e la seconda guerra mondiale, si scontrano con i troppi fronti aperti.

Leggi tutto

Militant: La prova del nove del riformismo radicale

militant

La prova del nove del riformismo radicale

di Militant

Il primo dato evidente emerso dalla tornata elettorale greca è il rifiuto della popolazione ellenica dell’Unione Europea. Sia stato espresso appoggiando le forze progressiste come Syriza, quelle “rivoluzionarie” come il KKE, oppure le forze populiste e/o reazionarie quali Anel o Alba Dorata, oppure ancora non andando a votare, più del 50% dei cittadini greci ha espresso un netto ed epocale rifiuto per le politiche liberiste della UE. Un fatto decisivo, che per la prima volta rompe il fronte consensuale dell’europeismo liberista, mette in crisi una visione del mondo, quella egemone che vuole solo all’interno dei confini politici ed economici europeisti la possibilità del proprio sviluppo produttivo, sociale e compatibile con la democrazia. Le elezioni greche aprono una breccia potenzialmente deflagrante, che sarebbe sbagliato non cogliere nella sua interezza. Il partito vincitore, Syriza, non è certo un’avanguardia rivoluzionaria, e anzi nel tempo ha provveduto a moderare notevolmente le proprie posizioni politiche, ma cadremmo in errore se leggessimo la situazione nel suo complesso unicamente dal lato del programma elettorale di Tsipras & soci. Leggi tutto


Marino Badiale: Caino for President

mainstream

Caino for President

di Marino Badiale

Nell'inserto economico del “Fatto Quotidiano” di mercoledì 21 gennaio c'è una intervista a Franco Bernabè, ex presidente telecom, che potete trovare qui. C'è un passaggio interessante dovuto al fatto che l'intervistatore (Giorgio Meletti) ha uno sprazzo di lucidità, insolito nella categoria dei giornalisti, e riesce a chiarire il senso delle parole dell'intervistato. Il passaggio è il seguente:

F.Bernabè. L'unica cosa che si può e si deve fare è liberare le energie per la creazione di nuove iniziative. La tecnologia ha fatto sì che oggi le soglie di accesso alla creazione di un'impresa si sono molto abbassate. Le opportunità ci sono, anche in Italia, bisogna mettere i giovani in condizione di coglierle.

Leggi tutto

Luigi Pandolfi: La dittatura del debito in Europa e le possibili vie di fuga

economiaepolitica

La dittatura del debito in Europa e le possibili vie di fuga

Luigi Pandolfi

grecia h partbE’ ormai un dato storico, oltre che economico, il fatto che la crisi finanziaria scoppiata a cavallo tra il 2007 ed il 2008 abbia avuto un effetto deflagrante sulla finanza pubblica dei paesi europei. Il mix di salvataggi bancari, austerity e recessione, che ha segnato la storia europea degli ultimi anni, ha letteralmente fatto esplodere il debito nella gran parte dei paesi dell’Unione, mettendone a rischio, in alcuni casi, la stessa sostenibilità.  Se guardiamo all’Eurozona nel suo complesso, è impressionante constatare come nel periodo 2007 – 2013 il debito aggregato sia passato dal 66,2% al 92,6% del Pil (In valore assoluto 8.842 miliardi di Euro)[1]. Certo, in questo dato ci sono situazioni molto diverse tra di loro, sia per l’entità dell’indebitamento che per la sua composizione, ma il fenomeno della crescita del debito ha riguardato tutti i paesi dell’area, ed anche quelli che al momento ne sono fuori.

Prendiamo due paesi considerati agli antipodi dal punto di vista economico: la Germania e la Grecia. Nel periodo in esame, il primo fa registrare un balzo del proprio debito dal 65,2% al 78,4% (con una punta dell’81% nel 2012) della ricchezza nazionale, il secondo dal 107,4% al 175,1%.[2] Per quanto può valere sul piano economico, è impressionante però il divario tra i due paesi relativamente alla grandezza assoluta del proprio debito: 2.127 miliardi Euro la Germania (valore più alto dell’intera Unione), 317 miliardi la Grecia[3].

Leggi tutto

A.Ferrara e S.Petrucciani: Le ragioni della democrazia (e della sua crisi)

il rasoio di occam

Le ragioni della democrazia (e della sua crisi)

Giulio Azzolini intervista Alessandro Ferrara e Stefano Petrucciani

Proprio dopo essere diventata la forma di governo legittima per eccellenza, la democrazia è sempre più spesso percepita come un regime politico in grave crisi. A partire dai loro ultimi lavori – The Democratic Horizon (Cambridge University Press) e Democrazia (Einaudi) – Ferrara e Petrucciani affrontano in chiave filosofico-politica questo paradosso e molti altri problemi: dalla critica delle concezioni procedurali e competitive della democrazia alla proposta di un approccio normativo deliberativo, dal rischio di una deriva oligarchica e tecnocratica transnazionale fino alle conseguenze della crisi economica. Nella convinzione che oggi, per difendere la democrazia, riflettere sulle sue ragioni sia più utile che coniare nuovi slogan

333Esprimere un giudizio sugli ultimi mesi di “grande trasformazione” della nostra democrazia è forse prematuro. Di sicuro, però, il 2014 è stato un anno particolarmente fecondo per la riflessione italiana sulla democrazia. Vi hanno contribuito, tra gli altri, un sociologo e politologo del calibro di Ilvo Diamanti (con Democrazia ibrida, Laterza-la Repubblica), uno scienziato politico di fama internazionale come Leonardo Morlino (con Democrazia e mutamenti, Luiss University Press) e la teorica politica della Columbia University Nadia Urbinati (con Democrazia sfigurata, Egea). All’esercizio di studio della metamorfosi democratica non poteva dunque sottrarsi la filosofia politica italiana, che partecipa al dibattito grazie agli originali lavori diAlessandro Ferrara, The Democratic Horizon. Hyperpluralism and the Renewal of Political Liberalism (Cambridge University Press, pagg. 257, euro 72), e di Stefano Petrucciani, Democrazia (Einaudi, pagg. 260, euro 22). Educati rispettivamente alla tradizione liberal statunitense e alla teoria critica francofortese, i due hanno trovato nell’opera di Jürgen Habermas – del quale il primo è stato allievo e al cui pensiero il secondo ha dedicato un’importante Introduzione[i] – l’occasione di stabilire un linguaggio comune e di intendersi su molti temi, primo dei quali la democrazia. Leggi tutto


Guglielmo Forges Davanzati: Dipendenti pubblici troppo numerosi e poco produttivi

micromega

Dipendenti pubblici troppo numerosi e poco produttivi

Una bugia!

di Guglielmo Forges Davanzati

La vicenda delle assenze dei vigili urbani di Roma ha accelerato il ddl Madia sulla “riforma del pubblico impiego”. Ma la strategia di ulteriore ‘dimagrimento’ del settore pubblico, controproducente per l’obiettivo della fuoriuscita dalla recessione, è giustificata con argomenti che non reggono alla prova dei fatti

madia-riforma-pubblico-impiego-510L’assenza, per malattia, di circa l’83% (per la stima del Comune) di vigili urbani a Roma la notte di Capodanno ha impresso una significativa accelerazione al ddl Madia sulla “riforma del pubblico impiego”. Per quanto è dato sapere, il punto principale del provvedimento riguarderà la maggiore discrezionalità assegnata alla Pubblica Amministrazione di licenziare propri dipendenti poco produttivi, e di affidare all’INPS i controlli medici per la certificazione dell’effettiva malattia dei dipendenti in caso di assenza.

Al netto di singoli casi di comportamenti eticamente censurabili e comunque punibili, stando alla normativa vigente, occorre considerare i possibili effetti macroeconomici che tali misure verosimilmente produrranno. E occorre anche preliminarmente considerare che il c.d. decreto Brunetta già contiene tutte le misure necessarie per consentire il licenziamento di dipendenti pubblici, in un quadro normativo nel quale il regime di sanzionamento dell’assenteismo è diverso fra settore privato e settore pubblico.

Nel settore privato, la disciplina sulle assenze per malattia prevede che, per i primi tre giorni di assenza continuativa, l’indennità di malattia è a carico del datore di lavoro, con una percentuale di copertura definita dal contratto nazionale. A partire dal quarto giorno, l’Inps versa un’indennità non inferiore al 50 per cento della retribuzione, mentre la parte rimanente viene integrata dal datore di lavoro. Leggi tutto

 

I più letti

Reply all
Reply to author
Forward
0 new messages