in Italia l’opinione
pubblica è bombardata da pseudo-dibattiti sulle unioni civili, step-child, emergenza profughi e
sospetti d’infiltrazioni dell’Isis
di fatto, tutto ciò funziona per legittimare l’impegno militare diretto e
in prima linea nella guerra in Libia
mentre si nasconde l’affossamento della
Costituzione, le crescenti e illecite spese militari che rischiano di condurre
il paese e il Mediterraneo nel caos incontrollabile, una politica
finanziaria-economica che privilegia sempre le banche e, di fatto, non limita
le economie sommerse e le neo-schiavitù e, in generale, scelte di una maggioranza
“sinistra-destra” che peggiorano le prospettive di vita di buona parte della
popolazione.
Chi vuole l'Italia in prima fila nella guerra in Libia? Sicuramente le lobby del petrolio e del militare italiane e statunitensi, oggi rappresentate nel governo e in parlamento soprattutto da buona parte del PD.
La campagna di "salviamolacostituzione" dovrebbe anche ricordare che
da decenni destra e sinistra violano l'art. 11 della costituzione !
L'Italia “ripudia la
guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali”
Lo scopo della difesa militare deve
limitarsi, quindi, alla sola tutela dell’integrità del territorio. Non può quindi
dotarsi di uno strumento militare offensivo (come bombardieri ecc.), né produrre e vendere armi che alimentano direttamente o indirettamente le guerre (ogni anno 36 imprese italiane vanno alla fiera degli armamenti negli emirati arabi, insieme ai vari signori De Gennaro, Pinotti, Minniti ecc.).
Come suggeriva J.F.C.
Fuller, in L'influenza dell'armamento sulla storia, e poi altri storici,
quando l'armamento produce la superiorità delle capacità offensive su quelle
difensive si favorisce l’espansione o le guerre contro altri stati.
La "difesa-difensiva" esclude la dotazione di armi di
attacco, non conduce alla guerra. La pura difesa impedisce la formazione delle
grandi potenze; al contrario la dotazione di armi di attacco induce
inevitabilmente alle pretese espansionistiche e quindi guerrafondaie o
alla partecipazione dei giochi di guerra fra le principali potenze militari.
La sicurezza che conduce alla guerra e quindi alla distruzione
a volte di buona parte dello stesso popolo o alla guerra d’aggressione contro altri
stati e popoli diventa strategia e tattica di affermazione dell’assoluta
priorità del dominio di pochi.