[Salsa di bit] Andred 0.3

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Ufo1

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Jun 28, 2014, 4:12:55 AM6/28/14
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NEMO

Una città con un grande porto, di quelle dove i rioni sono suddivisi in “benestanti” e “ miseri”. Gli abitanti inseguono i propri affari incurandosi di quanto si svolge sotto i loro occhi se non quando qualche disgrazia rompe la monotonia. Allora orde di persone si mettono a strillare inveendo contro chi al governo non si è adoperato perché tali fatti non accadano. Poi quasi tutti sfociano in mille soluzioni e provvedimenti che si sarebbero dovuti a prendere alimentando una accesa polemica. Intanto la disgrazia passa in secondo piano coperta da dibattiti che sfociano spesso in manifestazioni più o meno violente finché tutto va nel silenzio con alcuni scoppi ritardati mantenuti in vita dai diretti interessati per poi archiviarsi negli storici di qualche periodico. La vita riprende la solita piega, aspettando che un altro fatto inusuale ma previsto, possa rompere il tedio, liberare le proprie frustrazioni e lavarsi la coscienza con moralistici discorsi.

Nemo nasce in questa città. Da ragazzino come i suoi compagni, aveva l'abitudine di tuffarsi fra le barche dei pescatori ormeggiate, per raccogliere le monete che i turisti lanciavano. Si poteva vedere attraverso le acque allora pulite, le nuotate fantasiose e le liti che si svolgevano sotto il mare per la conquista di quel piccolo tesoro.

In uno di quei giorni, probabilmente perché poco riposato dalla notte passata, Nemo nel prendere la rincorsa e gettarsi fra i reflussi delle acque portuarie, calcola male le distanze. Inciampa con un piede su di un anello d'ormeggio e gridando per il dolore finisce a mare.  Sott'acqua un'altra insidia è pronta ad attenderlo. Un ferro dell'infrastruttura del molo scioltasi per i marosi, sporge dalla parete sommersa verso il mare aperto e dato il gioco d'ombre e luci, appena si intravede dalla sommità del bordo.

Il costume di Nemo viene infilzato durante la capriola sommersa che egli per il dolore al piede e l'impossibilità di urlare, era costretto a compiere suo malgrado. La gente accorsa già al grido lanciato nel saltare e dalla traiettoria singolare di quel corpo cadente al mare, osserva dall'orlo solo un confuso rimestare di bolle d'aria che forma centri bordati di bianco sulla superficie, come se ad un tratto in quel punto, l'acqua si fosse messa a bollire.
Poi solo alcune chiazze di schiuma che si allargano lente. Infine le acque si chetano lasciando intravvedere il fondale senza che vi sia traccia del ragazzo.

- Una disgrazia! Correte!
- Che succede?
- Un ragazzo è affogato e la corrente se l'è portato via!
- Ma che dite? Non ci sono correnti in questa parte del molo.
- Vi dico che un ragazzo è caduto in mare e ora non si vede più.
- Lo conoscevate?
- Chi io? No davvero. Deve essere uno dei tanti rompicollo raccogli monete che bazzicano il molo.
- Al solito, questi ragazzi non sono vigilati abbastanza, Dove sono le autorità preposte? Perchè permettono che entrino in zone così pericolose?
- La colpa è dell'amministrazione portuaria! Se facesse il suo dovere e operasse una buona manutenzione, non ci sarebbero zone pericolose in città.
- Prima dovrebbero fare un corso per comprendere cosa sia una manutenzione.
- Vero! Le scuole che abbiamo sono uno sfacelo. Non insegnano nulla.
- E come pretendete lo possano fare? Hanno messo i professori amici degli amici che senza nessun titolo occupano cattedre abusivamente.
....

Nemo si ritrova in una scala d'accesso al mare a qualche centinaio di metri dal fatto. Osserva il suo costume che presenta un bello squarcio dietro lasciando vedere parte delle terga. Sale i gradini e raggiunge il piano calpestabile del molo, cercando con la mano di avvicinare i bordi lacerati del costume e avviandosi verso una bitta dove aveva riposto i suoi vestiti.

- Ehi tu!
- Io?
- Sì, tu! Sai chi era il ragazzino che è caduto in mare?
- Qualcuno è caduto in mare?

Nemo non aveva voglia di intraprendere un discorso che lo avrebbe portato a dover spiegare come fosse riuscito a sottrarsi dalla trappola sottomarina, anche perché non ne aveva la minima idea ed in quel momento solo voleva rimettersi al più presto i calzoni.

- Vattene via ragazzino, che qua succedono disgrazie.
- Sissignora. Grazie signora

E Nemo dopo essere riuscito ad infilarsi i pantaloni, corre via tenendo la camicetta in una mano e le scarpe nell'altra.

Passano gli anni e la città rimane quella vecchia signora brontolona, peggiorando nei modi e nei suoi costumi.
Nemo dopo un'infanzia frettolosa, si arruola in un corpo di gendarmeria che gli permette di sopravvivere e soddisfare le necessità diarie. Il corpo gli propone il trasferimento ad un'altra città e Nemo accetta allettato dalla indennità di trasferta che rende la sua paga molto più dignitosa. Gli vengono assegnati nuovi compiti, fra i quali, presiedere un punto di transito confinario. Fra le persone che giornalmente passano per la postazione, viene attratto da una bella donna e dopo varie battute e sottintesi gettati fra il controllo documentario, i due diventano amici.
La donna non è di una bellezza prorompente e nemmeno molto aggraziata, ma sicuramente sa sedurre e conosce arti femminile finora sconosciute a Nemo.
Gli racconta dei suoi trascorsi e gli accenna appartenere ad una setta segreta dedica alla magia arcana.
Nei loro incontri, la donna lo porta nei boschi che circondano la città, facendogli vedere la natura da un punto di vista totalmente diverso.

- Le dimensioni si compenetrano.
- Non capisco. Se sono separate, come fanno a compenetrarsi?
- Una contiene l'altra. Esistono tutte nello stesso istante. Qui ed ora. Osserva i profili degli alberi. I giochi di luci che attraversa il fogliame mosso dal vento. Nota le ombre che vengono proiettate sui rami. Sforzati di vedere nuovi profili da queste forme. Quello che solitamente si vede è Maya, illusione. Fra le sue ombre traspare la realtà
Nemo osserva ora un mondo nuovo ed è stato lì da sempre. Nei profili e nei contorni si riesce ad intravedere animali, bambini che giocano, folletti e fate.

- Come nelle fotografie dove fra i profili si possono intravedere forme differenti!
- Certamente, solo che questo che vedi non è una foto, ma il mondo che vive.
- Credevo fosse solo un effetto ottico.
- Puoi constatare tu stesso.
- Ma come fanno a coesistere due mondi nello stesso spazio?
- Sono in altre dimensioni.
- Incredibile, meraviglioso. Mentre il vento muove le foglie di quell'albero, allo stesso tempo un folletto si agita e si muove fra le sue forme.
- Quello che vedi è un Silfo. Uno spirito dell'aria. Noi spieghiamo il vento come la conseguenza di due fronti d'aria di diversa temperatura. E il movimento delle foglie causato dallo spirar del vento. In realtà una creatura di una dimensione diversa col suo vivere, provoca lo spostamento in questa. Il vento è la conseguenza, non la causa.
- Quindi tutti i temporali, i venti ecc., sono in realtà questi abitanti di dimensioni superiori?
- No. Però la causa di questi sì.  Se soffiamo su un foglio, questo spinto dal nostro respiro vola via. Non abbiamo soffiato, ma il foglio si è mosso a causa del nostro soffio. In questo esempio non c'è qualcuno che vive fra il profilo del foglio e che muovendosi fa sì che il foglio si sposti.
- Quindi giorni fa al mare, quando mi hai fatto concentrare sull'acqua ed immaginare che questa poco a poco arrivava a lambirci i piedi, nonostante la distanza, che cosa stavo facendo? Non vedevo nessun abitante di dimensioni differenti lì
- Perché non eri pronto. In realtà hai fatto in modo che le ondine, spiriti dell'acqua, s'avvicinassero a te.
- Come? In che modo l'avrei fatto.
- Concentrarsi significa portare la nostra attenzione su un unico pensiero e solo uno. Tu immaginando che l'acqua arrivasse fino ai nostri piedi, vedevi solo questo fatto vero?
- Sì dentro di me solo volevo vedere l'acqua che si muovesse verso me.
- Questo ha richiamato l'attenzione delle ondine, che sono l'acqua, anzi, le acque; e loro si sono avvicinate.
- Ma io non ho notato nessun spirito presente.
- Se ti avessi detto di cercare di vedere uno spirito, non ti saresti concentrato sull'acqua.
- Bhè, sì, certo.
- Vedrai cose ancor più sorprendenti, anzi me le farai vedere tu.

Poi i due s'abbracciano, lasciandosi trasportare dai sensi e permettendo che le tempeste ormonali facciano il loro corso.
Ley era convinta di dominare la situazione.




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Postato da Ufo1 su Salsa di bit il 6/28/2014 10:12:00 AM
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