[Salsa di bit] Andred 0.4

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Ufo1

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Jun 28, 2014, 5:51:58 PM6/28/14
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 LEY

Principessa decaduta, figlia di un ufficiale, fin da bambina gli venne tacitamente imputata la colpa di essere di sesso femminile.
Colpa assurda che però il padre gliela faceva pesare in tutte quelle situazioni nelle quali la vita ti propone scelte. E così dovette sottomettersi ad apprendere etichetta, cucina, e affari domestici mentre avrebbe preferito meccanica, fisica e sport estremi.
La villa dove viveva, era situata su un altipiano costiero dal quale si dominava l'orizzonte marino mentre veniva abbracciata alle spalle, da una ricca vegetazione che si prolungava verso boschi e montagne.
Il contatto con la natura era quasi costante, nonostante tutti i giorni doveva scendere in città per le attività quotidiane, sempre anelava ritornare verso casa non tanto per richiudercisi dentro, se non per scorrere fra i prati ed i boschi circostanti.
Riusciva sempre a comunicare con gli animali, facendoseli amici in modo quasi impossibile. Nessun cane o gatto poteva sottrarsi al suo fascino quasi stregonesco, e fra gli altri si fece amica di un pipistrello e di un falco.
I vicini avevano un certo fremito quando questa ragazza ritornava a casa e sopra di lei volava a circolo un falco, per poi atterrare sul suo braccio quando lei glielo porgeva. Ma quando la videro in compagnia del pipistrello iniziarono a mormorare sul suo conto.
Il suo cane la seguiva nelle sue uscite nei boschi, felice di stare accanto alla padrona e scorrazzare fra la vegetazione.
Un giorno come tanti, verso l'imbrunire la coppia stava percorrendo uno dei sentieri boschivi che sfociava in una radura erbosa, quando ad un certo punto il cane s'impunta, ringhiando.

- Caronte, muoviti, che ti succede ora? Sarai mica scemo di colpo?

Il cane osserva la sua padrona e si mette ad uggiolare. Poi si pone dietro di lei alternando ringhi e pianti verso la direzione della radura.

- Che cosa c'è adesso? Non c'è nessuno. La vuoi piantare? Vieni che ti faccio vedere, sciocco.

Ley continua il cammino seguita dal suo poco convinto cane e arrivano alla radura, dove su un masso accomodata la aspettava una donna sorridente.

- Buongiorno
- E tu chi sei?
- Di solito si risponde con un saluto, ma la ribelle che è in te non te lo permette vero?
- Vada per il buongiorno, se proprio ci tenete. Cosa fate nel mio bosco?
- Calma signorina, capisco che in epoche passate avresti potuto essere la proprietaria di tutta la regione, ma ora i tuoi natali, sebbene nobili, sono di più modeste pretese e questo bosco, che mi risulti, è di tutti
- Ciò non toglie che qui non ti ho mai vista e sono anni che vengo da sola qui.
- Questo atteggiamento arrogante ti darà problemi sai? Ma del resto è per questo che sono qui.
- Come fai a conoscermi? Come sai di me chi sono e cosa sono e che t'importa di come mi comporto?

Il cane nel frattempo si era accovacciato ai piedi della sconosciuta e la guardava speranzoso.

- Caronte, quanto tempo è passato amico mio o dovrei dire quanto tempo passerà. Sono felice di rivederti.

A queste parole il cane gli si getta fra le braccia, leccandola in estasi.
Ley è a dir poco sbalordita. Nessuno senza il suo permesso poteva avvicinarsi al cane e questi non gradiva di certo gli estranei anzi, se poteva firmava il suo disappunto sulle braccia o gambe del malcapitato.

- Cos'hai fatto al mio cane? Caronte! Che fai?

Il cane volge lo sguardo verso di Ley e per un attimo rimane perplesso. Poi si pone tranquillo scodinzolando alle due. Se non fosse perché era uguale al vedersi, Ley avrebbe giurato fosse un altro cane.

- Sono qui per avvisarti. La strada che stai per intraprendere è pericolosa. Ma non posso impedirlo.
- Tu, mi avverti? Su cosa? Onestamente, non ho idea di cosa stai dicendo. Come fa il mio cane a riconoscerti? Com'è che sembra tu sappia tutto su di me mentre io non so nulla di te?
- Un giorno sarai ciò che vedi, ma la situazione nella quale lo vivrai, dipenderà da te. Questo è un momento fuori dal temo e mi è permesso interagire solo per pochi istanti. Ora vai e cerca se puoi, di essere meno burbera.

Ley non discute su quello che sembra a tutti gli effetti un ordine e si gira per ripercorre il cammino verso casa. Il cane gli viene dietro. Arrivata al sentiero si gira ad osservare la radura, ma la donna è scomparsa ed il masso dove stava è vuoto.

Alcuni anni più tardi, raggiunta la maggiore età, Ley sta per sposarsi. Lui è un conte anch'egli decaduto. Ley subiva il fascino del suo consorte sempre con vestiti ricercati, una casa nel centro città che occupava all'ultimo piano, mentre riscuoteva l'affitto degli altri piani sottostanti. Questa situazione gli permetteva una certa tranquillità economica e pertanto si adoperava nel sociale con attività mirate alla difesa dei diritti. Era proprietario di una discreta collezione di armi antiche. Spade, spadoni, pugnali e lame rare, addobbavano le pareti della sua casa. La sua magione era molto frequentata e di certo gli amici non gli mancavano.

- Oggi ti porterò in un luogo che non conosci.
- Dev'essere lontano visto che praticamente conosco tutto il circondario.
- Questo è un po' difficile, dato che per arrivarci bisogna conoscere il percorso corretto.
- Potresti sorprenderti nello scoprire che lo conosco già.

Mel guarda Ley sorridendogli senza dirle niente. Poi l'abbraccia mentre conduce il veicolo verso la destinazione.
Arrivano in uno spazio ai margini di un bosco, vicino ad un complesso mercantile dove Mel, ferma il veicolo.

- Siamo arrivati
- Qui?, ma questo posto lo conosco, ci sarò stata non so quante volte nelle mie escursioni.
- Dobbiamo proseguire a piedi ora. Cerca di fare quello che faccio io.

Ley è divertita di questo nuovo gioco del compagno. Allegra esegue le mosse di Mel imitandone le gesta speranzosa di qualche novità che rompesse il solito tram tram.
Mel dopo aver percorso un sentiero, si ferma all'incrocio dove questo viene spezzato da un altro. Solleva le braccia e batte le mani sopra la testa. Ley lo imita divertita.
Poi fa due passi verso avanti; si ferma e fa due passi di lato, per poi ruotare su se stesso e prendere la direzione a sinistra, scendendo un piccolo dislivello del nuovo sentiero e scomparendo alla vista.
Ley sorpresa, fa lo stesso e si ritrova accanto a Mel che la stava aspettando.
Il bosco è diverso ora. Prima di ogni cosa non è più giorno e gli alberi sono fitti. Dal fogliame s'intravedono delle torce accese situate su un cammino che a spirale, scende verso una radura.
I due scendono nel sentiero. Ai lati le torce illuminano a stento persone con lunghe vesti ricamate dal volto coperto da un cappuccio.
Ley è eccitata. Mai avrebbe immaginato cosa celava quella parte del bosco che pensava di conoscere perfettamente.

Al centro della radura stava una tavola di pietra. Superava i due metri ed era appoggiata sopra quattro massi piramidali sopra i quali erano dipinte delle rune, raffiguranti i quattro elementi conosciuti.
A semicerchio sopra il posto dove stava la tavola, c'erano sette troni incassati nella roccia. Il centrale era di dimensioni più ampie e sporgeva verso fuori rispetto agli altri che rimanevano confinati dentro il perimetro del sentiero che li ospitava. I sei troni ai lati del centrale, erano occupati da figure ammantate sedute compostamente con la testa confinata in un cappuccio che lasciava vedere solo parte del profilo dei volti.
Un cordone di persone con tuniche nero viola, arrivano dai sentieri che scendono alla radura, mormorando frasi cupe e non intellegibili. Si pongono uno ad uno a circolo attorno a Mel e Ley, continuando a mormorare.

- Devi spogliarti ora.
- Come? Qui?
- Sì, non mi dirai che te ne vergogni.
- In assoluto, solo non mi aspettavo questa richiesta

Ley si toglie gli abiti, rimanendo con gli indumenti intimi.

- Completamente

Eccitata dall'idea di rimanere nuda in mezzo a sconosciuti, Ley fa scivolare anche gli ultimi impedimenti che coprono il suo corpo.
Due individui gli si affiancano e mentre Mel la regge per la vita, la prendono per i piedi e le braccia e la distendono sulla tavola di pietra ponendone gli arti distanziati fra loro.
Mel prende una coppa d'oro da una sacca e la colloca fra le gambe di Ley sospingendola verso l'inguine fino a prender contatto con le carni.
Gli altri dispongono quattro candelabri serpentini attorno al corpo ponendogli delle candele verdi sopra accendendole.
Mel pronuncia frasi in una lingua sconosciuta mentre versa nella coppa un liquore tratta da una borraccia. Mentre il liquido gorgoglia nella coppa, le fiamme delle candele sussultano come se fossero direttamente coinvolte, sprizzando a tratti, lampi di luce verde. Quando la coppa è colma, le fiamme si elevano restando sospese sopra le candele, fluttuando nell'aria.
Ley è semi paralizzata fra l'eccitazione e la paura. Non ha la benché minima idea di cosa stia succedendo ma percepisce il tutto come se non fosse affatto la prima volta.

Rimangono tutti immobili fintanto le fiamme non ritornano sulle candele, appogiandovisi lentamente.
Poi aiutano Ley a rialzarsi e la ricoprono con una tunica argentata che le copre l'intero corpo. La cingono con un mantello nero damascato. Le pongono dei guanti lunghi e delle scarpe argentee. Sopra i guanti le infilano due anelli sulle dita media di ogni mano. Uno con una pietra rossa e l'altro con una pietra nera.
Dopo di che l'accompagnano verso il trono centrale nel quale, lei si siede sentendosi perfettamente a suo agio.

- Bentornata oh principessa. Possano adempiersi le profezie e far sì che giorni di gloria ritornino.

In un posto diverso di una dimensione differente un demonio in catene si dimena cercando di rompere le costrizioni metalliche che lo bloccano. Alcune persone infieriscono su di lui, avvicinandogli delle torce infuocate sul corpo. Una persona vicina e nell'ombra di quella caverna, sta osservando con interesse la scena. Il demonio la guarda serenamente e gli dice a gran voce.

- Tu devi liberarmi. Devi recuperare te stesso.



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Postato da Ufo1 su Salsa di bit il 6/28/2014 11:51:00 PM
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