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RM279, Aprile 2022, è in linea:
http://www.rudimathematici.com/archivio/279.pdf
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La primavera, dicevamo.
La dicevamo, magari l’aspettavamo, certo ci riversavamo sopra un bel numero di speranze. E lei è arrivata, come fa sempre: le giornate sono diventate più lunghe, le rondini sono puntualmente arrivate (oddio, “puntualmente” è forse parola troppo grossa… almeno a queste latitudini, si sono presentate con una decina di giorni di ritardo), e alberi e campi hanno diligentemente indossato il loro abito floreale. Come cantava De André, lei è entrata sicura, senza bussare; incurante degli affanni degli uomini, forse un po’ sorpresa dalle continue variazioni climatiche che incontra sempre più spesso negli ultimi anni, ma in ultima analisi sempre un po’ superiore a questi piccoli affanni; lei è vecchia quanto il pianeta, e nel tempo ha assunto aspetti anche molto diversi, irriconoscibili da quelli a cui ci ha, nell’ultimo paio di milioni di anni, abituato.
Dal nostro limitato punto di vista, l’abbiamo rivestita sempre di significati particolari, persino un po’ egoistici: rinascita, ritorno della vita, dei colori, della gioia di vivere, e se ci capita un anno in cui queste sensazioni fanno più fatica a trovare conferme nell’aria più fresca e cristallina, nelle giornate più lunghe, diventiamo subito preda di un po’ di tristezza, quasi che la primavera e le sue stagioni consorelle dovessero sempre restare fedeli e pronte a soddisfare le nostre aspettative su di loro. Starebbero fresche, se facessero davvero così.
Noi siamo volubili e fragili, per fortuna del pianeta. E quindi c’è ben poco da aspettarsi che l’universo stia lì ad occuparsi davvero delle nostre aspettative. Certo, che diamine: dopo due anni di pandemia, desideravamo e ci aspettavamo un po’ di respiro, un certo allentamento della tensione, un tentativo di ritorno alla normalità; e invece è arrivata questa inspiegabile guerra europea a rovinare aspettative, desideri e emozioni. E le delusioni ci mettono niente a crescere e prosperare: ci preoccupiamo della guerra, ma per anni ci siamo dimenticati delle molte altre guerre nel mondo; il Covid non è sparito, bisogna imparare a conviverci; il dramma vero è il cambiamento climatico, e per limitare i suoi danni abbiamo poco tempo, e la pandemia e la guerra in Ucraina sono solo elementi che congiurano, come in una malefica tempesta perfetta, a distrarci dal pericolo maggiore, a perdere tempo prezioso.
Probabilmente, è tutto vero: forse è vero che le pandemie ci sono sempre state, e che questa ci ha colto di sorpresa (ma comunque assai meglio preparati di quanto lo fossimo quando ci piovvero addosso la Peste Nera del Trecento o anche solo la Spagnola di inizio Novecento). Forse è vero che lo “stato naturale” umano è quello della guerra, e sono solo le nostre fortunate ultime generazioni, occidentali ed europee, ad essere disabituate ai massacri che abbiamo allegramente perpetrato durante tutta la nostra esistenza come specie; forse è vero che stiamo perdendo l’ultimo treno possibile per rimediare, almeno in parte, al gran disastro climatico che abbiamo causato nell’ultimo paio di secoli. Resta però, indiscutibile, il fatto che lasciarsi deprimere da tutto questo non serve a niente.
Gli è che uno scontro dialettico contro il pessimismo è inevitabilmente una battaglia perduta; i pessimisti hanno un armamento decisamente superiore. Ma è anche vero che al mondo non c’è neanche una cosa portatrice di felicità che non si basi sulla stolida, stupida, irrazionale ricerca del buono e del bello in un mondo che di buono e bello non offre molto. Se la ricerca della felicità è davvero un’illusione, ben vengano le illusioni: alla fin fine, siamo transitori per definizione, e se siamo riusciti, in questo flebile e volatile attimo che è la vita di ognuno, a costruire arte, scienza, musica, amore, buoni sentimenti, tutte cose che portano un po’ di impossibile felicità, significa che siamo davvero bravi a spremerla e a distillarla anche in condizioni razionalmente impossibili. E quindi, diamine, continuiamo.
Continuiamo a costruire le sciocchezze che generano illusioni e felicità, sono la nostra arma migliore, forse l’unica. Dal credere all’impossibile, al gioire vacuo e leggero nel risolvere un indovinello. Qualcuno ne abbiamo messo anche questo mese in questo nostro giornalino, e se qualcuno si divertirà, anche solo per dodici secondi, nel risolverlo, la considereremo una grande vittoria.
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Redazione di Rudi Mathematici
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