La condivisione al giorno d'oggi

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giangiammy

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Jun 6, 2007, 11:22:41 AM6/6/07
to Riflessioni di Vita
Ho letto il libro "Il mantello dei poveri", relativo all'esperienza
del
Saint Martin, di Ans Van Keulen e Gabriele Pipinato, e riporto
qualche riflessione, non sul libro in particolare, ma sull'idea di
condivisione su cui sia il libro che Atantemani, http://www.atantemani.org/
punta molto.

In particolare c'è una domanda che ho notato ricorrere spesso
negli incontri con chi ha avuto modo di vivere l'esperienza del
Saint Martin, e cioè come applicare qui, nel mondo in cui noi
viviamo i principi della comunità e condivisione che lì in Kenya
hanno avuto così successo.

Il Saint Martin è infatti un esempio pratico di cosa si può fare con
un approccio concreto alla condivisione, un approccio che è partito
da uno spirito misisonario "tradizionale", a cui don Gabriele ha
saputo dare un significato in più, e a mio avviso più aderente allo
spirito del Vangelo.

Non è raro infatti sentir parlare di attività missionarie a favore
di persone cattoliche sfortunate, e se una persona non è cattolica,
ci si occupa di aiutare qualcun'altro di più conforme ai nostri
parametri
di bisognoso! E soprattutto vige in molte situazioni l'idea di
"andare ad aiutare gli altri ... noi che abbiamo tanto e non
abbiamo bisogno di nulla".

Fortunatamente non è questo il caso del Saint Martin ne per i
pregiudizi di carattere religioso, dato che vengono accettate
esperienze religiose diverse, nello spirito della reciproca
accettazione
ed accoglienza, ma soprattutto la forza del Saint Martin, è a mio
avviso,
il mettere al centro dell'attenzione, anzi di avere come perno
d'azione
l'idea di collaborazione, condivizione e crescita comune, non del
bisognoso grazie al donatore, ma di tutti assieme, donatore
e beneficiario.

La forza del Saint Martin sta nel concentrarsi sulle persone,
tutte le persone, perchè assieme si può crescere, ed
eventualmente seguire un percorso di fede che avrà comunque
posto delle radici su esperienze concrete e comuni, ma che sarà
inevitabilmente personale: la scelta finale di fede spetterà
comunque alla singola persona e alla sua coscienza, cosa fra l'altro
affermata dalla Chiesa stessa (vedi la Gaudium et Spes).

Ma tornando alla domanda iniziale riguardante il problema di come
applicare i concetti di condivisione nel nostro quotidiano in cui
viviamo, mi è venuto spontaneo fare un paragone tra il concetto di
comunità e condivisione esposto e realizzato nel Saint Martin, e il
concetto di Free Software esposto da R. Stallman un po' di anni fa,
e realizzato da una comunità di programmatori sparsi in giro per il
mondo.

Ma cos'è il Free Software (si veda anche http://www.fsf.org/) detto in
2 parole? caratteristiche fondamentali del software libero sono:
- il fatto di essere liberamente usabile da chiunque
- il fatto che chiunque può studiarlo
- il fatto che chiunque può modificarlo
- il fatto che chiunque può condividerlo con gli altri

Spesso il Free Software viene visto come il software gratuito,
ma questa è la cosa meno importante.

L'elemento fondamentale del Free Software è che esso
contribuisce alla crescita di ogni componente della comunità,
in quanto ognuno mette a disposizione le sue competenze
per realizzare qualcosa che poi condivide con altri ed ognuno
può vedere e studiare il funzionamento del software,
usarlo, e poi magari dare un suo piccolo contributo alla
comunità.

Questo clima di condivisione porta ad una crescita
di tutti: se ho una informazione e la condivido con
te, e viceversa tu fai con me, alla fine avremo
ciascuno 2 informazioni, e le conoscenze crescono
per tutti.

Questo desiderio di far crescere le proprie/altrui
conoscenze non è un astratto amore per la conoscenza
fine a se stessa: "conoscere" significa avere delle
competenze in più, competenze che posso usare per
guadagnarmi da vivere.

Il Free Software inoltre ha una enorme valenza sociale,
dato che si pone come alternativa al software proprietario:
se ho 1000E da spendere e li uso per acquistare una licenza software,
questi soldi andranno ad una azienda (probabilmente estera),
e dopo un anno mi ritrovo senza nulla.

Se uso un Free software e quei 1000E risparmiati in licenza
li uso in formazione del personale, il personale ha una opportunità
di crescita e le competenze resteranno nel territorio.

Questo è particolarmente vero anche nei paesi del terzo
mondo dove fornire la possibilità di utilizzare software
di questo tipo, può voler dire dare anche una opportunità
di lavoro in più: molti paesi usano software proprietario,
ma molti stanno passando al software libero, è un mondo
in evoluzione, ed è un mondo globale!

Vi sono progetti di localizzazione del software in swahili:
quando mai un'azienda butta via dei soldi per tradurre
il proprio software in swahili? qual'è il bacino d'utenza?
minimo, o forse non è minimo, ma sono persone che non
hanno soldi, per cui li si ignora.

Un progetto di localizzazione in swahili invece significa che
vi saranno dei computer usabili anche da persone che
non conoscono l'inglese, ma solo lo swahili, e così
avranno modo di accedere a informazioni che prima non avevano,
e avranno modo di far sentire la loro voce se vi sono dei
problemi, non semplicemente aspettare che qualcuno di
buon cuore vada li ad aiutarli!

La disponibilità di accedere o meno ad attrezzature informatiche
può essere una risorsa non da poco: se il problema
è la fame, si possono inviare aiuti per un po', ma solo se si danno
le informazioni per guadagnarsi da mangiare si risolve il
problema.

Si tratta di 2 settori completamente diversi, il mondo del
Saint Martin e il Software Libero, forse un paragone è
azzardato, però sono 2 esperienze che alla fine hanno
qualcosa in comune: lo spirito di comunità e lo spirito
di condivisione dove non c'è il maestro e lo studente,
il benestante e il bisognoso, ma un gruppo di persone
che lavora assieme per la crescita comune di tutti.

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