cenni storici sulla lingua dei segni

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assunta nero

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Jul 17, 2009, 7:16:07 AM7/17/09
to redazioneambientidigitali
UN PO’ DI STORIA…

E’ molto importante ricordare che la lingua in generale (e dunque
anche la lingua dei segni) è legata alla cultura e alla storia: in
ciascuna lingua si raccolgono il sapere, l'esperienza ed i costumi di
un popolo. Molte persone si chiedono come nascano i “segni”.È
difficile rispondere: mentre in italiano e nelle lingue parlate
l'etimologia aiuta a scoprire la vera origine delle parole, nella
lingua dei segni mancano documenti scritti, esistono solo
testimonianze di esperienze o di studi dei vari metodi educativi
svolti dai vari educatori dei sordi.
Ma quando nasce questa lingua?
Da quando sono nati i sordi: cioè da sempre, poiché è una lingua
innata. In seguito il suo sviluppo andrà di pari passo con lo sviluppo
delle teorie e delle tecniche di educazione dei sordi.
Già in epoca cristiana ci si faceva delle domande a proposito di
questo tipo di linguaggio, e successivamente se ne sono occupati
Ippocrate, Aristotele, Platone. Tuttavia alcuni passi di
Sant'Agostino , del dialogo "De quantitate animae", evidenziano come
nella cultura antica, spesso, la sordità, o qualsiasi altra
menomazione, era vista come un'eredità di peccati commessi o dai sordi
stessi o dai loro avi.
Ma si può condannare una persona con un handicap per essere nata con
un handicap? Pare di si, nell’antichità accadeva…a conferma di ciò si
potrebbero portare anche gli accenni ai sordomuti dati da autori come
Plauto, Lucrezio, Marziale. Per fortuna, nel corso del tempo
riscontriamo un'evoluzione in direzione di un organizzazione sociale e
culturale sempre più
complessa.
San Gerolamo (347 d.C.-420) scrisse in "Commentarius in epistulam
Pauli ad Galates":" i sordi possono apprendere il Vangelo per mezzo
dei segni".
Si tratta del primo documento che cita i segni come mezzo per
l'istruzione dei sordi; in assoluto è anche il primo documento storico
che menziona l'esistenza dei segni. Certamente è ancora troppo poco
per poter affermare l'esistenza di una vera e propria lingua dei segni
già ai tempi di San Gerolamo (IV sec d.C.) ma, con questo scritto,
viene eliminato del tutto il dubbio che i segni siano stati un mezzo
artificiale di comunicazione inventato nell'era moderna o nel periodo
medioevale.
Nel corpo legislativo che risale all'impero Giustiniano (527-565 d.C.)
troviamo l'istituzione di restrizioni legali per i sordi. Il Codice
Giustiniano precisa che :"i sordomuti, divenuti per caso tali, possono
usufruire dei loro diritti civili a condizione che sappiano leggere e
scrivere".Questa citazione del Codice Giustiniano testimonia
l'esistenza dei sordi che potevano leggere e scrivere già
allora.
Nel periodo che si estende dal XVI fino alla metà del XVII secolo
(data della fondazione delle prime scuole pubbliche per sordomuti) ha
origine la vera e propria istruzione dei sordomuti. Con l'inizio del
XVI secolo si apre un periodo di nuove sperimentazioni e diffusione
delle conoscenze anche a livello internazionale. Proprio
quest'atmosfera porterà diversi scrittori ad ipotizzare l'educabilità
dei sordomuti e a concentrarsi su questo argomento, favorendo così lo
sviluppo di studi e ricerche di tipo medico, linguistico, storico,
intorno al fenomeno del sordomutismo.
Nel XIV secolo Bartolo della Marca D'Ancona (1314-1357), giureconsulto
italiano e scrittore, nel suo "Digesta Nova" afferma di aver
conosciuto un uomo completamente sordo, chiamato Nellus De Gabrielis,
nato a Euguba, che era cosi intelligente da comprendere facilmente le
persone grazie alla lettura dei movimenti delle labbra (è il primo
testo nella storia conosciuta in cui compare il concetto di lettura
labiale) . Continuando, un
testo tratto da un manoscritto del XV secolo (1420) proveniente dal
monastero vastenense rappresenta il primo dizionario della lingua dei
segni conosciuto. Il testo originale è scritto in latino e pare che
non sia stato mai tradotto (ARS SIGNANDI - secundum usum Monasterii
Vastenensis). Proprio tra il
Quattrocento e il Cinquecento, i primi tentativi di studio del
fenomeno, sono all'origine dello sviluppo e della diffusione di scuole
private e in seguito pubbliche per l'educazione dei sordi in Europa,
America e il resto del mondo; si delineano al tempo stesso diverse
linee di pensiero in merito alle metodologie da seguire, che portano,
nel corso dei secoli, a dure controversie tra i sostenitori del metodo
gestuale (l'educazione alla lingua dei segni) e di quello orale
(l'educazione alla parola).

INTANTO IN ITALIA...

Nel 1670 il gesuita Lana Terzi, filosofo e matematico, scrive quello
che forse è il primo libro in Italia specifico sull'istruzione dei
sordi, il "Prodromo all'arte maestra" in cui viene messa in evidenza
soprattutto la lettura labiale. Non è da sorprendersi che proprio un
monaco benedettino sia stato il primo ad elaborare un metodo
d'insegnamento per i sordi che prevedesse l'uso della lingua dei segni
(Nell'anno 529 S. Benedetto in un convento presso Napoli, impose il
voto del silenzio che, secondo lui, era un elemento essenziale del
pensiero religioso. Tuttavia per poter aggirare questa rigida regola,
ai monaci era permesso di comunicare attraverso i segni).
Nel secolo XIX, vengono aperti Istituti per sordomuti in diversi Stati
della penisola. Tuttavia è solo nel Novecento che si comincia a
parlare di “lingua dei segni”, di istruzione dei “sordi” e di
“comunicazione tra i sordi” per come noi le intendiamo
oggi.
Bisogna aspettare gli anni 20’-30’ per poter vedere in Italia qualche
innovazione nell’educazione del sordo e nel linguaggio gestuale,
grazie anche al contributo della psicolinguistica. Negli anni 40’ e
50’ se ne comincia a occupare anche lo Stato con importanti
cambiamenti in ambito scolastico, ad esempio con l’introduzione delle
cosiddette “scuole speciali”. Queste scuole speciali sono rimaste in
vigore fino agli anni 70’, quando una legge le ha abolite e ha
stabilito che il bambino venga inserito nella scuola pubblica con
insegnante di sostegno. Nei sordi tuttavia permaneva la
difficoltà di instaurare rapporti sociali e/o affettivi con altre
persone, data la predominanza della lingua parlata nella nostra
società. Proprio per questa esigenza di comunicare comincia a
diffondersi il concetto di “COMUNICAZIONE TOTALE”, ovvero l’unione dei
metodi comunicativi, uditivi, gestuali e orali al fine di farsi
capire.
Nel frattempo, per quanto riguarda la lingua dei segni, all'inizio
degli anni '60, grazie agli studiosi che se ne sono occupati,
dall'America con W. Stokoe sino all'Italia con V. Volterra, si è
giunti alla conclusione che la lingua dei segni è una lingua vera e
propria sotto tutti i punti di vista (grammaticali, sintattici,
morfologici), e con il riconoscimento giuridico da parte del
Parlamento Europeo del 1988, è diventata la lingua ufficiale dei
sordomuti. In Italia questa lingua ufficiale è la L.I.S. ( lingua
italiana dei segni appunto). Per quanto riguarda la già citata
“comunicazione totale”, i vari metodi usati nella riabilitazione del
bambino sordo sono: italiano, cued speech (rappresentazione di
fonemi), dattilologia (alfabeto manuale), I.S.E. (Italiano Segnato
Esatto), I.S. (Italiano Segnato), L.I.S (Lingua dei Segni Italiana).
Questi metodi possono essere raggruppati in due categorie: “italiano,
cued speech e la dattilologia” fanno parte dei metodi oralisti; “l'
italiano, cued speech, dattilologia, I.S.E., I.S. e L.I.S.” sono
definiti metodi misti o bimodali. Tutti insieme, compresa la L.I.S.,
fanno parte dell’ educazione bilingue.

assunta nero

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Jul 17, 2009, 7:22:10 AM7/17/09
to redazioneambientidigitali
si è un pò "scombinato" quando se lo publico sul blog lo ricompongo!

annamaria morelli

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Jul 17, 2009, 7:28:28 AM7/17/09
to redazioneamb...@googlegroups.com
va bene :)
Grazie Assunta!
Ci risentiamo presto.
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