I. Come docente che lavora nella Scuola pubblica italiana da più di vent’anni e come Referente per la Formazione dei Docenti presso il mio Istituto mi rivolgo al Senatore Maurizio Gasparri, promotore del DDL 1627 “Disposizioni per il contrasto all’antisemitismo e per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo” per chiedere ragione degli articoli 2 e 3, nello specifico dei passaggi relativi alla Scuola (evidenziati in grassetto nell’estratto qui sotto).
Art. 2.
(Iniziative di formazione)
1. I Ministeri della difesa, della giustizia, dell’interno, dell’istruzione e del merito e dell’università e
della ricerca promuovono corsi di formazione iniziale e progetti di formazione continua destinati ai militari, ai magistrati, al personale della carriera prefettizia, alle Forze di polizia, ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado e ai docenti e ricercatori universitari. I corsi e i progetti di cui al presente comma sono specificamente dedicati allo studio della cultura ebraica e israeliana e all’analisi di casi di antisemitismo, nonché, con specifico riferimento alle Forze di polizia, alla formazione in materia di redazione dei verbali di denuncia di atti di antisemitismo. A tale scopo, il Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro della giustizia, adotta, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, con proprio decreto, una « Guida pratica di lotta contro l’antisemitismo », contenente informazioni sulla legislazione vigente, indicazioni operative, modelli di verbali di denuncia e criteri per la definizione degli elementi costitutivi dei reati e delle circostanze aggravanti connesse a motivi di antisemitismo.
2. Il Ministro dell’istruzione e del merito istituisce, presso le scuole di ogni ordine e grado, corsi annuali di formazione rivolti agli studenti, al fine di favorire il dialogo tra generazioni, culture e religioni diverse, e di contrastare le manifestazioni di antisemitismo, incluso l’antisionismo.
3. All’attuazione del presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.
Art. 3.
(Prevenzione e segnalazione di atti razzisti o antisemiti in ambito scolastico e universitario e relative sanzioni)
1. Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con i Ministri dell’università e della ricerca, dell’interno e della giustizia, sono definite le misure volte alla prevenzione e alla tempestiva segnalazione di atti a carattere razzista o antisemita nell’ambito scolastico e universitario, anche attraverso il coordinamento tra le istituzioni e le amministrazioni interessate.
2. Nei casi di violazione dei doveri di prevenzione e segnalazione di cui al comma 1, si applicano:
a) nei confronti del personale scolastico, le sanzioni di cui all’articolo 492 del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, di
cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297;
b) nei confronti dei docenti e ricercatori delle università, il procedimento disciplinare e le sanzioni di cui all’articolo 10 della legge 30 dicembre 2010, n. 240.”
II. Alla luce dei passaggi evidenziati, mi chiedo e chiedo ai miei Colleghi se, leggendo queste righe, non si siano spontaneamente chiesti: “Ma noi cosa facciamo ogni anno, da sempre? Noi Docenti che consideriamo la Scuola come vero e proprio organo costituzionale e che, come Piero Calamandrei, la paragoniamo ad un organo ematopoietico capace di generare il sangue che vivifica la democrazia? Noi che lavoriamo ogni giorno perseguendo l’obiettivo di formare cittadine e cittadini consapevoli…”. Mi chiedo, ancora: “La lotta contro l’antisemitismo aveva proprio bisogno di prevedere tempesive segnalazioni e sanzioni verso i docenti? Mi è mai capitato, in più di vent’anni di lavoro a Scuola, di imbattermi in colleghi antisemiti o non mi sono piuttosto ritrovata a lavorare, spalla a spalla, con colleghi disponibili ad organizzare Viaggi della Memoria, percorsi di approfondimento disciplinare e interdisciplinare dedicati al tema, iniziative di varia natura per coinvolgere tutti gli studenti nella direzione di combattere l’antisemitismo e ogni forma di discriminazione?”.
Senatore, il primo giro di riflessioni che vorrei condividere è il seguente: siamo tutti Docenti di Educazione civica e, in quanto pubblici ufficiali, siamo consapevoli delle implicazioni di questo ruolo; come Docenti di Matematica, Storia, Musica, Arte, Filosofia, Lingue, Scienze Motorie (e così via) siamo chiamati a conoscere, tutelare e promuovere i valori fondamentali della nostra Costituzione che è nata dalla resistenza contro il fascismo, contro la guerra, il razzismo, contro ogni forma di discriminazione religiosa, politica, etnica, di genere.
Conosciamo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e ultimamente, purtroppo, siamo tornati a rileggere il testo della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, un testo che, a leggerlo oggi, proprio oggi, fa rabbrividire chiunque abbia a cuore la Memoria della Shoah.
Almeno dal 2000, dall’istituzione della Giornata della Memoria con la legge n. 211, ma anche prima di questo passaggio importante, ci impegniamo come insegnanti ad approfondire la conoscenza dell’antisemitismo, della sua storia antica e contemporanea, arrivando al tragico epilogo novecentesco, al negazionismo e ai rigurgiti più recenti di questo fenomeno.
Lo facciamo come docenti – a prescindere dalla nostra disciplina – perché riconosciamo e cerchiamo di onorare il dovere della Memoria che non si limita ad essere ricordo del passato, ma impegno attivo nel presente, affinché quello che è accaduto non si ripeta.
Oppure, Senatore, ne è al corrente? E, allora, vien da chiedersi come mai proprio ora, proprio nel momento in cui Docenti e Studenti si sono mobilitati per Gaza e contro la politica genocidiaria di Israele, ma non contro il popolo ebraico, anzi, per tutelare l’autentico significato della Memoria di ciò che è stato ed evitare il suicidio di Israele, ecco, vien da chiedersi perché proprio ora proporre un DDL che specifica quanto evidenziato agli articoli 2 e 3.
Come mai la Sua proposta di legge sanzionatoria ha luogo proprio quando, come dimostra lo studio della semiologa Valentina Pisanty, la parola Antisemita è in ostaggio, “piegata a un uso normativo volto a stigmatizzare e punire forme di critica e di dissenso”?
E ancora, come mai il suo decreto non tiene in alcun conto la parabola storica del sionismo, un percorso che ha finito per eclissare le sue iniziali componenti plurali, per assumere una unica veste nazionalista e militarista?
“(il sionismo)…era un movimento composito, attraversato da correnti assai diverse, per non dire antinomiche, che includevano spiritualisti di sensibilità libertaria come Sholem se non dichiaratamente anarchici come Abba Gordin, marxisti come Ber Borochov e, al polo opposto, nazionalisti che guardavano con simpatia al fascismo come Vladimir Jabotinskij. Tutte queste correnti sono state eclissate (…) dal sionismo politico di Herzl, di cui Ben Gurion si considerava l’erede e al quale si richiamano i dirigenti attuali del Likud.” (E. Traverso, Gaza davanti alla storia)
Il testo del suo DDL, insomma, ignora, con fare riduttivo e piglio tendenzioso, la realtà odierna, autorevolmente messa in luce da Carlo Ginzburg:
“L’antisemitismo è un fenomeno ripugnante, che niente può giustificare; ma definire antisemitismo le critiche radicali nei confronti della politica israeliana è assolutamente inaccettabile.” (in Il vincolo della vergogna per noi ebrei della diaspora, 23 ottobre 2025, Discorso in occasione del centesimo anniversario della fondazione della Hebrew University di Gerusalemme, pubblicato il 26 ottobre 2025)
Senatore, la Memoria della Shoah e lo studio dell’antisemitismo, persino la distinzione tra antisemitismo e antisionismo sono presenti nei nostri programmi, sono questioni importanti, delicate e complesse, questioni che affrontiamo grazie alla profondità culturale propria delle differenti discipline, ciascuna caratterizzata dal proprio sguardo. Questioni che affrontavamo ieri e che, con la mente vigile e il cuore pesante, affrontiamo oggi, consapevoli della necessità di uno studio tanto accorto, quanto vivificato dal contatto con il presente.
Noi Docenti non abbiamo bisogno di corsi di formazione pensati e predisposti per noi dal MIM, siamo in grado di continuare a studiare ed a formarci come singoli o collegialmente; gli studenti, quelli con cui trascorriamo le giornate, non hanno bisogno di corsi annuali speciali… Possiamo farcela, come abbiamo sempre fatto, con il nostro lavoro quotidiano in classe, nei corridoi, nei cortili, nei Consigli di Classe, nei Dipartimenti, nei Collegi dei Docenti.
L’antisemitismo, insieme ad ogni altra forma di discriminazione, si impara a riconoscere e a combattere grazie alla conoscenza della Storia e, insieme, grazie alla formidabile palestra di socializzazione che la Scuola pubblica continua ad essere. Forse l’unico luogo in cui ancora, anche se a fatica, si lavora per la persona e per la difesa dell’Umano.
III. Scriveva Etty Hillesum nel suo Diario, poco prima di essere internata nel campo di smistamento di Westerbork e di morire ad Auschwitz:
“Espressioni come: «che anneghino tutti, canaglie, che muoiano col gas», fanno ormai parte della nostra conversazione quotidiana; a volte fanno sì che uno non se la senta più di vivere, di questi tempi. Ed ecco che improvvisamente, qualche settimana fa, è spuntato il pensiero liberatore, simile a un esitante e giovanissimo stelo in un deserto di erbacce: se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe il diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero.” (Etty Hillesum, Diario, Edizione Adelphi, p. 29)
Una giovane donna ebrea che in poche righe, grazie a questo prezioso pensiero liberatore, riesce a sgravarsi dall’odio, a prospettare una possibilità di riscatto per il suo popolo e ad evitare la condanna facile dell’allora “popolo nemico”; poche righe che riducono in cenere ogni pretesa di settarismo, nazionalismo, razzismo, fanatismo in nome dell’Umano. Del suo Diario, nella mia classe quinta dello scorso anno scolastico, abbiamo letto ogni riga, abbiamo seguito il suo luminoso percorso, abbiamo cercato di imparare che cosa è stato l’antisemitismo, quali sono state le sue radici, quali le conseguenze devastanti nelle vite dei singoli e dei popoli; ci siamo misurati con un esempio alto, altissimo di Umanità. E torneremo a farlo ancora e ancora, senza bisogno di investimenti dedicati anche perché, in ogni caso, questi investimenti non ci sarebbero data la solita clausula di invarianza finanziaria che spesso accompagna le “riforme scolastiche”.
L’esempio del lavoro di approfondimento sul Diario di Hillesum è soltanto uno tra i tantissimi che potrei portare come testimonianza del lavoro continuo, quotidiano che nelle scuole i Docenti, ogni anno, portano avanti. Un lavoro che attraversa le ore di lezione, quelle ordinarie, quelle che fanno la differenza perché senza proclami, progetti speciali, sanzioni intimidatorie incidono sull’esperienza quotidiana, formano sensibilità e atteggiamenti, prevengono pericolose storture.
Senatore Gasparri, non posso esprimermi per i militari, i magistrati, il personale della carriera prefettizia, le Forze di polizia, ma sento di poterlo fare per la maggioranza dei miei Colleghi: lo sappiamo riconoscere l’antisemitismo, sappiamo fiutare ogni forma di discriminazione, siamo Sentinelle delle Costituzione e più che avere bisogno di una “Guida pratica per la lotta contro l’antisemitismo” avremmo un disperato bisogno, per attraversare questi tempi difficili, tempi che mettono radicalmente in discussione l’Umano, di una Guida dei Perplessi, alla maniera di quel Mosè Maimonide, medico del corpo e dell’anima, che attraverso l’uso sistematico e coraggioso della ragione tentò di promuovere un’autentica comprensione della Legge.
Un cordiale saluto da tutti i Perplessi, quelli di ieri e quelli di oggi.