La grande assemblea nazionale del 15 novembre prossimo
convocata dall’appello diffuso dal manifesto una settimana
fa cresce: la base già ampia radunatasi attorno ai primi
firmatari (le portavoci della Global Flotilla, quello di
Gkn, fino a esponenti di Arci nazionale e di diversi spazi
sociali in tutto il paese) si va estendendo e soprattutto
trova terreno fertile negli appuntamenti già fissati da qui
a dicembre.
Così, gli equipaggi di terra della Flotilla, che si stanno
incontrando per costruire l’evento, sono orientati a
ritrovarsi il 29 novembre a Roma, per il corteo all’indomani
dello sciopero generale di sindacati di base e Usb e che
cade nel giorno della solidarietà internazionale con la
Palestina cui hanno gi aderito Greta Thunberg e Francesca
Albanese. Sarà occasione per rilanciare le parole che sono
risuonate già nelle prime discussioni, contro l’economia di
guerra, di denuncia della complicità dei governi occidentali
con il genocidio di Gaza e per la liberazione di Marwan
Barghouti, passaggio che viene considerato come
precondizione di un percorso vero di pace e riconoscimento
della Palestina.
Clap, Confederazione Cobas, Adl Cobas e Sial Cobas avevano esortato Usb e Cgil a indire «una mobilitazione inclusiva che tenga conto di tutte le sensibilità sociali, sindacali e politiche che si sono espresse nelle ultime settimane allo scopo di favorire la più ampia convergenza contro l’economia di guerra e l’economia del genocidio in Palestina».
Questo scenario è stato disatteso ma le mobilitazioni proseguiranno, a evocare una composizione plurale e a indicare che nessuna data può dirsi risolutiva. Prima dello sciopero generale proclamato dalla Cgil per il 12 dicembree prima di quello dei sindacati di base c’è l’appuntamento di Non una di meno e dei movimenti transfemministi. Dunque, si scenderà in piazza «contro la violenza patriarcale che dilaga e sembra non avere più argini» con un corteo nazionale a Roma il 22 novembre e con mobilitazioni nei territori il 25 novembre. E prima ancora, sempre nella capitale, per il Climate pride di sabato prossimo, che si inserisce nella giornata internazionale di azione in coincidenza con la Cop30 di Belém, in Brasile, quando migliaia di persone in tutto il mondo scenderanno in piazza “per chiedere la fine dell’era fossile e l’avvio di una transizione ecologica giusta, inclusiva e partecipata.
In questo contesto si colloca la discussione dell’assemblea nazionale «contro i re e le loro guerre». «Ci incontriamo tra reti e realtà che negli ultimi anni e mesi si sono battute contro il nesso autoritario-bellico, nelle maree di piazza contro le condizioni di miseria e sfruttamento – ribadiscono i promotori – Convergiamo per un’Europa di pace, ecologica e non più complice del sistema di morte; per costruire insieme la lotta contro i re che dominano in ogni città, in ogni paese e in ogni continente e saccheggiano intere comunità». Si valuta, per il mese prossimo, una giornata di mobilitazioni decentrate.
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