Il discorso posto è senza dubbio interessante, ma credo che sia
ragionato molto intelligentemente su basi già consolidate.
Il mio pensiero si rivolge al giovane pescatore che comincia che non
s'ha nemmeno da dove cominciare a legare un amo correttamente,
e che vorrebbe imparare ma a volte l'ambiente non è sempre favorevole
ad accogliere nuove leve, non perke ambiene negativo o altro, solo per
me
non è definita nella mente di un agonista l'insegnamento della
mentalità della pesca come sport normale; mi spiego meglio: in ogni
sport "normale"
un ragazzo che vuole imparare viene accolto, viene allenato e seguito
nei modi e nei tempi che la società e l'allenatore rietiene piu
opportuni; nella pesca sportiva questo non accade, e con questo non
dico che il giovane agonista viene lasciato necessariamente solo ma
vengono spesso a mancare nozioni di base e non che solo lui con la
propria curiosità deve colmare ( il che non è sbagliato ). Sento
persone che dicono che a un giovane pescatore "prendere le botte" sia
importante, nessuno lo nega; io credo che prendere le botte sia
importante se si è capito il motivo degli errori partendo da una
formata conoscenza di base. A mio parere la pesca sportiva ha bisogno
di rendersi uno sport normale adesso piu che mai, nel quale un
pescatore appassionato non ha bisogno solo di fare le gare ma ha
bisogno di insegnare quello che sa a chi vuole imparare per la
sopravvivenza stessa del nostro sport, per mio avviso il più bello che
c'è. A detta di molti alla fine sà solo chi vuole sapere....magari
fosse sempre cosi: questo a volte non succede per il nostro essere
pescatori a volte anche poco sportivi. Io credo nella scuola di pesca
come un obbiettivo da raggiungere non per creare fenomeni, ma la
creazione di un ambiente privo di egoismo personale, dove ci sia
amicizia passione e dove le conoscenze siano alla portata di tutti
curiosi e meno curiosi perchè come sempre le apparenze ingannano anche
noi pescatori. Per esperienza personale e per notizie raccolte in
diverse realtà d' italia posso dire che questa è una realtà possibile
perchè non è cosa dell'altro mondo e perchè questa società ha modo
mezzi e persone per creare questa realtà per il suo bene....per i
giovani....Si tratta per me di fare politica per la società, una
società che non pensi solo alla gara da fare nella settimana ma a
quello che deve fare negli anni successivi. Quest'anno agonistico
(cercando di essere imparziale e di vedere le cose da fuori) è
cominciato senza un obbiettivo, e soprattutto senza persone che
volessero fare le gare "importanti", l'obbiettivo promozione sembra
balenato nella testa di molti solo a stagione inoltrata
e arrivato quasi per caso dovuto ai risultati a questo punto credo
inaspettati. Io credo che manchi "a volte" il valore vero dello sport,
per il quale secondo il mio modesto punto di vista un pescatore
disinteressato si interessa del bene comune che per me sono proprio i
giovani ovviamente sto pensando al generale. Forse proprio chi discute
di questo a volte non pesa ciò che accade: io mi ritengo fortunato
perchè nel mio inizio, nel proseguo e spero per sempre ho avuto una
grande mano da persone di valore umano e sportivo indiscusso che mi
hanno seguito e a cui ho chiesto quando avevo bisogno tutto ciò che
volevo sapere....eppure io non sapevo legare un amo...per me era
giusto quallo che facevo...per altri era sbagliato e il problema è
sorto quando un pescatore in quel momento disinteressato si è
avvicinato e mi ha detto che stavo sbagliando; io cerco di mettermi
nei panni di chi questa fortuna non ce l'ha e credo che ci siamo
passati tutti. Un politicante che svolge la sua professione per
passione cerca di risolvere i problemi della società a priori,
riconoscendo il problema e affrontandolo e non solo quando il
cittadino va a bussare alla sua porta dicendo che le cose non vanno.
Un ragazzino che impara a giocare a calcio non ha bisogno agli inizi
di chiedere nulla, ha un allenatore che gli dice tutto quello di cui
ha bisogno, poi sarà lui a scrivere il suo destino per diventare o no
calciatore. Enzo Biagi diceva in un'intervista - Ma alla rai è da
tempo che non si parla di programmi, la rai cosa fa per i ragazzi?-
forse la rai dovrebbe aspettare che i ragazzi debbano andare a
chiedere cosa vogliono?...secondo me no. La differenza è sottile e sta
alla base di un ragionamento: se io ti do qualcosa tu non devi
chiedere, se io non ti do niente tu devi chiedere per avere ciò che
vuoi. Io per l'essere società vedo piu adatta la prima affermazione...