Il borghese per esorcizzare il suo terrore più grande si è autoconvinto che la Cina in realtà sia una nazione capitalista. Chiamare una cosa per un altra non cambia quella cosa: la Cina era e resta una potenza comunista, e adesso vi mangia in testa.
La Cina sorpassa gli Stati Uniti e diventa la prima potenza economica mondiale
La Cina, che anche se nessuno lo ricorda è governata dal Partito Comunista Cines...e, è diventata la prima potenza economica mondiale. Lo ha dichiarando il Fondo Monetario Internazionale segnando così un momento storico e un cambiamento epocale negli equilibri del XXI secolo.
Piaccia o no la prima potenza economica mondiale è la Cina comunista. Lo ha ammesso il Fondo Monetario Internazionale che ha dichiarato Pechino la prima potenza economica mondiale sulla base dell’analisi dei Pil americano e cinese. La sentenza del Fmi è a dir poco storica ed è stata ripresa subito dal Financial Times e da Business Insider per quanto la notizia non è stata certo un fulmine a ciel sereno per economisti e addetti ai lavori di tutto il mondo. Si tratta di una svolta colossale e anche di una rivincita dal momento che in Cina, per quanto le politiche attuate siano ben lontane da quelle di impronta socialista, il potere è ancora saldamente in mano al Partito Comunista Cinese. Considerato che nel 1980 la produzione economica cinese era un decimo di quella americana, questo implica che in 34 anni l’economia del Dragone rosso è riuscita a colmare il gap e persino a superare gli Stati Uniti. Secondo uno studio del Fmi entro la fine del 2014 la Cina disporrà del 16,4% del potere d’acquisto mondiale calcolato sulla base del Pil (17.632 trilioni di dollari) e gli Usa il 16.28% (17.416 trilioni di euro). Se le cose non cambieranno tra quarant’anni, quindi nel 2054, l’economia cinese sarà persino del 20% più grande di quella degli Stati Uniti. Pur essendo la prima economia mondiale comunque, la Cina ha ancora da fare molti passi avanti per quanto riguarda il Pil pro capite, che è ancora un quarto rispetto a quello statunitense. E’ chiaro però che la tendenza è quella a un miglioramento progressivo quindi tra qualche anno anche il Pil pro capite potrebbe avvicinarsi a quello americano. Interessante poi l’osservazione di alcuni storici dell’economia come Angus Maddison secondo cui l’ascesa della Cina avrebbe solamente ripristinato lo status quo ante dal momento che Pechino era la più grande economia del mondo anche nel 1870 prima che l’Europa e gli Stati Uniti imponessero il loro predominio anche coloniale sull’Asia. La Cina comunque ha programmato con meticolosità la sua ascesa, basti pensare che negli ultimi dieci anni mentre in Europa e in Occidente avanzava la crisi, i cinesi hanno investito quattro volte di più al punto che in due anni gli investimenti privati cinesi in Occidente sono aumentati da 6,1 miliardi di euro nel 2010 a oltre 27 miliardi alla fine del 2012. Ma Pechino ha anche un altro primato: nel 2013 ha superato l’India divenendo il primo acquirente mondiale di oro. Chiaramente questo potrebbe portare a un inevitabile contrasto con l’Occidente, con gli Stati Uniti che non hanno logicamente alcuna intenzione di lasciare il predominio a Pechino senza fare nulla. Tutto questo avviene mentre il Governo cinese, se da un lato apre agli investimenti, dall’altro ricorda di essere sempre quello ad avere l’ultima parola e difende attivamente gli interessi nazionali, cosa che invece in Occidente non avviene più dal momento che i mercati diventano essi stessi più importanti dei governi e delle persone. Insomma, quanti sostengono che il comunismo e le economie pianificate hanno fallito dovrebbe vedere la realtà da un’altra prospettiva, si accorgerebbe che la prima economia al mondo, quella cinese, è retta proprio da un partito comunista.
Nuove e segrete tecniche di combattimento per sbaragliare il nemico capitalista
C'avessi io 700 cultori romani armati... sai che t'organizzerei?!
In un mondo che, col fiorire del colonialismo a partire dalla scoperta del Nuovo Mondo, sembrava inesorabilmente avviarsi in forme sempre più estreme e autoritarie di mercantilismo, giungendo infine nel capitalismo, si levò dal popolo un grido di dissenso contro ciò che ormai non aveva più forma umana per quanto era diventato brutale e innaturale. ...
Nacque così il Comunismo (o è il caso di dire che tornò). L'uomo si ribellava alla tirannia del mercato, allo sfruttamento della manodopera da parte dei padroni dei mezzi di produzione, non voleva più accettare che un uomo sfruttasse un altro uomo, e che la maggior parte della popolazione non era padrona di ciò per cui lavorava. Il Comunismo si oppose a tutto questo con idee e bisogni umani che erano perfettamente naturali e che avevano fatto parte di noi da sempre.Portò in un mondo ormai cinico ed estremamente materialista la forza di una nuova fede che si basava sull'uomo stesso, oppose alla modernità la grinta mai sopita di concetti antichissimi, per i quali l'uomo si batteva da tempi remoti.
Se la logica del tempo considerava gli individui solo come manodopera da sfruttare il Comunismo tornò a parlare di uomini e di bisogni; alle infami leggi di mercato a cui si sacrificava l'onestà e la fiducia pur di accumulare capitali si oppose la libertà quale vera ricchezza; in una società aziendale rigidamente piramidale dove i presidenti di industria avevano preso il posto dei governanti, e i cittadini si dividevano in colletti bianchi e operai sottopagati, si sollevò l'organizzazione assembleare dell'uomo che incontro l'uomo e si riunisce per autogestirsi; la libertà contro lo sfruttamento, la massa contro i pochi, l'anima contro il denaro, l'uguaglianza contro oppressione. Fu così che valori così antichi ed eterni tornarono ad animare gli uomini nella società del capitalismo, in un mondo sterile e disilluso.
Parlando per ciò che conosco e che mi è vicino, trovo difficile che oggi chi si proclama paladino dei valori dell'Antichità e nemico di una modernità fredda e arida come la morte possa abbracciare una fede politica diversa dal Comunismo. Molti di loro, addirittura, si piegano volontariamente all'oppressione rinunciando alla propria libertà per il fascino di qualche luccicante orpello. Credono che basti qualche simbolo riciclato e un paio di motti per "tornare all'antico", e invece entrano perfettamente nelle regole di questa modernità dove tutto è l'incontrario di tutto e dove non si esita a usare a piacere loghi o concetti del passato per potersi legittimare (ad esempio si fa molto abuso della parola Democrazia,come se la società moderna sia finalmente riuscita ad attuarla rendendo libero ogni cittadino, e invece è vero il contrario). Ma non riescono a vedere cosa c'è dietro i simboli, e sopratutto il valore e lo spirito che animava gli uomini che ci hanno preceduto. Se fosse così capirebbero che non è una sfilata militare sotto un aquila a resuscitare i valori antichi, ma che essi li ritrovi nella spontaneità dell'agregazione collettiva, nelle assemblee dove si ripetono gesti senza tempo. I Soviet e i Comitati come le assemblee di Roma e delle Polis greche. Ma nelle società rivoluzionarie non si giocava a fare gli antichi, non si recitava un ruolo, non ci si metteva un elmetto in testa spacciandoci per legionari e collezionando clamorose sconfitte militari. È questo il punto su cui bisogna riflettere: loro non lo facevano, lo erano, come un romano non "faceva" il romano, ma agiva semplicemente secondo la sua natura. Il Comunismo portò nella modernità concetti antichi senza una pianificazione, senza il desiderio di tornare all'Antichità, lo fece in maniera così spontanea perché doveva rispondere a bisogni urgenti, e sappiamo come il più delle volte la risposta a qualsiasi problema ce lo abbiamo già nel sangue, perché l'uomo non deve fare altro che seguire la sua natura, rimanendo umano, opponendosi alle macchinazioni che abbandonano il giusto deviando in sistemi che rinnegano l'uomo stesso, cosa che appunto caratterizza la nostra contemporaneità, conclusione di un lungo processo storico che ebbe inizio con le prime espansioni mercantili.
La storia ci insegna, ma non si può tornare al passato, proprio perché tutto si evolve e cambia. Per questo non si può "tornare all'antico" limitandosi a qualche simbolo o motto, ma è dovere di un uomo che coltiva la Tradizione -ma di qualsiasi essere umano ingenerale- preservare lo spirito che ci rende liberi, senza costruire mausolei di cartone ma vivendo con spontaneità bisogni umani tanto antichi quanto eterni.
Ed è per questo che non capirò mai come i paladini della Tradizione si pieghino, solo per il fascino che esse attirano, a ideologie che si opposero all'avanzare dell'umano contro un mondo di schiavi-macchina.
soldati novorussi neopagani del Battaglione Svarog (di circa 700 uomini) nella zona di Donetsk durante un rito