Teorie e tecniche di Arkeon - commenti critici agli scritti di Tiresia (2)

6 views
Skip to first unread message

articolo21

unread,
Mar 24, 2009, 6:00:10 PM3/24/09
to parliamo di Arkeon
Vado avanti con il copia-incolla da firs.
http://www.axnet.it/forum/ot-arkeon-commenti-t308281.html

Non ho gli strumenti per valutare da un punto di vista tecnico, sulle
origini di certe attività, ecc.

Comunque, badando che non sto confermando quanto non nego, attiro solo
l'attenzione sulle questioni grossolane di alcuni scritti di Tiresia,
qui http://www.cesap.net/index.php?optio...&limitstart=84
(altri post sull'argomento si trovano in un altro thread).

Per chi è di fretta, in quel post di Tiresia, secondo me, si
paleserebbe l'obiettivo di Tiresia di coinvolgere avvocati,
istituzioni e psicologi contro Arkeon, come al solito calcando sui
toni, aggiungendo considerazioni e persino fatti inventati (secondo me
e la mia esperienza), quando servono. Sembra quasi che il fine
giustifica i mezzi.

Di particolare interesse è la parte sulla manipolazione ed
indottrinamento, attribuita a Vito Moccia, ma che potrebbe essera
fatta rientrare nei metodi di Tiresia stesso, rivolta però verso la
vasta platea di genitori e lettori del sito. Sempre che io veda
giusto, ovviamente.

Infine, sempre secondo la mia modesta opinione, diventerebbe evidente
la tecnica di Tiresia. Se c'è la condivisione, è indottrinamento. Se
non c'è, è una grave mancanza. Se si mangia, non c'è tempo prima di
mangiare. Se non si mangia, eravamo affamati. Se c'è informazione, è
di nuovo indottrinamento. Se manca, è mancanza di consenso. Qualsiasi
sia il fatto, il modo di trovarvi il vizio c'è.

Per chi ne ha voglia, ecco il dettaglio.

[inizio citazione]
Comincia la serie di "ESERCIZI DELLE SEDIE"
I partecipanti sono invitati a recarsi nuovamente al tempio. Solito
cerchio esterno, il maestro chiede "come state" ma non c'è un giro di
condivisione. Il maestro spiega brevemente che ora tutti potranno
sperimentare DAVVERO che cosa sono la paura e le rabbia.
[fine citazione]

Nella versione di Tiresia, c'erano stati due giri di condivisione. A
parte questo, c'era sempre la possibilità, usata da molti, di parlare
con Vito di eventuali malesseri od emozioni particolari.

[inizio citazione]
La porta del tempio viene aperta e i partecipanti scoprono che le
sedie non sono più in cerchio ma sono disposte una di fronte
all'altra, in piccoli gruppi da 2, molto vicini gli uni agli altri.
Nel tempio c'è un odore molto forte di erbe bruciate sul braciere,
quasi soffocante. Man mano che entrano, i partecipanti prendono posto
sulle sedie e, in un silenzio carico di tensione, aspettano che tutti
si siano seduti.
[fine citazione]

Potrei sbagliarmi, ma credo che le erbe non c'erano. Di sicuro non
erano soffocanti. Poi c'era musica, non silenzio. La novità c'era solo
per chi non aveva mai partecipato all'intensivo (se era così
terribile perché tanti la ripetevano?) e non aveva ritenuto importante
farselo spiegare prima.

[inizio citazione]
Il maestro sposta questo o quello secondo una sua logica volta a
favorire la proiezione della madre o del padre sull'altro.
[fine citazione]

Premettendo che chi entra sceglie la persona davanti alla quale
sedersi, Vito chiede comunque alle persone se si trovano bene o se
vogliono cambiare partner. Qualsiasi spostamento avveniva con il
consenso degli interessati.

[inizio citazione]
Se sono presenti figli e genitori, questi vengono messi uno davanti
all'altro, anche se si sono seduti in posti diversi (i figli sempre
davanti ad uno dei genitori, se presente).
[fine citazione]

Di solito se genitori e figli (adulti) vanno a fare un intensivo
insieme è perchè vogliono fare un percorso insieme, quindi vengono
gentilmente invitati a farlo, se vogliono. E' capitato molte che
genitori e figli facessero l'esercizio delle sedie con altri partner.

E' capitato spesso che anche le coppie o fratelli facessero
l'esercizio insieme.

[inizio citazione]
I partecipanti vengono invitati a mettere sotto le sedie gli oggetti
che hanno trovato e che rappresentano la loro paura e la loro rabbia.
Tutti devono avere in mano il quaderno e la penna che sono stati
loro consegnati al momento della registrazione.
[fine citazione]

Come al solito, si vede la tecnica: "devono", come se chi non lo
facesse venisse punito.

Faccio un paragone. Abbiamo fatto una lezione di tennis: dovevamo
indossare pantaloni corti, dovevamo tenere in mano le racchette
stringendole fino allo spasmo, dovevamo piegare le nostre
ginocchia....La tecnica linguistica è almeno un po'abile.

[inizio citazione]
Gli assistenti, nel frattempo, hanno preso in mano ognuno uno
strumento tipo tamburo, tamburello, maracas, triangoli, bastoncini e
tutto quanto possa fare un casino pazzesco. Un aiutante, di solito uno
dei preferiti dal maestro, viene incaricato di suonare un grosso
tamburo, di quelli che non si possono sollevare e che è appoggiato in
un angolo.
[fine citazione]

Non entro nei dettagli, se non per accennare al probabile carattere di
Tiresia: i "preferiti" del maestro.

Non siamo alle elementari. Personalmente non ho mai badato a questo
tipo di cose: ero lì per farmi
un percorso, non per vedere chi era il "preferito".

[inizio citazione]
In chi fa questo lavoro per la prima volta, la tensione è altissima.
[fine citazione]

Veramente a me sembra il contrario. La prima volta ero rilassato, la
seconda più preoccupato, poi
più confidente nel tempo.

[inizio citazione]
Quando tutti sono seduti e il maestro ha fatto gli spostamenti del
caso, comincia a spiegare brevemente che l'esercizio si fa a turno e
consiste nel ripetere all'altro la frase che lui indicherà. La frase
va ripetuta "in modo che l'altro la senta bene" e a ciclo continuo,
cioè senza pause fra la fine e l'inizio. Prima di cominciare, i
partecipanti scriveranno la frase sul loro quaderno e lo consegneranno
al partner che hanno davanti. Il partner dovrà scrivere le risposte
dell'altro sotto la frase, ma senza guardare il quaderno perchè per
tutto l'esercizio ci si deve fissare dritti negli occhi. Al suono del
gong ci si scambieranno i quaderni e i ruoli.
Il maestro dice che non è permesso picchiare chi si ha davanti e che
si devono tenere le mani ben attaccate al sedile della sedia.
Se qualcuno prova solo a fare l'atto di andarsene, viene ripreso e
rimesso a sedere con
fermezza e convinto a rimanere. Ah, nessuno è costretto a rimanere,
davvero, ma non ho visto
neanche nessuno che, dopo aver fatto l'atto di andarsene, sia poi
riuscito a farlo davvero.
[fine citazione]

Questa a me sembra un "colpo di teatro", che pare simile ad altri già
fatti da Tiresia. Ma quando mai? Primo, chi le sedie le ha già fatte,
sa bene cosa succederà e quindi lo fa volentieri. Chi non le ha già
fatte, sentita la descrizione generale dell'intensivo, ha scelto di
venire lì e si aspettava esercizi tosti. Diverso è ovviamente se, come
Tiresia, si ha l'obiettivo di dimostrare artatamente la mancanza di
libertà.

Ma stiamo scherzando? "Rimesso a sedere con fermezza"....

Aggiungo che questo esercizio, come tutto il percorso di Arkeon, era
autoregolato dal partecipante. Certe volte mi sono sentito di
spingere, altre volte no. Chi ha fatto le sedie in santa pace, non ha
spinto. Altri sì. Era una scelta del tutto personale.

Ricordo alcune persone che hanno deciso, durante l'intensivo, che non
faceva per loro e se ne sono andate. Era alle sedie? Non mi sembra,
forse perché l'esercizio, come dicevo, aveva l'intensità
che il partecipante sceglieva. Per me è sempre stata una scelta
cosciente quella di "entrare" nell'esercizio o starmene fuori.

In tutti gli esercizi, chi se ne voleva andare, poteva parlarne per
capire oppure andarsene e basta. Certo, Vito chiariva le perplessità,
ma non forzava nessuno. Non ho mai sentito nessuno lamentarsi di
essere stato forzato.

Ovviamente, di nuovo, mi pare che si abbia una tesi da dimostrare.

[inizio citazione]
(Lettore, puoi immaginare come ci si può sentire in quella situazione?
Amico psicologo, è lecito sottoporre le persone a questo tipo di
violenze psicologiche senza prima, come minimo, avvertirle?
Avvocato, cosa può denunciare e a chi la persona che si trova in una
situazione come questa? Caro Ministro di Grazia e Giustizia, non le
sembra che sia ora di rivedere la legge sul reato di plagio? E sulle
violenze psicologiche all'interno di questi gruppi di
"consapevolezza"?).
[fine citazione]

Questa frase mi fa quasi esclamare "Alla faccia dell'obiettività e di
aver solo raccontato quello che Tiresia ha visto (in quale film non
l'ho ancora capito)!"

Questa invocazione retorica di Tiresia rivela ancora più chiaramente
le tesi che Tiresia vuole confermare:

1. dimostrare sofferenza psicologica nei partecipanti
2. mancanza di consenso
3. equiparare a violenze psicologiche gli esercizi
4. preparare denunce
5. raccogliere informazioni
6. muovere anche a livello politico tutto il possibile contro il
metodo Arkeon ("Caro Ministro di Grazia e Giustizia, non le sembra che
sia ora di rivedere la legge sul reato di plagio?")
7. attivare psicologi e avvocati contro Arkeon

Come mi sono sentito io la prima volta che ho fatto le sedie?
Emozionato, sì. Sarei tornato indietro: mai - perché era quello che
avevo chiesto: non panicelli riscaldati, ma un percorso non
psicologico, ma di reale, severa introspezione. Ero avvertito? Sì,
perché, anche senza sapere i dettagli, ne avevo parlato con Vito, con
altri e sapevo che non stavo per fare un corso di intellettualismo in
poltrona.

C'era violenza psicologica? A parte che non conosco il termine da un
punto di vista tecnico, ho avvertito, io personalmente, sì violenza in
questi attacchi da me percepiti come ciechi, maliziosi e sarcastici di
Tiresia.

[inizio citazione]
A questo punto, il maestro dice qual'è la domanda che i partecipanti
devono scrivere sul quaderno:

"MIO PADRE MI HA INSEGNATO CHE LA PAURA E' "
i partecipanti la scrivono sul quaderno e il maestro li invita a
chiudere gli occhi, dicendo che dovranno riaprirli al suono del gong e
cominciare subito l'esercizio. Quando hanno gli occhi chiusi, dice di
visualizzarsi da bambini: "Tornate al tempo in cui eravate bambini e
avevate paura... Mio padre mi ha insegnato che la paura è..."Non si fa
quasi in tempo a sentire la fine della frase che arriva ilsuono del
gong seguito dal rumore più assordante che uno abbia mai sentito nella
sua vita. Tutti gli assistenti cominciano a percuotere come forsennati
gli strumenti che hanno in mano, i partecipanti cominciano ad urlare a
quello davanti la domanda con tutto il fiato che hanno in gola
(ricordiamoci che il maestro ha detto di "dirla in modo da farsi
sentire chiaramente" da chi si ha davanti.
La scena in cui ci si ritrova non è possibile riuscire a descriverla
in tutta la sua carica terrifica. Io stesso mi sono dovuto fermare un
attimo perchè ho il cuore che batte forte e sono dovuto andare a farmi
un giro per la casa prima di tornare a scrivere. Una bolgia
dell'inferno dantesco non potrebbe essere altrettanto orrenda.
[fine citazione]

Per fare in fretta saltando i dettagli, la questione era sì forte - ma
era quello che ho chiesto ad Arkeon - un lavoro intenso, non la
poltrona che piacerebbe a Tiresia. Capisco che si voglia negare
proprio questo, la possibilità di una ricerca profonda, la possibilità
di uscire dai vicoli ciechi della vita imparando a diventare adulti.
Capisco che sia meglio attaccare, focalizzarsi sulle scartoffie
(chissà poi perché) e dei risultati chi se ne importa.

La "carica terrifica" - porto in discoteca una nonnetta e la trova
terrifica (il frastuono, i corpi che si agitano, i piercing). Anzi,
no, la nonnetta non la porto - ma posso comprendere, con un minimo di
agilità mentale, che, se sono una nonnetta, non vado a giudicare le
discoteche dei ventenni.

"Io stesso mi sono dovuto fermare un attimo perchè ho il cuore che
batte forte e sono dovuto
andare a farmi un giro per la casa prima di tornarea scrivere." -
questa merita un no comment. A me fa lo stesso effetto leggere i
racconti di Tiresia, ma capisco che queste frasette possono essere
fondamentali per catturare l'audience.

"Una bolgia dell'inferno dantesco non potrebbe essere altrettanto
orrenda." Tiresia, veramente, mi sembra non sapere di cosa parla,
manca di comprensione di Dante, prima di tutto. Gli consiglierei di
andare allo stadio (anche lì si paga e non c'è il consenso informato).

[inizio citazione]
Le persone cominciano ad urlare, a contorcersi sulle sedie, ad avere
delle vere e proprie esplosioni di terrore. Quando gli assistenti
vedono che qualcuno è particolarmente agitato, gli si fanno intorno
e suonano, se possibile, ancora più forte gli strumenti intorno a quel
poveretto, chi grida la domanda cerca di scarabocchiare sul foglio le
risposte di quello davanti ma riesce a fare solo segni incoerenti sul
foglio, tutti cominciano a sudare e diventare rossi in viso, tutti
gridano, chi urla la domanda, chi risponde con parolacce, chi grida
"basta basta", chi "vattene vattene", chi no non, chi "Ah Dio,
Dio".... in un frastuono che diventa totale.
[fine citazione]

Esperienza personale: se vuoi stare tranquillo sulle sedie, ci stai.
Quando dici basta, è basta.

Se c'era veramente un'emozione forte (raramente in questa fase),
quando le cose diventavano forti, c'erano voci e braccia accoglienti.
Alcuni uscivano dalle sedie calmi e compassati. La scelta era talmente
individuale che alcuni cambiavano partner perché questi non aveva
voglia di incalzare con le domande. Nella piena libertà, anche in quel
momento. In tanti anni di Arkeon, almeno io, posso contare sulle dita
di una mano i minuti in cui non ho sentito a portata della mia mano il
freno per tornare tranquillo nella sfera razionale. Penso che la
maggioranza di noi volesse esplorare un'emozione, scoprire qualcosa di
nuovo di sé - e, se non l'aveva, magari si arrabbiava pure un po'.

[inizio citazione]
Dopo poco quasi tutti sono in iperventilazione a forza di urlare senza
sosta ma l'esercizio continua, continua, continua. Se qualcuno si alza
dalla sedia, lo rimettono la suo posto. Nessuno poteva uscire da lì.
[fine citazione]

A mio giudizio, alcune sarebbero falsità. In iperventilazione non mi
sembra; mancare un po'la voce sì. Nella nostra piatta vita quotidiana
(quella in cui Tiresia sembrerebbe voler a tutti i costi
costringerci), non si urla mai, non si vede farlo; a me di Arkeon
piaceva anche l'opportunità di gridare.

Chiunque poteva uscire, se lo voleva. Mi ricordo almeno un caso. Non
si poteva stare in piedi, questo è vero, perché non aveva senso
(voglio fare la lezione di tennis però mi costringono a farla con la
racchetta in mano, non posso farla senza. Ha senso?). Però, ripeto,
chi ha voluto, è uscito fuori a rilassarsi o ad elaborare.

[inizio citazione]
Eravamo tutti inchiodati alle sedie, proiettati in una scena che
sembrava diventata un'allucinazione.
[fine citazione]

A parte la solita retorica finalizzata, questa è l'esperienza, se
sincera, di Tiresia.

Io mi dicevo (e non in questa fase quasi sempre molto gridata, ma con
poche emozioni un po'forti): guarda cosa c'è dentro gli esseri umani.
E lo dicevo, non della forma, ma dei contenuti che venivano fuori.

Mi si dirà che proprio questo è l'inganno, credere che quelle emozioni
fossero autentiche. La mia esperienza mi dice il contrario, fuori da
Arkeon, intendo, mi dice che le emozioni forti sono la reale corrente
sottostante, mentre la calma apparente può essere desiderabile per
l'ordine sociale, ma non è la realtà. Certo non potremmo vivere senza
sopprimere le emozioni che ci sentiamo in certi momenti (non posso
mica arrivare al lavoro gridando perchè quella mattina sono
incavolatissimo), ma avere l'opportunità di farlo in modo profondo
ogni tanto questo sì, lo apprezzo.

[inizio citazione]
Ricordo che la mia mente, a quel punto, entrava in una sorta di regno
ovattato e cominciavo a vedermi urlare come se fossi fuori dal mio
corpo. Il frastuono era tale che le orecchie cominciavano a fischiare
e avevo l'impressione di vedere la scena dall'alto.
[fine citazione]

Non so, non sono Tiresia. A me di vedermi fuori dal mio corpo non è
mai capitato, né nessuno me l'ha riferito.

[inizio citazione]
Il cuore batteva all'impazzata e sentivo una pulsazione fortissima
allo stomaco.
[fine citazione]

Ma perché Tiresia ci è tornata? Mi dispiace per lei perché
evidentemente fa cose che non le piacciono.

[inizio citazione]
Dopo un tempo che mi era sembrato eterno, finalmente il suono del gong
creava, di nuovo il silenzio. Silenzio si fa per dire perchè, anche
se il frastuono degli strumenti e delle urla era cessato, rimanevano i
singhiozzi disperati di quasi tutti i partecipanti. Il caldo, in
quell'angusto spazio pieno di anime stravolte era soffocante.
[fine citazione]

Faceva caldo. I singhiozzi disperati di quasi tutti?
A me non sembra.

[inizio citazione]
Il maestro diceva di scambiarsi i quaderni e subito dopo il suono del
gong decretava l'inizio di un nuovo incubo.
[fine citazione]

Qui siamo ancora nella soggettività. Per alcuni incubo (ma perché ci
andavano?), per altri esperienza dura ma utile, per altri esperienza
liberatoria. Non penso che si possano ridurre le opinioni altrui a
plagio.

[inizio citazione]
Alcune persone fissavano chi urlava loro la domanda come se fossero
inebetite, alcune cominciavano di nuovo ad urlare come se le stessero
squartando, altre si buttavano a terra o contro le mura del tempio (e
venivano recuperate e rimesse a sedere) e di nuovo ricominciava
l'inferno e la sensazione di non essere io quello che stava là dentro,
di nuovo la mente si staccava dal corpo e il corpo sembrava agisse e
urlasse da solo, senza che io potessi esercitare alcun controllo su di
lui....
[fine citazione]

Forse a Tiresia faceva quell'effetto, a me (e credo a tanti altri) no.
Le persone venivano calmate, non si buttavano contro il muro "come se
le stessero squartando" e se volevano smettere, sceglievano un ritmo
più lento.

Certo, la maggioranza lo voleva perché era lì per quello. Se avesse
voluto la psicoterapia, sarebbe andata alla psicoterapia.

[inizio citazione]
Finalmente, il suono del gong tornava e con esso finiva il frastuono.
Ma l'incubo era solo cominciato.
Calcolate che fra un suono di gong e un'altro passano circa 10-15
minuti. Per ogni domanda, circa 20-30 minuti.
[fine citazione]

Queste cifre non le ricordo. A volte, se con il partner c'era
emozione, il tempo sembrava poco. A volte, se ci stavamo a guardare
con l'aria di dire "e quando mi sale un'emozione con questa faccia da
pesce lesso davanti?", sembrava non passasse mai. Avrei voluto fare
questo esercizio con
Tiresia (non dico adesso perché non facevo in tempo a sedermi), ma
anche allora perché sembra che gli facesse un effetto così raramente
forte.

[inizio citazione]
Quando le persone si erano un po' calmate, il maestro diceva di
scrivere la domanda successiva:
MIA MADRE MI HA INSEGNATO CHE LA PAURA E'. Bisognava chiudere di nuovo
gli occhi e seguire la voce del maestro che diceva: "Ritorno ai tempi
in cui ero bambino e avevo paura... Mia madre mi ha
insegnato che la paura è..."
Un colpo di gong, e tutto ricominciava, senza sosta. La terza domanda,
sempre seguita da una visualizzazione a tema prima del suono del
gong:
PER ME LA PAURA E'...
Quarta domanda: QUANDO HO PAURA IO...
[fine citazione]

Questo sì è importante, anche se Tiresia tralascia delle cose.

[inizio citazione]
Dopo circa 2 ore ininterrotte di questo trattamento, si aveva diritto
a circa una ventina di minuti di intervallo per bere o andare ai
servizi. Tutti dovevano uscire dal tempio e gli assistenti rimettevano
a posto le sedie. Non vi dico in che stato ero io e come stavano gli
altri.
E io, per fortuna, sono una persona piuttosto equilibrata. Ma,
nonostante la mia forza d'animo,
posso assicurare che ero molto, molto scosso da quell'esperienza.
[fine citazione]

Qui Tiresia, credo, vuole dimostare che questa attività era troppo
forte per alcune persone. Vero è che a volte le emozioni potevano
essere forti, la ragione per cui si sceglieva di andare ad un
intensivo e fare questo esercizio. Credo che Tiresia voglia dimostare
in più che le persone, per ottenere alcuni risultati, si sottoponevano
contro voglia a questo esercizio.

Non è così. Le persone potevano essere più o meno entusiaste di un
singolo esercizio, ma volevano questo. Altrimenti se ne stavano nei
seminari, non c'era nessun obbligo di fare intesivi. Le persone
sceglievano l'intesivo quando di questi esercizi sentivano il bisogno.

Sulle autovalutazioni di Tiresia non mi pronuncio. Per inciso,
"intervallo per bere o andare ai servizi": in tutti i contesti le
persone adulte e non incontinenti cercano di usare i servizi durante
gli intervalli, ma se scappava in altri momenti non era certo vietato
andare come Tiresia lascerebbe intendere.

[inizio citazione]
Alla fine dell'intervallo, si ritornava dentro al tempio. Il maestro
diceva qualche altra cosa sulla paura e sul fatto che così eravamo
andati a toccare quello che avevamo rimosso ma che era ancora dentro,
evidentemente, se avevamo vissuto quello che avevamo vissuto e che era
meglio che fosse fuori, riconoscibile, che non dentro a fare danni
senza che lo sapessimo.
[fine citazione]

Non so se le parole erano queste, ma credo che il senso fosse simile,
anche se capisco la china in cui Tiresia vuole scivolare.

[inizio citazione]
"Ora andremo profondamente a toccare la nostra rabbia...." Le sento
risuonare ancora nella testa, quelle parole.
[fine citazione]

Anche io e infatti mi arrabbbio che questo percorso sia stato
interrotto.

[inizio citazione]
Il maestro ci fece riaccomodare sulle sedie. Il partner poteva essere
diverso dal precedente. Dopo gli spostamenti di questo e quello, il
maestro diceva di scrivere la prossima domanda:
PER ME LA RABBIA E'. Il suono del gong arrivava improvviso, questa
volta. Non ricordo la visulizzazione. Se pensavo di avere visto tutto,
durante l'esercizio precedente, avrei dovuto ricredermi di lì a pochi
secondi. Quello che si scatenò con quella domanda non è possibile
riprodurlo a parole. La gente urlava, urlava, urlava. Chi si gettava
contro l'altro e veniva ripreso e rimesso a sedere a forza e a forza
tenuto fermo mentre si divincolava urlando come un ossesso, chi si
copriva la testa con le mani rannicchiandosi su se stessa nel terrore
più assoluto davanti al partner che urlava "Ti ammazzo, ti inculo,
puttana, bastardo ecc ecc", Chi si alzava e cercava di fracassare le
sedia su chi aveva vicino e veniva preso e trattenuto a forza dagli
aiutanti che lo tenevano fermo a terra mentre altri aiutanti si
avvicinavano facendo ancora più rumore possibile con gli
strumenti per "fargli fare per bene il suo processo". Alcuni, si
sbattevano i quaderni in grembo, altri fissavano il vuoto come se
fossero improvvisamente inebetiti.....
[fine citazione]

Non faccio un'analisi testuale, non ne vale la pena. Il maschile e il
femminile usati ad arte, ecc. Dico questo. Quando una persona triste
piange, sono più contento di quando è triste ma non riesce a piangere.
Ci sarà qualcuno che ci vorrà imporre (avendo letto il sito del Cesap)
che queste sono cose superate; spero che non chiederanno una legge
anche per questo. Quando due persone litigano e si urlano, in una
coppia, soprattutto in un contesto controllato da terzi come quello
delle sedie, io sono contento: perché è più facile che finisca in un
abbraccio, che il silenzio freddo e calcolatore di una relazione
gelida. A me quel casino (che non era quello che ama raccontare
Tiresia) piaceva; se a qualcuno ha fatto male, se è controindicato per
qualcuno (e questo qualcuno non è stato tenuto alla larga), non solo
mi dispiace, ma dovremo, se mai potremo, essere più rigorosi. Possiamo
anche toglierlo da Arkeon, perché Arkeon (ammesso che la parola si
possa più usare), il metodo e il popolo di Arkeon, non sono questo.

Però non ci sto al politically correct (una mia intepretazione) per
cui stiamo tutti in poltrona (guai alla minima fatica), ci scambiamo
forbite idee intellettuali, anzi ascoltiamo chi si crede più
intelligente, un modo provo di giudizio per rappresentare una
tipologia umana (che si incavola perché nel Ki training non può
"gongolare" rispetto a chi fa sport, mentre invece di solito "gongola"
per la sua maggiore intelligenza), al massimo, in poltrona, ci diciamo
quanto è bravo il nostro psicoterapeuta.

L'umanità tutta grida, di rabbia e di paura, da millenni e non ha
smesso neanche qui da noi. Io non ho nulla contro il salottino degli
intellettuali, ma ho molto contro il salottino quando sembra voler
negare l'alternativa.

[inizio citazione]
Lo so che è difficile credere che possano esistere cose come queste e
che uno ci si vada a ficcare volontariamente e pagando pure delle
cifre piuttosto alte, ma chi ci va per la prima volta non sa, non può
neanche lontanamente immaginare a cosa va incontro e, comunque, la
maggior parte delle persone esce da lì indottrinata a dovere, pensando
di avere avuto "L'onore" di fare chissà quale fondamentale esperienza
di consapevolezza mentre invece è stata vittima di pure e semplici
violenze psicologiche che hanno come unico scopo quello di manipolare
la sua mente a fini meramente economici.
[fine citazione]

Credevo di aver visto il fondo, ma ecco qua, a mio personale giudizio,
di peggio. Siccome tutto il discorso cade se le persone sono libere,
sembra quasi che bisogna inventarsi, a mio giudizio,
l'indottrinamento.

A mio modo di vedere, primo, chi va all'intensivo sa peva benissimo
che sarebbe stata un'attività dura. Ne ha avuto un assaggio al
seminario. E'stato avvertito che l'intensivo è decine di volte più
intenso. Ha provato un primo round di sedie, da cui poteva alzarsi.
Ora può andarsene, come nei giorni successivi (infatti, diversi lo
hanno fatto). Quanti avendo visto un filmino dell'intesivo non
sarebbero andati? Credo quasi nessuno.

Anzi, molti che non sono andati all'intensivo sarebbero andati vedendo
la qualità del percorso.

Fini meramente economici? Già, infatti, la mia vita, la mia famiglia,
la mia qualità di relazione, come quella di decine, centinaia di altre
persone non valgono decine di volte il costo di seminari ed intensivi.

Ovviamente Tiresia sembra giudicare la mia vita, la mia famiglia, le
mie relazioni risultanti da Arkeon come manipolazioni. Sono fasulle,
ottenute per il solo fine di farmi sborsare i soldi.

Ma perché non dovrei pensare il contrario? Farei un'ipotesi
probabilmente peregrina: che i suoi scritti siano (o almeno sembrino)
un tentativo, finora apparentemente riuscito, di manipolare chi, come
è stato detto, studia Arkeon per corrispondenza. Parlo di manipolare
l'opinione pubblica per un fine che non so se sia economico o meno, ma
che, a mio personale giudizio, c'è. Da quello che scrive egli/ella
stesso, Tiresia ha fatto intensivi per circa dieci anni. Questo non è
il racconto di un povero malcapitato che resta traumatizzato, è il
racconto di un esperto. A me sembra strano che in tutto questo tempo
Tiresia abbia continuato a partecipare e di colpo racconta l'inferno
di Dante.

[inizio citazione]
Ciò che spinge questi individui ad applicare queste... non saprei come
chiamarle... tecniche psicologiche, non è altro che la quantità di
soldi che il plagiato gli porta e continuerà a portargli in seguito.
Più uno è indottrinato, più tutti i soldi di cui può disporre
finiscono nelle tasche del leader che, secondo la vittima "gli ha
mostrato la via (o il sentiero sacro)".
[fine citazione]

Non è vero, secondo me. Bello dire che chi lapensa diversamente da
Tiresia è "plagiato" (per la cronaca, io non penso che Tiresia sia
"plagiato". Penso che scriva in piena coscienza e volontà).

C'è chi ha speso tanto, c'è chi ha speso poco, c'è chi ha smesso di
frequentare. Ma chi ha speso "tutti i soldi di chi può disporre"?

Questa è forse l'esperienza di due-tre persone, non certo della
maggioranza, che semmai sacrificava una settimana al mare per fare un
intensivo, mentre comprava case, apriva attività, viaggiava e
quant'altro.

Ma riconosocerlo farebbe cadere le tesi di Tiresia, ahimé, del plagio
a favore di quella della libera scelta.

[inizio citazione]
La bolgia infernale continuava ancora per ore con le seguenti domande,
fatte in quest'ordine:
MIO PADRE MI HA INSEGNATO CHE LA RABBIA E'
MIA MADRE MI HA INSEGNATO CHE LA RABBIA E'
QUANDO SONO ARRABBIATO IO...
Fra una cosa e l'altra, siamo arrivati circa alle 22.30. Si va a
mangiare senza quasi il tempo di lavarsi la faccia, poi si torna al
tempio per la seduta di indottrinamento.
Il maestro invita a meditare su quale sia il sentimento profondo che
emerge quando ci si permette di mostrare la rabbia.
[fine citazione]

Che meraviglia, a mio parere! Prima se si ritardava di cinque minuti
un pasto, era un terribile affronto. Adesso non c'è pausa prima di
andare a mangiare (ma dove siamo in vacanza al Grand Hotel e non c'è
tempo per la toletta e il trucco?).

Prima, la mancanza della condivisione era un fatto
gravissimo (con tanto di intervento di Lorita Tinelli a sostegno),
adesso la condivisione diventa una seduta di indottrinamento.

Una cosa mi fa piacere: che i fatti sembrano irrilevanti, tanto la
lettura è sempre la stessa. Se si
mangia, si mangia troppo in fretta. Se non simangia, il digiuno per
manipolare. Se si condivide, si indottrina. Se non si condivide,
vedete non c'è la condivisione. Se si sa cosa si deve fare, si è
indottrinati. Se non lo si sa, non si è informati. Se è bianco, oddio
dov'è il nero? Se è nero, oddio
non è bianco!

Spero che questo diventi man mano palese a tutti coloro che si
prendono la briga di leggere il famoso Tiresia. Nel pieno rispetto
delle indagini che, come è ovvio, non c'entrano nulla con questa
discussione.
Reply all
Reply to author
Forward
0 new messages