Ulassai. A Saras il 100% dei parchi eolici

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Giorgio

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Jul 2, 2008, 2:56:49 PM7/2/08
to Ogliastra
Saras, la società petrolifera della famiglia Moratti, ha acquistato da
Babcock & Brown Wind Energy il 30% del capitale di Parchi Eolici
Ulassai (di cui già deteneva il 70%), per un controvalore di circa 30
milioni di euro. Parchi Eolici Ulassai controlla Sardeolica, società
che nel 2007 ha prodotto circa 168 mila megawattora, generando un
margine operativo lordo di 12 milioni di euro.

Matteo Aresu

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Jul 9, 2008, 6:09:55 PM7/9/08
to Ogliastra
Vorrei aggiungere che tutti gli altri parchi eolici presenti sul
territorio sardo rendono alla regione l'uno virgola 5 per cento
rispetto alla produzione totale di energia.Da poco c'e' stata una
accesa diatriba tra i diretti interessati ,se incassare l'1,5 o il
2% .Ormai siamo al dolce...neanche il vento e' piu' il nostro

bottepunciasa

unread,
Jul 22, 2008, 4:23:49 PM7/22/08
to Ogliastra
poteva comprarli qualche imprenditore ogliastrino, o magari un
consorzio di imprenditori.
così saresti stato contento?

Matteo Aresu

unread,
Sep 14, 2008, 7:18:59 AM9/14/08
to Ogliastra
Sarei stato piu' contento se li avesse comprati la regione e gli utili
delle centrali eoliche investiti in Sardegna anziche continuare ad
ingrassare il presidente dell'Inter (ops scusami ,sei forse
interista?) che benessere in Sardegna non ne porta se non 4
fantomatici posti di lavoro alla saras con il disastro ambientale che
ne consegue.Comunque sia io sono del parere che le nostre risorse
rimangano in Sardegna e non sistematicamente predate dallo stato
italiano o da chi per lui.Quando i sardi impareranno ad anteporre i
propri interessi a quelli dei nostri aguzzini,sara# forse troppo
tardi. ciau

Giorgio

unread,
Sep 14, 2008, 8:27:17 AM9/14/08
to Ogliastra
Matteo non avevo più risposto a questo post perchè volevo vedere in
che modo veniva trattato l'argomento.
Questo è un tema che mi tocca da vicino perchè in questi mesi mi sto
occupando proprio di parchi eolici.

Sono d'accordo con te quando dici che nel territorio restano pochi
soldi perchè le royalities ammontano ad una quantità compresa tra il
2% e il 4% degli utili.
Però bisogna pensare che per i nostri comuni, abituati a gestire poche
risorse, sono una valanga di soldi. Immagina quanto fanno bene a
Ulassai 800.000 € ogni anno e a questo aggiungici 25 posti di lavoro
diretti che arrivano a 40 considerando l'indotto.
I parchi eolici non comportano nessun depauperamento di risorse
infatti utilizzano solo il vento come fattore produttivo e di
conseguenza non impoveriscono il territorio ma anzi valorizzano
risorse che altrimenti andrebbero perse e inoltre vengono installati
prevalentemente in zone non utilizzabili altrimenti se non a pascolo.
Oltretutto una volta che l'impianto viene messo in funzione, il
pascolo è possibile esattamente come quando il parco non c'era perchè
l'ingombro degli aerogeneratori è limitato a 2 mq per turbina.
Per quanto riguarda l'impatto ambientale spero non ci sia nulla da
dire visto che non emettono CO2 ma anzi evitano che impianti a olio
combustibili ne emettano altra in più. Mentre dal punto di vista
paesaggistico spetta ad ognuno il proprio giudizio, però si pensi che
dove è installato il parco eolico di Ulassai mi è capitato spesso di
vedere turisti fermarsi (me compreso) a fare fotografie o ad ammirare
le pale in movimento, evidentemente piacciono. Poi basta confrontarli
con la selva di tralicci dell'ENEL che "inquinano" la vista in tutta
la sardegna, però su quelli nessuno a niente da dire.
Con questo non voglio dire che l'eolico in Sardegna è buono ovunque...
non voglio un paesaggio composto solo da mulini a vento, pochi parchi
ma di qualità, cioè solo dove c'è molto vento.

L'idea di rendere pubblici impianti di questa portata mi piace molto
però la trovo piuttosto complicata perchè la Regione dovrebbe dotarsi
di un'azienda apposita con numerose competenze e che inoltre abbia
tanti soldi da investire perchè ogni azienda che parte da zero deve
spendere tra i 5 e i10 MLN di € solo per essere in grado di gestire le
installazioni di un parchi eolici (studi anemometrici, sviluppo,
progettazione, acquisizione di competenze) in più ci sono il costo
degli aerogeneratori ( > 1,5 MLN € l'una). E se non sbaglio le
pubbliche amministrazioni non possono assumersi attività con rischio
imprenditoriale.
Comunque sono il primo a dire che il territorio deve guadagnarci di
più! Forse il sistema più semplice è mettere un limite minimo alle
royalties che si danno ai Comuni, alzandole almeno al 5-10%

Saludi e trigu

Matteo Aresu

unread,
Sep 14, 2008, 11:49:41 AM9/14/08
to Ogliastra
Ciao Giorgio
quoto in "todo" il tuo intervento
L'unica questione che mi lascia perplesso e' quella delle "briciole".
Vedi,tu stesso hai detto che certi comuni,come quello di Ulassai ,non
sono abituati a gestire tutti quei soldi...quindi si accontentano
degli 800.000 euro l'anno piu una ventina di posti di lavoro.Queste
sono solo le briciole.
per il resto,ripeto,sono daccordo pienamente,impatto ambientele
minimo,inquinamento zero,certo e' che potremmo avere mooooolto di
piu'.

a sa prossima

bottepunciasa

unread,
Oct 11, 2008, 5:06:31 AM10/11/08
to Ogliastra
Sono ovviamente d'accordo con Giorgio, su tutto quello che ha detto.

Il fatto che le royalties siano basse è vero. Una percentuale più alta
dei ricavi dovrebbero essere destinati al territorio, che comunque ha
già una prima ricaduta positiva per via della creazione di posti di
lavoro e di un minimo di indotto.

Per quanto riguarda la creazione di una azienda energetica regionale,
per quanto l'idea possa essere affascinante, non credo che questa sia
una soluzione particolarmente brillante.
Come tutte le creature della Regione, comincerebbe la colonizzazione
da parte di politici e nipoti di politici; come spesso accade, avremmo
quindi un pessimo utilizzo del territorio e un utile per le casse
regionali che sono sicuro riuscirebbe ad essere persino inferiore alla
pur povere royalties.

Inoltre credo che le leggi vigenti non prevedano operazioni del
genere, ma su questo punto sono assai ignorante...

Unu saludu a tottusu!
bottepunciasa

On 14 Set, 14:27, Giorgio <giorgio.alti...@gmail.com> wrote:

Matteo Aresu

unread,
Oct 16, 2008, 10:16:53 AM10/16/08
to Ogliastra
Bott'e punciasa
Visto e considerato che su certi temi(parole tue)sei abbastanza
ignorante,e del resto anche io,ti consiglio di leggere cosa ne pensa
l'ingegner Musu a riguardo.

"Perchè illudersi che il carbone è l'alternativa?" chiede Paolo Musu,
ingegnere ed esponente di iRS-Aristanis, al Presidente della Regione
Autonoma Sardegna Renato Soru che ha dichiarato: “Oggi il carbone è il
combustibile fossile che più guarda al futuro”. "Il prossimo
combustibile - ribatte Musu - "sarà il legno?"
"Penso che i sardi - prosegue Musu - non abbiano bisogno di nuove
Sarroch, Portovesme o Porto Torres. Hanno bisogno di vivere guardando
al proprio futuro e al futuro dei propri figli". "Mi chiedo se è
veramente necessario finanziare una nuova industria che si propone
come l'ennesimo bluff".


- - -


L'ARTICOLO


ARRETRATEZZA INNOVATIVA E CARBONE PULITO

di Paolo Musu*


A prima vista potrebbero sembrare due esempi di ossimori, ma invece
sono la nuova sfida che ha deciso di affrontare la Regione Sardegna.
Nel maggio 2008 il presidente Renato Soru inaugura, con visibile
soddisfazione, il Centro Ricerche Sotacarbo al motto: “non sarò il
Presidente che lascia i Sardi disoccupati”.

Per la cronaca l'operazione ha goduto di un finanziamento di circa
12,5 milioni di euro. L'obbiettivo principale sembra quello di far
resuscitare la Carbosulcis, inserendola in un progetto che permetterà
di produrre energia elettrica dal carbone secondo tecnologie
ecologiche.



COS'E' IL "CARBONE PULITO"

Cerchiamo di capire. Tutto gira intorno al concetto di efficienza,
ovvero quanta energia è possibile produrre a pari condizioni. Si
consideri un impianto a carbone tradizionale che produce, per esempio,
1 MWh per ogni quintale di carbone utilizzato. La combustione di una
quantità tale di carbone comporterà l'emissione di un chilo di
carbonio.
Con la nuova tecnologia, e con lo stesso quintale di carbone, si
generano 2 MWh, ma l'emissione sarà sempre di un chilo di carbonio.
Si capisce quindi che il carbone non diventa assolutamente più pulito,
ma viene utilizzato in modo più efficiente. Questo può essere definito
un uso ecologico o pulito del carbone? Dubito.

Tali riflessioni portano a pensare che, con i piani annunciati, la
Sardegna aumenterà le emissioni di anidride carbonica, in netto
contrasto con gli obiettivi dell'Unione Europea e del protocollo di
Kyoto.
E' stato calcolato che le emissioni di anidride carbonica nel pianeta
aumenteranno del 2,1% all'anno, arrivando a +42% nel 2010, +60% nel
2020 e +75% nel 2030. Nessuno è in grado di prevederne gli effetti, ma
gli studi sull'effetto serra ci mettono in guardia già da oggi.

Le tecnologie a cui oggi fa riferimento la ricerca scientifica è
denominata IGCC (Integrated Gasification Combinated Cycle), nel quale
il carbone viene fatto reagire con vapore e ossigeno per formare
syngas (idrogeno, CO e altri), e la IGFC (Integrated Gasification with
a fuel cell), nel quale il carbone alimenta delle celle a
combustibile.
Il motivo per cui questa tecnologia dovrebbe essere considerata pulita
è la possibilità di purificare il combustibile in questione; il più
inquinante tra le fonti fossili.
Le sostanze in questione sono gli ossidi di zolfo (SOx), gli ossidi di
azoto (NOx) e il particolato (PM10, PM2.5, etc.).

I primi sono i responsabili delle purtroppo famose piogge acide e
possono essere eliminati tramite un processo che prende il nome di
desolforazione, attraverso i FGD (Flue Gas Desulphurasation). Viene
spruzzata una miscela di acqua e calcare sui fumi di scarico ottenendo
solfato di calcio, ovvero gesso, che di solito viene riutilizzato
dall'industria edilizia. Il processo ha un'ottima efficienza (99%) se
non fosse che in realtà non riesce ad eliminare la naturale radiazione
contenuta nel carbone, venendo trasferita poi al gesso.

Gli NOx, invece, non vengono eliminati, ma ridotti, adottando dei
bruciatori che riducono l'ossigeno in camera di combustione.

Per quanto riguarda le emissioni di particolato vengono utilizzati dei
filtri a precipitazione elettrostatica o filtri meccanici in grado di
ridurre del 99% i PM10, ma non le emissioni radioattive e il
particolato fine, meglio conosciute come nanopolveri (PM2.5),
responsabili di tumori, malattie cardiache, respiratorie, al sistema
nervoso e ictus. Questo perché la loro dimensione è talmente piccola
che sono in grado di entrare e depositarsi con estrema facilità nel
nostro organismo.

Le tecnologie analizzate fino ad ora sono ampiamente utilizzate e
collaudate da anni anche in altri tipi di impianti industriali, mentre
la novità riguarda il trattamento della CO2, ovvero anidride
carbonica, ovvero gas serra.
L'idea sarebbe quella di stoccarla nel sottosuolo, negli strati più
profondi del Sulcis. A primo impatto potrebbe sembrare una buona
soluzione, ma partendo dal presupposto che nella Terra niente è
sigillato ermeticamente per sempre, dovremo aspettarci che la suddetta
possa sostare in sicurezza per millenni?

Le preoccupazioni maggiori nascono dal fatto che l'iniezione della CO2
nel sottosuolo in zone vicine a faglie sismiche potrebbe funzionare da
lubrificante per le zolle geologiche sollecitandone lo spostamento.
Inoltre, potrebbe reagire chimicamente con metalli pesanti, quali
nichel, arsenico, mercurio, cadmio, spingendoli nelle falde acquifere,
quindi rendendole velenose.
Il problema dello stoccaggio delle scorie ad oggi non è stato ancora
risolto, come tra l'altro non è stato risolto quello che interessa il
plutonio delle centrali nucleari che in termini di tempo hanno un
attività di soli 22mila anni contro i 30mila dell'anidride carbonica.

Ma i lavori sono già iniziati e procedono in tempi record. Già a fine
novembre si raggiungerà la profondità giusta, si parla di 800/1200
metri.
Le prime perforazioni sono eseguite tra le vigne della costa di
Matzaccara, ma si parla addirittura, in modo molto ottimistico ed
esaltante, di estrazione di metano attraverso l'iniezione di CO2 nel
sottosuolo.



L'ASPETTO ECONOMICO

L'altro aspetto fondamentale è quello economico. Di fatti la tendenza
mondiale è quella di abbandonare tecnologie obsolete come quelle a
carbone, che per quanto sia ancora presente in grande quantità è
sempre una fonte non rinnovabile. Si calcola che le riserve saranno
disponibili per almeno altri 230 anni. Potrebbe essere una soluzione
accettabile per contrastare il prezzo del greggio in futuro, ma vale
la pena investire tanti fondi pubblici in progetti che non saranno
pronti prima di 10 o 15 anni, quando abbiamo oggi tecnologie
collaudate, economiche, pulite, rinnovabili ed infinite?

La realtà è che l'interesse delle aziende verso questi impianti sono
dovuti agli enormi stanziamenti di denaro pubblico. Ne è un esempio il
caso FuturGen negli USA, annunciato nel 2003 come l'impianto di
rigassificazione più avanzato e sofisticato del pianeta. Solo gli
studi preliminari costarono 50 milioni di dollari. Dopo 5 anni
l'amministrazione Bush, promotrice del progetto, decise di chiudere i
battenti a causa dei costi proibitivi, o forse è meglio definirli
ridicoli, arrivati a 1.8 miliardi di dollari e destinati a crescere
ulteriormente. FuturGen è stato il primo, e a distanza di poco tempo
crollarono tutti gli altri progetti con uguali finalità nati negli
Stati Uniti. Questo perché i costi di costruzione arrivarono a 10
miliardi di dollari, ovvero 4.4 milioni/MW. Per avere un pratico
raffronto si consideri che per la costruzione di una centrale
nucleare, comunque una soluzione dispendiosissima, è sufficiente
neppure un quarto della cifra su citata.



I COSTI ECONOMICI PER I SARDI

Ma torniamo a casa nostra e facciamo due conti di quello che è costato
in termini economici alla Sardegna e allo Stato Italiano il
mantenimento delle miniere del Sulcis.
Secondo uno studio del 1996 del prof. Penati nel decennio 1985-1995 i
sussidi concessi a fondo perduto raggiunsero la somma di 900 miliardi
delle vecchie lire, più altri 250 miliardi concessi dall'Eni e dalla
Regione Sardegna. L'Eni si impegnò ad acquistare l'energia prodotta ad
un prezzo di oltre il 100% superiore al normale costo di produzione di
allora. Meglio non chiedersi chi ha pagato la differenza. La verità è
che avrebbero potuto concedere un miliardo a testa per i 900
dipendenti, con una rendita mensile di circa 1500 euro per 20 anni.
Accrescendo a fine periodo il capitale del 20%. Sarebbero partiti con
un miliardo, prendendo 1500 euro al mese, e dopo 20 anni avrebbero
avuto in termini reali un miliardo e duecento milioni di lire.
Da queste conclusioni sembrerebbe inutile considerare l'aspetto
“sostenibilità finanziaria” quando si parla del futuro del Sulcis.

Proprio ieri la Regione Sardegna ha subito la bocciatura di Bruxelles
per quanto riguarda la concessione dei Cip6. Non è riuscito il pratico
sotterfugio economico già applicato dallo Stato Italiano per gli
inceneritori. Di fatti i contributi Cip6, secondo la legislazione
europea, sono concessi solo alle industrie che utilizzano combustibili
rinnovabili, e il carbone del Sulcis, chiaramente, non appartiene a
tale categoria.



LE PREOCCUPAZIONI

Le mie preoccupazioni maggiori nascono dalle dichiarazioni del
presidente Soru fatte durante l'inaugurazione della Sotacarbo:
“Oggi il carbone è il combustibile fossile che più guarda al futuro” -
allora io dico, il prossimo sarà il legno?
“Un elemento mi ha colpito - ha spiegato ancora Soru - la centrale
elettrica che marciasse a carbone rilascerebbe nell’atmosfera 3
milioni e 500 mila metri cubi di anidride carbonica. Ma è esattamente
la stessa quantità di emissioni prodotte a Sarroch, dove si bruciano
rifiuti provenienti da ogni dove. E allora, siamo sciocchi a difendere
l’utilizzo dei rifiuti, a schierarci a favore di quel tipo di centrali
e combattere il carbone. Occorre abbattere i pregiudizi, raccontare in
maniera chiara qual è la situazione. Non possiamo pagare per i rifiuti
che arrivano da altri paesi, e non guardare invece al carbone che è
una nostra ricchezza.”



CARO PRESIDENTE SORU

Mi rivolgo a lei signor presidente.
Penso che i sardi non abbiano bisogno di nuove Sarroch, ne di nuove
Portovesme, ne di nuove Porto Torres. Hanno bisogno di vivere
guardando fiduciosi al proprio futuro e al futuro dei propri figli.
Da una recente indagine il 60% degli intervistati ha considerato
l'eolico “un'opportunità positiva di sviluppo del territorio”, e
indicano come soluzioni energetiche il solare fotovoltaico al primo
posto e l'eolico al secondo.
Sono di sicuro apprezzabili i finanziamenti concessi in questi anni
per la ricerca su tali tecnologie, ma mi chiedo se è veramente
necessario finanziare una nuova industria che si propone come
l'ennesimo bluff.
Mi chiedo se in una terra dove appena 2500 torri eoliche, o pochi
chilometri quadri di pannelli sono sufficienti a produrre più energia
di quella utilizzabile, sia necessario continuare a puntare su
tecnologie e combustibili ormai obsoleti e inquinanti.



LE PROPOSTE INDIPENDENTISTE

Le propongo invece di finanziare un team di studiosi che mettano a
punto un pacchetto energetico completo da proporre a tutti i comuni
sardi. Un pacchetto che a seconda delle possibilità del territorio
preveda l'utilizzo dell'eolico, del solare e dell'idroelettrico. Che
permetta già da domani di staccare i cavi della rete elettrica e poter
usufruire gratuitamente dell'energia. In questo modo sarà possibile
risparmiare anche sul trasporto dell'acqua. Perché tutto ciò è
possibile, ed è possibile da oggi. Esistono tante realtà da cui
prendere esempio. Non bisogna aspettare decine di anni e spendere
milioni di euro in ricerche, e tra l'altro i maggiori beneficiari ne
sarebbero in modo immediato i cittadini sardi.

Quindi perché illudersi che il carbone è l'alterativa?
La sua estrazione causa la modifica e la conseguente distruzione
dell'ambiente, la sua combustione è la causa di gravi patologie e
problemi di salute, smaltirne i residui avvelena le nostre acque.
A mio avviso sarebbe saggio valutare se tutto ciò in realtà è
alternativo solo al nostro benessere.



*Paolo Musu, ingegnere ed esponente di iRS-Aristanis

bottepunciasa

unread,
Oct 18, 2008, 8:15:37 AM10/18/08
to Ogliastra
ottimo intervento.

non sapevo nulla di questo intervento nel comparto del carbone.
il carbone, almeno per la produzione di energia sembrerebbe essere
piuttosyo "obsoleto" e troppo inquinante, quindi è bene pensare di
utilizzare altre fonti.
le 2500 pale di cui parla musu vanno ovviamente installate (per la
maggior parte); cerchiamo, noi sardi, di non ostacolare questo
importante processo con le solite inconcludenti motivazioni...

a si intendi cun saludi
bottepunciasa

Matteo Aresu

unread,
Oct 21, 2008, 6:04:05 PM10/21/08
to Ogliastra
Anche se noi sardi non ostacolassimo questo processo di produzione
energetica non succederebbe nulla,tanto viene puntualmente ostacolato
dalla nostra classe dirigente unionista-autonomista.Il gov.Soru e' il
primo a dire che dal carbone si produce energia pulita....o questa e'
ignoranza,anche se non credo che soru sia cosi' ignorante,o qualcuno
difende gli interesssi di chi sbafa a spese dei cittadini sardi.
Bisognerebbe cambiarla questa classe dirigente ormai obsoleta,la
sardegna da 50 anni e' in crisi,dai tempi del piano di rinascita ai
giorni nostri e' cambiato poco e niente.

ti saluto.
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